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Stamattina il Tribunale collegiale di Catanzaro, presieduto dal giudice Tiziana Macrì, ha dato inizio al dibattimento del processo nato dall’operazione “Robin Hood” su una serie di manovre ritenute illecite intorno alla gestione dei fondi della Comunità europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficoltà.

 

In particolare, l’attività della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e del Ros di Catanzaro avrebbe accertato l’esistenza di un presunto “Comitato d’affari” che avrebbe distratto i finanziamenti comunitari vincolati al progetto regionale “Credito sociale”, indirizzandoli su conti correnti di società private, anche all’estero.

Ammesse dai giudici le prove richieste dal pm della Dda di Catanzaro, Graziella Viscomi, e dalla difesa degli imputati.

Il Tribunale si è riservato di decidere solo in ordine ad alcune produzioni documentali richieste dalla Procura.

Nell’udienza odierna si sono costituiti parti civili alcuni soci della Cooperfin e la Regione Calabria. Bruno Calvetta, dirigente della Regione, risultava invece già costituto (in sede di udienza preliminare davanti al gup) parte civile.

L’udienza odierna è servita al Tribunale anche per rigettare un’eccezione di competenza territoriale sollevata dall’avvocato Francesco Sabatino (difensore di Ferrante), ed alla quale si sono associati gli altri difensori, che chiedeva lo spostamento del processo al Tribunale collegiale di Vibo Valentia sulla scorta del fatto che fra le contestazioni vi sono pure due estorsioni con le aggravanti di aver agevolato il clan Mancuso, che ha la sua roccaforte a Limbadi, nel Vibonese.

Allo stato, però, il Tribunale ha deciso di disattendere l’eccezione delle difese e il processo resta quindi a Catanzaro.

Gli imputati sono:

Nazzareno Salerno, 53 anni, di Serra San Bruno (recentemente reintegrato in seno al consiglio regionale);

l’imprenditore Gianfranco Ferrante, 54 anni, di Vibo Valentia;

Vincenzo Spasari, 57 anni, di Nicotera, impiegato di Equitalia a Vibo Valentia;

Pasqualino Ruberto, 47 anni, di Lamezia Terme, ex presidente di Calabria Etica, società “in house” della Regione Calabria (già consigliere comunale di Lamezia Terme);

Vincenzo Caserta, 61 anni, originario di San Costantino Calabro e residente a Catanzaro, ex direttore generale del Dipartimento regionale Lavoro;

Ortensio Marano, 44 anni, di Belmonte Calabro, ex amministratore delegato della Cooperfin Spa; Claudio Isola, 39 anni, di Vibo Valentia, già componente della Struttura speciale dell'assessorato al Lavoro della Regione Calabria;

Damiano Zinnato, 51 anni, di Nicotera, cognato del boss della ‘ndrangheta di Limbadi Luigi Mancuso;

Saverio Spasari, 29 anni, di Nicotera, figlio di Vincenzo;

Michele Parise, 45 anni, di Castrolibero;

Patrizia Nicolazzo, 44 anni, di Lamezia Terme;

Maria Francesca Cosco, 48 anni, avvocato di Catanzaro; Antonio Cusimano, 58 anni, di Catanzaro (componente del Comitato di gestione del Credito sociale);

Valerio Grillo, 66 anni, avvocato di Vibo Valentia (componente del Comitato di gestione del Credito sociale);

Bruno Dellamotta, 70 anni, nativo di Genova ma residente a Firenze.

Le accuse. Le indagini hanno documentato una serie di manovre ritenute illecite intorno alla gestione dei fondi della Comunità europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficoltà.

In particolare, l’attività della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e del Ros di Catanzaro ha accertato l’esistenza di un presunto “Comitato d’affari” che avrebbe distratto i finanziamenti comunitari vincolati al progetto regionale “Credito sociale”, indirizzandoli su conti correnti di società private, anche all’estero.

