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Non le trovate lungo i bordi delle strade. No!.

Qui ad Amantea scendono dal treno e sciamano per vie e luoghi cittadini.

Questo almeno i primi giorni.

Gli utenti le hanno descritte come bellissime, alte, slanciate.

 

E la voce si è sparsa in giro.

E così, sin dai primi giorni, ogni sera, pronti ad attenderle affezionati clienti.

Di ogni età.

E non solo Amanteani.

Appena scese dal treno, queste operatrici del sesso si allontanano dalla stazione ferroviaria verso angoli o spiagge poco o niente frequentati dove operano.

La mattina dopo ecco che qualcuno ha trovato i segni della loro attività.

Gi attenti carabinieri locali poco o nulla possono fare se non identificarle perché in Italia la loro attività è libera.

Pochi giorni e la voce si è sparsa.

Nei giorni successivi ad accompagnarla/e anche profughi maschi.

Mah!

Pubblicato in Primo Piano

E qualcuno gli augura la morte e si impegna a far festa

"Mentre la nave della Ong Aquarius naviga verso la Spagna (arrivo previsto domani mattina) altre due navi di Ong con bandiera dell'Olanda (Lifeline e Seefuchs) sono arrivate al largo delle coste della Libia, in attesa del loro carico di esseri umani abbandonati dagli scafisti.

Sappiano questi signori che l'Italia non vuole più essere complice del business dell'immigrazione clandestina, e quindi dovranno cercarsi altri porti (non italiani) dove dirigersi".

E' quanto scrive su Fb il ministro dell'Interno, Matteo Salvini.

"Da ministro e da papà, possono attaccarmi e minacciarmi quanto vogliono, ma io non mollo e lo faccio per il bene di tutti", rimarca il leader della Lega.

Pubblicato in Mondo

Un migrante è morto, uno è rimasto ferito e l’altro è riuscito a nascondersi e mettersi in salvo in seguito ad alcuni colpi di arma da fuoco sparati da un uomo di carnagione bianca ancora non identificato sabato sera intorno alle 21,30.

L’uomo rimasto ucciso si chiamava Sacko Soumali, di anni 29, originario del Mali e viveva nella tendopoli di San Ferdinando e aveva deciso di aiutare due suoi connazionali a raccogliere alcune lamiere in una famosa fornace abbandonata per le loro baracche.

La sparatoria, secondo il racconto di uno dei sopravvissuti si è verificata in un vecchio stabilimento abbandonato nelle campagne di San Calogero, Vibo Valentia.

Un uomo è sceso da una Panda bianca vecchio modello e dalla distanza di circa 100 metri ha incominciato a sparare contro i tre migranti per ben 4 volte.

Nella sparatoria un uomo è morto colpito alla testa.

I soccorsi sono stati vani.

E’ morto all’ospedale di Reggio Calabria.

L’altro è stato leggermente ferito ad una gamba.

Le Forze dell’Ordine stanno indagando e stanno cercando di ricostruire la dinamica della sparatoria.

Dalle prime indagini si presume che sia stata una vendetta il motivo che ha spinto l’uomo bianco a sparare contro i tre inermi migranti di pelle scura.

L’arma non è stata ancora ritrovata.

Si presume sia stato un fucile.

Gli investigatori, comunque, hanno fatto sapere che è errato parlare di furto, perché non esiste nessun proprietario che possa rivendicare l’asportazione del materiale sottratto.

Come è errato e da escludere parlare di pista xenofoba perché l’assassino non conosceva i migranti e non conosceva l’impegno sindacale della vittima.

Era un attivista dell’Unione Sindacale di Base, in prima fila nelle lotte per i diritti sindacali e sociali, tante volte calpestati, dei braccianti che lavorano nella piano di Rosarno e di Gioia Tauro nella raccolta dei kiwi, delle arance e dei clementini.

