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Intenso impegno dei Carabinieri della compagnia Scalea .

 

Intenso ma anche produttivo.

Ben 80 le persone controllate, numerose le perquisizioni effettuate, due arresti, nove denunce

Trovate anche due autovetture rubate.

Non poco.

E tutto durante il fine settimana.

 

E’ la risposta agli ultimi eventi criminosi che hanno caratterizzato il territorio dell’Alto Tirreno cosentino ed è stato posto in essere dai Carabinieri della Compagnia di Scalea.

A Praia a Mare i militari della locale stazione hanno arrestato un pusher 48enne trovato in possesso di circa 20 dosi di hashish pronte per essere immessi sul mercato praiese, unitamente a materiale vario per il confezionamento

Nel territorio di Santa Maria del Cedro i militari della locale Stazione hanno arrestato un pregiudicato classe 75 in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa da Tribunale di Paola per violazione degli obblighi imposti dall’A.G.

 

A Grisolia sono stati denunciati a piede libero tre cittadini rumeni della zona sorpresi mentre stavano cercando di perpetrare un furto in abitazione.

Contestualmente militari del N.O.R.M. hanno rinvenuto e restituito agli aventi diritto a Scalea due autovetture provento di furto in abitazione consumato le scorse settimane nel territorio di Santa Maria del Cedro.

Denunciati a piede libero, un pregiudicato originario di Verbicaro sorpreso a limite territorio con il comune di Santa Maria del Cedro, mentre stava asportando da un terreno privato circa 200 chilogrammi di legname

Denunciati altresì due cittadini algerini sorpresi, anche questa volta in un terreno privato, nel territorio di Praia a Mare mentre tentava invano di asportare 250 chilogrammi di pigne.

Le refurtive sono state restituite agli aventi diritto.

Due le persone sottoposte a misure di prevenzione e denunciate per inottemperanza agli obblighi loro imposti dalla legge.

Infine a Scalea è stato individuato e denunciato a piede libero un uomo classe ’68 resosi responsabile del danneggiamento di alcune slot machine in un noto bar scaleota. L’uomo, verosimilmente allo scopo di impossessarsi del denaro custodito all’interno delle macchinette, ha tentato di forzarle venendo messo in fuga dal proprietario dell’esercizio commerciale. Immediata attività di indagine dei Carabinieri ha permesso di trovare il malvivente, identificarlo e deferirlo in stato di libertà.

Pubblicato in Alto Tirreno

Lamezia Terme. Viaggiavano in auto con armi e munizioni. Gianpaolo Varone, di 23 anni, di Limbadi, e Alessandro Ciancio (32), di Costigliole d'Asti, entrambi con precedenti, sono stati arrestati dalla Polizia con l'accusa di porto e detenzione di armi.

I due sono stati sorpresi dalla Polizia a Lamezia Terme sull'A3. Durante una perquisizione sulla vettura sono state trovate le pistole nascoste una sotto la tappezzeria e le altre due nella presa d'aria del vano motore.

Dopo una prima perquisizione Varone e Ciancio, assieme all'auto sulla quale stavano viaggiando in direzione sud, sono stati condotti a Gioia Tauro dalla Polstrada e da personale del Commissariato di quella città e della squadra mobile di Reggio Calabria.

L'attività è stata condotta nel contesto degli interventi mirati al contrasto del fenomeno delle rapine in autostrada. Le tre pistole, di cui due clandestine, calibro 9X21 e un revolver calibro 44, risultata rubata, sono state trovate nell'ambito di un controllo più accurato della vettura.

Successivamente, a casa di Varone a Limbadi, sono state trovate due cartucce per Kalashnikov (munizionamento da guerra).

Analogo controllo, ma con esito negativo, è stato fatto nell'abitazione di Ciancio a Costigliole d'Asti.

Pubblicato in Lamezia Terme

Sottovalutare il fenomeno della ‘ndrangheta e pensare che fosse territorialmente circoscrivibile è stato sicuramente un fato di assurda presunzione.

Non combattere, come si doveva e si deve ancor più oggi, la ‘ndrangheta, l’evasione fiscale, l’abnorme spesa pubblica di favore , le spese della casta, sono stati e sono sottovalutazioni tali da porre in pregiudizio non solo la democrazia e le libertà ma anche la stessa esistenza dello stato.

Ed ora che si tenta di recuperare quelle attenzioni mancate si scopre che questi fenomeni a cominciare dalla ‘ndrangheta sono mortali.

In questi momenti la Polizia sta eseguendo oltre 30 ordinanze di custodia e sequestri per milioni di euro.

La polizia ha eseguito, nella prima mattinata di oggi 4 marzo, alcune decine di arresti in Lombardia e in altre regioni italiane al termine di un'indagine nei confronti di presunti appartenenti alla 'ndrangheta operanti in Brianza. In corso anche perquisizioni e sequestri di beni mobili, immobili e società per un valore di decine di milioni di euro.

L'inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia milanese.

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, riciclaggio, usura, estorsione, corruzione, esercizio abusivo del credito, intestazione fittizia di beni e società.

L'organizzazione, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbe più volte fatto ricorso all'intimidazione e alla violenza mentre in più occasioni sarebbe intervenuta per pacificare i dissidi sorti all'interno della stessa 'locale' di 'ndrangheta o con altre organizzazioni criminali.

Nell'ambito dell'operazione è stata anche scoperta a Seveso una vera e propria banca clandestina, in cui venivano riciclati i proventi delle estorsioni e dell'usura, grazie ad un'ampia rete di società ma anche alla collusione di imprenditori e di impiegati postali e bancari.

I capitali accumulati, hanno inoltre accertato gli inquirenti e gli investigatori, oltre a essere esportati in Svizzera e a San Marino venivano reimpiegati dall'organizzazione attraverso l'acquisizione di attività economiche nel settore edilizio, negli appalti e nei lavori pubblici, nei trasporti, nella nautica, nelle energie rinnovabili e nella ristorazione. Secondo gli inquirenti, i membri dell'organizzazione avevano anche organizzato una raccolta di denaro per sostenere i familiari di 'ndranghetisti detenuti.

Ne più ne meno……

Vedi Briangheta. La 'ndrangheta in Brianza a «centopassi» dal Lambro di Marco Fraceti


Pubblicato in Italia

Lamezia Terme – Ci sono anche il presidente della Daneco impianti Srl Francesco Colucci (che lo scorso 1 gennaio ha incorporato la Unendo Spa) e l’amministratore della società Daneco Bernardino Filipponi tra gli arrestati dalla Dda di Milano quest’oggi nell’operazione “Black smoke” contro il traffico illecito di rifiuti dell'area industriale ex Sisas in provincia di Milano. La Daneco, che è proprietaria della discarica di Pianopoli, della grande piattaforma di trattamento rifiuti nell'area industriale di Lamezia e gestisce la discarica di Alli a Catanzaro, sarebbe dunque al centro dell'inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti tra nord e sud Italia denominata "Black Smoke" portata a termine oggi dalla Dda di Milano. L'attività, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano - Direzione Distrettuale Antimafia, dai sostituti Piero Basilone e Paolo Filippini e Paola Pirrotta ''ha previsto perquisizioni presso le abitazioni e gli uffici degli arrestati, nonché l'esibizione di documenti presso le sedi Arpa di Brescia e Milano, l'Istituto superiore di Sanità e il ministero dell'Ambiente a Roma''.

L'indagine porta a conclusione l'attività investigativa avviata nel 2011 che ha interessato il sito di bonifica di interesse nazionale di Pioltello e Rodano.

Oltre a Colucci e Filipponi è finito in carcere anche Luigi Pelaggi, dirigente del Ministero dell'Ambiente, all'epoca dei fatti commissario delegato per la bonifica del sito.

Altre tre misure cautelari, agli arresti domiciliari, sono state decise a carico di Fausto Melli, membro del Cda della Sogesid spa, all'epoca dei fatti direttore dei lavori e responsabile per la sicurezza del cantiere realizzato nel sito;

Luciano Capobianco, membro del Cda della Sogesid spa, all'epoca dei fatti direttore operativo del cantiere;

Claudio Tedesi, all'epoca dei fatti consulente tecnico del Commissario Straordinario.

''Ulteriori 38 persone - precisa una nota - sono state denunciate in stato di libertà per attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti: tra questi, funzionari pubblici e titolari di società operanti nel settore del movimento terra e del ciclo dei rifiuti''.

IL PROLOGO

A seguito della procedura d'infrazione avviata dall'Unione Europea nei confronti dell'Italia per la mancata bonifica del sito d’ interesse nazionale di Pioltello e Rodano, la presidenza del Consiglio aveva nominato commissario delegato Luigi Pelaggi. L'ufficio del commissario ha poi aggiudicato l'appalto alla società Daneco Impianti, per un importo complessivo di oltre 35 milioni di euro, autorizzando nel contempo l'avvio dei lavori e l'intervento di messa in sicurezza e rimozione del "nero fumo".

La "truffa delle etichette"

I rifiuti del sito sarebbero, secondo gli inquirenti, stati poi smaltiti in modo illecito, attraverso la cosiddetta ''truffa delle etichette''. Dopo aver cambiato il codice dei rifiuti pericolosi in rifiuti speciali, infatti, la Daneco ha potuto indirizzare i rifiuti negli impianti in varie parti d'Italia, ma anche in Germania, che invece non li avrebbero potuti trattare. Dieci gli episodi contestati di traffico illecito di rifiuti: in un caso, l'azienda si sarebbe così garantita un profitto illecito di oltre 10 milioni di euro.

L'assenza del certificato antimafia all'epoca dell'appalto

Tra l'altro, quando la Daneco si aggiudicò l'appalto per la bonifica di quel ''sito di interesse nazionale'' non aveva nemmeno, secondo le indagini condotte dalla Dda milanese, il certificato antimafia necessario.

LE INDAGINI

Le indagini condotte avrebbero dimostrato come i titolari della Daneco Impianti, Francesco Colucci e Bernardino Filipponi, corrompendo il commissario con 700.000 euro, avevano ottenuto illegittimamente l'aggiudicazione della bonifica del sito pur non avendo i necessari requisiti e la declassificazione dei rifiuti da pericolosi a non pericolosi, agevolando lo smaltimento dei materiali in siti di proprietà. Il tutto con la complicità di Fausto Melli e Luciano Capobianco, responsabili della stazione appaltante, Sogesid, società partecipata dal ministero dell'Ambiente, nonchè del consulente Claudio Tedesi, che avevano omesso le opportune verifiche sulla regolarità delle operazioni di smaltimento. Come accennato poco più sopra sono stati anche denunciati in stato di libertà altri 38 soggetti per attività organizzate nel traffico illecito di rifiuti, da nord a sud: tra questi, funzionari pubblici e titolari di società operanti nel settore del movimento terra e del ciclo dei rifiuti. Mercoledì 22 Gennaio 2014  

http://www.lametino.it/Cronaca/lamezia-proprietario-e-amministratore-daneco-arrestati-per-smaltimento-illecito-rifiuti.html

Pubblicato in Lamezia Terme

Il trucco è ormai diffusissimo. Si piazza un magnete ( spesso al neodimio, liberamente in vendita di Ebay) sul contatore( non solo quello Enel, ma qualsivoglia) e si rallenta il suo movimento.

Sui contatori Enel a seconda della potenza del magnete si può modificare in diminuzione il consumo da poco meno del 50% a poco meno del 100%.

Sei persone sono state arrestate dai carabinieri a Tropea per furto di energia elettrica.

I controlli sono stati effettuati in circa 60 esercizi commerciali dal personale dell'Enel e dai carabinieri. Tra questi macellerie, bar, alimentari.

In quattro esercizi commerciali veniva utilizzato il magnete. Uno era nascosto in un profumatore per ambiente.

In alcuni casi i magneti erano poco potenti ed abbattevano i consumi del 47%. In altri magneti più potenti riduceva il consumo di circa il 95%.

Trovato anche un allaccio illecito alla pubblica rete elettrica.

Tra breve il processo.

In altri casi a seguito di patteggiamento le condanne sono state di sei mesi di reclusione e 200 euro di multa con pena sospesa.

Pubblicato in Vibo Valentia

Stamattina 2 maggio i carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica hanno arrestato questa mattina i componenti di un'associazione per delinquere finalizzata alla truffa nell'ambito di un'indagine che coinvolge 44 persone. L'associazione, attiva a Marina di Gioiosa Jonica e in tutto il territorio nazionale, avrebbe messo a segno 103 truffe tra il 2010 e il 2012 per un valore complessivo di due milioni di euro. Gli arresti eseguiti nei comuni di Marina di Gioiosa Jonica, Corniglio (PR), Chiari (BS) e San Giorgio Lucano (MT).

L’indagine comincia nel 2010, con il sequestro di tagliandi assicurativi falsi, la denuncia di innumerevoli truffe e l’attività informativa svolta dalle Stazioni dipendenti, in particolar modo quelle di Marina di Gioiosa Jonica e Caulonia Marina.

Oggetto delle truffe era un po’ tutto , tra cui: un cucciolo di bulldog, tre bovini, 4 cavalli, un trono, diverse VW Golf e Tuareg, diverse Audi Q7, BMW X5, escavatori, trattori, veicoli commerciali, attrezzatura da magazzino, moto da cross, moto da strada. Il sistema era collaudato. Si contattava il potenziale offerente attraverso siti di annunci. I truffatori lo convincevano della bontà dell’affare . Da qui la consegna della merce ed il pagamento con un assegno che dopo qualche giorno si scopriva impagabile.

Infatti, a seguito di mirate perquisizioni, presso l’abitazione di uno degli indagati, veniva sequestrato un computer portatile all’interno del quale si acquisivano files contenenti varia documentazione contraffatta: carte d’identità, contrassegni assicurativi.

Ed ecco gli arresti: ai domiciliari:.

AMATO Vincenzo, cl. ’84, Marina di Gioiosa Jonica;

· AMELIO Salvatore, cl. ’84, Marina di Gioiosa Jonica;

BEVILACQUA Benedetto, cl. ’71, Marina di Gioiosa Jonica;

BEVILACQUA Carmelo, cl. ’80, Marina di Gioiosa Jonica (domiciliato Pontoglio (BS));

BEVILACQUA Cosimo, cl. ’63, Marina di Gioiosa J.;

BEVILACQUA Cosimo, cl. ’68, Marina di Gioiosa Jonica;

BEVILACQUA Cosimo, cl. ’85, Marina di Gioiosa Jonica;

BEVILACQUA Marco, cl. ’82, Marina di Gioiosa Jonica; (domiciliato Corniglio (PR))

BEVILACQUA Massimo, cl. ’74, Marina di Gioiosa Jonica;

BEVILACQUA Maurizio, cl.’ 84, Marina di Gioiosa Jonica; (domiciliato Corniglio (PR)

BEVILACQUA Mimmo, cl. ’81, Marina di Gioiosa Jonica; (domiciliato Corniglio (PR))

COLUCCIO Rocco, cl. ’75, Marina di Gioiosa Jonica;

CARDONE Egidio, cl. ’49, San Giorgio Lucano (MT);

FANTO’ Renato, cl. ’84, Marina di Gioiosa Jonica;

in carcere

· MITTICA Arturo, cl. ’67, Marina di Gioiosa Jonica (Carcere Locri)

 

Pubblicato in Reggio Calabria

La tecnica è sempre la stessa. Si ruba un’auto poi si propone al legittimo proprietario la restituzione a pagamento. Qualche volta riesce, qualche volta la vittima reagisce e denuncia il furto ed il tentativo di estorsione.

E’ avvenuto a Castrovillari

I responsabili sono stati Sibarelli Antonio, 38enne e Stamato Gyonata, 26 enne; ambedue di Cassano all’Ionio .

Avevano rubato una piccola utilitaria per la cui restituzione volevano 800 euro

Ok , ha detto il derubato. Ma prima aveva denunciato il tutto ai militi della Compagnia di Castrovillari, così che sul luogo non era solo.

Ed i militari dell’Arma hanno potuto assistere allo scambio del pizzo estorsivo contro l’autovettura ed all’atto della consegna dell’automezzo hanno potuto procedere in flagranza all’arresto del solo Stamato Gyonata e dopo la identificazione del complice Sibarelli Antonio che era presente all’appuntamento.

I due, di cui uno veniva anche sottoposto ad interrogatorio presso la Compagnia di Castrovillari ad opera del Pm di turno presso il Tribunale di Castrovillari dott.ssa Mariasofia Cozza, sono stati in nottata tradotti presso la locale casa circondariale mentre l’autovettura veniva finalmente restituita al legittimo proprietario.

 

Pubblicato in Cosenza

Un prefetto, l’ex provveditore regionale per le opere pubbliche e alcuni alti dirigenti di società partecipate o controllate da Finmeccanica. In tutto otto persone (ma quelle coinvolte sono 12) in carcere o ai domiciliari con le accuse di associazione a delinquere, corruzione, abuso di ufficio, turbativa d’asta, rivelazione del segreto d’ufficio, falso e frode in pubbliche forniture. Per aver favorito alcune società ‘amiche’ negli appalti e nell’acquisto di apparecchiature obsolete e inutilizzabili destinate al Centro elettronico nazionale della polizia di Stato con sede a Napoli. L’inchiesta della procura partenopea oggi è arrivata ad un punto di svolta, con la guardia di finanza che ha eseguito otto ordinanze di custodia cautelare e un sequestro preventivo di oltre 50 milioni di euro nei confronti delle compagnie finite nell’inchiesta. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, abuso di ufficio, turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture, rivelazione del segreto d’ufficio e falso.

 

Gli arrestati: nei guai anche Intini, l’amico di Gianpi Tarantini

Le presunte irregolarità riguardano il trasferimento del Cen della polizia dalla vecchia sede di via Conte della Cerra, nel quartiere Arenella a Napoli all’interno della Reggia di Capodimonte. Le aziende coinvolte sono la Elsag Datamat e la Electron del gruppo Finmeccanica, per cui la procura ha deciso il sequestro preventivo di 50 milioni di euro. Tra i destinatari delle ordinanze dei magistrati, invece, ci sono l’ex direttore delle specialità della polizia, prefetto ed ex questore di Napoli Oscar Fiorolli (ai domiciliari) e l’ex provveditore alle Opere pubbliche di Campania e Molise, Mario Mautone, già condannato nel processo per l’appalto Global Service. Ordinanze di custodia notificate anche ai manager di Elsag, Carlo Gualdaroni (ora amministratore di Telespazio) e Francesco Subbioni. I provvedimenti notificati sono in tutto 12: 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 4 ai domiciliari e 4 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. La Procura di Napoli, inoltre, ha chiesto l’interdizione dai pubblici uffici dei prefetti Nicola Izzo e Giovanna Iurato. Izzo, ex vice capo della Polizia, è stato anche protagonista per la vicenda dell’esposto che denunciava un sistema illegittimo degli appalti in Viminale. Da tempo indagato nell’inchiesta napoletana sul Cen, Izzo aveva rassegnato le sue dimissioni, respinte in un primo momento dal ministro dell’Interno, dopo che l’esposto era diventato di dominio pubblico. Il coinvolgimento di Izzo e Iurato si riferisce alla presunta turbativa d’asta per la fornitura di apparecchiature elettroniche al Cen. Il primo è indagato nella sua qualità di autorità di gestione dei fondi Pon sicurezza, mentre la Iurato è chiamata in causa nella qualità di direttore dell’asse 1 dei fondi Pon sicurezza.

 

Non solo. Arresti domiciliari anche nei confronti di Guido Nasta, Luigi De Simone e l’imprenditore pugliese Enrico Intini. Quest’ultimo è un personaggio noto alle cronache giudiziarie. Amico personale di Gianpaolo Tarantini, il suo nome è finito nelle carte dell’inchiesta sulle ‘serate eleganti’ di Berlusconi perché facente parte del comitato d’affari pugliese (oltre a Gianpi e Intini, anche Roberto De Santis e l’avvocato Salvatore Castellaneta, questi ultimi tre da tempo considerati vicini a pezzi da novanta del centrosinistra pugliese e nazionale) che puntava a entrare nella ‘short list’ della Protezione civile, ovvero nel novero di quelle aziende chiamate a gestire le situazioni di emergenza e le grandi opere pubbliche per chiamata diretta. Secondo gli inquirenti baresi, Tarantini mirava a compiacere l’ex premier per ‘sponsorizzare’ il suo gruppo di imprenditori in modo da avere contatti con Guido Bertolaso. Tornando allo ‘scandalo Cen’, le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono invece state emesse, oltre che per Mautone, Gualdaroni e Subbioni, anche per Lucio Carmine Gentile.

 

La Dda: “Società illecitamente favorite in gare d’appalto”

Particolarmente dure le parole utilizzate dalla Dda di Napoli, secondo cui l’indagine avrebbe delineato “i tratti distintivi di una struttura organizzata e consolidata che opera con la finalità astrattamente lecita di aggiudicarsi appalti dalla committenza pubblica in materia di sicurezza, attraverso l’utilizzo di illeciti strumenti del tutto avulsi dalla dinamica contrattuale e dal rispetto delle norme che guidano l’agire della pubblica amministrazione”. Il fulcro centrale della presunta associazione, secondo gli investigatori, sarebbe costituito dai rappresentanti di due società appartenenti al gruppo Finmeccanica, Carlo Gualdaroni, amministratore delegato di Elsag Datamat Spa (ora Selex - Elsag Spa) e Francesco Subbioni, amministratore delegato di Electron Italia Srl, oltre che consigliere della Elsag (entrambi in carcere), i quali avvalendosi dell’apporto di collaboratori della società, in particolare Guido Nasta, consigliere Elsag, e Luigi De Simone, responsabile per la Campania Elsag, (entrambi agli arresti domiciliari), attraverso l’intermediazione di Lucio Gentile (in carcere), avrebbero stretto relazioni affaristiche con esponenti istituzionali, come Mario Mautone (in carcere), nella sua qualità di provveditore alle opere pubbliche della Campania e il Molise, e Oscar Fiorolli (ai domiciliari), all’epoca questore di Napoli.

 

Dalla Dda, inoltre, hanno spiegato che “nell’ambito di tale sistema si inserisce la figura di Enrico Intini, sottoposto ai domiciliari, amministratore del gruppo Intini, che attraverso il proprio contributo rappresentato dai mezzi imprenditoriali di natura edilizia ha concretizzato il binomio tecnologia-mattone secondo un modus operandi costantemente perseguito dalle imprese della holding Finmeccanica, potenziando il margine di guadagno dell’associazione”. Secondo gli inquirenti “la materia è oggetto di interesse degli associati, è infatti costituita in primo luogo dagli appalti che le pubbliche amministrazioni di volta in volta competenti dovevano affidare per realizzare l’ambizioso progetto della creazione di sistemi di videosorveglianza del territorio cittadino e provinciale, per poi giungere alla realizzazione di un sistema informatico complesso nel quale fare confluire tutti i dati raccolti attraverso i vari sistemi di videosorveglianza provenienti dai singoli presidi di sicurezza territoriali, il cosiddetto Cen, centro elaborazione nazionale da collocare nel costituendo centro polifunzionale della Polizia di Stato”.

 

Sono cinque gli appalti nel mirino della Procura

Oltre all’associazione a delinquere, agli indagati sono stati contestati i reati di turbativa d’asta e rivelazione di segreto di ufficio, abuso di ufficio e corruzione. Sono cinque i bandi di gara che sarebbero stati truccati e riguardano, oltre a quello per “il trasferimento, consolidamento e ottimizzazione della gestione del centro elettronico nazionale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza“, la ristrutturazione del commissariato Decumani, la videosorveglianza nel capoluogo partenopeo e in diversi comuni della provincia. Tutti gli appalti sono stati finanziati con i fondi del Programma operativo nazionale (Pon) Sicurezza. In particolare, un milione e centomila euro per il ‘Progetto per un sistema integrato di videosorveglianza territorialè dei comuni di Cercola, Massa di Somma, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio e Volla e dei quartieri di Napoli Forcella, Poggioreale, Ponticelli e Decumani; un milione e 250 mila euro sono invece andati per la fornitura di un sistema di videosorveglianza per i comuni di Arzano, Afragola, Cardito, Casandrino, Casavatore, Casoria, Frattamaggiore, Frattaminore e Grumo Nevano; 2 milioni per la fornitura di un sistema di videosorveglianza per i comuni dell’area di San Giovanni a Teduccio e Castellammare di Stabia; 3 milioni per la fornitura di un sistema di monitoraggio ambientale e videosorveglianza nell’agro nolano.

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