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Gli ospiti della comunità di via Lungarini hanno dato vita a una protesta chiedendo maggiore attenzione, la consegna del pocket money e cibo di qualità migliore.

 

Sul posto polizia e carabinieri.

Hanno lanciato in strada sedie, divani, banchetti e altro ancora.

 

Mattinata di tensione a Casteldaccia per la protesta dei giovani stranieri non accompagnati ospiti della struttura di via Lungarini.

Poco più di una ventina di ragazzi ha dato il via alla "rivolta" contro il centro che li accoglie chiedendo "maggiore attenzione, cibo migliore e la consegna dei soldi previsti dal pocket money", riferiscono dalla polizia.

 

Sul posto cinque pattuglie della polizia e tre dei carabinieri.

Gli ospiti della struttura, dopo circa una mezz'ora, hanno interrotto l'azione dimostrativa e si sono aperti al dialogo con i responsabili della struttura.

L'intervento degli agenti è risultato necessario per riportare la calma in attesa dell'arrivo dei mezzi comunali cui toccherà il compito di liberare la strada dagli arredi buttati giù dalle finestre.

 

Secondo alcune indiscrezione sembrerebbe che alla base della protesta ci sia il mancato festeggiamento del Ramadan. I responsabili del centro accoglienza, i cui locali in passato venivano utilizzati come uffici comunali, non avrebbero autorizzato i ragazzi a celebrare la fine del periodo sacro per gli islamici.

I minorenni, però, sono dispensati sia dal digiuno che dagli altri obblighi previsti per i musulmani.

Palermotoday

Pubblicato in Italia

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota dell’amico Ciccio Gagliardi il quale racconta a noi( e quindi a voi) la vicenda che lo vede contrapposto al consigliere Fabrizio Bruno e dalla quale lui ha tratto il titolo del presente articolo.

Ovviamente volendo sempre conservare la forza della democrazia evidenziamo al consigliere Bruno la nostra piena disponibilità ad ospitare anche un su scritto, se ritiene.

Ed ecco il testo integrale della nota di Francesco Gagliardi:

“Caro Direttore, siamo messi male in San Pietro in Amantea, perché al Consiglio Comunale del mio paese c’è gente che a tutti i costi mi vuole attribuire cose che nemmeno le penso e quindi scrive delle baggianate che fanno ridere finanche i polli.

Alcune settimane fa Tirreno News ha pubblicato un mio articolo avente per titolo: San Pietro in Amantea, paese di accoglienza, riportando senza commento la Delibera di Giunta n.7 del 28-03-2017.

Un consigliere comunale, un certo Fabrizio Bruno, mi ha invitato ad assistere alle riunioni dei Consigli Comunali e mi ha fatto sapere che le Delibere, udite questo, sono aperte al pubblico e pubblicate sull’Albo Pretorio.

In un commento gli ho risposto che lui non sa nulla di San Pietro in Amantea e dei suoi problemi perché vive certamente in campagna e che viene a San Pietro solo ed esclusivamente in occasione della convocazione del Consiglio Comunale.

Apriti cielo! Non l’avessi mai scritto. Mi risponde così:

Lei si crede migliore di uno che sta in campagna?

Abbiamo per caso qualche brutta malattia contagiosa?

Lei conosce le frazioni del suo paese?

Signor Direttore, lei conosce benissimo la favoletta: Il lupo e l’agnello.

Quando il lupo aveva intenzione di mangiare il povero agnellino inventò qualche bel pretesto. Mi intorpidisci l’acqua, ma l’agnello stava di sotto.

Hai parlato male di me sei mesi fa, ma io non ero ancora nato.

Tuo padre allora ha parlato male di me e così se lo mangiò.

Così ha fatto questo Fabrizio Bruno.

Non è possibile farlo ragionare con argomenti giusti e precisi.

Hai parlato male di me perché sono nato in campagna e lei non conosce le frazioni di San Pietro in Amantea.

Ma Fabrizio, molti anni fa i cittadini e gli elettori di San Pietro in Amantea hanno eletto Sindaco un certo Ing. De Grazia Franco, mio carissimo amico, residente in campagna e non ancora sposato, e voi, elettori delle contrade di Froffa, Giardini, Gallo, Conocchia, Tuvolo gli avete negato il voto.

