
Redazione TirrenoNews
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In Calabria a rischio 1800 posti di lavoro InfoContact
Lunedì, 12 Gennaio 2015 10:06 Pubblicato in CalabriaIl ministero apra un tavolo di crisi nazionale
"Dopo la crisi estiva si registra un nuovo stallo per l’azienda calabrese Infocontact.
L’imminente scadenza di importanti commesse e l’esclusione della società, ora a regime commissariale, dai bandi gara delle medesime, pone seri dubbi sul suo futuro.
Come Movimento 5 Stelle facciamo nostro l’appello dei 1800 dipendenti che da troppo tempo vivono sulla loro pelle la condizione di precarietà e che ora annunciano azioni eclatanti".
E' quanto affermano in una nota stampa Sebastiano Barbanti – M5S, Cittadino eletto alla Camera e Francesco Molinari – M5S, cittadino eletto al Senato.
"Crediamo sia arrivato il momento che il Governo dia risposte certe a questa categoria e pensiamo che il Mise (Ministero per lo sviluppo economico) debba aprire immediatamente un tavolo di crisi nazionale per fare il punto della situazione e prospettare soluzioni imprenditoriali a lungo termine. Non possiamo più assistere a speculazioni economiche sulle spalle di dipendenti che giornalmente lottano per far girare quel poco di economica che ancora si riscontra in Calabria - affermano Molinari e Barbanti -.
Da Lamezia a Rende passando per le sedi periferiche, i lavoratori sono in apprensione. Ed è un allarme che ormai coinvolge la maggioranza della popolazione calabrese, se è vero che il 93,5% dei nostri corregionali non ha più alcuna fiducia nel futuro e ha paura di perdere il posto di lavoro (dati Demoskopica 2015).
È una percentuale altissima che indica il vero male della nostra terra e dell’Italia tutta: la cattiva politica della clientela, degli affaristi e dei lobbysti, dell’inciucio e del malaffare.
Porteremo nelle sedi opportune - conclude la nota dei Cinque stelle - il caso Infocontact e scriveremo al Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e al Ministro dell’Interno Angelino Alfano per sapere quali azioni intendono intraprendere per cercare al più presto una soluzione a questa odissea lavorativa che coinvolge 1800 lavoratori”.
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Amantea. La Polfer scaccia i clochard dalla stazione ferroviaria
Lunedì, 12 Gennaio 2015 09:51 Pubblicato in Economia - Ambiente - EventiLa PolFer scaccia i Barboni
E’ successo stamattina.
E così Adrian il rumeno che da qualche tempo dorme nell’androne della stazione ferroviaria di Amantea è dovuto andare via.
I Rumeni, si sa, hanno paura della Polizia rumena ( da MostClaw leggiamo di una intercettazione di un Rumeno che rivolgendosi al suo compaesano in Romania diceva: “Cosa fai ancora lì, che se rubi una maglia ti tagliano le mani, vieni qui in Italia che si ruba facile e non ti arrestano mai”)
Forse per empatia hanno paura anche di quella italiana.
Sia Adrian che la sua amica rumena che spartisce lo stesso destino.
Un’amica che ha letto l’articolo da me scritto e pubblicato su Tirrenonews mi segnala la cosa.
Lo trovo sul lungomare, di fronte alla sua nuova casa che sono le scale che portano fino ai binari.
Gli chiedo come va ed Adrian alza leggermente la spalla sinistra, mentre muove la testa verso sinistra.
Comprendo che non va bene.
“Adrian , stamattina è venuta la Polizia e ti ha mandato via? “
Annuisce.
“ Ed adesso dove dormi?”
Mi guarda ed alza tutte e due le spalle , come a dire “non so”.
“Come posso aiutarti?”
“ Ho chiesto a tanti dov’è la Caritas ma nessuno ha saputo rispondermi. Lo sai tu?”
“Purtroppo non c’è”
Poi, quasi tra me e me, “Peccato che tu non sia nero di pelle. Ti saresti potuto aggregare ai tanti profughi che vengono dall’Africa e che l’Italia aiuta offrendo loro un posto dove dormire, da mangiare e quanto altro serve “
Mi guarda con occhi sgranati, forse non capisce , anche se è una profonda verità”
Poi gli chiedo dove sia la donna e lui mi risponde che è andata a procurare da mangiare e quasi per giustificarsi aggiunge “ Lei parla bene italiano. Lei facile parlare gente . E mi aiuta”.
“Cos’altro ti serve? Un pantalone più caldo?”
Sorride e poi dice un bel si!
“Che taglia hai? “ – Risponde “52”
Mentre alza la maglia vedo uno spago.
“Vorresti anche una cinta?”
Ed il sorriso si allarga. “Si, si” è la risposta
“Ed anche un paio di scarpe? Magari calde”
Non risponde , sorride, però mi dice, anticipando la domanda “ 42”
Poi concludo “ Ti servirebbe una tenda?”
“No grazie, fa freddo, meglio una stanza e le scatole di cartone”
E’ il tardo pomeriggio. Consegniamo quanto necessario ad Adrian.
