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C’era un tempo in cui in Calabria centinaia di donne invadevano i campi per raccogliere pomodori, melanzane, peperoni, cipolle dolci di Tropea.

Il loro posto, da qualche tempo, è occupato dagli immigrati africani, asiatici,europei, rumeni, bulgari, in testa.

Ma gli italiani non possono rinunciare totalmente al reddito che ora percepiscono gli immigrati.

Ed allora si ingegnano

Ed approfittano delle indennità erogate dall’Inps. Parliamo di indennità per disoccupazione agricola, per malattia, per maternità , per congedo parentale.

E’ quanto scoperto dalla Guardia di Finanza del Gruppo di Sibari.

Chi altri se no?

Le Fiamme Gialle al termine di un’articolata e complessa attività investigativa, condotta a tutela delle uscite del bilancio dello Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, hanno individuato un imprenditore che negli anni dal 2007 al 2013 attraverso la predisposizione di falsi contratti di fitto/comodato di terreni, ha documentato all’INPS una rilevante disponibilità di fondi agricoli idonei a giustificare l’assunzione di OTD (operai agricoli a tempo determinato), per oltre 40.000 giornate lavorative.

Praticamente l’imprenditore sibarita ha dichiarato, falsamente, di aver impiegato complessivamente n. 517 operai a tempo determinato, per complessive n. 41.420 giornate.

Ovviamente , l’azienda per il periodo al 2007 al 2012, ha omesso di versare nelle casse dello Stato i relativi contributi previdenziali INPS quantificati in oltre € 400.000,00.

L’Inps che non effettua accertamenti ha così disposto l’erogazione di 431 indennità di disoccupazione agricola, di 352 indennità di malattia, di 31 indennità di maternità e di 18 indennità per congedo parentale.

Praticamente un importo di circa 1.400.000 euro.

Conseguente la segnalazione dell’azienda alla Autorità Giudiziaria.

La posizione, invece, dei 517 braccianti è al vaglio della competente Procura

Difficile non evidenziare il ruolo della Guardia di Finanza in quello che è una lotta senza quartiere per combattere comportamenti lesivi dei diritti dei “veri” lavoratori.

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mare da bereQueste le considerazioni e proposte di fine estate inviateci dal Comitato per la bonifica dei terreni, dei fiumi e dei mari della Calabria.

“Questa estate è stata contrassegnata non solo dal maltempo ma anche da un continuo e persistente inquinamento del nostro mare dovuto a diverse cause che andremo ad analizzare. Possiamo dire che grazie all’azione della Procura di Paola , la depurazione ha sostanzialmente tenuto. Pochissimi i casi di depuratori mal funzionanti, pochissimi i casi di sversamenti diretti dei quali siamo a conoscenza. Ma tutto questo non è bastato. Gli arrivi dei turisti sono stati comunque tantissimi e la sostenibilità delle nostre coste ne ha risentito comunque. Evidentemente sono altre le cose da fare. Ecco le nostre proposte che vogliamo proporre al mondo politico, imprenditoriale, istituzionale, a chiunque lavori con la “risorsa mare”. Abbiamo un anno di tempo per mettere in pratica cose semplici che davvero potrebbero mettere la parola fine all’inquinamento del nostro mare.

1)         PARCO MARINO . Ecco la prima cosa da fare. La giunta Scopelliti fra i tanti

disastri commessi, dai rifiuti alla cementificazione delle coste, ha la grave colpa di aver eliminato i Parchi marini della Calabria. La loro re/istituzione e rifinanziamento è la prima cosa da fare per togliere al turismo selvaggio ed alla devastazione una risorsa ambientale di inestimabile valore che se attivata nel modo giusto attirerebbe un turismo qualificato e rispettoso dell’ambiente.