Nazzareno Salerno avrebbe favorito - secondo l'accusa - le nomine dei componenti del Comitato di gestione del Credito sociale “esclusivamente per motivi personali e privati, in particolare con Cusimano per via di rapporti di amicizia, con Valerio Grillo per via dell’appoggio elettorale”.

Con tale condotta avrebbe procurato ai nominati un ingiusto profitto patrimoniale, pari alle somme incamerate in forza dei contratti professionali stipulati con danno ingiusto di rilevante gravità per la Regione Calabria stimato in oltre 237 mila euro. Sequestrati in via preventiva nel corso dell’operazione beni per un valore di circa 2 milioni di euro.

Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Giancarlo Pittelli, Francesco Iacopino, Carlo Arnulfo, Giuseppe Viola, Nunzio Raimondi, Emanuele Luppi, Francesco Sabatino, Anselmo Torchia, Angelo Spasari, Giovanni Marafioti, Pasquale Barbieri, Giovanni Merante, Francesco Gambardella, Pasquale Naccarato, Mario Murone, Vincenzo Gennaro, Domenico Naccari, Nicola D'Agostino.

Pubblicato in Belmonte Calabro

Un anno fa – più o meno di questi tempi – le esigenze giornalistiche avevano giustamente richiesto la ribalta e la cosiddetta “prima pagina” per i tre arrestati eccellenti dell’operazione “Robin Hood” contro i papponi di Calabria Etica e così le fotografie di Pasqualino Ruberto e Nazzareno Salerno e le accuse contro il dirigente regionale Vincenzo Caserta hanno girato per tutta Italia.

Era passato in secondo piano invece il ruolo fondamentale del “bancomat” di questi papponi. tutti affamati di tangenti e soldi sonanti. Si chiama Ortensio Marano e viene da Belmonte, costa tirrenica cosentina, ad un passo da Amantea. 

I dieci milioni di euro di fondi comunitari stanziati per le famiglie bisognose sono stati trasferiti alla Fondazione Calabria Etica, e da qui girati attraverso un bando ad hoc ad una società privata, la Cooperfin spa dell’imprenditore Ortensio Marano, che in parte li distraeva dalla loro finalità facendoli girare su conti di gestione in modo da utilizzarli per la propria attività finanziaria, in parte li trasferiva direttamente all’ex assessore Nazzareno Salerno, mascherandoli sotto forma di prestito.

Duecentotrentamila euro: un prestito fittizio, secondo gli inquirenti, perché a fronte delle rate pagate dal politico, la società restituiva le stesse cifre per l’acquisto di quote di una società riferibile alla famiglia dello stesso Salerno.

Tutto questo un anno fa. Oggi, a distanza di poco più di un anno – appunto – scopriamo che il “bancomat”, pardon la Cooperfin, ha chiesto e ottenuto il pignoramento dello stipendio alla Regione di Nazzareno Salerno, quasi a voler dimostrare che quel “prestito” non è fittizio… Ovviamente sappiamo tutti che trattasi di mazzetta mascherata da prestito e questa mossa della Cooperfin potrebbe essere la spia di una forma di collaborazione con la magistratura e quindi con la DDA che non promette niente di buono per Nazzareno Salerno e gli altri suoi compari “papponi”.

Ricordiamo infatti che all’epoca hanno ricevuto un avviso di garanzia anche Maria Vincenza Scolieri, 41 anni, Cristiano Giacinto, 43, e Licia Soreca, 34 anni. I tre sono accusati di abuso d’ufficio in concorso “in qualità di componenti la commissione esaminatrice nominata in relazione alla gara indetta dalla fondazione Calabria Etica, per conto della Regione Calabria, in relazione a un partner di service finanziario connesso alla gestione del fondo a favore di coloro che versano in una situazione di temporanea difficoltà economica di cui al progetto “Credito Sociale”, dunque di pubblici ufficiali o comunque incaricati di un pubblico servizio”.

