
Nei giorni scorsi personale del Comando Stazione Forestale di Acri e di Cosenza, è intervenuto in località “Timpa di Sartano” nel Comune di Torano Castello dove erano in corso dei la vori di messa in sicurezza idraulica del corso del torrente Salice effettuati sulla scorta di un’ordinanza di “necessità e urgenza” del sindaco.
Durante il controllo, alla presenza della ditta boschiva incaricata di effettuare i lavori, si è accertato la realizzazione ex novo di una pista della lunghezza di 140 metri circa e larghezza media di 6 all’interno di un’area boscata con conseguente estirpazione delle specie forestali radicate lungo il percorso.
Oltre a ciò si anche accertato la realizzazione di un fosso di scolo delle acque superficiali, con ulteriore estirpazione di ulteriori piante.
Da successive verifiche si è accertato anche che tali lavori, realizzati in assenza delle necessarie autorizzazioni, oltre ad interessare un’area di proprietà comunale avevano interessato anche terreni di privata proprietà.
Tali terreni di privata proprietà, sono stati oggetto, oltre che dei lavori edili abusivi, anche del taglio e dell’asportazione di piante forestali radicate.
I forestali intervenuti, dopo gli accertamenti di rito, procedevano al sequestro, a carico dell’Ente comunale e del titolare della ditta boschiva di Acri, dell’area oggetto di intervento dell’estensione di 5000 mq circa e di parte del legname illecitamente abbattuto e trafugato, contestando i reati di violazione delle norme urbanistico edilizie e paesaggistico ambientali, nonché il reato di furto aggravato.
La competente Procura della Repubblica di Cosenza ha convalidato il sequestro in ordine all’ipotesi di reato contestata.
Il Tribunale della libertà di Catanzaro ha rigettato la richiesta di scarcerazione per l’ex sindaco di Rende.
Nel contempo ha revocato la misura di arresti domiciliari per Pietro Ruffolo, Giuseppe Gagliardi, Umberto Bernaudo e Rosario Mirabelli.
I politici, erano finiti ai domiciliari il 23 marzo scorso nell’ambito dell’operazione denominata “Sistema Rende”, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e di aver ricevuto il sostegno elettorale del clan Lanzino.
Era una decisione era attesa perché da essa si sarebbe misurata la validità dell’impianto accusatorio. Il pronunciamento del Tribunale della libertà stabilisce che il lavoro della DDA di Catanzaro è stato capillare e ha colpito nel segno.
Dal momento che le 99 pagine dell’ordinanza spiegano chiaramente che il “Sistema Rende” si basava quasi esclusivamente sulla potenza del “capo” cioè Sandro Principe.
Nel corso dell’udienza svoltasi giovedì scorso i pm Pierpaolo Bruni e Vincenzo Luberto hanno dato battaglia depositando anche nuovi atti, vale a dire le dichiarazioni dell’ex candidato a sindaco Amerigo Castiglione e del segretario generale del Comune di Rende in merito alla nomina del dirigente Ernesto Lupinacci.
Esiste una abitudine da parte dei comuni di mettere in sicurezza i fiumi per ridurre il rischio della loro esondazione.
E questi comuni affidano l’incarico a ditte agroforestali.
Si tratta di incarichi senza costi per l’ente.
Ora il corpo forestale ha detto basta, ha contestato violazioni in materia paesaggistico ambientali e distruzione e deturpamento di bellezze naturali, denunciando il responsabile della ditta, ma stranamente- almeno per noi-non l’ente che ha dato l’incarico.
Questo il comunicato:
“Rende 7 aprile 2016 – Nei giorni scorsi il personale del Comando Stazione Forestale di Cosenza ha effettuato una serie di controlli su dei lavori in corso lungo il corso del torrente Emoli nel tratto che attraversa la località Piano di Maio nel comune di Rende (cs) .
Giunti sul posto gli uomini del CFS hanno accertato la presenza di alcuni dipendenti di una ditta agroforestale di Acri che stavano effettuando un taglio raso lungo le pertinenze del torrente.
Si è quindi provveduto nell’immediatezza al controllo degli atti amministrativi necessari ad effettuare tali lavori.
Lavori che si è accertato essere effettuati per conto del Comune di Rende, quali lavori affidati di messa in sicurezza dell’alveo del Torrente Emoli per una lunghezza di circa 10 km.
Dai controlli e rilievi effettuati a verificare la rispondenza di quanto in corso con quanto previsto dal progetto sono emerse sostanziali difformità, e che tali lavori di disboscamento venivano effettuati in assenza della necessaria autorizzazione paesaggistico ambientale in considerazione che tali attività sono state effettuate su area sottoposte a vincolo paesaggistico ambientale per legge quali area di rispetto dei fiume e torrenti iscritti negli elenchi delle acque pubbliche della Provincia di Cosenza e in quanto aree boscate per come definito dalla vigente normativa in materia.
Pertanto si è proceduto al sequestro della legna illecitamente abbattuta e a contestare al titolare della ditta incaricata i reati di violazione della normativa sui beni ambientali informandone la competente Procura della Repubblica di Cosenza che ha convalidato il sequestro in ordine all’ipotesi di reato contestata.
L’intervento del Corpo Forestale ha fermato una attività che avrebbe provocato danno all’ambiente limitando il taglio ad una area di poche migliaia di metri quadri.
Tale aree infatti svolgono una importante funzione ambientale oltre ad essere una nicchia ecologica per numerose specie di animali e vegetali”.