Redazione TirrenoNews
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Salva Roma, dice Raggi: la"Pazienza finita" e forse si salveranno altri comuni pieni di debiti
Lunedì, 03 Giugno 2019 18:53 Pubblicato in Italia"Sul 'taglia debito' o 'salva Roma', come lo vogliamo chiamare, voglio dire solo una cosa: dicano subito se preferiscono continuare a salvare le casse delle banche invece che difendere i risparmi dei romani e degli italiani.
La nostra pazienza è finita".
Lo ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi sul nuovo testo del provvedimento, a margine della presentazione della terza edizione della 'Notte Bianca dello Sport'.
Torna Notte Bianca dello Sport –
Una notte dedicata allo sport, all'intrattenimento, al divertimento e all'inclusione sociale. Torna, per la terza edizione, la Notte bianca dello sport.
Dal primo pomeriggio dell'8 giugno fino a notte fonda in circa trenta impianti della città, 24 comunali e gli altri privati, sarà possibile gratuitamente provare sport nuovi e non.
Dalla discesa notturna a pagaia del Tevere all'hockey sull'erba ma anche acqua fitness, nuoto, fitness.
'' Pensiamo che lo sport debba essere proposto con un modello diffuso, di base, testando e provando nuove discipline si può conoscere qualcosa di nuovo che può portare giovani a crescere e a diventare campioni'', ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi, presentando l'iniziativa alla Piscina delle Rose all'Eur, uno dei nuovi impianti che ha aderito all'iniziativa.
''Abbiamo lavorato per la Riorganizzazione degli impianti comunali che abbiamo cercato di rimettere in ordine e pian piano stiamo ripartendo. Sport va conosciuto anche in orari non consoni con modalità più simili al ludico, in più lo sport è socializzazione, annullamento di confini e barriere, un modo per creare legami.
Già Giovenale pregava gli dei per dare mente sana in corpo sano''.
Ankronos
Potete anche bocciare il bilancio, ma noi vi bocciamo in italiano
Lunedì, 03 Giugno 2019 10:27 Pubblicato in Primo PianoEcco cosa si legge sulla nota dell’ufficio I Consulenza e studi finanza locale- Consulenza per risanamento degli enti locali dissestati inviata il 21.5.2019 con la quale si assegna il termine( Finale?) di 20 giorni per l’invio di ulteriori elementi integrativi.
- Nella precedente supplemento di istruttoria: avrebbero dovuto scrivere “Nel Precedente supplemento di istruttoria ….”
- Era stato rilevato entrate in aumento: avrebbero dovuto scrivere “Erano state rilevate entrate in aumento”
- …anche in considerazione che codesto ( codesto cosa?) sta ancora operando per la formulazione e attuazione di progetti di recupero dell’evasione tributaria : avrebbero dovuto scrivere codesto comune.
Quisquilie, direte voi.
Quantomeno rispetto al fatto che il comune ha modificato l’IMU da
- una iniziale previsione di 2.900.000 del 2017 a 3.650.000 del 2021. Somme evidenziate nella prima ipotesi di bilancio e derivanti dall’analisi dei dati di cui il comune dispone per effetto della nota datata 21 aprile 2017 dell’agenzia delle entrate con la quale è stato ritrasmesso l’elenco dei fabbricati con rendita presunta attribuita ai sensi dell’articolo 19 comma 10 del DL 78/2010;
- ad una previsione conclusiva di 2.900.000 del 2017 a 6.000.000 del 2021
Un aumento incredibile e tale da fare dire al ministero che “un quasi raddoppio della previsione di entrata nel quinquennio di riferimento del gettito non sia da ritenere attendibile e prudenziale”.
Analogamente per la TASI
E da qui l’invito ad effettuare le opportune valutazioni provvedendo a rinviare i prospetti relativi alla stima del provento IMU e TASI per gli anni 2019, 2020 e 2021.
Ora il nuovo( forse finale) consiglio comunale prima del 9 giugno, data di scadenza del termine assegnato dal ministero.
Ci hanno anticipato un durissimo consiglio comunale durante il quale saranno esposte riflessioni di gravità inaudita.
Gratteri rigetta la difesa dei due preti fatta dalla diocesi di Vibo
Lunedì, 03 Giugno 2019 09:22 Pubblicato in CalabriaCatanzaro - Il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, replica alla diocesi di Melito-Nicotera-Tropea che, nei giorni scorsi, aveva difeso i due presbiteri coinvolti nell’inchiesta della procura e accusati di estorsioni con l’aggravante del metodo mafioso.