Chiedi a Carmelo De Grazia questo particolare.

Allora lui era un impiegato del Comune e se ne uscì con una espressione dispregiativa nei vostri confronti che non voglio ripetere per rispetto dei tantissimi amici delle contrade.

Quindi, avendo contribuito a fare eleggere un Sindaco residente in campagna, come potrei credermi migliore di uno di voi che ancora abita in campagna?

Vedi che balle che scrivi.

Il Bruno mi domanda pure se conosco le frazioni del mio paese. No, non le conosco perché San Pietro in Amantea non ha mai avuto frazioni.

Conosco, invece, le contrade benissimo perché sono stato consigliere comunale dal 1964 al 1970 e Vice Sindaco dal 1975 al 1985 e ho insegnato due anni nelle scuole elementari delle Contrade Giardini e Colopera.

Mi dice ancora il Fabrizio che la Delibera di Giunta n.7 è stata fatta per tutelare il mio amato paese. Dunque, il mio paese e non il suo, perché come ha scritto è nato nella Contrada Conocchia e che ora abita a Campora San Giovanni.

Questa sì che è una frazione!

Questi immigrati, ha scritto nella risposta, cosa potrebbero fare a S.Pietro di così molesto?

E mi spiega che la delibera approvata permette di fare inserire famiglie di immigrati già presenti sul territorio ( forse a Campora San Giovanni ci sono immigrati che non sono presenti sul territorio? ) e che sono tutti censiti, istruiti e selezionati, e per farmi sapere che lui è una persona istruita cita addirittura il Dizionario Garzanti e la definizione che il Dizionario da alla parola immigrato.

Lo ringrazio di cuore perché non conoscevo la vera definizione della parola immigrato.

Mi fa sapere inoltre, questa notizia la ignorava per davvero, che i suoi nonni sono stati degli immigrati e non hanno pregiudicato l’avvenire del Venezuela, della Francia, della Germania e degli U.S.A.

Si vede che ha avuto parecchi nonni che hanno lavorato in questi lontani paesi e che hanno contribuito a farli diventare grandi e potenti.

Conclude dicendo: che le decisioni prese dal Consiglio Comunale, diversamente da quanto io pensa, sono importanti per il paese, perché svolgono la tutela e la salvaguardia per il bene dei cittadini. Caro Direttore, arrivati a questo punto, le campane delle chiese di San Pietro in Amantea suoneranno a morte, perché gente come il Bruno ha scelto di far morire definitivamente il nostro amato paesino, non di farlo vivere. Prosit!”

Pubblicato in Basso Tirreno

Furono accusati di avere ucciso i loro compagni di viaggio, durante la traversata dalla Libia alla Sicilia, perché cristiani.

 

 

I giudici della corte di Assise li hanno riconosciuti colpevoli di omicidio, ma non dell'aggravante dell'odio religioso.

Per questo motivo sei extracomunitari sono stati condannati, mentre altri otto imputati sono stati assolti.

Condannato anche un settimo uomo accusato non di omicidio, ma di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Dovrà scontare quattro anni.

Il processo nasce dal racconto di alcuni migranti soccorsi ad aprile del 2015.

Sbarcati a Palermo, raccontarono che alcuni nigeriani e ghanesi sarebbero stati gettati in mare aperto perché cristiani da una quindicina di altri "passeggeri", musulmani.

 

La corte li ha condannati a 18 anni ciascuno.

 

Gli imputati, accusati di omicidio plurimo aggravato, sono ivoriani, senegalesi e maliani.

La Procura aveva chiesto quattordici ergastoli ipotizzando l'omicidio volontario, ma la corte non ha creduto al movente religioso.

Il racconto di uno dei testimoni chiave del processo, un uomo a cui sarebbe stato ucciso il fratello durante quella tragica traversata, era già stato giudicato "inattendibile e non riscontrato"dal tribunale dei minorenni, dove è stato giudicato un altro giovanissimo indagato per la presunta strage.

