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Bruxelles chiede una stretta sulle catture. Ma l'Italia protesta

E la Commissione Ue , infatti, ha preparato un piano d'azione per ridurre del 50% le catture.

Ma l'iniziativa non va giù all'Italia, soprattutto alle regioni adriatiche.

 

Le Marche contro il piano Ue

“La proposta europea avrebbe effetti economici e sociali devastanti per il settore e tutto l'indotto nella costa marchigiana”, hanno detto all'unisono i consiglieri della Regione Marche, Piero Celani (Forza Italia) e Fabio Urbinati (Pd) durante un'audizione alla commissione Pesca del Parlamento europeo a Bruxelles.

“Siamo disponibili a valutare l'introduzione di un piano pluriennale per una gestione efficace, semplice e stabile degli stock di piccoli pelagici”, continuano i due consiglieri regionali, ma “i nostri pescatori non possono assolutamente accettare la riduzione di tali stock, nella misura proposta dalla Commissione europea, pari ad oltre il 50%”.

“Tra l'altro in questo momento, la risorsa dei piccoli pelagici si sta riprendendo e i nostri pescatori lo vedono giornalmente in mare”, spiega Celani.

Prima che il piano d'azione della Commissione entri in vigore, occorre l'ok del Parlamento Ue: gli eurodeputati avranno tempo fino al 23 febbraio per presentare degli emendamenti.

“L'organo scientifico di supporto alla Commissione europea – dice l'eurodeputato Marco Affronte dei Verdi - sostiene che il collasso degli stock di acciughe e sardine sia molto vicino se dovessimo continuare a pescare come oggi, ma abbiamo sentito anche tanti pareri differenti.

Ho quindi chiesto ed ottenuto che venisse rinviata la scadenza per gli emendamenti al 23 febbraio. Ci serve tempo per lavorarci e chiarirci le idee”.

Il voto in commissione Pesca è previsto per marzo.  

Nessuna paura per Amantea!

Noi siamo avanti!

Abbiamo già chiuso il porto!

Pubblicato in Politica

E’ una domanda che ci rivolgono in tanti.

Come se potessimo, ed, in qualche modo, “ Dovessimo” sapere tutto di questo paese.

Con alcuni di loro, parlo di quelli che mi sembrava ponessero la domanda in modo provocatorio e solo per avere conferma di un fatto a loro ben noto, ho giocato, sorridendo interrogativamente e sornionamente , fino a “fargli sputare” i dubbi celati dietro la domanda.

E la risposta non mi è piaciuta. Affatto. Anzi devo dire che mi ha lasciato fortemente perplesso.

E così sono andato in giro a chiedere.

Ho chiesto a tanti.

Ed allora la domanda la poniamo noi.

Sono forse cambiate le norme che regolano i lavori similari?.

Non risulta a nessuno.

Allora perché un tempo i lavori si facevano semplicemente comunicando alla Guardia Costiera ed alla Capitaneria di Porto il loro inizio a brevissimo?

E perché allora oggi ci vuole una autorizzazione come se si trattasse di un nuovo porto?

E perché è stato necessario far fare all’Arpacal analisi sul materiale che chiudeva la bocca del porto?

Ovviamente, stando a quanto mi è stato riferito, non è trovata nessuna traccia di inquinanti.

E peraltro quale elemento inquinante poteva esserci visto che si tratta di sabbia che viene dalle spiagge a nord del porto?

Non vorrei che si sospettasse che il porto inquini, perché se così fosse dovremmo chiuderlo visto che i “supposti inquinanti” se non fermati dalla sabbia alla imboccatura finirebbero a sud e quindi ad inquinare il mare e le spiagge!!!

A meno che non sia tutta una finzione?

Ora, ma non ne sono certo, sembra che questo ritardo sia stato già, o stia per essere, denunciato, proprio perché inaccettabile ed illogico ed in tali casi è facile quindi sospettare …

Pubblicato in Campora San Giovanni

Su Amantea esiste una maledizione. Non può essere diversamente.

Ed è quella che i suoi porti sono sempre destinati ad insabbiarsi.

Non sappiamo se, come le maledizioni romane, sia stata lanciata da qualcuno che voleva male alla nostra città.

