Redazione TirrenoNews
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Gli extraterrestri governano Amantea
Mercoledì, 17 Dicembre 2014 20:50 Pubblicato in Comunicati - Sport - GiudiziariaE’ l’ultima lettera aperta al popolo amanteano di Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik .
Fa parte della ormai cospicua collezione di messaggi che Gigino invia ai blog ed alla stampa perche siano letti e stampa e distribuisce in centinaia di copie tra la gente.
Sollecita gli animi degli amanteani acchè si aprano per ascoltare quanto loro segnalato così da trarne riflessioni, emozioni, palpiti.
Un impegno difficile, un lavoro lungo che non si sa se avrà mai fine, ma Gigi èg iovane e può continuare per tantissimo altro tempo in questa sua azione di stimolo
Gigi il tazebao sociale che cammina.
Ecco ultimo suo lavoro:
“Un popolo ignorante e credulone è come un vento brutale che rende deserti i campi. Ci sono voluti anni per capire che delle creature sotto mentite spoglie umane,erano entrate, armate fino ai denti, in un paese che non era il loro. Questi alieni provenienti da un’altra galassia son venuti a governare Amantea. Diciamo tutto questo per capire e forse, far capire, chi governa il nostro amato paese e chi siamo noi che ci facciamo governare. A tale proposito non trovo di meglio che citare, Kazimiera Alberti, una scrittrice polacca che non più tardi di mezzo secolo fa ebbe modo di conoscere la Calabria e le origini di noi calabresi legittimi discendenti di quella Magna Grecia avvezzi a portare abiti eleganti e di nobili tessuti che abitavano in case ricche di marmi e opere d’arte ; donne che portavano gioielli raffinati e che abbellivano le loro case con ceramiche, vasi, statuette, mobili ed affreschi ; calabresi che frequentavano teatri, cibandosi di alimenti scelti e vini deliziosi: “…..questo fu un mondo in cui gli dei non si vergognavano di essere uomini e i filosofi, gli artisti e gli atleti di essere Dei. Un mondo che non solo promise la bellezza ma, secondo le sue povere forze umane, la coltivò e la realizzò. Un mondo privo di utensili e strumenti scientifici fu più vicino alle realizzazioni odierne di quanto lo fosse il Medio Evo e molte volte fu la base senza di cui nulla avremmo potuto creare. Un mondo in cui corpo ed anima ebbero uguale diritto al rispetto e alla felicità”. Questo è ciò che ci appartiene e per sempre ci apparterrà. Questa premessa è stata necessaria per ricordare a tutti noi chi eravamo e chi siamo. Non più tardi di tre mesi fa la Giunta capitanata dalla sindachessa partecipava ad una manifestazione presso il porto turistico di Amantea. Manifestazione organizzata da diportisti e pescatori per contestare una “Ordinanza”, da parte del capo del circondario marittimo e Comandante del porto di Vibo Marina, che disponeva “………, con decorrenza immediata” vietando “l’ingresso/uscita dal porto turistico di Amantea a qualunque tipologia di unità navale”. Davanti alle telecamere del TG Regionale della Rai, la sindachessa prometteva, immediatamente, di mettere “in sicurezza” il porto e dunque di rispondere celermente con i fatti alla risoluzione del problema. Ad oggi la situazione del porto è rimasta immutata sia per i diportisti che per quei pescatori che, vivendo del loro lavoro, si vedono costretti a restare a terra nella disperazione, nella indifferenza della popolazione e nel totale disprezzo e noncuranza da parte dell’Amministrazione tutta . Recandoci sul posto, abbiamo visto un pescatore con le lacrime agli occhi mentre traslocava le reti dalla sua imbarcazione in un furgone che invece di buttarle a mare le avrebbe depositate in un anonimo garage. A fianco a questa imbarcazione ve ne era un’altra con a bordo un pescatore di Amantea di nome Arturo Giambra che ci ha accompagnato presso la bocca del porto per farci vedere e toccare con mano l’inefficienza dell’Amministrazione nel non ottemperare alla messa in sicurezza della struttura portuale. Inutili sono stati i tentativi di far capire allo sprovveduto pescatore che il rimedio non bisognava cercarlo da chi non può e mai vorrà attuarlo, essendo appartenente ad un mondo diverso dal nostro e dunque insensibile e incapace di fornire la soluzione ad un umano problema.
