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Controlli serrati e quotidiani in città, soprattutto da parte della locale Caserma dei Carabinieri di Amantea, guidata dal Maresciallo Roberto Munafò, con un centinaio mezzi e attività commerciali controllate nel solo fine settimana.

 

Non si fermano, quindi, i controlli delle forze dell'ordine impegnate nell'ambito dell'attività, coordinata dalla Prefettura di Cosenza, per verificare il rispetto delle restrizioni in vigore per l'emergenza coronavirus.

 

Negli ultimi giorni diverse le sanzioni combinate.

 

Dopo aver controllato la provenienza, risultata fuori provincia, sono state multate 4 persone per circa 2.000,00 euro, che guidavano una auto tra le strade della città, senza nessuna motivazione valida.

 

Intensi anche i controlli sugli esercizi commerciali: molti quelli monitorati, nella giornata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Amantea hanno sorpreso, davanti un bar, nella centralissima via Margherita, quattro persone intente a brindare su un tavolino con aperitivi e stuzzichini.

 

 

Gli avventori sono stati sanzionati per 400,00 euro ciascuno, agli stessi veniva contestata la violazione amministrativa di cui all' art. 27 c.1 DPCM 02.03.2021, dato che non rispettavano il divieto di consumare in luogo pubblico cibo e bevande, inoltre si aggiungeva all' art. 1 c.5 DPCM 02.03.2021, poiché partecipavano ad una forma di assembramento di persone in luogo pubblico, il locale probabilmente subirà la sanzione accessoria della chiusura per 5 giorni, come prescrive la legge.

 

Un intervento necessario, spiega la Prefettura Cosentina, in questo momento di grave emergenza Covid, con i numeri sempre più alti nell'intera Regione e gli ospedali in grossa difficoltà, tanto da far diventare zona rossa l’intera Regione.

 

Pubblicato in Primo Piano

chiuse attività

Continuano i controlli della locale caserma dei Carabinieri di Amantea, alla guida del Maresciallo Munafò, per verificare il rispetto della normativa anti Covid.

 

Due importanti attività commerciali, una su Corso Regina Margherita ad Amantea, ed una su Corso Italia a Campora San Giovanni, sono state severamente contravvenzionate ieri dai Carabinieri e per entrambe è stata disposta la chiusura per quindici giorni per infrazioni amministrative in inottemperanza alle prescrizioni per il controllo del contagio da COVID 19, e per aver disatteso quanto previsto dal D.L. del 25 marzo 2020, n.19, convertito con modificazioni dalla Legge 22 maggio 2020 n. 35.

 

 

    La prima attività, quella in corso Regina Margherita pare sia stata sanzionata per aver ospitato nei locali di vendita il doppio delle persone consentite, oltre che, per avere continuato l’attività Commerciale di somministrazione bevande e alimenti all’interno della propria attività dopo le ore 18.00.

 

Ai gestori di entrambe le attività, da quanto raccontato a noi dai presenti, pare,  sono anche stati attribuite le responsabilità penali e pecuniarie di non aver fatto rispettare il distanziamento ai clienti, causando quindi assembramento.

 

        Per la seconda attività, quella in Corso Italia, su Campora san Giovanni, pare sia stata sanzionata anch’essa per aver continuato l’attività Commerciale di somministrazione bevande e alimenti all’interno della propria attività dopo le ore 18.00, oltre che, pare, per non aver fornito ai clienti adeguati dispenser con disinfettante per le mani.

 

Complessivamente il numero delle persone sanzionate ieri sera è di circa venti persone, tutte le sanzioni sono state elevate per infrazioni amministrative in inottemperanza alle prescrizioni per il controllo del contagio da COVID 19, le motivazioni delle sanzioni sono varie, ma vanno dall’assemblamento alla mancanza di uso di dispositivi per la protezione individuale.

 

Le forze dell’ordine ci fanno sapere che i controlli nei prossimi giorni saranno serrati e imponenti, invitano, pertanto, la popolazione attiva in città a segnalare eventuali abusi ed assembramenti illegali anche all’interno di abitazioni private, così da evitare la proliferazione dei contagi del coronavirus.