Le isole di Cirella e Praia a Mare ogni anno sono circondate da decine e decine di Yacht e barche a motore che ne distruggono la vivibilità. I turisti usano queste isole come se fossero Parco giochi. Ne depredano senza sosta pesci, crostacei e quant’altro senza alcun rispetto né regole. L’istituzione del parco vorrebbe dire, controllo dei fondali, della flora e della fauna, fine delle barche a motore incentivazione delle barche a remi e delle vele, controllo della pesca e possibilità di rilancio della pesca locale grazie al

ripopolamento.  

2)         CONTROLLO DEI FIUMI. Difendere il parco marino vuol dire anche difendere i

fiumi. Gli anelli di collegamento con il grande Parco del pollino, anch’esso in stato di abbandono e ridotto a parco divertimenti. Seguire i fiumi e dirigersi verso la montagna ed i paesi dell’interno. I fiumi oggi sono senza alcun controllo, e spesso anche questi ridotti a luoghi dove ci si diverte e non dove si può vivere con la natura serenamente, conoscendone i luoghi. E’ facile pensare ad una videocamera di fronte ad una banca, ma non di fronte ad un ingresso di una strada che costeggia i fiumi.

3)         TRACCIABILITA’ DEGLI AUTOSPURGO. Dopo la chiusura , giusta da parte del

sindaco di Tortora, dell’impianto di depurazione di San Sago, non sappiamo cosa succede realmente ai liquami. Un impianto per tale lavoro esiste a Fuscaldo ma non sappiamo se riesce davvero a sostenere la quantità di liquame estratto dai pozzi neri. Chiediamo che gli auto spurgo abbiano una tracciabilità di quanto estraggono e di quanto espellono quotidianamente. Chiediamo che quando entrano nei comuni ne diano segnalazione ai vigili urbani dichiarando dove vanno a lavorare sia in entrata che in uscita.

4)         ABITABILITA’ SOLO A CHI E’ ALLACCIATO ALLA RETE FOGNARIA. Ci sono ancora interi villaggi non allacciati alla rete fognaria. I sindaci comunichino subito a tutti i condomini che se non provvederanno in questo inverno ad allacciarsi alla rete fognaria non verrà concessa loro l’abitabilità per la prossima stagione estiva.

5)         BLOCCO DELLO STRASCICO. Questo è uno dei problemi più sottaciuti e sappiamo

perché. Ogni giorno alla ricerca di pesce fresco e abbondante i pescherecci si avvicinano alla riva e distruggono Posidonia e smuovono i fondali. Quelle bolle di schiuma che spesso appaiono nei nostri mari è opera di questo sommovimento .

La pesca allo strascino è vietata sottocosta ma si fa ogni giorno e davanti gli occhi di tutti mentre la capitaneria di porto controlla e misura gli spazi concessi ai lidi balneari. Basterebbe buttare massi arpionati nei fondali per far smettere in un solo giorno questo tipo di pesca.

6)         I LIDI SENTINELLE DEL MARE. I lidi balneari devono essere coinvolti in

questa battaglia per il mare pulito. Se tutti i gestori dei lidi controllassero il loro pezzo di mare tutto sarebbe sotto controllo. I lidi devono mantenere le proprie spiagge pulite e così quelle viciniore ai loro stabilimenti. Devono fare raccolta differenziata e raccoglier ei mozziconi di sigarette. Devono educare a rispettare il mare e a non uccidere per gioco, meduse o pescetti piccoli o depredare le scogliere di granchi e patelle.

7)         STOP AI PORTI. I porti sono il fallimento della politica marinaresca.

Bastano quello di Belvedere e Cetraro oltre che quello della vicina Maratea.

Basta qualche corridoio per piccole barche . I porti sono un concentrato di barche inquinanti oltre che una barriera a mare che distrugge le correnti determinando erosione costiera.

8)         CONTROLLO SUI DEPURATORI. I depuratori devono essere tenuti costantemente

sotto controllo specie quelli dotati di condotte sottomarine che devono essere portate a due chilometri dalla riva ed a trenta metri di profondità.

9)         CONTROLLO CAMPER. Chi gestisce campeggi per sosta camper deve essere munito

di impianto biologico e controllare che tutto avvenga nel rispetto delle leggi.