I tre migranti erano regolarmente residenti in Italia e vivevano nella vicina tendopoli di San Ferdinando che qualche mese fa è stata parzialmente distrutta da un incendio in cui perse la vita un altro migrante.

Secondo i piani della Prefettura avrebbe dovuto essere sgomberato e distrutto e i braccianti trasferiti in un nuovo accampamento.

Piani che non sono mai partiti.

C’è rabbia e disperazione tra i migranti e anche grande preoccupazione in Prefettura.

Si temono sommosse.

Il Sindacato in cui militava il povero migrante ucciso ha diffuso un comunicato e se la prende col nuovo Ministro degli Interni Sen. Matteo Salvini affermando che la sua dottrina ha fatto scorrere il primo sangue in Calabria ( La terra in cui il 4 marzo scorso lo ha eletto al Senato della Repubblica Italiana).

Per il Sindacato è stato un tiro al bersaglio contro lo straniero, contro il nero cattivo da rispedire nel paese d’origine.

Esagerato!

Il Ministro ha le sue idee riguardanti l’emigrazione e gli sbarchi giornalieri nelle nostre coste,però ancora non ha preso possesso del suo Ministero , non ha ricevuto la fiducia dal Parlamento e non ha dato nessuna direttiva.

Ha così commentato il triste episodio il Ministro, accusato ingiustamente per la morte del povero migrante:- Non è mai la violenza a risolvere alcuni tipi di problemi.

Voglio lavorare affinché siano rispettate le leggi o per cambiare le leggi che premiano i delinquenti e puniscono le persone per bene-.

Pubblicato in Calabria

Lo spread sale ed i migranti ci invadono!

Intanto il commissario Ue Oettinger dice: «I mercati insegneranno all’Italia a votare giusto».

Ecco la verità! L’Italia non ha più democrazia, la tanto decantata democrazia costituzionale.

Non ha senso far votare gli italiani.

Al loro posto voteranno i mercati.

Non solo ma la Bce incalza: «L’Italia ripassi le regole».

E poi Moscovici avverte l’Italia: «Ha il destino nelle sue mani».

E non serve a nulla che Salvini dica che . “E senza vergogna”

E che il M5Sn dica : «Juncker smentisca».

Ancor meno che il Pd si indigni e dica che “E’ offensivo”

«I mercati insegneranno agli italiani a votare nella maniera giusta»: è un’entrata a piedi uniti, nella crisi politica, finanziaria ed istituzionale dell’Italia quella del commissario europeo al bilancio Gunther Oettinger. La frase è stata pronunciata dall’esponente della commissione di Bruxelles nel corso di un’intervista a un tv tedesca e lo stesso Oettiger l’ha retwittata. L’intervista andrà in onda in forma integrale questa sera ed è destinata a suscitare reazioni a catena. Lo stesso esponente della Ue pochi giorni fa aveva adombrato il dubbio che l’Italia non fosse salvabile. «Lo sviluppo negativo dei mercati porterà gli italiani a non votare più a lungo per i populisti» si augura adesso Oettinger.

«Ma l’Italia riceverà più soldi»

Le parole di un esponente «falco» della politica comunitaria? Per la verità Oettiger, tedesco ed esponente del Ppe aveva usato una tattica «bastone e carota» nei confronti di Roma, affermando che la Ue si appresta ad aumentare la fetta di fondi comunitari a favore dell’Italia: «Paesi dell’Europa orientale come la Slovacchia, i Paesi Baltici e la Polonia riceveranno meno soldi» da Bruxelles nell’ambito della politica di coesione europea nel prossimo bilancio 2021-2027, essendo diventati più «competitivi», mentre altri che «negli ultimi anni si sono ritrovati in una situazione di maggiore stagnazione, come l’Italia, riceveranno più soldi» aveva detto il commissario in un dibattito all’Europarlamento di Strasburgo.