( Nella antica Roma, attraverso un rito ben preciso, si consacrava alle divinità infernali la persona oggetto del proprio odio: un rivale in amore, un concorrente nelle competizioni sportive (come nel caso riportato sopra), un avversario nei commerci e magari, perché no, anche nella lotta politica; o più semplicemente uno che ci stava sulle scatole in maniera irresistibile.

Era sufficiente una lamina di piombo sulla quale si scriveva il nome dello sfortunato, con una certa cura, affinché la maledizione potesse risultare della maggiore efficacia possibile. Così, e non certo per spirito di pignoleria, si consacravano agli inferi anche specifiche parti del corpo. Di solito la lingua, ma anche le mani, i piedi, orecchie, cervello, polmoni; ultragettonati erano l’intelligenza e l’anima stessa.

Poi si inseriva la lamina in un anfratto, una cavità. Sovente un sepolcro, più di rado un pozzo, oppure un tempio o una sorgente d’acqua calda. Del resto è noto, le divinità degli inferi stanno “sotto”. Alla fine del procedimento, la lamina veniva saldamente assicurata mediante un lungo chiodo che la attraversava tutta).

Poco importa se si tratti di un progetto sbagliato.

Anche questo può essere inteso come una maledizione.

Come non parlare di maledizioni di fronte alla foto che mostra la barca che oggi 21 ottobre si è arenata all’ingresso del porto?

Come nelle favole quello che ha colpito i porti di Amantea nei secoli è ancora peggio di una maledizione, sembra addirittura un incantesimo malefico, per attuare il quale non è sufficiente essere ben motivati ma è anche necessaria una certa dose di sadismo e di crudeltà mentale che non tutti i posseggono.

Solo che nelle favole prima o dopo c’è una figura altrettanto magica, talvolta vestito di azzurro e su un cavallo bianco che scioglie il maleficio, libera dall’incantesimo, sveglia il bene, vince il male.

Ci sarà mai un principe azzurro capace di svegliare questa città dormiente in quasi tutte le sue cose?

Riusciremo mai ad avere un porto che non si insabbi e dove le barche possano entrare ed uscire liberamente per goder del nostro mare?

Pubblicato in Campora San Giovanni

Abbiamo scritto della maledizione del porto di Amantea.

Ed infatti è ancora insabbiato ed inagibile

Ricordiamo che il sindaco nei giorni scorsi ha preso impegno per una sua urgente riapertura.

Ed infatti è stata adottata la delibera di giunta n 39 del 20 settembre avente ad oggetto “Calamità naturale per avversità meteorologiche dell’8-9-10-11 settembre 2017. Indirizzo ufficio tecnico per lavori di somma urgenza del drenaggio del porto”

A delibera evidenzia che il 19 settembre la delegazione di spiaggia di Amantea ha inviato una relazione nella quale si legge che la bocca del porto si è insabbiata così che l’attraversamento della stessa non era sicura

Sempre la Guardia Costiera chiedeva al comune di far conoscere le azioni intraprese per la risoluzione dell’insabbiamento.

Il comune, comunque, tende la mano alla regione per un finanziamento atto alla copertura dei cisti del dissabbiamento atteso che esso è dipeso dalle condizioni metereologiche estremamente avverse che si sono verificate dall’8 all’11 settembre 2017

E nel contempo dichiara il danno subito dal porto direttamente collegato alle calamità denunciate.

Pubblicato in Primo Piano

Il sindaco Mario Pizzino ha incontrato domenica 17 settembre il Direttivo dell’ Associazione “A.s.d. Fishing ed ha assunto impegno di una celere soluzione all’ultimo drammatico insabbiamento del porto di Amantea.

 

Eh, si. Perché la recente mareggiata ha asportato migliaia di mc di sabbia dalle spiagge amanteane ed una parte le ha depositate all’imboccatura del porto.

Insomma non una ma due fregature.

Una situazione che impone la modulazione di un piano strategico di difesa delle coste amanteane e delle opere su di esso insistenti.

Vale ricordare, infatti, che dell’antica e grande spiaggia di Catocastro non è rimasto niente ed il tratto a nord del lungomare è anche diventato inaccessibile.

Purtroppo il progetto sottoposto alla regione Calabria non è stato finanziato.

