Amici carissimi, quasi ogni mese si spara nelle scuole americane.
Questa volta la strage di alunni si è verificata in Florida in una tranquilla cittadina a nord di Miami.
Ancora una volta a pochi mesi di distanza ci dobbiamo occupare della violenza nelle scuole americane.
Le scuole, ormai, non sono più luoghi sicuri.
Questa volta la strage si è verificata in un Liceo (High School) molto affollato di insegnanti e di alunni nella città di Parkland di circa 31 mila abitanti.
L’autore della strage è un ex studente di 19 anni espulso dalla scuola lo scorso anno perché molto violento e pericoloso.
Aveva una passione per le armi.
Evidentemente con questo gesto ha voluto vendicare il suo allontanamento dalla scuola e saldare i suoi conti con i compagni che non l’hanno mai amato e sopportato.
Il killer è entrato nella scuola armato di pistola e di un fucile automatico.
Ha per prima cosa fatto scattare l’allarme antincendio costringendo gli alunni e gli insegnanti ad abbandonare le proprie classi e uscire allo scoperto e poi ha incominciato a sparare all’impazzata.
Poi si è allontanato, mischiandosi agli studenti fatti evacuare e in fuga.
Solo un’ora dopo è stato fermato dalla Polizia.
Le vittime accertate fino ad ora sono 17.
Non è la prima volta che in America succedono tragedie di questo genere.
Ci sono troppe armi in circolazione.
Negli Stati Uniti d’America non c’è giorno che i media si devono occupare di morti e di feriti nelle scuole e fuori.
Ormai è diventata un’abitudine.
Vi ricordate, amici, quello che è successo lo scorso ottobre a Las Vegas?
Un attempato signore di 64 anni ha sparato sulla folla con un’arma da guerra dall’Hotel Mandalay che assisteva al festival musicale “Route 91 Harvest” uccidendo 58 persone e ferendone almeno 800.
E il massacro della Columbine High School non lontano da Denver in Colorado dove due studenti si introdussero nell’edificio armati e aprirono il fuoco su compagni di scuola e insegnanti?
Nella sparatoria rimasero uccisi 12 studenti e un insegnante e feriti 24 studenti.
Ogni volta che succedono cose del genere l’America si interroga e si divide sempre in due:c’è chi denuncia la presenza di troppe armi in libera circolazione e c’è pure chi le difendono.
Quando io mi trovavo in America ero in possesso di una Colt calibro 22 che mi aveva lasciato mio padre.
La tenevo liberamente in casa e nessuno mai mi ha detto niente.
Non c’era bisogno neppure di permesso e neppure sono stato costretto a denunciare alla Polizia il possesso dell’arma.
Quando sono rientrato definitivamente in Italia l’ho regalata a mio zio Antonio Mazzuca che abitava in un paesino minerario della Pennsylvania.
Ci sono troppi giri di affari e quindi il problema delle armi resta intoccabile.
Questo nuovo massacro di San Valentino ( mi ricorda la strage di Al Capone negli anni trenta a Chicago nel Michigan) riapre con forza le polemiche sulla carenza di leggi per limitare l’accesso alle armi..
C’è da segnalare che lo Stato della Florida dove si è verificata la strage è uno degli Stati più permissivi d’America.
Se ne parla solo per pochi giorni dopo le stragi e poi tutto ritorna nella normalità.
E così noi ogni tanto dobbiamo registrare sparatorie nelle scuole, nelle case, nei villaggi, nei parcheggi, nei supermercati.
CounterPunch ci ricorda che in Grecia il governo di Syriza, obbediente all'Unione Europea, sta portando avanti la distruzione dei diritti dei lavoratori.
Leggete:
“Seguendo le istruzioni della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale, lunedì 15 gennaio il governo greco è riuscito a fare approvare la legislazione più antisindacale d'Europa.
La mossa è stata richiesta, assieme ad altre misure draconiane, come condizione per l'ultima tranche di quello che viene definito il "salvataggio" [bailout, NdT] della Grecia, ma che in realtà è solo il salvataggio delle istituzioni finanziarie europee, che hanno incautamente spinto i greci a indebitarsi.