Beaumont sur Mer Dic. 2014”
Amantea.
Ti porto in me,
come un amore
privo di anelli e di clamore,
pieno di sogni e di parole.
Due amanteani si perdono cercando funghi. Li trovano dopo mezzanotte
Mercoledì, 17 Dicembre 2014 19:21 Pubblicato inTutta colpa di un porcino. Perché tutta la lunga caccia ha portato un solo trofeo un Boletus edulis
Complice anche il rapporto di amicizia tra i due , responsabile l’improvvisazione.
Quello di cercatore di funghi non è un mestiere facile . Affatto. Non basta conoscere i funghi, le zone ed i momenti in cui nascono
Occorre conoscere bene le zone di caccia, i percorsi di accesso e di uscita, la esposizione ad est o ad ovest e quindi il momento un cui tramonta il sole ed arriva il buio
Non ci si improvvisa cercatori di funghi; è questa la conclusione della vicenda occorsa ieri 15 dicembre nella zona di Terrati, la frazione di lago che si affaccia sulla valle dell’Oliva a due amanteani.
Si tratta di Marcello Ruggiero, fratello del più celebre scrittore Sergio Ruggiero, e Rocco Signorelli, fratello del più noto Antonio Signorelli ex sindaco di Amantea
I due amici decidono di andare funghi ma è tardi, sono le 15.30, troppo tardi!
Non hanno nemmeno una torcia.
Poi cala la sera, rapidamente, ed al buio diventa impossibile trovare la strada per il ritorno .
Il bosco è fitto e di notte diventa inestricabile
Diventa così indispensabile chiedere soccorso.
Rocco Signorelli chiama Gianfranco Suriano, ex assessore del comune di Amantea che telefonicamente chiama i soccorsi.
Tra i tanti due. Ottaviano di Puglia della protezione civile di Amantea ed in particolare del gruppo SAF ( rocciatori ), e Vittorio Abate il titolare del Bar della Stazione, probabilmente il maggior esperto di zone di funghi
Peraltro Vittorio è amico di Rocco Signorelli che ha espressamente chiesto di lui. Ed infatti.
I soccorsi arrivano nella zona di interesse, ma più avanza la notte più la ricerca diventa difficile.
Ed esiste anche il rischio che gli stessi soccorritori possano perdersi per quanto muniti di torce anche laser
Le grida si alzano nel silenzio delle zone disabitate ma non sono bastevoli.
Anche quando avvertite diventa impossibile districarsi nella fitta boscaglia e trovare il viottolo che porta alla vecchia statale dove è stata lasciata l’auto
Peraltro questa è una zona di cinghiali ed i cinghiali possono essere pericolosi.
Ad un certo punto come da protocollo il responsabile della protezione civile da l’allarme ai carabinieri che attivano immediatamente tutte le caserme intorno alla zona di scomparsa
Ma ecco che Vittorio Abate riesce ad individuare il percorso corretto ed a trovare i due amici.
E lì, ormai risolto il problema e passata la paura, scatta la battuta simpatica dell’attore Ruggiero : “Io non mi sono perso….” E scattano le risate.
I due sono disidratati , infreddoliti ma nascondono bene le parti grigie della vicenda, quasi come se da questa vicenda poteva nascere un novello Robinson Crusoe che coglie l’occasione per salvare venerdì e cominciare una nuova esperienza di vita. E tutto per un sia pur nobile porcino
Mancavano sette giorni al suo 104° compleanno . Saverio Gagliardi era nato ad Amantea il 20 dicembre 1910. Viveva nella longeva frazione di Campora San Giovanni, dove l’aria è salubre ed i cibi puri e biologici, e dove aveva fatto da sempre il contadino e la persona perbene.