Diciotto anni di carcere e un milione e 200 mila euro di multa sono stati inflitti a Mohamed Kantina, Ousman Camara, Kabine Konate, Kulibali Uma, Morizio Mouri e Hamed Doumbia.

A quattro anni è stato condannato lo scafista Seckou Diop.

A tutti la corte d'assise ha riconosciuto le attenuanti generiche.

Sono stati assolti, invece, Jean Baptiste Mabie, Abubacar Keit, Kante Bakadialy, Aboubakar Sidibe, Moustafa Toumadi, Moussa Kamagnate, Kaba Somauro e Biliti Abbas.

La corte ne ha ordinato la scarcerazione e l'espulsione.

I legali degli imputati hanno sostenuto che i 12 migranti sarebbero morti annegati perché il gommone avrebbe cominciato a imbarcare acqua e sarebbero caduti in mare.

Pubblicato in Italia

Era ancora spaventata la donna amanteana che ci ha chiamati per raccontare quanto le è successo.

Ci ha riferito che stava percorrendo la ciclopedonale recentemente realizzata quando un giovane migrante ha cominciato a seguirla.

E di seguito le ha chiesto il numero di telefono. Insistentemente.

Era sola e si è spaventata.

Allora ha telefonato al marito, un po’ per tranquillizzarsi ( anche senza raccontare quanto le stava succedendo), un po’ per apparire indifferente, ma soprattutto per far capire al giovane profugo che era meglio non insistesse nella direzione dell’aggancio.

Perché, lei, questo, ha compreso, che il giovane africano ci stava provando.

Poi per fortuna la donna ha visto lontano un giovane amanteano che si avvicinava

Era l’ancora di salvezza che cercava.

La soluzione ai suoi problemi, la risposta ai suoi timori.

E’ stata costretta a fermarlo, a raccontarle i suoi timori e ad accompagnarsi a lui.

Ma è giunta a casa scossa ed impaurita

Eppure si tratta di una donna coraggiosa e forte.

Quando ci ha telefonato era ancora scossa.

E pensava che la stessa cosa potrebbe succedere a qualunque donna amanteana che si trovasse a passeggiare nella ciclopedonale, magari anche ad una ragazza.

“Non ci vado più” aggiunse.

Le ho ricordato che la ciclopedonale è assistita da diverse telecamere.

“Lo so” è stata la risposta, “ma le telecamere non fermano certo questi comportamenti”

“Cosa fare allora secondo te” le chiesi

“ Controlli, controlli. Quella strada , proprio, perché lontana dal centro abitato deve essere più controllata delle altre. Questo vorrei che voi di Tirrenonews suggeriste. Le mie forse sono paure eccessive, anche se leggiamo e sentiamo di cose brutte in giro per l’Italia, ma vorrei che suggeriste a chi di dovere queste “nuove”attenzioni”

“Lo faremo –concludo- e suggeriremo al comune ed alla Prefettura, quest’ultima sempre più lontana dai territori e meccanicizzata nei suoi comportamenti, di provare ad educare i profughi ai comportamenti da tenere nella loro nuova patria!”

Poi chi ha altre idee le esponga.

Pubblicato in Politica

Riceviamo e pubblichiamo:

I volontari del servizio civile dal Papa: siete una forza preziosa

Papa Francesco ha detto ai 7mila volontari in Servizio Civile che hanno partecipato sabato 26 novembre all'udienza in Aula Paolo VI

 

-«Voi siete una forza preziosa e dinamica del Paese, il vostro apporto è indispensabile per realizzare il bene della società, tenendo conto specialmente dei soggetti più deboli».

Il Pontefice ha chiesto di esercitare una funzione di "critica" rispetto alla logica mondana.

I giovani ed i meno giovani provenienti da tutta Italia hanno accolto le parole del Santo Padre con scroscianti applausi che ha ricordato quanto sia prezioso il loro dono alla società civile..