Diciamo purtroppo perchè quel progetto prevedeva l’allungamento della barriera esterna in modo tale da evitare i continui insabbiamenti ed i continui costi per riaprire l’ importante porto turistico e peschereccio

Nella foto in basso si vede un peschereccio che non riesce ad entrare nel porto.

In merito a questo incontro abbiamo sentito il presidente dell’associazione il quale ci ha dichiarato: “Nella giornata di domenica 17 settembre si è riunito il Direttivo dell’Associazione “A.s.d. Fishing Porto Amantea” per dar seguito alla discussione di diversi punti all’ordine del giorno.

Molti gli argomenti trattati, tantissime idee e soprattutto tanta preoccupazione per le sorti del porto di Amantea attualmente chiuso per l’insabbiamento dell’imboccatura.

Alla convocazione, presieduta dal Presidente Francesco Gaudio, è intervenuto, con tanto entusiasmo da parte di tutto il direttivo, ( vedi prima foto)il Sindaco di Amantea Mario Pizzino al quale sono state esposte idee e soluzioni tampone affinché la struttura portuale possa comunque essere fruibile mentre si attendono nuovi sviluppi sul progetto di ampliamento della struttura stessa.

“Idee e potenziali soluzioni , sicuramente, da valutare e casomai da mettere in atto”…. queste le parole del nostro Sindaco Mario che, invece, risponde con decisione per la urgente questione della riapertura del boccaporto, ormai insabbiato da diversi giorni, il Sindaco assicura a noi e ai diportisti tutti che i lavori saranno effettuati con celerità. A.s.d. Fishing Porto Amantea”

Ora la parola passa al sindaco Pizzino al quale tutti in fruitori del porto chiedono questo “miracolo” della celere riapertura.

Per fortuna il sindaco Pizzino ben sa che non ci sono problemi economici perché il porto si autofinanzia.

Pubblicato in Campora San Giovanni

Amantea non ha la esclusiva dell’insabbiamento della imboccatura del proprio porto!

No! Succede anche a Cetraro dove da ieri notte un'imbarcazione a vela di circa 43 piedi (13 metri), iscritta al registro navale di Napoli, si è arenata la scorsa notte nel tentativo di entrare nel porto, laddove il fondale è basso, senza controllarlo con l'ecoscandaglio.

Ora la barca risulta incagliata vicino al faro che segnala l'imboccatura del porto.

Nella mattinata un'imbarcazione della capitaneria ha tentato senza successo di trainarla nel bacino portuale.

Ora si è in attesa del rientro di qualche altra imbarcazione più potente che liberi la deriva dalla sabbia.

I fondali all'imbocco del porto si sono tanto ridotti da costituire un serio pericolo alla navigazione e manca una segnaletica adeguata a tutela della sicurezza dei diportisti.

Come dire : Se Atene piange, Sparta non ride.

Storie di porti del Tirreno cosentino!

Insomma se Amantea si trova, spesso, in una situazione disastrata, Cetraro non gode di certo una vita migliore.

Ne prenda atto Mario Oliverio e provveda.

Amantea non può restare senza porto.

Pubblicato in Alto Tirreno

Nel porto , tra gli occupanti degli ormeggi si è sparsa la voce di un prossimo aumento delle tariffe.

Un aumento ritenuto inaccettabile.

Tanto più in presenza di continue situazioni di mancata fruibilità del porto medesimo.

 

Per capire meglio basta leggere la ordinanza n 17/2017 della capitaneria di Porto di Vibo Valentia e datata 11 maggio 2017 nella parte nella quale è scritto “ gli effetti della ordinanza n 2 del 5. Gennaio 2017 devono intendersi revocati” per capire che il porto è stato chiuso per più di quattro mesi , cioè un terzo dell’anno!

E non è nemmeno dello che non si richiuda !

La possibilità discende dal fatto che la bocca del porto in condizione di bassa marea permette l’accesso sicuro solo ad imbarcazioni di pescaggio non superiore a 2 metri

E le imbarcazioni dovranno utilizzare il canale di ingresso/uscita solo una alla volta con precedenza a chi esce.

Per questo i possessori di posto barca dicono di essere fortemente arrabbiati

Per molti di loro è illogico che il comune non pensi a ridurre le tariffe del 2017 vista la inutilizzabilità del porto stesso per i primi 4 mesi.

