Redazione TirrenoNews
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Sono stati confiscati ventotto esemplari di pescespada pescato in violazione della normativa che impone una taglia minima di riferimento per il peso di 76 chili.
Praticamente pescespada per un peso medio inferiore ai 3 kg
Il pescato viaggiava a bordo di un autocarro
Al conducente è stata elevata una sanzione amministrativa di 24 mila euro.
Tutto il prodotto è stato confiscato.
A seguito di ispezione effettuata dai veterinari dell'ASP 5 di Palmi, in pesce è stato giudicato non idoneo al consumo umano per l'impossibilità di verificarne la provenienza ed è stato, quindi, destinato alla distruzione.
Ad effettuare il sequestro il personale della Capitaneria di porto di Gioia Tauro e della delegazione di Palmi.
Nell'ambito delle attività "focus 'ndrangheta" a Villa San Giovanni sono state identificate due persone, alla guida di altrettanti furgoni, con un totale di 1.250 kg di prodotto ittico.
Tutto il pescato è stato giudicato non utilizzabile per il consumo umano e destinato alla distruzione.
3 Rumeni manomettono il bancomat: arrestati
Lunedì, 16 Ottobre 2017 16:16 Pubblicato in Reggio CalabriaMelito Porto Salvo 16 ottobre.
Tre rumeni sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo dopo essere stati sorpresi a manomettere due sportelli bancomat a Bova Marina e a Condofuri.
I tre, Claudio Viorel Costantin, di 20 anni, Adrian Punica (27) e Vladut Constantin Guinie (20), sono sospettati di essere gli autori di altri colpi analoghi.
I militari già dal 2 ottobre scorso erano sulle tracce di Costatin, quando l'uomo, con le stesse modalità, aveva manomesso il bancomat delle Poste di Bova Marina riuscendo a impossessarsi di 200 euro.
Nell'occasione, con due complici che facevano da "palo", aveva utilizzato il proprio bancomat per prelevare pochi euro.
Prima che lo sportello dell'erogazione del denaro si chiudesse, l'uomo aveva inserito un arnese bloccandolo.
Quando l'utente successivo andava a prelevare, le banconote rimanevano bloccate e, pensando fosse terminato il contante, se ne andava.
A quel punto Costantin, dopo aver estratto l'arnese, si impossessava delle banconote(Ansa).
FRANCESCO GUZZO UNA NOBILE FIGURA CHE SCOMPARE (di Ferruccio Policicchio)
Lunedì, 16 Ottobre 2017 15:05 Pubblicato in Belmonte CalabroMercoledì 11 ottobre, alle ore 22:30, fra lo strazio della famiglia ed il dolore degli amici, nella tarda età di anni 95, serenamente si spense in Roma la cara e venerata esistenza del Maestro Francesco Guzzo, da tutti amato e stimato per la gentilezza d’animo, la bontà del cuore e l’innata squisitezza dei modi.
Il funerale si celebrò alle ore 10:00 di sabato 14 ottobre nel piccolo comune di San Pietro in Amantea.
Sin dalle ore 9:00 le persone, prima nella piazza principale e poi sotto casa dell’estinto, attendevano l’illustre cittadino per rendergli l’ultimo tributo di riverente affetto.
Le esequie del compianto non potevano riuscire più grandiose.
Giunto il feretro nei pressi del bivio vicino alla via delle Rimembranze, la gente, con compostezza e in gran rispetto, unitamente al triste lamento delle campane che suonavano a morte, fu accompagnato nella Chiesa della Madonna delle Grazie.
È stata una dimostrazione di generale compianto, una unanimità di dolore che usciva dai cuori commossi dei presenti. Il carro funebre era trasformato in una serra di fiori.
Giunti innanzi alla Chiesa, la salma, rinchiusa in una cassa di noce massiccia, dagli amici, venne portata dal carro in Chiesa, e viceversa dopo la funzione religiosa egregiamente celebrata dal Parroco uscente P. Pio Marotti.
Ultimata la funzione e dopo la benedizione all’estinto, fragorosi applausi coronarono le parole di chi fece l’elogio funebre.
A seguire, con la stessa compostezza dimostrata in precedenza, il feretro fu accompagnato al Camposanto e posto nella cappella di famiglia dove c’erano la cara consorte e l’adorata madre.
Già, la madre, una donna che non ebbe il piacere di vederlo adulto per gioire con lui e di lui.
Ciccio Guzzo è stato amato da tutti perché, intrapresa la carriera scolastica quando la scuola era un martirio, fece nobili sforzi per rendersi degno di appartenere alla classe degli educatori primarî.
Pur essendo un uomo di scuola, è sempre stato assiduo a lavori di ogni genere senza mai lordarsi di qualcosa che non potesse essere lavato.
Si dedicò alla professione e alla famiglia come è dato solo agli uomini coscienti del mandato che la Società impone ad ogni cittadino modello.
Nella sua modestia ebbe grandi ideali in cui credere e per i quali combattere, quindi non seppe resistere al richiamo della politica, la politica locale.
Nacque col fascismo, nel 1923, ma non ne fu mai attratto o affascinato.
Anzi, la sua azione politica si collegava all’impegno volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’epurazione di chi aveva radici nel fascismo.
Sceso in politica abbassò il capo spendendosi, con energia e zelo, nell’interesse del suo piccolo borgo senza guardare in faccia a sacrifici personali. Fu continuatamente eletto sindaco dal 1970 al 1995, uno tra i sindaci più longevi della Nazione.
25 anni senza aver mai preso una sola lira dalle casse comunali come stipendio.
Eletto sindaco e privo dell’affetto dei genitori, divenne il papà di tutti, più giovani e meno giovani di lui.
Durante i 25 anni di sua amministrazione, realizzò opere significative di civiltà e di progresso, tutte a beneficio della collettività, giammai del singolo, rendendo gradevole il borgo ed in particolare gli agglomerati rurali: viabilità interna, i collegamenti con le frazioni, l’acqua potabile nelle abitazioni del centro e delle frazioni, la casa comunale e via via molte altre opere.
Fu così che si rese Onorevole e benemerito del paese.
Calmo, sereno e modesto, mai si insuperbì per i trionfi; anzi da questi trasse maggior vigore per altre nobili lotte e nuove vittorie con la coscienza di sentirsi puro ed ottenendo che nessuno potrà mai distruggere la sua morale e il suo valore.
Non sarà mai dimenticato per la dignità della vita, per l’alto valore professionale, per la sua indipendenza e per il coraggio che mostrò in tempi difficili.
Vada fin oltre la tomba il mio saluto di rimpianto e di profonda riconoscenza per quanto di bene operò e per gli esempi fecondi che formano, oggi, il suo patrimonio spirituale.
Nella triste e dolorosa giornata delle esequie vi fu un solo neo: nel corteo funebre era assente il gonfalone del “suo” adorato comune e il tricolore sulla spalla del sindaco del momento, o suo delegato. Cosa che, invece, avvenne in quello stesso pomeriggio in occasione dell’insediamento del nuovo parroco.
Sia pace alla sua anima.