«Il progetto di una società solidale costituisce il traguardo di ogni comunità civile che voglia essere egualitaria e fraterna», ha ricordato infatti, sottolineando che tale progetto «è tradito ogni volta che si assiste passivamente al crescere della disuguaglianza tra le diverse parti sociali o tra le nazioni del mondo; quando si riduce l'assistenza alle fasce più deboli senza che siano garantite altre forme di protezione; quando si accettano pericolose logiche di riarmo e si investono preziose risorse per l'acquisto di armamenti; o ancora quando il povero diventaun'insidia e invece che tendergli la mano lo si relega nella sua miseria».

All’incontro era anche presente il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Poletti e il sottosegretario Bobba.

Il Santo Padre ha poi ringraziato l’Italia per quello che fa in favore dei migranti.

«Un ambito di azione che deve starci particolarmente a cuore riguarda l'aiuto ai rifugiati e ai migranti, i quali chiedono di essere soccorsi e integrati nel tessuto sociale>> -.

L'Italia è lodevolmente impegnata in questa opera, è un esempio.

Nell'esprimere apprezzamento per tutto ciò,<<esorto a proseguire con coraggio sia sul piano dell'accoglienza concreta sia su quello della sensibilizzazione e di una vera integrazione».

Nell'aula Paolo VI c'erano 7mila volontaried ex volontari, in rappresentanza dell'impegno degli oltre 350mila ragazzi che, dal 2001 a oggi, hanno scelto di svolgere il servizio civile in Italia.

Il giornalista RAI Franco Di Mare ha condotto la manifestazione facendo testimoniare alcuni ragazzi del Servizio civile.

Luca Abete, inviato di Striscia la notizia, ha parlato del suo impegno e di quello che ha fatto quando nel suo paese natale faceva parte come volontario del servizio civile.

All’incontro col Santo Padre c’ero anch’io insieme ai quattro giovani che prestano servizio civile presso il Centro Socio Culturale”Vittorio Bachelet”.

Pubblicato in Basso Tirreno

Ecco la riflessione del Segretario del PD Amantea Enzo Giacco in merito alla lettera inviata dalla Sindaca di Amantea Monica Sabatino al Prefetto con cui si chiede “di evitare l'apertura di nuovi centri di accoglienza destinati ai migranti” :

“In seguito al Decreto 10 agosto 2016 del Ministro dell’Interno mi sarei aspettato da parte della Sindaca di Amantea la presentazione della domanda per l’accesso al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (c.d. Sprar).

Ciò anche in considerazione della strategia definita dall’ANCI che vuole proprio i Sindaci veri protagonisti del nuovo sistema di accoglienza diffusa sul territorio e che punta all’integrazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo nelle comunità locali, accompagnandoli nell’inserimento.

Invece, la dott.ssa Monica Sabatino scrive al Prefetto una lettera per chiedere “di evitare l'apertura di nuovi centri di accoglienza destinati ai migranti” che condizionerebbero la sicurezza, l’ordine e la tranquillità della città.

Personalmente ritengo che il tema oggi sia l’evoluzione della politica di accoglienza, e non una sua regressione verso la chiusura.

E’ compito di un Primo cittadino dare risposte al bisogno di tranquillità della gente; ma è ingiusto attribuire il senso di insicurezza alla presenza dei migranti.

Non si è spesa una parola sui gravi fatti intimidatori avvenuti nell’ultimo anno.

Mi sorprende che si ritenga di affrontare il problema “microcriminalità” sbarrando le porte dell’accoglienza.

Stupisce anche l’uso di certe argomentazioni, lontane dalla nostra sensibilità comunitaria che ha sempre fatto dell’accoglienza un valore.

Penso che affermazioni di questo tipo rischino di condizionare, in maniera sbagliata, l’atteggiamento della gente nei confronti di chi fugge da situazioni di profonda difficoltà.

Mi auguro che la Sindaca riveda la propria posizione in merito.

Amantea, 15 novembre 2016                        Enzo Giacco”

Nessun’altra riflessione della politica amanteana che resta silenziosa se non assente. E non è strano!

Pubblicato in Primo Piano

Gli amici ci telefonano per chiederci come mai il nostro sito non pubblica la nota del sindaco Monica Sabatino sui migranti.

 

Semplice. L’ufficio stampa del comune di Amantea, pagato con i nostri soldi, per un qualche motivo, sulla cui legittimità chiederemo formalmente di indagare, interrompendo anni di rispettosa attenzione alla informazione, non ce le invia.