I mercati

Spread vola fino a 320 punti, la Borsa trema

Salvini: «Io non ho paura»

Immediata la pioggia di reazioni alle parole di Oettinger. «Pazzesco, a Bruxelles sono senza vergogna. Il commissario europeo al Bilancio, il tedesco Oettinger, dichiara `i mercati insegneranno agli italiani a votare per la cosa giusta´. Se non è una minaccia questa. Io non ho paura» annuncia via twitter Matteo Salvini. «Chiediamo al Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker di smentire immediatamente il Commissario Oettinger» dice la capodelegazione del M5S a Srasburgo Laura Agea. Anche il segretario del Pd Maurizio Martina si schiera. «Nessuno può dire agli italiani come votare. Meno che mai i mercati. Ci vuole rispetto per l’Italia». Il commissario viene rimbrottato anche dal presidente del Consiglio Ue Donald Tusk: «Per favore rispettiamo gli elettori, siamo qui per servirli non per impartire lezioni». Sia Salvini che il Pd hanno chiesto le dimissioni di Oettinger.

Juncker: «Commento sconsiderato»

«Juncker è stato informato di questo commento sconsiderato, e mi ha chiesto di chiarire la posizione ufficiale della Commissione: compete agli italiani e soltanto a loro decidere sul futuro del loro paese, a nessun altro»: così il portavoce del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker a proposito dei commenti di Oettinger. Anche il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani stigmatizza le dichiarazioni: «L’Italia non è una democrazia a sovranità limitata. Non sono i mercati a decidere il destino della Repubblica, ma i cittadini con il loro libero voto e le Istituzioni che li rappresentano. Chiedo a tutti di rispettare la volontà degli italiani, in loro ho piena fiducia».

La precisazione di Oettiger

La bufera ha indotto Oettiger e Berndt Thomas Riegert, il giornalista tedesco che per primo aveva diffuso il testo della dichiarazione (e poi rimossa su Twitter) ad alcune precisazioni: «Le prossime settimane - ha detto il commissario - dimostreranno che l’evoluzione dei mercati potrebbe spingerà gli elettori per non votare per populisti di destra e sinistra ...spero che questo mandi un segnale perché non venga data la responsabilità di governare a populisti di destra e sinistra».

Anche Moscovici avverte Roma

Un fatto appare ormai chiaro: non solo i mercati e le agenzie di rating incalzano l’Italia sospettata di voler allentare le politiche di rigore finanziario (innescando il rialzo brusco dello spread e lo slittamento verso il basso della Borsa); anche le istituzioni comunitarie hanno aumentato il pressing politico su Roma. Prova ne siano anche le parole pronunciate in queste ore da un altro commissario Ue, quello all’economia, Pierre Moscovici. «Gli italiani hanno il destino nelle loro mani - ha premesso Moscovici - e sono loro che lo definiscono, tutti come europei siamo attaccati all’idea dell’Italia pienamente europea, al cuore dell’Europa al cuore della zona euro, e ci auguriamo che questa situazione politica trovi la migliore soluzione.

L’analisi

Spread in rialzo: ma perché i mercati continuano a crollare?

La Bce: «l’Italia ripassi le regole»

Non bastasse la commissione Ue, anche la Bce non resta a guardare. Il vicepresidente della banca centrale europea Vitor Constancio ha ricordato (in un’intervista allo Spiegel) che ogni intervento di salvataggio da parte delle autorità monetarie nei confronti di Paesi in difficoltà «è soggetto a regole molto chiare. Intervenire sui mercati dei titoli di Stato di Paesi vulnerabili può essere utilizzato solo se il paese in questione accetta anche un programma di aggiustamento. L’Italia conosce le regole. Forse dovrebbe il caso di dargli di nuovo uno sguardo»

«Fino a quando l’Italia potrà permetterselo»