In estrema sintesi, Scolieri, Giacinto e Soreca avevano aggiudicato la gara alla società Cooperfin Spa nonostante fosse palese che non avesse i requisiti per poterla vincere.

Per raggiungere i propri obiettivi, Salerno ha estromesso quei funzionari che volevano escludere Calabria Etica dal progetto, tra cui l’ex dirigente Bruno Calvetta, che subì minacce e forti pressioni riprese anche dalle telecamere del Ros, e infine venne sostituito con Enzo Caserta, finito in manette nell’operazione.

Ruberto allora ha sottoscritto un avviso funzionale a quella selezione del tutto privo dei requisiti minimi per poter essere considerato un bando pubblico, non facendo alcun riferimento al valore del servizio da appaltare e individuando un termine di appena 7 giorni per la presentazione delle candidature, termine, “oltre che illegittimo anche inadeguato, in relazione alla richiesta di presentazione di un “progetto” che contenga proposte migliorative della gestione del servizio”.

Caserta ha poi omesso – pur avendo l’obbligo giuridico di intervenire – qualunque forma di controllo sulle modalità di selezione predisposte da Ruberto, mentre Marano ha concorso in questo in quanto “beneficiario della condotta illecita e negoziatore con Salerno, soggetto, a sua volta, ideatore ed istigatore della complessiva vicenda delittuosa, nonché in ultimo anche beneficiario del prezzo corruttivo che la Cooperfin Spa verserà in suo favore”.

E l’interesse della Cooperfin “non era certo la remuneratività del servizio, ma la disponibilità delle ingenti somme di cui poi avrebbe disposto in maniera assolutamente illecita”.

In definitiva, per il giudice, la predisposizione del “bando” risulta “essere stato chiaramente il frutto di una collusione fra chi lo ha formulato (Ruberto), chi ne ha affidato indebitamente la predisposizione (Caserta), chi aveva interesse a che fosse la Cooperfin ad aggiudicarsi il servizio (Salerno) e chi ne ha beneficiato, non tanto aggiudicandosi il servizio, ma appropriandosi concretamente addirittura della maggior parte (ben l’80% circa) delle somme gestite (Marano).

I 230.000 euro che sono stati trovati a Salerno sono palesemente il ricavato di una tangente. Euro versati al mafioso Salerno in due rate: la prima da 148.484 euro del 02.02.2015, la seconda da 82.255,46 euro, del 17.07.2015.

Le date dei versamenti, specie la prima, sono significative perché corrispondono allo stesso periodo (inizio 2015), quando Calabria Etica versa i soldi alla Cooperfin di Ortensio Marano. Come a dire: non appena i soldi sono stati accreditati e l’affare concluso, si passa al pagamento della mazzetta.

Dicono i magistrati: siamo di fronte ad una chiara mazzetta pagata a Salerno, in quanto ideatore del piano criminale che ha permesso alla Cooperfin di gestire il denaro del Credito sociale. E per giustificare la mazzetta, la cricca capeggiata da Salerno si inventa un prestito. E per “avallare” la tesi del prestito, Salerno versa fittiziamente anche qualche rata del presunto prestito alla Cooperfin. Denaro che Salerno riceveva attraverso versamenti, addirittura superiori all’importo fittizio della rate da pagare, guarda caso, dalla società M&M Management. E di chi è la società M&M Management? Guardo caso di Ortensio Marano, lo stesso che ha ricevuto la gestione attraverso la Cooperfin del denaro destinato al Credito sociale.

Sì, propio lui, Ortensio Marano da Belmonte, il bancomat dei papponi di Calabria Etica ma anche di Calabria Verde, per come abbiamo già documentato (http://www.iacchite.com/calabria-verde-principale-campanaro-le-grandi-manovre-cooperfin-tfr-dei-lavoratori/). Un uccellino ci aveva detto che presto ci sarebbero state novità. Ed aveva ragione. Buona fortuna a tutti!