 

Siamo così costretti ad accedere sui altri siti web per proporle agli amanteani ed ai nostri lettori.

Insomma la vergogna non è nostra!

Comunque sia ecco la nota che il sindaco di Amantea ha inviato alla Prefettura:

«L'emergenza legata all'accoglienza degli esuli provenienti dal continente africano e da altre zone interessate dalla guerra non può pesare indistintamente sulla collettività amanteana che ha saputo, fin dal 2011, stringersi attorno a questi ragazzi.

Occorre adesso individuare altre soluzioni per fare in modo che gli equilibri che si sono venuti a creare con i residenti non vadano ad incrinarsi.

Partendo da questo presupposto ho inviato una missiva alla Prefettura di Cosenza affinché ne tragga le opportune conseguenze.

L'istanza prende forma e sostanza dalle segnalazioni di alcuni cittadini che hanno appreso da fonti certe che una cooperativa che si occupa di accoglienza è in procinto di manifestare alla Prefettura il proprio interesse ad ospitare un congruo numero di immigrati.

Al prefetto intendo sottolineare che la città di Amantea e l'ente municipale che lo rappresenta ha sempre dato massima disponibilità nell'accogliere queste persone, tant'è che al momento ve ne sono ospitati in varie abitazioni e/o strutture alberghiere più di un centinaio: una prassi che si ripete dal 2011.

Evidenzio tale circostanza perché non vorremmo essere classificati come "razzisti", ma purtroppo assistiamo sempre più spesso ad episodi di microcriminalità, tanto che si ripetono sempre più di frequente arresti di extracomunitari intenti nello spaccio di sostanze stupefacenti.

 

Di questo bisogna dar merito al grande lavoro che svolgono le forze dell'ordine presenti sul territorio: è solo grazie a loro se il fenomeno viene tenuto a freno.

Purtroppo tali sforzi vengono vanificati sia per l'ampiezza del territorio su cui devono vigilare, sia per l'esiguo numero di militari impegnati giornalmente.

I disagi non mancano.

Molti cittadini non possono recarsi in un qualsiasi supermercato o altra attività commerciale della zona che puntualmente vengono assaliti da uno o più extracomunitari che chiedono l'elemosina.

È diventata una situazione a dir poco incresciosa ed imbarazzante che, con l'arrivo di nuovi esuli, andrebbe ancor di più ad accentuarsi»

«Chiedo dunque al Prefetto di Cosenza di fare in modo che l'arrivo di nuovi immigrati venga scongiurato, soprattutto in considerazione dell'alto valore turistico della città. Come purtroppo è risaputo tale "attività" è un business per chi riesce a mettere a disposizione un qualsiasi locale dove ospitare questi giovani. Siamo vicini alle problematiche di coloro che fuggono dalla propria casa per sperare in un futuro diverso, ma come amministratori prima e cittadini poi abbiamo il dovere di garantire sicurezza, ordine e tranquillità: elementi imprescindibili del vivere civile».

Pubblicato in Politica

Si denuda durante la messa, il gesto di un uomo disperato per chiedere aiuto

Il fatto è avvenuto durante la celebrazione della Santa Messa delle 11 nella Chiesa di Santa Teresa a Cosenza.

 

Da http://www.quicosenza.it/news/in-evidenza/113355-si-denuda-durante-la-messa-il-gesto-di-un-uomo-disperato 9 ottobre

COSENZA – Un uomo, di colore, è entrato nella chiesa durante la funzione religiosa e ad un tratto si è denudato, restando solo in slip. Così ha iniziato ad entrare ed uscire dalla chiesa. Un gesto eclatante ma allo stesso tempo di disperazione in quanto l’uomo, avrebbe inscenato la singolare protesta per mettere in evidenza le sue gravi condizioni di salute; in particolare una patologia dermatologica, forse la scabbia. Avrebbe voluto testimoniare il fatto che neanche la Chiesa, luogo di accoglienza, ha ascoltato la sua richiesta d’aiuto. Inoltre avrebbe detto di voler andare via da Cosenza per raggiungere Roma perché qui da noi nessuno vuole aiutarlo.