Il punto fondamentale richiesto dal governo di Syriza era che le azioni sindacali dovessero essere approvate con il voto favorevole di almeno la metà più uno del numero totale dei membri dei sindacati nel luogo di lavoro [mentre prima la soglia era di un terzo, NdT], e a prescindere dall'effettiva partecipazione al voto. Questo provvedimento è ancora peggiore di quelli previsti dall'accordo sindacale Trade Union Act entrato in vigore nel Regno Unito nel marzo 2016.
Sorprendentemente (o forse no) il Trade Union Congress [la federazione sindacale britannica, NdT] non ha speso una sola parola su tutto questo, mentre continua a spargere allarmismo sugli effetti che la Brexit dovrebbe avere sui diritti dei lavoratori. Mentre il Trade Union Congress continua con le sue chiacchiere, l'Unione Europea sta stringendo le viti sul più basilare di tutti i diritti dei lavoratori, il diritto di sciopero, e sta usando la Grecia come banco di prova per le politiche che vorrebbe attuare in tutti i paesi membri.
Senza il diritto di intraprendere azioni di sciopero, i lavoratori non hanno alcuna protezione tranne quella del tribunale, e i tribunali dei capitalisti tendono decisamente a favorire gli imprenditori.
La Corte Europea di Giustizia ha decretato (nel caso Laval, 18 dicembre 2007) che gli imprenditori hanno il diritto di importare lavoratori da paesi UE a basso salario verso paesi UE ad alto salario, pagandogli il salario del più economico dei due paesi, indipendentemente da qualsiasi accordo di contrattazione collettiva presente nel paese a salari maggiori. Ha decretato inoltre (nel caso Viking, 11 dicembre 2007) l'illegalità di qualsiasi politica industriale tesa a impedire l'esternalizzazione verso i paesi a basso costo.
Nel caso Alamo-Herron (18 luglio 2013), in cui alcuni membri del sindacato Unison erano stati trasferiti fuori dalle amministrazioni locali, ha decretato che indipendentemente da ciò che dicesse il loro contratto, i benefici contrattati collettivamente a favore dei lavoratori degli enti locali potevano essere ignorati dai loro nuovi datori di lavoro. "Questo caso è un attacco spaventoso alla contrattazione collettiva ed è almeno altrettanto grave dei casi Laval e Viking", ha scritto John Hendy, il celebre avvocato del lavoro britannico.
Hendy ha poi aggiunto che "la UE è diventata un disastro per i diritti collettivi dei lavoratori e dei loro sindacati".
Come abbiamo già detto, organizzazioni sindacali forti sostenute da efficaci politiche industriali quando necessarie sono l'unico modo per garantire e difendere i progressi sui posti di lavoro. La UE si limita a mormorare sui "diritti", e nel frattempo aggredisce alla base e con determinazione le organizzazioni dei lavoratori.
Non una sola riga del Trade Union Act introdotto dal governo Cameron, o ancora peggio della White Paper che l'ha preceduta, era contraria alla legge della UE. Prima la Gran Bretagna esce dalla UE, meglio sarà per i membri delle organizzazioni sindacali (sebbene alcuni cosiddetti leader dispiaccia essere cacciati fuori dal ricco treno di Bruxelles). Almeno poi potremmo vedercela direttamente coi nostri imprenditori. di Will Podmore, 02 febbraio 2018”
Ndr.Vorremmo sapere cosa ne pensano i sindacati, magari da Maurizio Landini. E cose ne pensano i difensori della UE, magari i costituzionalisti della L.e U. .
Oltre 57 milioni di euro è il valore del carico di cocaina trovato lunedì, in Inghilterra, a bordo di un aereo privato nello scalo di Farnborough, Hampshire.
Cinque sono state le persone arrestate, tra cui un italiano, il ventottenne Alessandro Iembo, la cui identità è stata svelata questa mattina dall’emittente televisiva britannica Itv.
I complici sono di due fratelli di nazionalità inglese e 2 spagnoli.
Tutti, comunque, dovranno comparire oggi davanti alla Corte di Uxbridge.
Quindici valigie, con 500 chilogrammi di cocaina, sono state ritrovate dalla polizia sul velivolo che era arrivato in Inghilterra da Bogotà (Colombia).
Nel corso dell’operazione sono state anche perquisite tre case a Bournemouth, dove sono stati sequestrati computer e cellulari.
Si tratta, secondo l’Agenzia nazionale anticrimine (Nca), di uno dei più grandi quantitativi di droga introdotti nel Regno Unito “da molti anni”