Sorride , ma i suoi occhi sono tristi sta di nuovo arrivando la notte e la Caritas da noi non c’è!
In attesa, chi ha una vecchia stanzetta, magari nel centro storico?
Per un po’ di tempo, non per sempre!
Restiamo in attesa.
Amantea 11.1.2015
Francesco Saverio Caruso professore della "Magna Graecia", il Coisp protesta.
Domenica, 11 Gennaio 2015 17:34 Pubblicato in CatanzaroIl sindacato di polizia contesta l'assegnazione di una cattedra di Sociologia all'ex deputato ed esponente no global Francesco Saverio Caruso.
Il segretario regionale del Coisp, il sindacato indipendente di polizia, Giuseppe Brugnano, interviene nella polemica - sollevata ieri dal presidente del consiglio comunale di Catanzaro Ivan Cardamone - per l'affidamento di una cattedra universitaria in Sociologia dell'ambiente e del territorio dell'Università Magna Grecia all'ex deputato di Rifondazione comunista Francesco Saverio Caruso, ex esponente dei no global e dichiara "Una nomina francamente inspiegabile - che ci indigna e ci preoccupa per la ricaduta che potrebbe avere sugli studenti. A parlare chiaro è il curriculum del signor Caruso, noto alle cronache per essere stato uno dei principali artefici della rete no-global del G8 di Genova, per aver seminato marijuana nei cortili della Camera dei deputati, per aver sostenuto l'occupazione abusiva di stabili pubblici e privati, per aver inopinatamente attaccato le forze di polizia e per essere stato sottoposto a diversi procedimenti penali".
Poi continua il segretario dl Coisp "Nel tentativo di giustificare la nomina il coordinatore del corso di laurea in Sociologia dell'università Magna Grecia, ha evidenziato la necessità di andare oltre le legittime divisioni politiche, dicendo che esse non possono mai essere pregiudizievoli rispetto ad un incarico accademico. Giusto, giustissimo. Ciò che il coordinatore Corposanto però fa finta di non vedere è che in questo caso non si tratta di visioni politiche contrapposte, di mere divergenze di partito, ma di senso dello Stato, di quei diritti e quei valori sanciti dalla Costituzione e mai accettati pienamente dal "sovversivo" Caruso.
Che genere di insegnamento intendiamo dare ai giovani dell'ateneo catanzarese?
Che modelli vogliamo proporre ai loro occhi e che esempi vogliamo dargli per il futuro?".
"La nostra posizione - conclude Brugnano - è chiara: oltre a condannare a mezzo stampa la decisione assunta dall'università Magna Grecia, ci riserviamo di organizzare nei prossimi giorni manifestazioni di dissenso nei locali della facoltà di Sociologia".
Di Riccardo Ghezzi, il 7 agosto 2013 ricordava così Francesco Saverio Caruso, il No Global che Rifondazione Comunista ha portato in parlamento dal 2006 al 2008.
“Ci eravamo quasi dimenticati di lui, diventato famoso per aver definito “assassini” Tiziano Treu e Marco Biagi, dimenticandosi che quest’ultimo era stato ucciso dalle sedicenti “Nuove Br” e quindi più che un assassino era un assassinato. Forse proprio perché caduto nel dimenticatoio, tanto da sentirsi in dovere di auto-proclamarsi “sovversivo a tempo pieno” dopo che la sinistra radicale è stata cacciata dal parlamento con il voto del 2008, il No Global beneventano ha voluto riassaporare le luci della ribalta con una sparata delle sue:
ATTENZIONE! Tra dieci minuti scoppia la guerra civile.
Per ora ci sono meno di 500 persone. Potremmo andare in massa a Palazzo Grazioli, appendere Silvio e una decina dei suoi sgherri a testa in giù (scegliete voi tra Gasparri, Brunetta, Bondi & C.)… così la finiamo con questi buffoni e passiamo alle cose serie
La nostalgia di piazzale Loreto e degli avversari politici, nella sua visione “nemici”, è un tema ricorrente nell’attivismo di Francesco Caruso. Che in questo post, scritto domenica scorsa, riassume perfettamente la filosofia della sinistra radicale: stigmatizzare la violenza, riferendosi alla guerra civile minacciata in forma iperbolica dagli avversari politici, reagendo con altrettanta e superiore violenza, con chiari riferimenti alla Resistenza e quindi ad un’altra guerra civile del passato, conclusasi per l’appunto con gli odiati sconfitti “appesi a testa in giù”. E poi, soprattutto, il modus operandi: agire solo in caso di consapevolezza che i “nemici” siano pochi. Mentalità da centri sociali, che attaccano esclusivamente quando sanno di essere in netta maggioranza. Ecco perché i propositi guerrieri di Caruso hanno trovato maggiore conforto dopo aver appurato che “Per ora ci sono solo 500 persone”. Fossero di più, come poi effettivamente sono state, sarebbe meglio stare alla larga”.
Quando i No Global vengono portati in parlamento, questi sono i risultati.
Quali saranno quelli dei No Global portati ad insegnare nelle Università?
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