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ALFONSO PATI: EROE PLURIDECORATO MA POCO CONOSCIUTO

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Egr. Sig. Direttore, mi conceda breve spazio per una doverosa notizia sul conto di un amanteota valoroso durante la Grande Guerra, e oggi dimenticato.

Alfonso Pati nacque ad Amantea (Cs) il 25 maggio 1888 in contrada Camoli al civico 27, risultando essere l’81° bimbo nato in quell’anno, figlio di Giovanni e Maria Metallo.

Chiamato alle armi il 18 ottobre 1908, non vi giunse perché all’estero, negli USA, in Pennsylvania a Pittsburgh.

Rientrato dagli USA, com’era d’uso all’epoca comprò un terreno in contrada Chiaje e corse a conseguire la propria ferma.

 

Si presentò con cinque anni di ritardo partendo col primo scaglione della classe 1913, il 9 gennaio e arruolato nel 58° reggimento fanteria dal quale fu congedato al compimento del biennio di ferma: il 9 gennaio 1915, dopo aver tenuto «Buona condotta ed aver servito con fedeltà e onore».

Ma da lì a poco, il giorno 8 maggio seguente fu richiamato alle armi giungendo, con giustificato ritardo, il 28 maggio ed il giorno dopo fu incorporato nel 142° reggimento fanteria (famigerata brigata Catanzaro) e dove, il 24 agosto, fu nominato caporale perché sapeva ben leggere e scrivere nonostante fosse stato arruolato come contadino, di statura un metro e 60, torace 0,95, capelli castani e di forma lisci, dentatura sana, occhi castani, colorito buono e come segni particolari nei in viso.

Il 17 febbraio 1916 lasciò il fronte perché ammalato.

Tornò in guerra un mese dopo, il 23 marzo 1916, ed il seguente 24 maggio fu nominato caporal maggiore per meriti di guerra.

Il 16 agosto 1916 rientrò a casa perché ferito sul monte San Michele.

Rientrò in territorio di guerra l’11 novembre 1916. Il primo febbraio 1917 passò nel 243° reggimento fanteria dove, il primo maggio, fu nominato aiutante di battaglia.

Durante la campagna di guerra 1915/1918 fu due volte decorato con l’argento al valor militare e una volta col bronzo con le seguenti motivazioni:

1ª Medaglia d’argento al V. M. :

Rimasta la compagnia senza ufficiale, ne assumeva il comando e la portava risolutamente e con mirabile slancio alla conquista di posizioni nemiche, incitando con l’esempio e la parola i propri dipendenti. Bosco Malo, 24-25 maggio 1917.

(Bollettino Ufficiale per le ricompense al V. M., dispensa n. 15 del 8.3.1918)

Medaglia di bronzo al V. M. :

Comandante di un plotone seppe lodevolmente guidare i propri uomini all’assalto, sotto un violento fuoco nemico, e condurre a termine con singolare adempimento i compiti affidatigli. Vnsie, 1-9-agosto 1917.

(Bollettino Ufficiale per le ricompense al V. M., dispensa n. 84 del 28.12.1918)

2ª Medaglia d’argento al V. M. :

Con attività e coraggio mirabili esponendosi continuamente a grave pericolo, caduti tutti gli ufficiali subalterni della compagnia, era di valido aiuto al proprio comandante, dimostrando elette doti di fermezza e valore. Piave, 15-18 giugno 1918.

(Bollettino Ufficiale per le ricompense al V. M., dispensa 83 del 16.9.1919)

Fu posto in congedo l’8 ottobre 1919 col grado di maresciallo.

Chiusa la guerra e tornato a casa non fece mancare la sua presenza nella locale formazione dell’associazione “Combattenti e Reduci”, fu eletto tra i probiviri.

Partecipò alle lotte politica cittadine, soprattutto durante le elezioni dell’ottobre 1920, sostenendo,

ovviamente, la lista presentata dagli ex combattenti.

Contrasse matrimonio il 13 ottobre 1923 con Onorina Fera (zia del compianto Enzo Fera).

Dalla loro unione nacquero: Ida, Maria e Iolanda.

Dal 31 ottobre 1934, per effetto della legge n. 1144 del 27.6.1929 fu messo a disposizione della M.V.S.N. (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale) e come tale mobilitato il 7 aprile 1937 – epoca in cui si diceva:

«Osteria numero sette, in Italia ci stiamo stretti, allunghiamo lo stivale, verso l’Africa Orientale» – partendo il seguente 20 aprile per l’Africa.

Fu ancora richiamato l’11 giugno 1940 per partecipare alle operazioni della nuova guerra mondiale. Fu fatto prigioniero dagli inglesi il 25 marzo 1941. Morì in prigionia il 30 luglio 1944.

Nessun addebito fu elevato a suo carico in merito alle circostanze della sua cattura ed al comportamento tenuto durante la prigionia.

I suoi resti, rientrati, oggi riposano nella cappella di famiglia della figlia Iolanda, nel cimitero di Amantea.

Sarebbe molto, oggi, domandare agli amministratori della città, di governo e di opposizione, che venisse a lui dedicata una via di Amantea?

Fonti:

Archivio storico comunale Amantea, (Stato Civile);

Archivio di Stato Cosenza, ruoli matricola anno 1888, matricola n. 18792;

Bollettini Ufficiali, Ministero della Guerra, per le ricompense al Valor Militare;

A. Lorelli: Amantea nel XX secolo, Rubettino,, 2008, pp. 60, 64, 86, 107.

Redazione TirrenoNews

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