Da Iacchite- 29 marzo 2018

Pubblicato in Belmonte Calabro

Il gup distrettuale Claudio Paris, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Graziella Viscomi, ha rinviato a giudizio sedici imputati convolti nell’inchiesta della Dda di Catanzaro Robin Hood, che ha scoperchiato quello che gli inquirenti hanno definito un comitato d’affari che avrebbe avuto pieni poteri sui fondi europei destinati al credito sociale, sottratti ai veri destinatari, alle famiglie più disagiate per soddisfare scopi di natura personale

Le accuse a vario titolo sono truffa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, peculato, turbativa d’asta ed abuso d’ufficio

A processo:

- l’ex assessore regionale Nazzareno Salerno, 52 anni di Serra San Bruno;

l’ex direttore generale  del dipartimento Lavoro della Regione Vincenzo Caserta, 60 anni di Lamezia Terme;

l’ex presidente di Calabria Etica Pasqualino Ruberto, 46 anni di Lamezia Terme;

Maria Francesca Cosco, 47 anni di Catanzaro;

il commercialista Antonio Cusimano, 57 anni di Catanzaro;

l’intermediario finanziario Bruno Dellamotta, 69 anni, originario di Genova, ma residente a Firenze;

l’imprenditore Gianfranco Ferrante, 53 anni di Vibo;

l’avvocato, già componente del Comitato di gestione del Credito sociale, Martino Valerio Grillo, 65 anni di Vibo;

l’ex componente della struttura speciale dell’assessorato al Lavoro della Regione Calabria Claudio Isola, 38 anni di Vibo;

ex amministratore delegato della Cooperfin Spa Ortensio Marano, 43 anni di Belmonte Calabro;

Patrizia Nicolazzo, 43 anni di Lamezia Terme;

Michele Parise, 44 anni di Castrolibero (Cs);

l’impiegato di Equitalia Vibo Vincenzo Spasari, 56 anni di Nicotera;

il figlio Saverio Antonio Spasari, 28 anni di Nicotera;

il cognato del boss Luigi Mancuso,

Damiano Zinnato, 50 anni, di Nicotera.

Nell’elenco dei rinviati a giudizio anche la Società Cooperfin Spa con sede in Belmonte Calabro.

A difendere gli imputati gli avvocati difensori Giancarlo Pittelli, Francesco Iacopino, Nunzio Raimondi, Vincenzo Gennaro, Francesco Gambardella, Danilo Iannello, Pasquale Naccarato, Angelo Spasari, Giovanni Marafioti, Francesco Sabatino e Anselmo Torchia.

Le posizioni degli avvocati Francesco Masciari, 52 anni di Catanzaro e Avolio Castelli, 60 anni di Roma, difesi rispettivamente dai legali Giovanni Merante e Giuseppe Viola, che lo scorso 5 gennaio hanno optato per il rito abbreviato, verranno discusse l’11 aprile, mentre, per quanto riguarda la posizione della società M&M Management srl con sede legale a Milano e con unità operativa a Belmonte Calabro, stralciata per difetti di notifica è già stata fissata una nuova udienza preliminare per il 26 gennaio prossimo.

In udienza non si è costituita parte civile la Regione Calabria, mentre si è costituito il dirigente generale del dipartimento n° 10 (Lavoro e Politiche sociali) Bruno Calvetta, rappresentato dall’avvocato Giusy Caliò.

Pubblicato in Belmonte Calabro

“Robin Hood” è quella inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che nel febbraio scorso ha portato in carcere l’ex assessore regionale al Lavoro, Nazzareno Salerno e Ortensio Marano, due dei principali indagati dell`inchiesta, entrambi sono accusati di essersi appropriati indebitamente dei fondi del Credito Sociale.

 

Nazzareno Salerno da ex assessore regionale al Lavoro avrebbe infatti favorito Marano e una sua società nella gestione dei fondi del Credito sociale in cambio del versamento di denaro a titolo di tangenti. 