L’apprensione contagia un po’ tutti gli ambienti, compresa l’informazione. Il siti della Frankfurter Allgemeine Zeitung, la voce più autorevole della comunità finanziaria tedesca, oggi dedica l’apertura proprio a quanto sta accedendo a Roma con un interrogativo eloquente: «Fino a quando l’Italia potrà permetterselo?». La Faz si mostra preoccupata proprio dalla svolta impressa agli avvenimento questa mattina, quando il rendimento dei titoli di stato italiani a breve termine è balzato dallo 0,8% al 2,3%: «Questo è il sintomo di una crisi di prim’ordine perché in tempi normali...questi titoli non divergono all’interno dell’area euro. Non c’era un divario tanto grande dai tempi della crisi del 2012» di Claudio Del Frate

Pubblicato in Mondo

Signor Mattarella, di fronte alla affermazione di Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, che dice «Staremo attenti alla salvaguardia dei diritti degli africani in Italia», mi viene il dubbio se il signor Juncker non sia egli il Presidente della repubblica italiana ed ancora se esista ancora la repubblica italiana e la sua costituzione .

Non solo.

Ma mi viene in mente di chiedere al signor Juncker perché nel suo ruolo di presidente della Commissione europea abbia solo il dovere di stare attento alla salvaguardia dei diritti degli africani in Italia e non anche a quelli degli Italiani in Italia.

E’ evidente che si tratta di una aberrazione se non mentale quantomeno politica.

Ma a Lei presidente con tutto il rispetto che un Italiano deve al SUO presidente devo chiedere se non ritenga di sentirsi offeso , anche in none di tutti gli italiani.

E soprattutto che cosa intenda ribattere ad un arrogante come Jean Claude Juncker .

Tanto se vero quello che leggo sul web. «Il governo italiano non è ancora formato e comunque noi fondiamo il nostro lavoro non sugli annunci ma su ciò che un governo fa: certamente saremo attenti affinchè siano salvaguardati interamente i diritti degli africani che sono in Italia»«Saremo attenti che i rimpatri degli africani che non hanno diritto a restare in Europa rispettino le regole dei diritti umani». 

Parlando in generale, Juncker ha detto: «non vorrei che africani e europei pensassero che la migrazione sia l'unico problema da risolvere tra l'Africa e l'Ue.

Lo giudicherei ingiurioso per il continente africano, che ha altre potenzialità, al di là del problema posto dalla migrazione». «A Abidjan a novembre, con l'Onu, abbiamo cercato di trovare risposte al rimpatrio dei migranti. Non nego le difficoltà di reinserire i migranti nei diversi Paesi del continente africano, continueremo a operare nella direzione di rimpatri che rispettino tutte le regole, in particolare, i diritti umani, per quegli africani, che sulla base della legge europea non hanno il diritto di restare nell'Ue».

Lei ha modo di informarsi meglio.

Ma se vero , mi dia la soddisfazione di credere che l’Italia sia ancora una repubblica governata dalla costituzione e non un governatorato europeo che viene posto sotto controllo da Juncker & c.

Grazie.

 

Pubblicato in Italia

Parliamo di Kamal Abu-Taleb, dentista, presidente emerito del Rotary Club di Amantea.

Perché grazie?

Ma perché ieri, 14 aprile, ha prestato gratuitamente la sua opera a favore degli ultimi e dei diseredati, assistendo i primi 7 profughi ospiti in Calabria( non solo sul territorio di Amantea e Longobardi) e che avevano bisogno di prestazioni odontoiatriche.

E lo continuerà a fare insieme, per ora, al dr Gianluca Gallo.

Con questa sua prima attività ad Amantea, nel locale poliambulatorio, è nato il centro odontoiatrico per le fasce più deboli voluto dall’Associazione di Volontariato “Salus et Virtus”.

Amantea, così, diventa il terzo centro calabrese dopo Soverato e Cosenza( a mantiella a terza?) nel quale sarà presente il servizio di Odontoiatria Sociale .