 

 

Pubblicato in Primo Piano

rifiuti rossano1COSENZA 11 febbraio 2020 – I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Rossano hanno contestato a sei persone del luogo l’abbandono di rifiuti non pericolosi. In particolare durante un controllo nei pressi del Torrente Colognati si è accertato l’abbandono di rifiuti non pericolosi di vario genere avvenuto in modo incontrollato. I militari hanno trovato al loro interno documentazione cartacea in disuso che ha potuto identificare e quindi poter risalire ai trasgressori ai quali sono state contestate sanzioni amministrative di seicento euro con obbligo di rimozione del materiale smaltito illecitamente. Altra attività di controllo è stata effettuata in località “Pennino Donnanna”, Comune di Corigliano – Rossano area urbana di Rossano dove si è accertato l’estirpazione abusiva di cinquanta piante di ulivo. Dal controllo effettuato dalla stazione dipendente dal Gruppo CC Forestale di Cosenza diretto dal Ten. Col. Vincenzo Perrone è emerso che l’attività di estirpazione delle piante è avvenuta in assenza di autorizzazione da acquisire preventivamente presso l’Autorità competente. Si è pertanto proceduto ad elevare sanzione amministrativa per 50.000euro al trasgressore.

Pubblicato in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo:

 

“Si è conclusa nel mese di febbraio l’operazione complessa regionale denominata “Sardina Pilchardus” per il controllo della filiera della pesca a tutela degli stock ittici e del consumatore finale. L’operazione ha visto coinvolti tutti gli uffici periferici della Direzione Marittima di Reggio Calabria.

 

Tra la Calabria e la Basilicata tirrenica sono stati impiegati 94 militari, appartenenti alle Capitanerie di Porto di Reggio Calabria, Crotone, Vibo Valentia, Gioia Tauro e Corigliano Calabro, coordinati dal Reparto Operativo - 5° Centro di Controllo Area Pesca della Direzione Marittima di Reggio Calabria, secondo le direttive impartite dal Direttore Marittimo della Calabria e della Lucania, Capitano di Vascello (CP) Giancarlo RUSSO.

I controlli svolti durante i mesi di gennaio e febbraio del corrente anno, hanno riguardato l’intera filiera della pesca, al fine di assicurare il rispetto della normativa di settore che impone il divieto di catture di specie ittiche vietate e/o sottomisura, nonché, il rispetto delle normative igienico sanitarie a tutela del consumatore finale.

L’attività di polizia marittima eseguita sul territorio di competenza del Compartimento Marittimo di Reggio Calabria ha portato al:

-sequestro penale di 282 kg di prodotto ittico vario, rinvenuto in cattivo stato di conservazione, a carico di venditori ambulanti non autorizzati;

-elevazione di nr. 16 verbali amministrativi per un ammontare di oltre 35.000 euro e sequestro di oltre 773 kg di prodotto ittico, a carico di:

-esercenti commerciali per la non corretta etichettatura dei prodotti ittici messi in vendita nei locali delle rispettive pescherie;

-pescatori professionali per aver imbarcato sul proprio peschereccio marittimi e non aver provveduto all’annotazione degli stessi sui documenti bordo;

-pescatori professionali per la detenzione e l’utilizzo di attrezzi da pesca non consentiti con conseguente sequestro amministrativo dei relativi attrezzi;

-diportisti per la detenzione di reti da pesca non consentite per la pesca sportiva/ricreativa.    

Complessivamente sull’intero territorio regionale sono stati redatti:

-nr. 38 verbali di illeciti amministrativi, per un importo complessivo di oltre € 116.000 e circa 1254 kg di prodotti ittici sequestrati in quanto privi di documenti obbligatori per la tracciabilità e sotto la taglia minima consentita;

-nr. 14 denunce penali di cui nr. 12 per cattivo stato di conservazione dei prodotti alimentari;

-nr. 12 sequestri penali per un totale di oltre 285 kg. di prodotto ittico di varie specie;

-nr. 13 sequestri di vari attrezzi da pesca utilizzati illegalmente in violazione alle norme di sicurezza della navigazione ed in materia di pesca sportiva.

L’attività di controllo sulla filiera della pesca nei confronti di chi effettua attività illegali, in particolare verso coloro che vendono prodotti alterati dal punto di vista igienico-sanitario o non idonei al consumo umano, è una delle principali linee d’indirizzo dell’attività istituzionale del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera.

La Guardia Costiera invita la collettività a prestare la massima attenzione nell'acquisto dei prodotti ittici, privilegiando quelli che rispettano le procedure di garanzia e salubrità alimentare in materia di etichettatura e tracciabilità, evitando di comprare quelli venduti illecitamente e senza garanzie per strada, privi di ghiaccio e protezione dagli agenti atmosferici da parte ambulanti non autorizzati.

Pubblicato in Reggio Calabria

Una vicenda che se non fosse drammatica farebbe ridere, anzi sganasciarsi dalle risate.

I comuni hanno l’obbligo di depurare le acque reflue prima di immetterle nei laghi, nei fiumi, sul suolo e nelle acque costiere e freatiche.

 

 

 

Già, perché le acque non trattate rappresentano un rischio per la salute dell'uomo ed inquinano.