 

Emanati nuovi avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta.

Si tratta di un troncone investigativo relativo alle assunzioni di Saverio Spasari e Damiano Zinnato, entrambi di Nicotera, in un progetto della Regione Calabria.

Indagini che già avevano portato a muovere delle specifiche contestazioni sia nei confronti di Damiano Zinnato, (cognato del boss Luigi Mancuso di Limbadi), sia nei confronti di Saverio Spasari di Nicotera in merito alla loro inclusione in un progetto.

 

I nuovi indagati sono:

Michele Parise,

Patrizia Nicolazzo e

Maria Francesca Cosco,

componenti della commissione selezionatrice di un progetto per il Dipartimento “Politiche sociali” della Regione Calabria e

Antonella Torchia,

Sonia Libico e

Eugenio Mercuri,

componenti della commissione per i progetti di verifica degli standard normativi delle strutture sanitarie calabresi.

Sono tutti accusati di aver abusato del loro ufficio per favorire determinati candidati a scapito di altri in concorso con Pasqualino Ruberto, ex guida della fondazione Calabria Etica (ente in house della Regione Calabria), dell’ex consigliere ed assessore regionale Nazzareno Salerno, dei vibonesi Claudio Isola, Damiano Zinnato (cognato del boss Luigi Mancuso di Limbadi), Vincenzo Spasari e del figlio Saverio Spasari, gli ultimi due di Nicotera.

Pubblicato in Vibo Valentia

Pasqualino Ruberto è in carcere dal 2 febbraio, nell’ambito dell’inchiesta “Robin Hood” che gli inquirenti hanno definito “un comitato d’affari” organizzato per sottrarre fondi pubblici.

Dopo l’arresto la Prefettura di Catanzaro aveva sospeso Ruberto dalla sua carica.

Ieri la lettera dal carcere con la quale si dimette.

Questa la lettera :

“Con la presente il sottoscritto Pasqualino Ruberto, consigliere comunale del gruppo consiliare Labor, formula in modo irrevocabile le proprie dimissioni dalla carica di consigliere comunale.

Le vicende giudiziarie che hanno anche coinvolto la mia persona, non mi lascerebbero il tempo e la dovuta serenità che le funzioni del consigliere implica di avere.

Ringrazio tutti voi colleghi consiglieri per la collaborazione avuta, in questi due anni quasi, di lavoro comune nelle commissioni e nei consigli comunali.

Grazie per l’affetto e la stima dimostratami in discussioni politiche e/o di merito anche quando ci ha visti su posizioni contrapposte.

Una certezza posso darvi: è quella che non avrete mai da vergognarvi di un collega consigliere che ha potuto rubare un solo euro dalle casse pubbliche che ha gestito”.

E poi ha aggiunto: “Scrivo dall’interno di una cella nel carcere di Vibo e le condizioni non mi permettono una forma della comunicazione consona al destinatario.

Di questo, presidente, le chiedo scusa ma sono certo che ne comprenderà il motivo.

Auguro a tutti voi un buon lavoro, un lavoro che produca il meglio per la città di Lamezia Terme nel prosieguo della consiliatura.

Lamezia Terme lo merita ed io ve lo auguro con tutto il cuore, così come auguro a me di abbracciare presto la mia adorata figlia, i miei affetti più cari e la conclusione della vicenda giudiziaria che mi vede coinvolto on le giuste condanne per chi colpevole, e le giuste libertà per chi innocente.”

Al suo posto entrerà Davide Mastroianni.

È lui, infatti, ad aver totalizzato più voti nella lista di riferimento di Ruberto (candidato a sindaco nel 2015): 294 i voti ottenuti risultando il primo dei non eletti.

L’entrata di Mastroianni sarà ufficializzata nel prossimo consiglio comunale, previsto per venerdì 17 febbraio.

