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"Cara prof, poggi qui la mano: è la tomba di mio papà carabiniere"

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La toccante lettera di un ragazzo di 12 anni, orfano sin da quando aveva appena pochi mesi, indirizzata a quella maestra elementare che con la bava alla bocca ha urlato parole volgari e ha augurato la morte a Poliziotti e Carabinieri schierati a Torino durante una manifestazione di piazza contro Casa Pound.(foto Ansa)

Il papà Carabiniere è stato ucciso dai banditi armati da Kalashinikov durante una rapina.

È solo un ragazzino, Michele.. Oggi gli rimane solo il freddo delle sue labbra quando bacia la foto del papà nella lapide del cimitero. Donato Fezzuoglio era suo padre, carabiniere nato a Bella e caduto il 30 gennaio 2006 a Umbertide. La sua famiglia vive ancora lì, tra le verdi colline dell'Umbria. Da quel momento Michele è orfano e Emanuela, la moglie, vedova. Rimane la medaglia d'oro al valor militare concessa a papà. Quando il piccolo Michele ha ascoltato le terribili parole rivolte contro le Forze dell'Ordine augurando loro la morte uscite dalla bocca bavosa di Lavinia Flavia Cassaro, maestra elementare in una scuola di Torino, ma conosciuta alle Forze dell’Ordine come agitatrice e esponente di spicco dei centri sociali, sempre in prima file nelle manifestazioni violente ha deciso di prendere carta e penna e scrivere una lettera aperta a quella maestra indegna. La chiama Prof. No, non è una Prof. E’ solo una maestra elementare, forse neppure di ruolo nelle scuole elementari. Forse non ha vinto nessun concorso. Si rivolge a lei senza astio e senza odio, addirittura augurandole la “buona sera” e scrivendo addirittura “ cara” E in ultimo la saluta con un arrivederci e le augura un buon ritiro a casa dove forse la sta aspettando il papà. Lui il papà l’ha perso 12 anni fa e quando si ritira a casa non trova nessuno ad aspettarlo e nessuno gli augura la buona notte. Amici carissimi, vi farò leggere la lettera per intero, perché è così toccante che mi ha davvero commosso. Leggetela attentamente e tutta di un fiato anche voi e fatela leggere ai vostri figli. Ma lasciamo al ragazzo Michele, ragazzo meraviglioso che in certe manifestazioni vuole indossare con orgoglio la divisa dei Carabinieri, orfano di un Carabiniere ucciso nell’adempimento del dovere, il diritto di parlare. Inutile aggiungere altre parole.

“Cara Prof, sono un figlio di un Carabiniere ucciso in un conflitto a fuoco con dei banditi che avevano assaltato una banca. Mio Papà è stato sparato alle spalle a colpi di Kalashinikov.

Buonasera prof, mi chiamo Michele, non le nascondo che sono un po’ arrabbiato con lei.

"Mi stringa forte la mano, ci troviamo ad Umbertide esattamente in via Andreani, si guardi intorno, osservi com’è tranquilla la cittadina. 12 anni fa alla sua destra c’era una banca, scattò l’allarme per rapina, arrivò la pattuglia del 112, i due carabinieri corsero in aiuto a cittadini in pericolo. Alcuni rapinatori rimasti fuori spararono alle spalle di papà e morì.

Mi stringa la mano e si guardi intorno, li c’è una targa con delle corone, li invece una fioriera voluta da tanta gente di cuore con disegnato il tricolore. Venga andiamo in via xxxxxxx, in questa casa ci abito con la mamma, la osservi, sopra quel mobile c’è un berretto, lo stesso che era sopra la bara avvolta nel tricolore il giorno del funerale di mio padre, guardi quante foto, attestati ed encomi, sono tutti di mio padre, li ha ricevuti sia in vita che dopo. Senta anche che silenzio, se ci fosse stato papà sarebbe stata una casa rumorosa, avrei avuto un fratello o una sorella o entrambi.

Venga prof, le faccio vedere dove dormiva mio padre, il suo armadio, le sue cose. Guardi queste scatole, sono piene di lettere, scritte da tanti Italiani per dimostrare affetto a mio padre, all’Arma dei Carabinieri alla mia famiglia, ma soprattutto a me che allora avevo solo 6 mesi.

Ora la porto nella mia seconda casa. Ci dobbiamo spostare di qualche chilometro, nella zona dove abitano i miei nonni materni. Mio padre diceva che in quei posti c’era pace. Intanto lei osservi quanto é bella la mia Umbria. Siamo arrivati, si é resa conto che siamo in un cimitero? Eccola la mia seconda casa.

Ora le racconto alcuni episodi, avevo 4 anni e mezzo quando ho imparato a leggere i nomi scritti in stampatello sulle lapidi dei defunti. Qui sono arrivato in bici per mostrarla a mio padre, ancora, le dirò di quando sono entrato con 2 papere, con il cane, ho portato disegni e oltre i fiori porto regali. Prof ora le chiedo di poggiare la sua mano su questa tomba, pensi il freddo delle mie labbra quando bacio papà.

Quante cose avrei da raccontarle prof, faccio tanti chilometri in giro per l’Italia per parlare di lui, faccio tanto fatica a scuola quando in alcuni periodi sento di più la sua assenza, fortuna i suoi colleghi insegnanti capiscono quell’alunno che a volte si distrae per non piangere o che ride per soffocare un brutto pensiero. Basta prof, la lascio tornare a casa, nel tragitto rifletta della lezione noiosa.

Quando é arrivata guardi negli occhi suo padre e lo abbracci….Intanto io scrivo al Ministro, non per farla punire, ma per darle dei consigli. Vorrei mai più manifestazioni che incitano violenza, chi parla dovrebbe evitare parole che uccidono quanto quel proiettile di kalashnikov sparato alle spalle di quel carabiniere che per me voleva un mondo a colori…. Arrivederci prof…Buon rientro".

di Francesco Gagliardi

Redazione TirrenoNews

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