Si tratta della esecuzione della Convenzione annuale e rinnovabile tra l’Asp di Cosenza e la Associazione Salus et Virtus approvata dal direttore generale Raffaele Mauro con determina n 1666 del 4 settembre 2017.

La convenzione ha previsto 2 fasi.

Nella prima la attivazione di un servizio allocato nel distretto Sanitario Cosenza/Savuto, presso il Poliambulatorio di Via Popilia.

Nella seconda la attivazione di un servizio allocato nel distretto Sanitario Tirreno e nel distretto sanitario ionio sud

La scelta del poliambulatorio di Amantea da parte della dottoressa Riccetti è possibile sia dovuta alla presenza in Amantea e Longobardi di una gran messe di profughi, donde la allocazione dei servizi proprio là dove ve ne è maggiore necessità!

Beneficiari di questa attività sono i seguenti:

RTPI( Richiedenti e/0 titolari di Protezione Internazionale)

Migranti indigenti

MSNA( Minori stranieri non accompagnati)

Vittime di tratta e torture

Coloro che non risultano iscrivibili al SSR( art 35 del dlgs 286/98)

Soggetti fragili e/o vulnerabili individuati e segnalati dai servizi socio sanitari, PUA e distretti sanitari.

Le cure prestabili sono :

Igiene e profilassi

Odontoiatria conservativa

Endodonzia

Chirurgia estrattiva

L’accesso alle cure è subordinato a prenotazione effettuabile dal personale dell’ASP

Vedi di seguito l’art 35 richiamato:

Art. 35

(Assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale) (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 33)

1. Per le prestazioni sanitarie erogate ai cittadini stranieri non iscritti al Servizio sanitario

nazionale devono essere corrisposte, dai soggetti tenuti al pagamento di tali prestazioni, le tariffe

determinate dalle regioni e province autonome ai sensi dell’articolo 8, commi 5 e 7, del decreto

legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni.

2. Restano salve le norme che disciplinano l’assistenza sanitaria ai cittadini stranieri in Italia

in base a trattati e accordi internazionali bilaterali o multilaterali di reciprocità sottoscritti dall’Italia.

3. Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative

all’ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure

ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed

infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e

collettiva. Sono, in particolare garantiti:

a)la tutela sociale della gravidanza e della maternità, a parità di trattamento con le cittadine

italiane, ai sensi delle leggi 29 luglio 1975, n.405, e 22 maggio 1978, n. 194, e del decreto delMinistro della sanità 6 marzo 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.87 del 13 aprile1995, a parità di trattamento con i cittadini italiani;

b) la tutela della salute del minore in esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo del20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176;

c)le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzionecollettiva autorizzati dalle regioni;

d)gli interventi di profilassi internazionale;

e)la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai.

4. Le prestazioni di cui al comma 3 sono erogate senza oneri a carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, fatte salve le quote di partecipazione alla spesa a parità con icittadini italiani.

5. L'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano.

6. Fermo restando il finanziamento delle prestazioni ospedaliere urgenti o comunque essenziali a carico del Ministero dell’interno, agli oneri recati dalle rimanenti prestazioni contemplate nel comma 3, nei confronti degli stranieri privi di risorse economiche sufficienti, si provvede nell'ambito delle disponibilità del Fondo sanitario nazionale, con corrispondente riduzione dei programmi riferiti agli interventi di emergenza.

«Ci sono le elezioni e magicamente non ci sono più sbarchi»

Ce lo spiega il generale di Corpo D’Armata Vincenzo Santo, capo di Stato Maggiore delle Forze Nato in Afghanistan.

Egli osserva: «Sono giorni che non si sente parlare di gente che sbarca sulle nostre coste o di poveri disgraziati che vengono portati nei nostri porti.

Non ci sono più immigrati.

Non sarà mai che qualcuno da qui riesca a dirigere quel traffico e dopo il 4 marzo farà riprendere quei viaggi della speranza?

Mai dire mai».