Pubblicato in Lamezia Terme

Arrestati Nazzareno Salerno, Pasqualino Ruberto, Vincenzo Caserta, Ortensio Marano ed altri 5

 

Un disegno criminoso che sarebbe stato messo in atto sin dall’avvio delle procedure per il credito sociale, uno strumento promosso dalla Regione Calabria che doveva servire a fornire piccoli prestiti alle famiglie calabresi più bisognose, e le cui risorse finivano invece nelle tasche di un vero e proprio comitato d’affari politico-criminale.

 

Quello su cui ha stretto il cerchio la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che con l’operazione “Robin Hood” condotta dai Carabinieri del capoluogo e dalla Guardia di Finanza di Vibo Valentia ha portato in manette nove persone tra cui:

Nazzareno Salerno, 52 anni, di Serra San Bruno (rieletto alle ultime regionali del novembre 2014 con Forza Italia ottenendo 9.163 preferenze), ex assessore regionale al Lavoro e attuale consigliere regionale

Pasqualino Ruberto, 46 anni, di Lamezia Terme, ex presidente di Calabria Etica, società in house della Regione Calabria (attuale consigliere comunale di Lamezia Terme);

Vincenzo Caserta, 60 anni, originario di San Costantino Calabro (Vv), residente a Catanzaro, ex dirigente generale del Dipartimento Politiche sociali della Regione Calabria;

Ortensio Marano, 43 anni, di Belmonte Calabro (Cs), ex amministratore delegato della Cooperfin spa;

Gianfranco Ferrante, 53 anni, di Vibo Valentia, imprenditore, considerato contiguo al clan Mancuso;

Giuseppe Avolio Castelli, 60 anni, di Roma;

Bruno Dellamotta, 69 anni, nativo di Genova residente a Firenze, allo stato irreperibile;

Claudio Isola, 38 anni, di Vibo Valentia, già componente della Struttura speciale dell’assessorato al Lavoro della Regione Calabria e indicato dagli inquirenti come contiguo alla cosca Mancuso di Limbadi;

Vincenzo Spasari, 56 anni,di Nicotera, impiegato di Equitalia a Vibo Valentia, considerato contiguo al clan Mancuso.Vincenzo Spasari è il padre della ragazza per il cui matrimonio atterrò un elicottero nella piazza centrale di Nicotera.

I dieci milioni di euro di fondi comunitari stanziati per le famiglie bisognose furono quindi trasferiti alla Fondazione Calabria Etica, e da qui - è la ricostruzione degli investigatori - girate attraverso un bando ad hoc ad una società privata, la Cooperfin spa dell’imprenditore Ortensio Marano, che in parte li distraeva dalla loro finalità facendoli girare su conti di gestione in modo da utilizzarli per la propria attività finanziaria, in parte li trasferiva direttamente all’ex assessore Salerno, mascherandoli sotto forma di prestito.

Duecentotrentamila euro: un prestito fittizio, secondo gli inquirenti, perché a fronte delle rate pagate dal politico, la società restituiva le stesse cifre per l’acquisto di quote di una società riferibile alla famiglia dello stesso Salerno.

“Sono stati sprecati fondi che servivano per dare sostegno e respiro a chi ha bisogno, a chi è in difficoltà, sono stati sprecati in modo scientifico con artifici e raggiri. Persone spregiudicate insensibili ai bisogni della gente hanno utilizzato questi fondi per fini propri, hanno rubato”, è stato il commento del capo della Distrettuale Antimafia Nicola Gratteri, affiancato in conferenza stampa dall’aggiunto Giovanni Bombardieri che ha coordinato l’indagine insieme ai sostituti procuratori Camillo Falvo e Fabiana Rapino.

Per raggiungere i propri obiettivi, l’assessore Nazzareno Salerno avrebbe estromesso quei funzionari che volevano escludere Calabria etica dal progetto, tra cui l’ex dirigente Bruno Calvetta, che subì minacce e forti pressioni riprese anche dalle telecamere del Ros, e infine venne sostituito con Enzo Caserta, finito in manette nell’operazione odierna. 