Tanto illogico che molti pensano di intimare l’ente ad contenere le esigenze tariffarie

E non si esclude il ricorso ad azioni legali

E poi pensare invece ad un aumento dei canoni appare fortemente ingiustificato.

 

Tanto più alla luce della recente sentenza del Tar Calabria che ha visto le assurde pretese erariali verso il comune totalmente soccombenti.

La difesa degli utilizzatori del porto sembra intenda riconoscere il difetto originario della struttura portuale ma ritengono inaccettabile che lente attenda più di 4 mesi per riaprire la bocca del porto!

Pubblicato in Campora San Giovanni

Ci scrive l’amico Cupelli, diportista,

“Sono 4 mesi che il porticciolo di Amantea è chiuso e ancora, dicono, ci vorranno almeno 10 giorni per completare i lavori di rimozione della sabbia.

Tutto ciò è VERGOGNOSO oltre che NON PIU’ ACCETTABILE.

Il comune, proprietario dell’impianto, incassa circa 300.000 euro all’anno, da una massa di poveri “fessi” , colpevoli solo di essere appassionati del mare, che non avendo altre alternative, sono stati costretti da tutte le amministrazioni politiche precedenti ad accettare un contratto di fitto, oneroso, privo di garanzie e scarso di servizi.

Un esempio per tutto è la pericolosità dovuta alla scarsa illuminazione dell’imboccatura del porto.

Ho letto nei mesi scorsi diversi interventi su questa situazione, interventi anche entusiastici sull’inizio dei lavori di riattivazione a “fine marzo” ovvero 3 mesi dopo la chiusura!!!

Cosi come ho letto dell’ottima iniziativa che prevede la richiesta di un finanziamento con fondi europei per il completamento del porticciolo e l’allungamento dei bracci in mare.

Ma questa iniziativa lodevole, conoscendo i tempi della burocrazia, non vedrà frutti prima di 3 anni, calcolando l’approvazione del finanziamento, completamento e verifica progetto, autorizzazioni varie, affidamento lavori, ecc. ecc. , senza contare l’inchiesta ancora aperta della magistratura e i problemi con il demanio ancora non risolti.

Per cui è necessario, attivare interventi per garantire la COSTANTE manutenzione della struttura per i prossimi anni.

Secondo il mio modesto parere, come già scritto e pubblicato su questa testata in passato, bisogna uscire da questa gestione ibrida, ed auspico a tal proposito un intervento risolutivo del Commissario prefettizio.

Due le soluzioni sempre secondo il mio modesto parere:

1)Si affida la gestione totale del porticciolo, compreso la riscossione dei canoni, alla cooperativa che oggi garantisce la sorveglianza della struttura, dietro pagamento di un canone al Comune ( per es. 150.000 euro annui) e garanzie sulla costante ed appropriata manutenzione.

Questo allo scopo di garantire la pulizia costante dell’imboccatura , il controllo degli ormeggi , la creazione di servizi oggi insufficienti, interventi celeri per ogni esigenza, ecc. ecc..

2)Il Comune assume la totale gestione del porticciolo, crea un conto corrente dedicato per l’incasso dei canoni ed un capitolo di bilancio vincolato esclusivamente al governo del porto, al contrario di quello che è avvenuto fino ad oggi ovvero le somme incassate dai diportisti usati per le spese correnti dell’Amministrazione Comunale.

Al fine di garantire idonee disponibilità economiche per far fronte a tutti gli interventi necessari e principalmente IMMEDIATI, per la conduzione ottimale della struttura portuale.

L’unica cosa che non vorrei e che come in passato, viste le imminenti elezioni, qualche politicante usi il porto per facile pubblicità e poi, spenti i riflettori, fregarsene altamente.

Ricordo ad esempio due donne rivali, una candidata sindaca (che punta a ricandidarsi, sic!) e l’altra poi eletta sindaca e da poco decaduta (per fortuna), fare a gara due anni fa a chi si interessava di più del porticciolo, incontri vari e foto con i pescatori, progetti mirabolanti, promesse, ricchi premi e cotillon e poi……. NIENTE, nada, nichts, rien, anything..... o meglio il porto inutilizzabile l’anno scorso per 3 mesi e ora per 4 mesi che forse diventano 5. Fantastico.