L’ex generale scrive queste parole su ReportDifesa, uno dei più autorevoli giornali di geopolitica e sicurezza. Qualche mese fa, su queste stesse pagine, invocava l’impiego dell’esercito come unica valida ed efficace alternativa per fermare l’ immigrazione illegale.

«In questi giorni – aggiunge l’ alto ufficiale – nessuno parte più dal Nord Africa.

Eppure sono tante le navi al largo che aspettano con una coperta e un tè caldo.

Ed i barconi non viaggiano sui binari. Forse perché» sospetta il generale «siamo a ridosso delle elezioni».

Scrive ancora Vincenzo Santo: «Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro dell’immigrazione.

Lo dico da cittadino, e ne sono preoccupato.

E il relativismo imperante ci porta a dover essere contenti persino del fatto che il numero degli sbarchi appaia in diminuzione.

Pazzia!

Non è questo il problema, il vero problema è che devono cessare gli sbarchi e che comunque l’immigrazione debba essere controllata e gestita con maggiore senso dello stato e, soprattutto, scrollandoci l’idea che ci vogliono inculcare che sia un fenomeno inarrestabile e ineluttabile.

Ci confrontiamo con due formidabili “opposizioni”: la convenienza economica (pecunia non olet) che ha garantito fior di milioni, nostri, a cooperative e onlus, e una convinzione dell’assoluto, che eticizza una visione utopica della promessa occidentale per cui… tutti dovrebbero potersi stabilire dove vogliono.

Una posizione radicale elevata a valore universale.

Chi la pensa diversamente è xenofobo, razzista.

E questa disgrazia del pensiero progressista occidentale copre i malfattori che di questo afflato se ne fregano ma solo gustano la possibilità di un grande guadagno».

di Sara Gentile

NdR. Se vero viene da chiedersi.

Ma è l’Italia che è capace di fermare i flussi dei migranti sotto le elezioni politiche? E come mai questa capacità si mostrerebbe “soltanto” prima delle elezioni politicamente più rischiose per i fautori dell’ingresso indiscriminato di immigrati economici?

O i flussi dei migranti sono governati da entità “sensibili” alle consultazioni politiche? E questa sensibilità è autonoma ed indipendente dal potere del governo italiano o piuttosto da esso governo in qualche modo sollecitata?

O è la stampa di regime che tace di eventuali sbarchi?

Pubblicato in Amantea Futura

Emmanuel Macron sull’immigrazione non fa sconti e segue il vento dell’opinione pubblica, favorevole a una stretta.

Il progetto di legge è stato presentato dal ministro degli Interni Gérard Collomb

Il titolo della legge è emblematico tratta di una « immigrazione gestita e di un diritto all’asilo politico effettivo»,

Collomb ha sottolineato che «È un progetto equilibrato.

La Francia deve accogliere tutti i rifugiati politici, ma non tutti quelli economici.

Ecco, in quest’ottica dobbiamo cambiare la nostra legislazione, che adesso è molto più favorevole rispetto agli altri Paesi europei».

Ma ecco le principali novità del provvedimento.

Si riducono i termini per ottenere l’asilo a un massimo di sei mesi dalla presentazione della domanda, contro gli undici in media attuali.

E il ricorso contro una decisione negativa dell’amministrazione competente (Ofpra) non sarà più sospensivo per tutti coloro che provengono da Paesi giudicati «sicuri» (la stragrande maggioranza): insomma, saranno espulsi prima di sapere cosa si stabilirà in appello.

Intanto si allungano i tempi di permanenza nei centri di detenzione amministrativa per i migranti (equivalenti ai Cie, i Centri di identificazione ed espulsione italiani), dove finiscono i clandestini trovati senza regolare permesso di soggiorno: si passa dai 45 giorni attuali a 90, che in certi casi diventano addirittura 135.

Si introduce anche un vero e proprio reato di “superamento illegale della frontiera”: un anno di carcere e 3750 euro di multa per chi, ad esempio, attraversa illegalmente le Alpi tra Italia e Francia e non in corrispondenza di un posto di frontiera.