 

Salerno è quindi stato arrestato per abuso d'ufficio, turbativa d'asta, corruzione e minaccia a pubblico ufficiale aggravata dal metodo mafioso.

Nel provvedimento della Dda di Catanzaro è stato ipotizzato anche il voto di scambio a Carico di Salerno che avrebbe chiesto appoggio elettorale ai clan della 'ndrangheta Vallelunga di Serra San Bruno e Lo Bianco di Vibo Valentia in occasione delle elezioni regionali del 2010 acquistando veri e propri pacchetti di voti, ma il gip non ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari. 

 

L'operazione sarebbe il seguito di una precedente inchiesta sulle presunte assunzioni clientelari nella fondazione Calabria Etica: le indagini hanno poi consentito di svelare che tra gli assunti ci sarebbero anche esponenti legati al clan Mancuso, che avrebbe supportato Salerno nella sua azione intimidatoria.

Pubblicato in Belmonte Calabro

Il sostituto procuratore Graziella Viscomi e il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri della Procura di Catanzaro hanno chiesto il processo per 12 persone accusate di svariate ipotesi di abuso d'ufficio e peculato.

Ecco i nomi

Pasqualino Ruberto, ex presidente della fondazione Calabria Etica, ente in house della Regione Calabria

Vincenzo Caserta già dirigente generale reggente del dipartimento "Sviluppo economico, Lavoro, Formazione e Politiche sociali;

Tadiana Gabriele, presidente della commissione selezionatrice dei progetti "Responsabilità sociale delle imprese in Calabria", "Potenziamento del servizio di accompagnamento per rendere accessibile l'informazione sociale nelle aree interne" e "Sostegno politiche integrate a favore della famiglia";

Sonia Libico componente della commissione selezionatrice di tali progetti

Ulisse Mancari, componente della commissione selezionatrice di tali progetti;

Michele Parise, presidente della commissione selezionatrice del progetto "Piano di comunicazione istituzionale";

Patrizia Nicolazzo componente della commissione selezionatrice del progetto "Piano di comunicazione istituzionale";

Maria Francesca Cosco, e componenti della commissione selezionatrice del progetto "Piano di comunicazione istituzionale";

Antonello Catanese, membro del collegio dei revisori dei conti della fondazione

Domenico Pisano, membro del collegio dei revisori dei conti della fondazione

Maurizio Scerra, membro del collegio dei revisori dei conti della fondazione;

Caterina Ferrante, amministratore unico e legale rappresentante della Crc Consulting.

Ma sotto accusa c'è tutto il sistema

Si parla di

Progetti generici e fumosi, ma molto costosi, per dare lavoro e stipendi a fini clientelari, e a ridosso delle elezioni regionali.

Di Procedure di selezione fittizie e discrezionali.

Di Finanziamenti prosciugati a danno delle politiche sociali per i Comuni.

Di Incarichi professionali affidati agli amici.

Secondo i magistrati, gli indagati, in particolare Ruberto, Caserta, Gabriele, Libico, Mancari, Parise, Nicolazzo, e Cosco, venendo meno al proprio dovere di pubblici ufficiali e trasgredendo all'articolo 97 della Costituzione che prescrive il dovere il dovere di imparzialità nella Pubblica Amministrazione, avrebbero illecitamente favorito l'assunzione di 251 collaboratori per quattro progetti «dal contenuto fumoso, privi di concretezza e di riferimenti alle modalità di attuazione nonché carenti di accordi con le autorità collegate cui i lavoratori erano destinati».