                                                                                Rosario Cupelli (diportista)

Ecco cosa scrive:

“E’ solo questione di ore e finalmente, la Ditta incaricata, darà il via alle operazioni di dragaggio per la pulizia del canale di accesso e dell’ imboccatura del porto di Amantea.

 

La normativa in materia ambientale è ricca e complessa ma permette comunque di non dover perdere ulteriore tempo per l’avvio e il proseguimento dei lavori che, una volta ultimati, faranno respirare pescatori, diportisti, turismo ed economia locale.

Le operazioni di dragaggio dei sedimenti e degli accumuli di sabbia, causati da carenza di corrente e/o da mancanza di accortezze progettuali o amministrative, volte a mantenere o garantire la corretta funzionalità operativa e la navigabilità all’interno del bacino portuale, hanno assunto - a causa della sempre più probabile contaminazione di natura organica ed inorganica dei materiali che si accumulano - la connotazione aggiuntiva di interventi di vero e proprio risanamento ambientale.

Per tali ragioni non si possono ignorare i vincoli derivanti dalla tutela sia dell’ambiente marino che della salute pubblica.

Non è infatti semplice procedere ad operazioni di pulizia e di apertura del bacino portuale in quanto i materiali prodotti dalle operazioni di scavo, una volta estratti, costituiscono generalmente, in base alla normativa vigente, un rifiuto contraddistinto da un codice identificativo europeo e come tali quindi vanno trattati.

L’entità e il grado di contaminazione degli stessi determina poi la scelta dei "percorsi di recupero" applicabili perciò, prima di procedere alle operazioni di dragaggio, è necessario analizzare il sedimento al fine di individuarne la possibile destinazione e prendere misure di contenimento per i possibili impatti che ne possono derivare.

L’iter burocratico trova, però, delle semplificazioni qualora i rifiuti siano omogenei e si possano temporaneamente depositare in attesa delle analisi di ARPA e le relative autorizzazioni per procedere agli interventi successivi di ripascimento o gestione alternativa dei sedimenti stessi.

Il D.lgs 152/06 (T.U. Ambiente) all’ art 184 lett. bb definisce, appunto, il deposito temporaneo come il raggruppamento dei rifiuti effettuato,prima della raccolta, nel luogo in cui gli stessi sono prodotti.

È in questo modo che inizieranno i lavori presso il nostro porto.

Applicare detta norma ci dà finalmente la certezza di poter iniziare e ultimare i lavori in tempi ragionevoli, senza dovere attendere più l’inizio della stagione estiva con pescatori e diportisti al limite della sopportazione e dell’esasperazione.

Diamo merito e ringraziamo i responsabili degli uffici comunali, l’Ing. Franco Lorello e il Sig. Eugenio Mannarino, con i quali siamo stati quotidianamente in contatto, per l’ottimo lavoro svolto e per essersi impegnati a sbloccare ‘l’insabbiamento burocratico e amministrativo’.

Siamo estremamente orgogliosi, dopo mesi di interessamento costante, di aver contribuito con determinazione a raggiungere un altro traguardo per il benessere collettivo; doppiamente soddisfatti perché nei tempi è stato approvato il progetto per accedere ai finanziamenti previsti dal ‘bando porti’ della Regione Calabria e perché, terminati i lavori di dragaggio, i diportisti e i pescatori potranno prendere il largo con le loro imbarcazioni.

Siamo andati avanti nonostante le difficoltà e le diffidenze di quella esigua e scettica minoranza che ci ha remato contro ma quello che conta è il risultato.

Anche questa volta, grazie al lavoro sinergico con le istituzioni e con le categorie interessate dal presente disagio, abbiamo dimostrato ai cittadini di Amantea il nostro impegno sincero e disinteressato.

Lasciamo ad altri l’impegno finalizzato al voto e manifestato solo ed esclusivamente a ridosso delle politiche comunali.                    Vincenzo Lazzaroli

Pubblicato in Campora San Giovanni

Questo è il comunicato stampa del commissario prefettizio dottoressa Emanuela Greco che rimarca la necessità di fare squadra per rilanciare il sistema economico e turistico di Amantea e Campora San Giovanni.

 

Ecco cosa dice:

«Le opere pubbliche che devono essere realizzate in questo periodo sul territorio di Amantea costituiscono delle preziose opportunità che dobbiamo sfruttare fino in fondo.