Una grande famiglia resa felice dalla sua presenza, quella de“ il nonno grande”, come lo chiamavano i tanti nipoti.
Un uomo eccezionale, semplice, onesto, retto, che diceva pane al pane e chiamava le cose con il loro vero nome, senza infingimenti, senza edulcorazioni.
Un uomo anche molto forte, per quanto sempre sereno.
E soprattutto un nonno e padre molto amato.
E’ steso lì nella bara ma sembra dormire. Ed è comunque presente in tutti i parenti che sono intorno a lui e che ne parlano con dolcezza, come se si fosse soltanto allontanato.
E forse è così. Forse è ancora lì nelle stanze nelle quali ha vissuto gli ultimi decenni, prima con la anziana moglie e poi da solo.
Quella moglie alla quale ha inviato il suo ultimo pensiero, dicendole dopo un ultimo sospiro “ Aspettami , sto arrivando”. Una morte dolce, un grande lungo sonno mentre tutti i suoi cari gli erano attorno
E Saverio , il nonno, di tutta Campora è morto felice. Aveva realizzato il suo più grande desiderio.
Il giorno prima di salire in cielo, dopo averla attesa per decenni, gli avevano detto che la cappella cimiteriale era stata finita.
Era come se non potesse andare via prima.
Era come se in quella cappella invocata, e solo lì, lui potesse ricongiungersi alla sua amata moglie.
Una persona eccezionale, un calabrese doc, un camporese doc.
Nella bara tutto quello che voleva: le sue carte da gioco, il suo cappello, il suo organetto.
Si, Saverio Gagliardi suonava l’ organetto , ma , soprattutto, amava la musica; anche nel momenti gravi della vita sdrammatizzava suonando e ritmando le musiche calabresi e contadine. Gli bastava una forchetta ed un bicchiere ed al ritmo allegro della musica popolare trascinava i suoi commensali.
Lucido fino all’ultimo istante di vita, Saverio si lamentava un poco perché pochi anni fa gli avevano suggerito di non guidare più il suo ciclomotore, quello con il quale fino alla bella età di 98 anni, comunque, si spostava per il suo paese.
Era nato pochi anni prima della prima grande guerra alla quale non aveva partecipato perché ancora infante .
Aveva superato la terribile “Spagnola” che aveva decimato il resto della popolazione, aveva vissuto tranquillamente la sua infanzia senza contrarre la micidiale malaria , aveva superato il Fascismo e la seconda Grande Guerra.
Una persona semplice che ha vissuto con la campagna ed i suoi prodotti. Di lui i figli ed i nipoti amano ricordare i piccoli fatti della vita, la sua abilità nella scelta delle bestie per la campagna, dei buoi che lo portavano in giro nelle campagne e nei paesi vicini.
Ad un certo punto viene anche ricordata la sua amicizia con un altro grande di Campora, ormai salito anche lui, Salvatore Veltri, uno dei principali imprenditori agricoli e commerciali camporesi.
Saverio era sempre informato . Seguiva ogni giorno radio e televisione ed interveniva sempre quando si parlava delle cose di Amantea, della Calabria e d’Italia. Non amava molto la politica ,anzi per alcuni versi la aborriva.
Saverio comunque da buon calabrese non si faceva mancare mai un buon bicchiere di vino, obbligatoriamente rosso.
Amava la sambuca che non mancava mai a casa sua , con la quale arricchiva il gusto del caffè e che era la bevanda che offriva a tutti i suoi ospiti e per suo espresso desiderio anche a coloro che sono andati a porgere le condoglianze, trasformando così il funerale in una festa .
E lì nella cucina il tavolo pieno di pasticcini e della immancabile sambuca quella che ha voluto si offrisse anche alla banda musicale che ne ha accompagnato il suo ultimo viaggio.
Indimenticabile questo vecchio calabrese che ha fatto della serenità e della naturalezza del suo vivere la ragione della sua esistenza. Con lui sembra essere andato via un pezzo della nostra terra.