In merito alla spiacevole e altrettanto triste vicenda è intervenuto il Fronte Nazionale che chiede l’intervento del Prefetto: “E sua eccellenza il Vescovo come commenta il deplorevole atto? Perché questo essere umano è stato costretto ad attuare questa sgradevole ed estrema forma di protesta? Basta averli accolto in Italia per dire che siamo umani e solidali? Questa per voi è bontà? Per noi no, assolutamente NO! Ma noi siamo i cattivi e voi i buoni”.

Da http://www.lametino.it/Cronaca/tenta-di-denudarsi-in-chiesa-per-protesta-bloccato-a-cosenza.html 10 ottobre.

Tenta di denudarsi in chiesa per protesta, bloccato a Cosenza

Cosenza - E' stato individuato e bloccato, l'uomo di colore che, nella mattinata di domenica scorsa, aveva dato in escandescenze e aveva tentato di denudarsi nella chiesa di Santa Teresa, nel centro di Cosenza. L'uomo e' stato trovato, senza maglietta e senza scarpe, nei pressi di corso Mazzini, nella serata di ieri, dagli uomini della questura di Cosenza. E' stato accompagnato all'ospedale dell'Annunziata, dove e' adesso ricoverato in psichiatria. Si tratta di un immigrato sbarcato qualche settimana fa ad Augusta (Siracusa) e che e' arrivato in Calabria.

Sarebbe affetto da una malattia della pelle e proprio per chiedere attenzione al suo problema avrebbe inscenato la singolare forma di protesta in chiesa. Era stato subito raggiunto, domenica mattina, dalla polizia e dai sanitari del 118, che lo avevano gia' portato in ospedale. Ma poi era riuscito ad allontanarsi, facendo perdere le proprie tracce. Ieri sera la nuova cattura.

Corbelli: "Sua clamorosa e disperata protesta non può essere ignorata"

"La clamorosa e disperata protesta dell'immigrato di colore, malato (pare di scabbia), che si e' denudato ieri nella chiesa di Santa Teresa a Cosenza chiedendo di essere aiutato, non puo' assolutamente essere ignorata. Il grido accorato e disperato di quell'immigrato va ascoltato. Quell'uomo va aiutato e curato. E' un suo diritto. Un Paese civile ha il dovere di farlo. Domani mattina chiedero' ai servizi sociali della Regione di intervenire e, nell'ambito delle proprie competenze, di attivarsi, insieme all'Assessore alla poverta' del comune di Cosenza, Padre Fedele, per la soluzione di questo caso umano".

E' quanto afferma, in una nota, Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili e impegnato anche, con la Regione Calabria (Ufficio del capo di Gabinetto del Presidente Oliverio), per la promozione e tutela dei diritti umani. "Piu' tardi, come ho gia' preannunciato alla sua segretaria - aggiunge - mi sentiro' con il mio fraterno amico Padre Fedele e insieme a lui vedremo gia' da domani mattina di affrontare questa triste vicenda. Sicuramente non lasceremo da solo questo povero e sfortunato immigrato. Chiedero' alla Regione, ai servizi sociali di coordinarsi con il comune di Cosenza e con l'Assessore Padre Fedele per la soluzione di questo caso umano. Questa povera gente costretta ad azioni cosi' eclatanti e disperate per farsi ascoltare, abbiamo il dovere di aiutarla. Sicuramente, al di la' dei nostri attuali(ed effimeri) ruoli istituzionali, lo faremo io e Padre Fedele, cosi' come dalla strada continuiamo a fare da oltre 30 anni, sempre accanto agli ultimi".

Ansa Calabria 8 ottobre

A Corigliano nave privata con 415 migranti, molti casi di scabbia

CORIGLIANO CALABRO (COSENZA), 8 OTT – E’ approdata stamani nel porto di Corigliano Calabro la nave Phoenix della sedicente “organizzazione umanitaria” Moas con a bordo 415 migranti provenienti dal sud Africa. Sono solo 8 le donne sbarcate, 407 gli uomini, 61 i minori non accompagnati e solo un bimbo piccolo in compagnia dei familiari. A bordo anche le salme di due uomini ed una donna.