Secondo la legislazione dell'UE, infatti, entro il 2005 doveva essere introdotto un trattamento secondario per tutte le acque reflue provenienti da agglomerati con un numero di abitanti compreso tra 10.000 e 15.000 e per gli scarichi in aree sensibili, quali acque dolci ed estuari, provenienti da agglomerati con un numero di abitanti equivalenti compreso tra 2.000 e 10.000.

E la Commissione europea in data 26 marzo 2015 ha sollecitato l'ITALIA a migliorare la raccolta e il trattamento delle acque reflue sotto pena di sanzioni eonomiche.

Tra gli agglomerati più grandi figurano Roma, Firenze, Napoli e Bari.

Alcuni agglomerati non rispettano inoltre l'obbligo di applicare un trattamento più rigoroso agli scarichi in aree sensibili.

Sono interessati una ventina di enti locali tra regioni e province autonome: Abruzzo, Basilicata, Bolzano, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trento, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto. L'Italia non rispetta inoltre l'obbligo di eliminare il fosforo e l'azoto dagli scarichi in 32 aree sensibili.

Gli scambi di informazioni con l'Italia hanno confermato l'esistenza di quelle che la Commissione considera violazioni sistematiche degli obblighi UE.

La Commissione ha pertanto emesso un parere motivato.

Se non verranno adottate misure concrete per ovviare al più presto a tali carenze, la Commissione potrebbe adire la Corte di giustizia dell'Unione europea

Il 19 luglio 2012 la Corte di giustizia dell'Ue aveva statuito che le autorita' italiane violavano il diritto dell'Ue poiche' non provvedevano in modo adeguato alla raccolta e al trattamento delle acque reflue urbane di 109 agglomerati (citta', centri urbani, insediamenti).

A distanza di quattro anni la questione non e' ancora stata affrontata in 80 agglomerati, che contano oltre 6 milioni di abitanti e sono situati in diverse regioni italiane: Abruzzo (un agglomerato), Calabria (13 agglomerati), Campania (7 agglomerati), Friuli Venezia Giulia (2 agglomerati), Liguria (3 agglomerati), Puglia (3 agglomerati) e Sicilia (51 agglomerati).

La Commissione ha chiesto alla Corte di giustizia dell'Ue di comminare una sanzione forfettaria di 62 699 421,40 euro.

La Commissione propone inoltre una sanzione giornaliera pari a 346 922,40 euro qualora la piena conformita' non sia raggiunta entro la data in cui la Corte emette la sentenza.

La decisione finale in merito alle sanzioni spetta alla Corte di giustizia dell'Ue.

Se la Corte di giustizia dell'Ue comminerà le rilevanti sanzioni, chi le pagherà?

La regione? E cioè i calabresi tutti?

Ma non è giusto. Affatto. Le sanzioni dovrebbero essere fatte pagare a chi ha commesso l’omissione, ma come al solito, in Calabria, nessuno è mai responsabile di nulla.

E Renzi grida : Viva l’Italia!

Pubblicato in Italia

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Individuati i primi responsabili degli illeciti. Continua l’attività sull’altopiano Silano

COSENZA 2 novembre 2016 -  Sono stati individuati e sanzionati alcuni responsabili dell’abbandono di rifiuti nel Comune di Spezzano della Sila. Gli uomini del Corpo Forestale del locale Comando Stazione hanno svolto un servizio specifico mediante mirati e pazienti appostamenti e osservazione dei luoghi oggetto di abbandono rifiuti, effettuati durante il mese ottobre. L’area interessata e video sorvegliata si trova lungo la strada provinciale 247 Moccone-Rose in loc. Guzzolini -Moccone ed è stata oggetto di continui abbandoni di rifiuti di ogni tipo quali sacchetti di plastica contenenti  rifiuti solidi urbani: bottiglie di plastica, documenti, vetri, parti d’autovetture, residui di parti di lavori elettrici ed altro.

L’attività investigativa e le successive indagini avviate dal Corpo forestale dello Stato hanno permesso di risalire ad alcuni trasgressori, accertando l’identità dei responsabili degli illeciti,automobilisti che transitando lungo la Strada Provinciale e abbandonavano sul luogo i rifiuti. In sole due settimane di ottobre sono state elevate oltre 6000 euro di sanzioni, ma sono ancora al vaglio del personale Forestale diverse immagini recuperate sul luogo dell’abbandono.

Le operazioni condotte dal Comando Stazione Forestale di Spezzano della Sila (CS) si inseriscono nell’ambito di una campagna di controllo e di intensificazione delle attività a contrasto del fenomeno dell’illecito abbandono e deposito incontrollato di rifiuti sul suolo che continua a impegnare il personale Forestale sull’altopiano della Sila in altri siti individuati e oggetto di abbandono monitorati da tempo.

Pubblicato in Calabria
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