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Redazione TirrenoNews

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san-francesco-migrantePAOLA (CS) – Inizieranno oggi, dalle 18.30, presso la Chiesa della Madonna del Carmine di Sotterra con la visita della Reliquia del Sacro Mantello e la Santa Messa i festeggiamenti patronali dedicati a San Francesco.

Venerdì 26 aprile alle 17.00 la Reliquia del Sacro Mantello giungerà presso la Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Sant’Agata. Dopo i Vespri il Sacro Mantello in processione raggiungerà la Chiesa di S. Maria di Portosalvo sita in rione Colonne. Seguirà la S. Messa.

Lunedì 29 aprile è previsto il Pellegrinaggio al Santuario della Forania Marina con l’arrivo dei pellegrini alle 17.15. A seguire la preghiera del S. Rosario. Alle 18.00 la Solenne Concelebrazione Eucaristica verrà presieduta da Don Mauro Fratucci, Vicario Foraneo della Zona Marina.

Mercoledì 1 maggio, in occasione della ricorrenza del V Centenario della Canonizzazione di San Francesco (1 maggio 1519-2019), alle 11.30 la Solenne Concelebrazione Eucaristica presso il Santuario di San Francesco verrà presieduta da S. Ecc. Mons. Francesco Nolè, Arcivescovo Metropolita di Cosenza – Bisignano.

Giovedì 2 maggio – Patronato sulla Regione Calabria – Alle ore 10.00 a Catanzaro (Germaneto) verrà tenuta la Cerimonia dell’Intitolazione della Piazza antistante la Cittadella Regionale a S. Francesco di Paola. Alle 16.30 presso il Piazzale del Santuario verranno ricevuti i sindaci e le rappresentanze comunali ed a seguire sarà tenuta la cerimonia dell’offerta dell’olio da parte dei sindaci di Acri (Cs), Montalto Uffugo (Cs), Paterno Calabro (Cs). A seguire alle 17.30 la Solenne Concelebrazione Eucaristica sarà presieduta dal Rev.mo P. Gregorio Colatorti, Correttore Generale dell’Ordine dei Minimi che vedrà, come da tradizione, l’Accensione della Lampada votiva da parte del Presidente della Giunta Regionale della Calabria On. Mario Oliverio.

Molto articolato il programma di Venerdì 3 maggio in occasione del Patronato sulla Gente di Mare d’Italia; alle 09.00 il simulacro del Santo visiterà la Casa Circondariale di Paola con a seguire la Santa Messa. Alle 10.30 il simulacro del Santo si sposterà verso l’Ospedale San Francesco di Paola dove verrà celebrata la Santa Messa. Alle 15.45 arrivo del Sacro Mantello nel Porto di Cetraro e celebrazione della Santa Messa. Alle 16.30 il Sacro Mantello verrà imbarcato sulla motovedetta della Capitaneria di Porto ed il corteo di barche con processione a mare raggiungerà le acque di Paola verso le 18.00.

Seguirà la Celebrazione della Parola, la Benedizione del mare e il lancio della corona di alloro in memoria dei marittimi. Al termine della cerimonia il Sacro Mantello verrà sbarcato e verrà ripresa la processione verso Piazza IV Novembre. Qui verranno declamati alcuni brani tratti dagli scritti di san Francesco di Paola e dalla Bolla di Canonizzazione “Excelsus Dominus”. Seguirà il Messaggio da parte di S. Em. Card. Beniamino Stella, prefetto per la Congregazione per il Clero. Verrà, quindi, ripresa la processione fino alla Chiesa di Montevergine con la Venerazione del Sacro Mantello e la preghiera personale fino alle ore 23.30.

In caso di pioggia o di avverse condizione del mare, il S. Mantello si recherà in forma privata nella Chiesa di S. Maria di Portosalvo sita in Rione Colonne con arrivo alle ore 18.00. Alle 18.30 Canto dei Vespri e inizio della processione secondo il programma previsto.

Sabato 4 maggio alle 9.30 giornata che segna il Patronato sulla città di Paola, la Solenne concelebrazione Eucaristica sarà presieduta da S. Em. Card. Beniamino Stella, prefetto per la Congregazione per il Clero.

Alle 11.00 inizierà la Processione del simulacro del Santo che si snoderà seguendo il seguente percorso: Via San Francesco, Via Baracche, Via Motta. Alle 12.00 in Piazza Pizzini verrà tenuta la tradizionale cerimonia della Consegna delle chiavi della Città al Santo da parte del Sindaco di Paola. La processione proseguirà per Corso C. Colombo, Via San Francesco, Via Duomo, Via Mulino, Via IV Maggio con Sosta a Montevergine. Alle 17.00 la processione riprenderà seguendo il percorso: Piazza IV Novembre, Via Nazionale, Viale della Libertà, Viale Stazione, strada nuova del Porto (proseguirà per il mare solo il simulacro del Santo con le autorità civili e religiose – Benedizione del mare) – Ripresa della processione: Via Capo Spartivento, Via San Leonardo, Via dei Pignatari, Salita G. Gissing, Corso Roma, Piazza IV novembre, Corso Garibaldi, Via Nazionale, Corso C. Colombo, Via San Francesco, Santuario.

La processione verrà, infine, accolta presso il Santuario di San Francesco di Paola e le cerimonie di concluderanno con il canto solenne del Te Deum di ringraziamento.

Questa è ormai la nostra Italia grazie al Papa ed al PD

Termini, lite tra clochard per un crocifisso. Pm contesta odio religioso, Salvini alza sicurezza

 

 

 

Una lite tra due stranieri senza fissa dimora alla stazione Terminidi Roma finita con l'accoltellamento di uno dei due e l'arresto dell'altro, i cui contorni sono ancora tutti da chiarire, spinge Matteo Salvini a innalzare le misure di sicurezza in tutta Italia e a convocare una riunione al Viminale su terrorismo, estremismo islamico e immigrazione. Ed apre l'ennesimo scontro nel governo, con i 5S che lo accusano di non aver fatto nulla sui rimpatri e chiedono al premier Conte di convocare un vertice proprio sulla questione: «I fatti di cronaca di questi giorni - è il pensiero del Movimento e dello stesso di Maio - dimostrano che il vero problema sono i 600mila irregolari che abbiamo in Italia. E sui rimpatri non è stato fatto ancora nulla. Il problema ce lo abbiamo in casa, non è che scrivendo una lettera o una circolare si risolvono le cose. Bisogna fare di più sui rimpatri che sono fermi al palo».

«Se hanno voglia, tempo e idee», è la replica semiseria del ministro, vengano alla riunione al ministero. La notizia di quanto accaduto la dà lo stesso Salvini: «Un marocchino ha accoltellato un uomo col crocefisso alla stazione Termini di Roma». Il leader leghista non dice però che anche il ferito è un cittadino di origine straniera e che le stesse forze di polizia nutrono forti dubbi sulla matrice religiosa del gesto, tanto che l'episodio - avvenuto alle 22.30 del sabato di Pasqua - era finito in un comunicato della Questura che dava conto dei controlli pasquali, il cosiddetto pattuglione, in cui sono stati arrestati altri 4 soggetti e controllate 50 persone.
Anche i magistrati della procura di Roma, che hanno aperto un fascicolo per tentato omicidio contestando l'aggravante dell'odio razziale al marocchino, sono ancora in attesa di conoscere l'esatta dinamica di quanto accaduto. Come stanno dunque le cose? La ricostruzione della Polizia non fa mai riferimento alla vicenda del crocefisso. Verso le 22.30 - dice il comunicato della Questura - un georgiano di 44 anni si è presentato dai poliziotti a piazza dei Cinquecento, dicendo di essere stato aggredito poco prima a bordo di un bus da un marocchino di 37 anni che, al culmine della lite, l'aveva accoltellato alla gola. Inseguito dai poliziotti, l'uomo - che nel frattempo si era liberato del coltello da cucina con cui aveva ferito il georgiano - è stato bloccato in via Cavour.
Il marocchino è stato arrestato per tentato omicidio mentre il georgiano ha avuto una prognosi di 21 giorni. Ed è lo stesso georgiano a tirare fuori la questione del crocefisso. Ma non subito: ai medici del pronto soccorso racconta infatti che la lite era scoppiata perché il marocchino voleva rubargli la catenina, senza aggiungere dettagli; ai poliziotti, invece, dice che il 37enne lo ha aggredito appena ha visto il crocefisso, scambiandolo per italiano e dicendogli: «cattolico di merda». Per capire come è andata davvero sarà sentito pure l'autista dell'autobus. Ma nel frattempo Salvini tira dritto e annuncia di aver scritto a prefetti e questori «per aumentare controlli e attenzione nei luoghi di aggregazione di cittadini islamici, per prevenire ogni tipo di violenza contro cittadini innocenti».
Un'indicazione che, di fatto, ribadisce quanto già accade visto che le stazioni, come le moschee, i centri culturali e religiosi e le aree dove abitualmente si ritrovano i musulmani, sono tutti luoghi già da tempo inseriti tra gli obiettivi sensibili e, dunque, sotto stretto monitoraggio. «Il ministro dell'Interno ha il dovere di garantire la sicurezza e di non sottovalutare questi fenomeni» insiste però Salvini rispondendo anche alle critiche del Pd che lo accusa di strumentalizzare i fatti

VIBO VALENTIA - La Procura di Caltanissetta ha chiesto la condanna a due anni e otto mesi di reclusione nei confronti di Andrea Grassi, attuale questore di Vibo Valentia. La richiesta arriva nell'ambito del processo sul cosiddetto "sistema Montante", che si celebra con il rito abbreviato davanti al gup Graziella Luparello.