Da un primo accertamento, anche se sono in corso gli screening sanitari, il 95 per cento dei migranti a bordo ha la scabbia. Non appena saranno ultimati i controlli i migranti saranno trasferiti con i pullman in Lombardia, Piemonte, Abruzzo ed Emilia Romagna. I minori non accompagnati saranno trasferiti in diversi centri di accoglienza della Provincia individuati dalla Prefettura in collaborazione con l’amministrazione comunale di Corigliano.

Conclusioni: un migrante ha la scabbia, protesta per la mancanza di cure e viene ricoverato. Calabresi , non protestate se il sistema sanitario non vi cura! Andate fuori dalla Calabria!

Pubblicato in Calabria

Ieri quasi 1000 profughi sbarcati in Calabria.

 

Di essi 833 sono arrivati a Corigliano e 119 a Reggio Calabria.

Gli 833 migranti sono stati tratti in salvo dalla nave "Vos Chablis" di un'organizzazione umanitaria internazionale in varie operazioni sul Canale di Sicilia.

 

119, invece , raccolti e portati dalla nave Fiorillo.

I profughi provengono dall'Africa subsahariana, dalla Libia e dal Maghreb.

 

Tra di loro anche libici, che si spingono in Italia anche per ragioni di salute riuscendo a ricevere da noi quella assistenza sanitaria che non hanno nei propri paesi.

 

Negli ultimi arrivi 859 migranti adulti, 82 donne di cui 5 incinte, 61 bambini di cui solo 11 accompagnati.

Tra i migranti un caso sospetto di tubercolosi.

All’arrivo la regione Calabria ha predisposto la tenda gli screening sanitari e per il trattamento igienico – sanitario delle patologie cutanee.

Da oggi parte il trasferimento dei profughi verso tanti comuni calabresi ed italiani che presentano situazioni complesse .

Pubblicato in Calabria

Si è conclusa con il salvataggio di 45 migranti e il fermo di 2 scafisti l'operazione portata a termine dalla Guardia Costiera a circa 150 miglia al largo delle coste calabresi.

L'unità a vela a bordo della quale i migranti cercavano di raggiungere l'Italia era stata avvistata nella serata di ieri da un aereo ATR42 del 2° Nucleo Aereo della Guardia Costiera di Catania, nell'ambito delle consuete attività di vigilanza e pattugliamento.

Sotto il coordinamento della Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, venivano inviate sul punto Nave Fiorillo e le motovedette CP323 e CP326, salpate da Siracusa e Roccella Ionica.

I tre mezzi della Guardia Costiera, operanti sotto Frontex, raggiungevano l'unità, che era sospettata di aver già effettuato in passato attività illegale di trasporto di migranti (da ultimo lo scorso 11 agosto, quando 38 migranti erano stati rintracciati a terra, abbandonati sull'isolotto di Vendicari, nel siracusano, e avevano dichiarato di essere stati condotti da due scafisti di nazionalità ucraina).

Saliti a bordo dell'unità, i militari della Guardia Costiera, riuscivano quindi a individuare gli scafisti, già ricercati, anche facendo riferimento alle testimonianze raccolte in quella precedente occasione. Presi a bordo i 45 migranti e gli stessi scafisti, Nave Fiorillo dirigeva verso il porto di Augusta, dove è giunta nella giornata di oggi.

Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Siracusa, tenuta costantemente al corrente degli sviluppi, le attività investigative sono proseguite a terra, con l'intervento del GICIC, Gruppo Interforze di contrasto dell'immigrazione clandestina che, attraverso le testimonianze di alcuni migranti, ha confermato l'identità degli scafisti, sottoposti a provvedimento giudiziario di fermo. "L'intera operazione - informa un comunicato - mette a frutto il prezioso rapporto di collaborazione sigillato con il protocollo d'intesa tra la Procura della Repubblica e il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto, attraverso la Direzione Marittima di Catania".

Domenica, 28 Agosto 2016.

PS.La nave Fiorillo, come noto, è comandata da un amanteano.

Pubblicato in Calabria
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