 

Il porto turistico, la Statale 18 e la variante a monte che collega Campora San Giovanni con Nocera Terinese devono essere pensate e realizzate in modo da creare un sistema viario e infrastrutturale capace di favorire il settore agricolo, quello ittico, il commercio ed il turismo.

Questo progetto sarà attuabile solo se vi saranno le necessarie sinergie istituzionali tra tutti gli enti interessati.

 

Il lavoro dell’organo commissariale sarà rivolto a realizzare tale difficile e complesso compito.

Il porto turistico in località Principessa, grazie anche alle aperture che la Regione Calabria ha mostrato in tal senso, non dovrà essere soltanto sgombrato dalla sabbia, ma dovrà essere oggetto d’interventi strutturali che ne possano assicurare la fruibilità per tutto l’anno e che possano risolvere definitivamente il problema annoso dell’insabbiamento.

In tal senso l’organo commissariale non si lascerà sfuggire l’occasione di partecipare al bando regionale sulla portualità in scadenza nel prossimo mese di marzo.

A questo proposito gli uffici sono già al lavoro, sapientemente collaborati dai sub commissari l’ingegnere Marco Ghionna, per quanto concerne i lavori pubblici e il dottor Ugo Dattis relativamente agli aspetti economico – finanziari.

Tale ambizioso progetto, se realizzato, favorirà di certo l’occupazione nel comparto della pesca e della nautica in un contesto ambientale, quale il nostro, in cui le condizioni climatiche consentono di uscire in mare anche in periodi diversi dalla stagione estiva».

Poi continua il commissario: «Molta attenzione sarà prestata anche al problema del ripascimento costiero e, qualora i lavori già in atto da parte della Regione Calabria, con la realizzazione di tre barriere frangiflutti, non dovessero risolvere definitivamente detto problema, eventuali ulteriori opere saranno inserite nel progetto della portualità oggetto dei fondi regionali.

 

In tal modo ci si augura che l’arenile possa tornare alla sua originaria bellezza, favorendo il turismo e l’attività economica di tutte le strutture balneari e turistico-ricettive che da anni operano nella zona.

Anche da questo punto di vista potrebbe generarsi una nuova e significativa offerta occupazionale.»

Infine aggiunge: «Altra opera importante per la città è la ricostruzione del ponte sul fiume Savuto.

Da contatti avuti per vie brevi abbiamo appreso che la Provincia di Catanzaro è pronta a farsi carico di un finanziamento di 400 mila euro che andranno a sommarsi ai 3 milioni di euro già stanziati a seguito della rimodulazione dei fondi Cipe, raggiungendo così la somma necessaria per il rifacimento dell’importante viadotto crollato nel 2008 a causa degli effetti devastanti di una piena.

Ci auguriamo che i lavori siano realizzati in tempi brevi in modo che le aziende agricole e gli allevatori situati tra Campora San Giovanni e Nocera Terinese possano averne benefici immediati. La mancanza di quel ponte, con il conseguente uso della Statale 18 come arteria principale, ha comportato, oltre all’aumento del traffico veicolare, maggiori difficoltà di distribuzione dei prodotti agricoli.

 

La ricostruzione del ponte non solo risolverà questo problema, con le imprese che potranno così programmare i propri investimenti, ma offrirà anche un percorso alternativo alla Statale 18, pronto ad essere utilizzato in caso di emergenza e di necessità.

Inoltre, potrebbe finalmente realizzarsi l’altro progetto cui i cittadini di Amantea tengono molto dell’ampliamento dell’isola pedonale. Per il raggiungimento di questi obiettivi e di molti altri in cantiere, diventa fondamentale non solo l’attività di chi amministra l’ente, ma anche la stretta sinergia tra tutti gli attori istituzionali coinvolti nella realizzazione di tali opere e gli eventuali suggerimenti dei locali operatori economici e, più in generale, dei cittadini».

 

NdR Ricordiamo al commissario che il dr Enzo Bruno presidente della provincia di Catanzaro e soggetto attuatore del ponte ha chiarito che il finanziamento disponibile è di soli 2.5 milioni di euro e non di 3 e sta per convocare il consiglio provinciale per assumere l’impegno dei restanti 400 mila euro necessari per l’appalto dei lavori.

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