La diocesi, nell’immediatezza, ha sostenuto che i due prelati fossero vittime e non artefici dei reati. Oggi il pm Gratteri rigetta questa ricostruzione, indicando passo dopo passo l’andamento delle indagini.“In data 7 marzo 2019 – scrive il procuratore - veniva notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari del 25 febbraio 2019, nei confronti di quattro indagati, due dei quali, nei 20 giorni successivi alla predetta notifica, chiedevano di essere sentiti dal pm titolare delle indagini. All’esito dell’interrogatorio reso dagli interessati, questa Direzione Distrettuale Antimafia, stralciava la posizione degli indagati escussi ed esercitava l’azione penale nei soli confronti dei due sacerdoti, i quali non hanno offerto alcuna ricostruzione alternativa delle risultanze istruttorie, né hanno segnalato circostanze nuove o diverse rispetto a quelle accertante nel corso delle investigazioni”.
Stando alle indicazioni della Dda di Catanzaro, i due prelati non hanno depositato memorie o documenti, non hanno prodotto documentazione relativa ad investigazioni difensive, non hanno chiesto al pm il compimento di ulteriori atti di indagine, non si sono presentati per rilasciare dichiarazioni, né hanno chiesto di rendere interrogatorio.“Pertanto – prosegue Gratteri - in data 23 aprile 2019, veniva esercita l’azione penale e soltanto a seguito della notifica della data dell’udienza preliminare, fissata per il 3 ottobre 2019, perveniva al pm una comunicazione a mezzo pec del 24 maggio, con la quale il difensore degli indagati non formulava alcuna richiesta di interrogatorio per i propri assistiti, limitandosi a chiedere un colloquio dello stesso legale con il pm titolare delle indagini”.“Va altresì evidenziato che, nella nota redatta dalla Diocesi di Mileto – Nicotera – Tropea si fa riferimento alla circostanza che uno dei sacerdoti protagonisti della vicenda (Graziano Maccarone) è stato, a sua insaputa, registrato dalla persona offesa - vittima del reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso - e si allude al fatto che il contenuto di queste registrazioni sarebbe stato “artatamente alterato e artificiosamente interpretato, fino ad accusarlo di messaggi a sfondo sessuale con la figlia disabile”.
Si legge, inoltre, che “l’accusa di violenza e tentata estorsione di stampo mafioso usata da don Maccarone nei confronti del Mazzocca è senza riscontri nella realtà” e che per tale ragione gli imputati hanno provveduto a sporgere querela nei confronti del denunciante, presso la Procura della Repubblica di Vibo Valentia”.
“Sul punto – afferma Gratteri - preme sottolineare che i plurimi accertamenti compendiati nel fascicolo delle indagini preliminari recano oltre alle iniziali registrazioni versate agli atti dalla vittima della vicenda estorsiva, le acquisizioni dei tabulati telefonici, gli esiti delle attività tecniche di intercettazione, nonché le dichiarazioni dalle persone informate sui fatti.
Proprio dagli esiti intercettivi emergeva che don Graziano Maccarone si era attivato per recuperare la somma di denaro data in prestito al Mazzocca, percorrendo quella che lo stesso prelato definisce come la “strada parallela”.
In particolare, rivolgeva a Roberto Mazzocca delle minacce esplicite, comunicate tramite don Nicola De Luca (il quale avrebbe dovuto fargli sapere che “se dovesse partire la macchina non si fermerà più”, avvisandolo di “stare attento, che avrebbe fatto una brutta fine”) e in ultimo - dopo aver preso contatti con soggetti di Nicotera Marina, tra cui il cugino Antonio Giuseppe Tomeo, vicino a Pantaleone Mancuso – riferiva all’amico sacerdote di mettersi da parte, informandolo, nelle date del 18 marzo e del 26 marzo 2013, che sarebbero intervenuti direttamente “i suoi cugini” e avrebbe recuperato il denaro “per vie traverse”, specificando altresì che si era “mosso con i suoi canali”, che “aveva informato la cerchia che lui sapeva” e che fosse stato per la sua volontà, li avrebbe mandati quella notte stessa a picchiare il Mazzocca ma le persone alle quali si era rivolto gli avevano detto “Non è il momento, perché ora il fuoco è troppo alto e ci bruciamo tutti, perché se agiamo, questo fa una piccola cosa, a voi rimane la macchia, non è che non vi rimane! Quindi non è ora cercate un compromesso per temporeggiare e poi interveniamo”.Da qui la conclusione del procuratore capo di Catanzaro: “Tale ricostruzione specifica dell’evoluzione dell’indagine è resa pubblica al fine di dare massima trasparenza all’azione della Procura della Repubblica e della Squadra Mobile di Vibo Valentia, che hanno operato senza “artatamente alterare e artificiosamente interpretare” le risultanze oggettive confluite nel fascicolo delle indagini”.