La requisitoria dei pubblici ministeri Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso è iniziata proprio dalla posizione del questore Andrea Grassi, all’epoca dell’inchiesta funzionario del Servizio centrale operativo della polizia di Stato. Il dirigente di Polizia è accusato di aver fatto filtrare la notizia dell’indagine condotta dalla squadra mobile nissena su Montante. Per le rivelazione sono indagati anche l’ex capo dei servizi segreti Arturo Esposito, l’ex presidente del Senato Renato Schifani, il tributarista palermitano Angelo Cuva e l’ex capocentro della Dia di Palermo, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario. 

La Procura di Caltanissetta ha, invece, chiesto la condanna a dieci anni e sei mesi per l’ex presidente degli industriali siciliani Antonello Montante, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.

Sollecitata una sola assoluzione, per Alessandro Ferrara, dirigente della Regione.

Al termine della requisitoria fiume, durata cinque udienze, il procuratore capo Amedeo Bertone, presenti in Aula i pm Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso che rappresentano l’accusa, ha sollecitato pene pesanti per cinque dei sei imputati.

Alla sbarra, oltre a Montante e Grassi, ci sono anche Gianfranco Ardizzone, ufficiale della Guardia di Finanza, per il quale sono stati chiesti quattro anni e sei mesi; Marco De Angelis, funzionario della Questura di Agrigento, per il quale vengono chiesti sei anni e undici mesi di carcere; Diego De Simone, responsabile security di Confindustria, per il quale la procura chiede sette anni e un mese di carcere, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla rivelazione di notizie coperte dal segreto d’ufficio, al favoreggiamento.

Secondo l’accusa, Montante, che dopo avere trascorso quasi un anno in carcere si trova adesso agli arresti domiciliari, avrebbe cercato di ottenere notizie riservate sui profili di alcune persone di suo interesse. In media, come spiegato dai pm durante la requisitoria, sarebbero stati effettuati nove accessi abusivi ogni tre mesi per un arco di 7 anni per cercare informazioni anche su alcuni collaboratori di giustizia, sull'ex presidente dell’Irsap Alfonso Cicero, parte offesa e parte civile, e il magistrato ed ex assessore regionale Nicolò Marino.

Per la procura di Caltanissetta la catena di fuga di notizie sarebbe stata alimentata da alcune "talpe" istituzionali, appunto gli imputati. «Mentre noi lavoravamo di giorno, qualcuno di notte disfaceva le indagini», ha denunciato il pm Luciani durante la requisitoria fiume.

Antonello Montante, come emerso durante la requisitoria, è ancora indagato dalla procura di Caltanissetta, per concorso esterno in associazione mafiosa. Sotto la lente di ingrandimento dei pm la figura dell’ex presidente dell’Irsap Sicilia, Alfonso Cicero, parte civile nel processo, che avrebbe subito minacce e intimidazioni da Antonello Montante. In particolare Montante, secondo l’accusa, avrebbe voluto che Cicero firmasse una lettera con data retroattiva al 10 luglio 2014.

«Nella stessa Cicero avrebbe dovuto dichiarare che l’azione di denuncia contro mafia e affari nelle aree industriali della Sicilia era frutto delle sue indicazioni», hanno detto i pm. La data della lettera doveva essere firmata prima del 10 luglio 2014, poiché quel giorno Cicero era stato audito dalla Commissione Antimafia nazionale.

Il pm Maurizio Bonaccorso, durante la requisitoria, parlando della posizione dell’ex comandante della Guardia di Finanza di Caltanissetta Gianfranco Ardizzone e del suo presunto scambio di favori con l’ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante, ha ribadito, indicando anche le intercettazioni telefoniche inserite negli atti dell’inchiesta, come il colonnello Ardizzone, tramite Montante, avrebbe ottenuto il trasferimento dalla Dia di Reggio Calabria a quella di Caltanissetta e un posto di lavoro al Confidi per la figlia Giuliana.

Ad Ardizzone viene contestato anche di avere effettuato controlli fiscali “favorevoli”, insieme al comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza Ettore Orfanello, nei confronti dell’imprenditore Massimo Romano, leader di una catena di supermercati in Sicilia. Visite fiscali più rigorose invece sarebbero state effettuate nei confronti di altri operatori economici che Montante riteneva “nemici” del suo sistema. Parti offese anche i giornalisti Attilio Bolzoni, Gianpiero Casagni, Enzo Basso e Graziella Lombardo di Centonove. Tutti oggetto di accessi abusivi allo Sdi per ottenere notizie sul loro conto. E oggi sono arrivate le richieste di pena.

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