La legge prevede pure qualche misura “positiva”, come la possibilità per i minorenni ai quali è riconosciuto lo status di rifugiato di far venire in Francia gli stretti familiari.

Si riconoscono anche più diritti agli studenti stranieri presenti nel Paese, sia per lavorare che per creare un’impresa.

La riforma del diritto d'asilo in Francia che viene illustrata in Consiglio dei ministri sara' discussa in Parlamento in aprile.

Ma tra gli stessi deputati qualcuno è reticente sulla legge.

Intanto Macron nell’ultimo sondaggio Ifop sulla sua popolarità ha perso sei punti percentuali.

E in un’altra inchiesta (dell’istituto Elabe), condotta in parallelo, il 66% degli intervistati lo ha giudicato «troppo lassista» per la sua politica d’immigrazione.

La loro scelta i francesi sembrano averla già fatta.

Pubblicato in Mondo

Il Papa Francesco oltre ai suoi numerosi e accorati appelli e interventi in favore dei fratelli più deboli, in occasione della Giornata Mondiale, ha inviato a tutta la Chiesa il messaggio che quest’anno ha come tema:

“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”.

Il Papa, sollecitando una sempre maggiore coerenza con questa dimensione ecclesiale, afferma: “Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr Mt25,35.43).

Il Signore affida all’amore materno della Chiesa ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria alla ricerca di un futuro migliore.

Quasi a far eco ai suoi pensieri in questi primi giorni di 2018 sono aumentati gli sbarchi di migranti.

Ed il fatto che sbarchino tanto in Italia è quindi un segno divino.

Il segno del bene che il Signore vuole alla sua Chiesa, alla nostra nazione, al nostro popolo!

Questo, comunque, il suo messaggio, integrale:

“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”

 Cari fratelli e sorelle!

«Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio» (Lv 19,34).

Durante i miei primi anni di pontificato ho ripetutamente espresso speciale preoccupazione per la triste situazione di tanti migranti e rifugiati che fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni, dai disastri naturali e dalla povertà.

Si tratta indubbiamente di un “segno dei tempi” che ho cercato di leggere, invocando la luce dello Spirito Santo sin dalla mia visita a Lampedusa l’8 luglio 2013.

Nell’istituire il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ho voluto che una sezione speciale, posta ad tempus sotto la mia diretta guida, esprimesse la sollecitudine della Chiesa verso i migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittime della tratta.

Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr Mt 25,35.43). Il Signore affida all’amore materno della Chiesa ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria alla ricerca di un futuro migliore.

Tale sollecitudine deve esprimersi concretamente in ogni tappa dell’esperienza migratoria: dalla partenza al viaggio, dall’arrivo al ritorno. E’ una grande responsabilità che la Chiesa intende condividere con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà, i quali sono chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità.

Al riguardo, desidero riaffermare che «la nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare».

Considerando lo scenario attuale, accogliere significa innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione. In tal senso, è desiderabile un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare. Allo stesso tempo, auspico che un numero maggiore di paesi adottino programmi di sponsorship privata e comunitaria e aprano corridoi umanitari per i rifugiati più vulnerabili. Sarebbe opportuno, inoltre, prevedere visti temporanei speciali per le persone che scappano dai conflitti nei paesi confinanti. Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali.

Torno a sottolineare l’importanza di offrire a migranti e rifugiati una prima sistemazione adeguata e decorosa. «I programmi di accoglienza diffusa, già avviati in diverse località, sembrano invece facilitare l’incontro personale, permettere una migliore qualità dei servizi e offrire maggiori garanzie di successo».

Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto XVI, ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale. Di conseguenza, è necessario formare adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera. Le condizioni di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, postulano che vengano loro garantiti la sicurezza personale e l’accesso ai servizi di base. In nome della dignità fondamentale di ogni persona, occorre sforzarsi di preferire soluzioni alternative alla detenzione per coloro che entrano nel territorio nazionale senza essere autorizzati.[

Il secondo verbo, proteggere, si declina in tutta una serie di azioni in difesa dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati, indipendentemente dal loro status migratorio.[ Tale protezione comincia in patria e consiste nell’offerta di informazioni certe e certificate prima della partenza e nella loro salvaguardia dalle pratiche di reclutamento illegale. Essa andrebbe continuata, per quanto possibile, in terra d’immigrazione, assicurando ai migranti un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i documenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale. Se opportunamente riconosciute e valorizzate, le capacità e le competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati, rappresentano una vera risorsa per le comunità che li accolgono. Per questo auspico che, nel rispetto della loro dignità, vengano loro concessi la libertà di movimento nel paese d’accoglienza, la possibilità di lavorare e l’accesso ai mezzi di telecomunicazione. Per coloro che decidono di tornare in patria, sottolineo l’opportunità di sviluppare programmi di reintegrazione lavorativa e sociale. La Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo offre una base giuridica universale per la protezione dei minori migranti. Ad essi occorre evitare ogni forma di detenzione in ragione del loro status migratorio, mentre va assicurato l’accesso regolare all’istruzione primaria e secondaria. Parimenti è necessario garantire la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare degli studi. Per i minori non accompagnati o separati dalla loro famiglia è importante prevedere programmi di custodia temporanea o affidamento. Nel rispetto del diritto universale ad una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita. La apolidia in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati può essere facilmente evitata attraverso «una legislazione sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale». Lo status migratorio non dovrebbe limitare l’accesso all’assistenza sanitaria nazionale e ai sistemi pensionistici, come pure al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio.

Promuovere vuol dire essenzialmente adoperarsi affinché tutti i migranti e i rifugiati così come le comunità che li accolgono siano messi in condizione di realizzarsi come persone in tutte le dimensioni che compongono l’umanità voluta dal Creatore. Tra queste dimensioni va riconosciuto il giusto valore alla dimensione religiosa, garantendo a tutti gli stranieri presenti sul territorio la libertà di professione e pratica religiosa. Molti migranti e rifugiati hanno competenze che vanno adeguatamente certificate e valorizzate. Siccome «il lavoro umano per sua natura è destinato ad unire i popoli», incoraggio a prodigarsi affinché venga promosso l’inserimento socio-lavorativo dei migranti e rifugiati, garantendo a tutti – compresi i richiedenti asilo – la possibilità di lavorare, percorsi formativi linguistici e di cittadinanza attiva e un’informazione adeguata nelle loro lingue originali. Nel caso di minori migranti, il loro coinvolgimento in attività lavorative richiede di essere regolamentato in modo da prevenire abusi e minacce alla loro normale crescita. Nel 2006 Benedetto XVI sottolineava come nel contesto migratorio la famiglia sia «luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori». La sua integrità va sempre promossa, favorendo il ricongiungimento familiare – con l’inclusione di nonni, fratelli e nipoti –, senza mai farlo dipendere da requisiti economici. Nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati in situazioni di disabilità, vanno assicurate maggiori attenzioni e supporti. Pur considerando encomiabili gli sforzi fin qui profusi da molti paesi in termini di cooperazione internazionale e assistenza umanitaria, auspico che nella distribuzione di tali aiuti si considerino i bisogni (ad esempio l’assistenza medica e sociale e l’educazione) dei paesi in via di sviluppo che ricevono ingenti flussi di rifugiati e migranti e, parimenti, si includano tra i destinatari le comunità locali in situazione di deprivazione materiale e vulnerabilità.

L’ultimo verbo, integrare, si pone sul piano delle opportunità di arricchimento interculturale generate dalla presenza di migranti e rifugiati. L’integrazione non è «un’assimilazione, che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale. