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La Guardia di finanza di Lamezia Terme ha notificato quatto avvisi di garanzia ad esponenti delle famiglie della 'ndrangheta per i reati di truffa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di imprenditori agricoli.

 

Nel corso delle indagini, dirette dalla Dda di Catanzaro, è emerso che i quattro indagati imponevano agli imprenditori agricoli la loro assunzione e quella dei loro familiari per ottenere dall'Inps le indennità di disoccupazione, malattia e maternità.

I provvedimenti sono stati firmati dal sostituto Procuratore Elio Romano.

Le indagini sono state effettuate dagli uomini delle Fiamme Gialle lametine, dirette dal tenente colonnello Fabio Bianco.

 

Dalle indagini è emerso che Aldo Notarianni, esponente e membro della cosiddetta “commissione” della cosca Giampà, ha imposto a diversi imprenditori locali la sua fittizia assunzione, quella di sua moglie Giuseppina Giampà e quella di sua cognata Carolina Cerra.

Ma loro non hanno mai di fatto prestato attività lavorative.

E pur avendo una falsa posizione contributiva ai fini pensionistici, ottenevano indennità di malattia e di disoccupazione, erogate indebitamente nel frattempo dall’Inps.

Insieme anche Vincenzo Torcasio, classe 80, esponente di rilievo, peraltro, della cosca dei Torcasio, contrapposta alla prima.

Le quattro persone sono state denunciate alla D.d.a. di Catanzaro perché ritenute responsabili dei reati di estorsione aggravati dal metodo mafioso e truffa aggravata in danno dell’Inps.

La truffa ai danni dell'Inps ammonta ad oltre 100.000 euro.

Pubblicato in Lamezia Terme

lagoGli amministratori e i dipendenti del comune di Lago, unitamente a quelli di Amantea, Cleto e Longobardi si ritroveranno il prossimo 25 gennaio, a partire dalle ore 15.30 presso la sala consiliare del centro nepetino, per discutere e confrontarsi su quanto regolato dalla legge 190/2012 e sulle tematiche dell’anticorruzione nella gestione della cosa pubblica.

 

L’incontro, introdotto dalla presenza di Nicola Falcone che ha effettuato molte ricerche sull’argomento, ha anche finalità formative, tanto che ai partecipanti verrà rilasciato un attestato di frequenza.

«Per avversare il malaffare amministrativo – evidenza il sindaco di Lago Vittorio Cupelli – esiste un articolato quadro di norme del Codice penale che rappresenta, nel complesso, la via giudiziaria contro il fenomeno corruttivo nella Pubblica Amministrazione. Dal 2012 il legislatore ha imboccato un’ulteriore “via”, mediante leggi dirette a rafforzare le logiche di prevenzione della corruzione.

 

La legge 190 del 2012 e le normative derivate inducono gli enti a strutturare un percorso possibilmente “auto-organizzativo” attraverso l'adozione di proprie misure di prevenzione. Da qui la necessità di interagire tra comuni vicini, allo scopo di scambiarsi idee ed opinioni, per dare forma e sostanza ad un percorso che sia quanto più condiviso e lineare.

Il presupposto logico alla base di questo modus operandi è che le misure di tipo penale e repressivo non siano più sufficienti ad affrontare il dilagare del fenomeno corruttivo, perché giungono solo a posteriori. Urge dunque prevenire. La Legge 190 è la fonte primaria della moderna prevenzione alla corruzione: sollecita una pluralità di ruoli volti al controllo; rafforza la funzione della Corte dei conti e concede più azione alla Prefettura; pone l'esigenza di un Piano nazionale anticorruzione; obbliga le singole ad adottare un proprio piano triennale di prevenzione della corruzione; promuove l’adozione di un codice “interno” di comportamento; introduce prescrizioni specifiche, come la tutela delle segnalazioni di illeciti da parte degli stessi dipendenti. Agli stessi impiegati, infatti, si pone il divieto di ricevere regali.

La norma in sé, pur difficilmente evitando comportamenti di corruzione perché, presumibilmente, chi è intenzionato a accettare tangenti non si fa certamente intimorire da potenziali sanzioni disciplinari, aggredisce la zona grigia delle condotte.

I dipendenti, inoltre, sono tenuti a segnalare al proprio superiore gerarchico eventuali situazioni di illecito di cui siano venuti a conoscenza e devono astenersi su decisioni e attività amministrative in presenza di interessi propri o di parenti.

Pubblicato in Primo Piano

Nell'ambito dell'inchie sta Acheruntia condotta dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni, la Dda aveva chiesto l’arresto di Trematerra per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato dal favorire una consorteria di ndrangheta ma lo scorso 7 luglio il gip di Catanzaro aveva negato l'arresto del politico perché “non emerge la prova di un concreto ed effettivo contributo prestato da Trematerra a favore dell’associazione”.

La Dda di Catanzaro ha proposto appello sollecitando l’arresto del politico della UDC e sostenendo che non possono esservi dubbi «che il Trematerra fosse perfettamente a conoscenza del ruolo 'ndranghetistico di Gencarelli», anzi è lo stesso gip, nella sua ordinanza che scrive che «l'ex assessore regionale fosse consapevole della caratura criminale 'ndranghetistica del coindagato». «Pertanto - continua il pm - va evidenziato e sottolineato, al fine di smentire la natura personalistica e amicale delle condotte di favore poste in essere dal Trematerra al Gencarelli Angelo che tali condotte di favore hanno visto come beneficiari, non solo lo stesso Gencarelli Angelo ma anche Salvatore Gencarelli quindi l'articolazione imprenditoriale della cosca costituita dalla società "La fungaia"».

E nei giorni scorsi si è svolta la udienza presso il TdL presenti nella udienza gli avvocati del politico di Acri, Salvatore Staiano e Sergio Calabrese, e il sostituto procuratore della Dda Pierpaolo Bruni.

Il Tribunale della libertà di Catanzaro ha rigettato l'appello sostenendo nella ordinanza la esclusione di gravi indizi di colpevolezza a carico di Trematerra per il reato di concorso esterno.

Al contrario, sempre secondo il Tribunale della Libertà, sussistono i gravi indizi di colpevolezza a carico dell'ex assessore calabrese per l'accusa di corruzione elettorale aggravata dall'articolo 7 "sotto forma di agevolazione della consorteria mafiosa di Angelo Gencarelli".

"Il patto - si legge nell'ordinanza - ha comportato, a seguito dell'elezione di Michele Trematerra al consiglio regionale, un rafforzamento del prestigio esterno della consorteria, che poteva vantare e, all'occorrenza, sfruttare e avvalersi per il raggiungimento delle sue finalità, la presenza di un soggetto inserito negli organi istituzionali della Regione Calabria". (AGI)

E così l’ex assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra può tirare un parziale sospiro di sollievo.

Pubblicato in Calabria

Tutto ha avuto inizia un anno fa quando sulle alture di Cetraro i Finanzieri scoprirono una vera e propria raffi neria di dro ga. Migliaia di piante di marijuana, di cui oltre tre mila in fase di essiccazione e altre sessanta pronte per il travaso nonché circa due quintali di “erba” stipati in cinquanta balle, ciascuna contenente un quantitativo di stupefacente variabile tra i due e i cinque chilogrammi e migliaia di semi di pregiata qualità provenienti probabilmente dal mercato olandese.

Un sistema avanzatissimo per la produzione dello stupefacente

Un impianto “industriale” di essiccazione intensiva, completo di apparato di areazione perfettamente funzionante nonché di un sistema di illuminazione, capace di sfruttare al meglio anche la luce naturale – per mezzo appositi pannelli trasparenti installati al soffitto – integrato da lampade alogene oltre ad un impianto di irrigazione e di riscaldamento.

Ma non solo marijuana.

I finanzieri trovarono anche quattrocento grammi di cocaina, conservata sottovuoto, pronta per essere spacciata e sostanza in polvere utilizzata per il “taglio”; strumenti e contenitori necessari per il confezionamento dello stupefacente e tre ciclomotori di provenienza furtiva.

Le Fiamme Gialle in quella occasione sono cioè penetrate dove si conserva il “tesoro”.

Un tesoro da circa 10 milioni di Euro che gli affiliati alla Cosca Muto intendevano difendere con ogni mezzo.

Infatti le perquisizioni permettevano ai Finanzieri di rinvenire due pistole, un fucile a pompa, due carabine e migliaia di munizioni.

Ce n’era per far partire una attenta e minuziosa indagine affidata alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Peraltro oltre alle armi e alla droga i Finanzieri scoprivano quello che si è rivelato essere il “libro mastro” del Clan.

Un libro che registrava la vendita di grosse partite di stupefacenti, acquisti di materiale utile per la coltivazione e lo stoccaggio della marijuana e per il taglio della cocaina e, soprattutto, la spartizione dei proventi tra i quattro che compaiono sistematicamente in ogni appunto ove si procede alla spartizione degli “utili”.

E così stamattina la Guardia di Finanza di Cosenza, sotto la direzione del Procuratore Aggiunto della Dda Giovanni Bombardieri e del Sostituto Procuratore Antimafia Pierpaolo Bruni, ha proceduto oggi al fermo di: Michele Iannelli, 40 anni; Fabrizio Iannelli, 38 anni; Christian Onorato, 27 anni; Pierangelo Iacovo 26 anni.

Sono tutti legati alla cosca Muto, accusati di aver dato vita ad un imponente traffico di stupefacenti.

Contestualmente ai fermi, infatti, i Finanzieri hanno sequestrato un ingrosso e due punti vendita al dettaglio di frutta e verdura fittiziamente intestati ad alcuni prestanome, ma di fatto gestiti da Michele Iannelli alias “Tavolone”.

I quattro provvedimenti restrittivi sono stati necessari per evitare che gli indagati potessero darsi alla fuga mentre i tre decreti di sequestro d’urgenza delle ditte hanno avuto lo scopo di porre fine ad un’attività di riciclaggio che, oltre a ripulire i soldi della droga, garantiva ulteriori introiti alla consorteria, condizionando il mercato ortofrutticolo di una vasta area della provincia.

Pubblicato in Alto Tirreno

Vigili urbani utilizzati per scopi privati, appalti affidati a consiglieri comunali, sanzioni cancellate agli amici dei politici e ancora truffe ed estorsioni.

 

Oggi la Digos ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini a carico di 26 persone tra politici, imprenditori, funzionari pubblici, vigili urbani e professionisti.

E’ quanto emerge dall’inchiesta “Catanzaropoli” condotta dai pm Gerardo Dominijanni e Graziella Viscomi.

Tra le vicende finite nella lente degli inquirenti ci sono l’affidamento della fornitura dei gazebo per la “Notte piccante” al consigliere comunale Franco Leone (quest’ultimo indagato anche per estorsione); i finanziamenti dati dal Comune per la festa dell’artigianato; l’utilizzo della polizia municipale per controllare le auto delle persone partite per Roma per partecipare alla manifestazione di Forza Italia.

Tra le ipotesi d’accusa anche gli incarichi affidati dall’amministrazione ad alcuni architetti, legati da rapporti di amicizia ad alcuni esponenti politici, per la ristrutturazione di alcune scuole. L’abuso d’ufficio viene contestato anche al comandante dei vigili in merito al suo rinnovo della patente. Peculato e’ invece l’accusa per l’ex assessore Massimo Lomonaco per l’utilizzo del cellulare di servizio per finalita’ private.

Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali. sarebbe emerso l’interessamento di un consigliere comunale per bloccare le sanzioni a due esercizi commerciali del quartiere Lido.

 

Peculato, induzione indebita a dare e promettere utilità,  truffa, abuso di ufficio.

E ancora turbata libertà degli incanti, favoreggiamento personale, estorsione, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico o dai pubblici ufficiali in certificati e autorizzazioni amministrative, falsità in registri e notificazioni.

C’è di tutto nella nuova inchiesta aperta dai sostituti procuratori della Repubblica di Catanzaro, Gerardo Dominijanni neo procuratore aggiunto di Reggio Calabria e Graziella Viscomi sul malaffare nel Comune di Catanzaro e di cui da notiziail sito della Tv LaCNews24.

 

Secondo la giornalista Gabriella Passariello ci sarebbe un filone di inchiesta se appalti affidati senza indire una gara pubblica,  per favorire l’amico dell’assessore o del consigliere di turno.

Soldi per agevolare trasversalmente i parenti di amministratori che per ottenerli usano lo strumento estorsivo con tanto di minacce di morte, occhi chiusi sulle irregolarità edilizie in alcuni locali commerciali, nessuna sanzione, nessuna penale. 

C’è anche l’amministratore che utilizza il telefonino pubblico per scopi personali.

E non per le emergenze, su quelle l’occhio si poteva anche chiudere, ma per farsi promettere prestazioni sessuali da una straniera, che il mestiere lo conosce bene.

Pubblicato in Catanzaro

In manette presunti elementi vicini alla cosca Lanzino-Ruà tra cui Giuseppe Perri, indicato come il reggente dell’articolazione territoriale di Acri.

Arrestato anche un ex consigliere comunale di Acri, Angelo Gencarelli, e diversi imprenditori

E’ in corso un’operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza.

Stanno eseguendo 7 arresti nei confronti di presunti elementi di spicco della cosca Lanzino-Ruà.

Anche l’ ex consigliere comunale di Acri Angelo Gencarelli ex componente la segreteria dell’ex assessore alla Forestazione della Regione Calabria Michele Trematerra, , ritenuto dalla Dda di Catanzaro un elemento di spicco della cosca.

Gencarelli ha ricoperto anche la carica di presidente della Commissione urbanistica del Comune

La DDA lo ritiene l’"elemento di congiunzione tra l'associazione mafiosa e le istituzioni pubbliche, quali la Regione e gli Enti ad essa collegati ed il Comune di Acri” e “soggetto in grado di condizionare, grazie al rapporto collusivo instaurato con pubblici funzionari, le scelte amministrative degli Enti e di orientarne le procedure amministrative riguardanti gli appalti pubblici a favore di società o "cartelli" di società facenti capo ad imprenditori organici alla cosca”.

Le indagini della DDA sono coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto e dal pm Pierpaolo Bruni, e sono condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Cosenza e del Nucleo operativo della Compagnia di Rende.

Arrestati anche alcuni imprenditori, accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, concussione, corruzione elettorale, usura, frode informatica e armi.

La cosca avrebbe condizionato l'attività del dipartimento Agricoltura della Regione Calabria e del Comune di Acri per ottenere appalti nel settore della forestazione.

Oltre a «condizionare» l’attività del dipartimento Agricoltura e Forestazione della Regione e del Comune di Acri, gli arrestati avrebbero anche esercitato pressioni nei confronti dei funzionari preposti alla trattazione delle pratiche che avevano dimostrato riottosità.

Le indagini avrebbero anche evidenziato una serie di estorsioni e di prestiti a tassi usurai ai danni di imprenditori e commercianti, oltre all’imposizione fatta a vari commercianti per l’installazione nei loro locali di slot-machine e videopoker forniti da una società di riferimento della cosca.

Tra gli indagati c'è l’ex assessore all’Agricoltura della Regione Calabria Michele Trematerra (Udc) per concorso esterno in associazione mafiosa.

Insieme a lui è indagato, per concussione, l’ex sindaco di Acri Luigi Maiorano.

Secondo l’accusa la DDA la cosca avrebbe cercato di procacciare voti per Trematerra in occasione delle regionali del 2010.

Pubblicato in Calabria

Marco Cribari de La provincia diCosenza ricordava in un suo articolo che “A Cosenza ci sono più pentiti che cristiani”, anche se non tutti vennero creduti come occorse ad Antonio De Rose perché come disse il boss Franco Garofalo «Cosenza doveva essere un'isola felice. Un posto dove non esisteva la mafia »

Ora dal libro del pentitismo cosentino sembra voglia essere strappata una pagina importante quale è quella di Vincenzo ed Ernesto Foggetti, padre e figlio, provenienti entrambi dal clan “Bella bella”

Vincenzo Foggetti, infatti, in videoconferenza, ha annunciato lo stop alla sua collaborazione con i magistrati della Dda.

E così, sembra, che i magistrati antimafia di Catanzaro abbiano "perso" un collaboratore di giustizia che aveva iniziato il suo percorso di "dialogo" con la Dda nello scorso mese di settembre. Non solo ha detto "no" ma non ha offerto grandi spiegazioni.

Non solo ma Foggetti, ha anche comunicato il cambio di avvocato difensore e chiuso il suo rapporto con lo Stato, era considerato contiguo alla cosca Bruni-Abbruzzese.

Resta invece “pentito” Adolfo Foggetti che nel clan Bruni-Abbruzzese aveva un ruolo molto più definito e che sta parlando di Amantea girandola in lungo ed in largo.

Continuano le indagini sulla vicenda della stabilizzazione dei vigili.

Sabato scorso gli uomini della Digos hanno invitato in commissariato ( sembra oggi lunedì 19 maggio), per essere sentito sulla vicenda della stabilizzazione dei vigili urbani l’ex assessore Sante Mazzei che ha dichiarato la sua piena, immediata e totale disponibilità.

 

Prima di lui era stato invitato anche l’ex vice sindaco Michele Vadacchino che ha dovuto declinare l’invito per ragioni di salute , ma che, probabilmente, verrà sentito più avanti, appena possibile.

Ovviamente sono stati tutti sentiti come persone informate sui fatti.

Non si esclude nemmeno che gli investigatori possano sentire anche altri.

Magari qualche dipendente che sottoscrisse gli atti amministrativi

Sembra che si tratti di una indagine complessa e delicata e che proprio per questo essa sia condotta con puntigliosità ed attenzione.

Prima o dopo però l’epilogo e la conclusione delle indagini

Due le possibilità o qualche notifica delle conclusioni delle indagini preliminari ex art. 415 bis c.p.p., con invito all’indagato, ed ovviamente il suo difensore, a prendere visione ed estrarre copia di tutti gli atti del fascicolo del P.M. nonché, entro il breve termine di venti giorni dalla notifica dell'avviso, a presentare memorie, produrre documenti, depositare le investigazioni difensive, chiedere al PM atti di indagine, presentarsi per rilasciare dichiarazioni o, infine, chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio (solo per quest'ultima richiesta il PM è obbligato a procedere) o la archiviazione.

Che strano! Stamattina ho detto ad un’amica che “domani” (salvo che San Francesco di Paola non imponga un rinvio) almeno due politici locali della vecchia giunta saranno sentiti per via della vicenda della stabilizzazione dei vigili.

E lei, di rimando, mi ha riferito che uno di questi politici avrebbe detto che “Domani se non mi chiamano per sapere la mia verità….”

Che strano!

Da un lato corre voce che uno di quelli sentiti ieri per quasi 2 e mezzo durante l’audizione sarebbe stato fortemente teso e preoccupato al punto che sudava abbondantemente.

Dall’altro, al contrario, corre voce che qualcuno è preoccupato per NON essere stato”ancora” sentito e per non aver potuto raccontare la propria verità, convinto che questa “nuova” verità darà la soluzione agli arcani che ancora coprono la storia di cui si discute e che scioglierà tutte le nebbie che la avvolgono !

Già! E’ meglio essere sentiti ( come persona informata sui fatti, ovviamente) od è meglio non essere sentito?

Quando sono state fatte le prime audizioni molti sospettavano, come assolutamente logico, anzi indispensabile, che sarebbero stati sentiti anche gli amministratori della precedente giunta.

E molti sospettano che dopo la lunga audizione del sindaco Sabatino si fgosse aperta una nuova luce sulla vicenda dei vigili non stabilizzati avendo ella riferito tutto quanto a sua conoscenza ma anche evidenziato che i comportamenti della attuale giunta siano conseguenti alle scelte della precedente!

Come dire che si tratta di una scelta alla quale lei sarebbe stata estranea e che oggi non può fermarsi anche alla luce della recente sentenza del TAR.

Una cosa sembra certa in tutta questa vicenda piena di dubbi ed è quella che ogni tanto prevale un orientamento politico-legale e proprio questi dubbi altalenanti hanno indotto le reazioni dei vigili che a loro volta hanno determinato l’interesse della magistratura.

Ed ora la parola spetta a lei. Non resta che aspettare. Forse non molto!

Pubblicato in Primo Piano

Abbiamo detto che forse mai le azioni investigative intraprese dalle Forze dell’Ordine hanno avuto la intensità attuale e potrebbero avere la risonanza che si riesce ad intuire.

Questo, ovviamente, se gli investigatori riusciranno a raggiungere i risultati sperati; compito non facile ma possibile, sia per la qualità degli accertamenti esperiti che per la  capacità professionale posta in campo.

Tra tutti i filoni di indagine certamente quello relativo ai proiettili inviati agli amministratori è apparso e sicuramente è quello di maggior interesse.

Una intimidazione  che è si è intuito immediatamente essere anomala, atipica al contesto politico amanteano e peraltro pervenuta 5 mesi dopo le elezioni.

Una intimidazione che  ha suscitato apprensione nella città ed ovviamente nell’amministrazione, ma che  ha indotto anche prime ed importanti riflessioni , la più importante delle quali è stata quella relativa al numero ed alla personalità degli intimiditi.

Perchè soltanto al sindaco, all’assessore Morelli, all’assessore Tempo ed al già consigliere Chilelli, quasi che “gli altri” non fossero importanti? E quali le ragioni di questa azione?

Si opinò per un riferimento allo sgombero delle ville, ma la pista non apparve credibile .

E così le indagini seguirono altre piste tra cui quella delle cooperative o comunque quella legata al lavoro, il vero problema di Amantea.

La intuizione divenne forte quando si ebbe cognizione che la indagine sarebbe stata affidata alla Guardia di Finanza sempre coordinata dalla DDA.

Ed è quest’arma che sta lavorando con intensità, mettendo in campo la storia delle cooperative amanteane , il personale dalle stesse chiamato a lavorare  pur non essendo delle stesse socio, le assegnazioni del lavoro e quant’altro .

Ma non può certamente escludersi che a dare peso alle indagini possano esserci intercettazioni anche ambientali e dichiarazioni “interne”.

Il problema è sempre lo stesso: il lavoro.

Se uno lavora ad Amantea è uno che conta; se non lavora vale poco.

Ed il lavoro lo danno solo le cooperative.

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