Pasqualino Ruberto, che si avviava a candidarsi a sindaco alle amministrative di maggio 2015 a Lamezia Terme (è stato poi eletto consigliere comunale) è accusato di avere assunto, intenzionalmente e a fini clientelari un numero abnorme di collaboratori a progetto (tra i quali persone a lui molto vicine: Daniela Cappelli, Floreana De Sarro, Tadiana Gabriele, Filomena Silvana Maglia, Carlo Marino, Miriana Paola, Simona Pizzonia, Bianca Maria Vitalone, Daniela Vitalone, Giuseppe Vitalone, Alessandro Cordiano, Antonio Cannone, Luca Gatto, Maria Pia Labate, Sonia Libico, Antonio Mazza, Giuseppe Vittorio Marino, Patrizia Nicolazzo, Pasquale Scaramuzzino, Monica Scicchitano, Licia Soreca, Antonella Torchia, Annamaria Tropea, Ivan Vavalà, Francesco Venuti, Carolina Caruso) per realizzare progetti «generici, fumosi e privi di riferimenti alle modalità operative».

Pubblicato in Calabria

Era dicembre 2012 quando il consiglio regionale calabrese si pronunciava sul “ Riordino degli Enti sub regionali”. Distinte e distanti le posizioni.

Scopelliti diceva : «Si taglia per avere risparmi consistenti, sicuramente di 15 milioni di euro e se alla fine saranno di meno poco importa. Il progetto prevede almeno sei aree funzionali: le “Politiche sociali e del lavoro” saranno affidate a “Calabria Lavoro” che assorbirà le attività di Field e “Calabria Etica”; Fincalabra si occuperà dei “servizi dell'assistenza finanziaria alle imprese” e saranno accorpati i Consorzi delle aree industriali in un'unica agenzia. Il disegno che oggi mettiamo in campo ci consente di guardare al futuro con nuova fiducia. Scelte che vanno fatte per il bene della Calabria con l'obiettivo di dimostrare che in questo momento di crisi la politica riesce ad operare i tagli richiesti individuando all'interno degli enti delle sacche di clientelismo e di risorse inutili che presto saranno eliminate. Al centrosinistra chiediamo di prestare la massima attenzione e condividere con noi questo provvedimento. Serve il coraggio di un'intera classe dirigente che sa invertire la tendenza e produrre un risultato ».

Fortemente contrari i consiglieri Idv Domenico Talarico e Giuseppe Giordano i quali dicevano che . «Agli Enti citati nella legge ne vanno aggiunti altri. E' una proposta troppo debole per definirla riforma . ».

Sandro principe ricordava che :''il Pd non si è mai tirato indietro quando è stato chiesto un contributo sulla razionalizzazione dei costi''.

Agazio Loiero pontificava che “siamo ancora al tempo degli slogan''.

Sosteneva invece la proposta Sarra il capogruppo dell'Udc Alfonso Dattolo (trombato dalla richiesta di nomina di Occhiuto) il quale salutava positivamente il provvedimento, dichiarando che : ''Non si può pensare di salvaguardare qualche posto per gli amici di cordata politica. E' venuto il tempo delle scelte difficili''.

Ed invece sembra che i tagli risparmieranno "Calabria Etica"

La versione del presidente della commissione Affari Istituzionali e che sarà illustrata il prossimo 17 aprile non prevede più la soppressione di “Calabria Etica”e Pasqualino Ruberto continuerà nel suo incarico di presidente.

Solo un caso?

Non è certo difficile, a chi usa fare solo proclami verbali allietati dalle della stampa di regime, trovare una giustificazione (ragionevole o meno non importa).

Ma voci maligne non mancano. Qualcuna , ripresa dalla stampa “libera” sussurra che “la decisione di non procedere con il taglio della fondazione capeggiata da Ruberto sia una sorta di “ricompensa” all’impegno profuso da quest’ultimo durante l’ultima campagna elettorale. Ruberto, infatti, era candidato al secondo posto della lista alla Camera di Grande Sud. Quella, per intenderci, dove hanno trovato posto tutti i fedelissimi del governatore.”

Ancora pochi giorni e sapremo se i tagli annunciati in pompa magna dalla giunta regionale saranno stati solo spot utili per conquistare qualche titolo in prima pagina, come diceva Loiero.

Pubblicato in Calabria
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