10)       RIAPERTURA INCHIESTE NAVI DEI VELENI. Infine la madre di tutte le battaglie. Le navi dei veleni esistono e lo hanno dimostrato i documenti desecretati. Verificare nuovamente la presenza della Nave Cunsky nel mare di Cetraro, bonificare tutti i terreni inquinati adiacenti il mare, da quello della Marlane a quello della valle dell’olivo dove ancora esistono tonnellate di rifiuti tossici sotterrati.

Documento a cura del COMITATO PER LE BONIFICHE E LA DIFESA DEI TERRENI,DEI FIUMI E MARI DELLA CALABRIA 1 settembre 2014

NdR. E’ un inizio ma ci sembra molta teoria. Ritorneremo sull’argomento con le nostre riflessioni. Grazie comunque per la attenzione al mare. TirrenoNews.it

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Riceviamo e pubblichiamo:

“Sono Nando Dalla Chiesa, docente di sociologia della criminalità organizzata e figlio del generale Carlo Alberto Della Chiesa, l’ex sindaco di Rizziconi Antonino Bartuccio, il magistrato Eugenio Facciolla e Don Giacomo Panizza, sacerdote, scrittore e fondatore della comunità Progetto Sud, i protagonisti della quinta edizione del pacchero d’argento, riconoscimento assegnato dal Laboratorio Politico Culturale La Calabria che non c’è sotto gli auspici della presidenza della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta guidata da Salvatore Magarò, ideatore dell’iniziativa.

Il pacchero d’argento è un premio che viene assegnato ogni anno a coloro che nell’ambito delle proprie attività professionali, si siano distinti nel contrasto alla criminalità organizzata e alla illegalità.

L’iniziativa è stata inaugurata nel 2010 e prende spunto dal significato metaforico della parola pacchero che, oltre a indicare un tradizionale tipo di pasta esprime anche concetto di schiaffo, di un ceffone con cui colpire il malaffare e la criminalità.

“Siamo felici - ha dichiarato Magarò - di assegnare quest’anno il premio a:

- Nando Dalla Chiesa, una vita spesa per il contrasto alla criminalità organizzata durante la sua lunga e feconda attività politica, ma anche in qualità di saggista e scrittore, di docente universitario e, da ultimo, di presidente del Comitato Antimafia del comune di Milano.

-Antonino Bartuccio, dottore commercialista e revisore contabile, dopo aver assunto la guida del comune di Rizziconi, ha sbarrato le porte del municipio ai tentativi di infiltrazione delle cosche locali che allora lo hanno estromesso, costringendo alle dimissioni di massa nove consiglieri del civico consesso. Bartuccio non ha esitato a sporgere denuncia consentendo alle forze dell’ordine di far scattare le manette nei confronti dei responsabili.

-Eugenio Facciolla è unintelligente e valido magistrato di trincea, artefice di numerose e delicate inchieste giudiziarie con cui ha assestato duri colpi alle ‘ndrine.

-Don Giacomo Panizza, bresciano d’origine ma calabrese d’adozione, da quasi quarant’anni conduce un lavoro straordinario al fianco delle persone disabili. Dal 2002 ha accettato di occupare con la sua associazione un immobile confiscato alla ‘ndrangheta. E’ autore di numerosi saggi ed è stato tra i protagonisti di “Vieni via con me” al fianco di Roberto Saviano”.

La consegna del riconoscimento si articolerà in due serate. La prima sarà ospitata a Paola, in Piazza del Popolo, il 19 settembre prossimo con inizio alle ore 20.30 con cerimonia di premiazione all’ex sindaco di Rizziconi Antonino Bartuccio, al magistrato Eugenio Facciolla e a Don Giacomo Panizza.

La assegnazione del pacchero d’argento a Nando Dalla Chiesa avverrà a fine settembre presso l’Università della Calabria.

Il pacchero d’argento è realizzato ed offerto dalla gioielleria Carillon di Castiglione Cosentino.

30 agosto 2014           Magarò

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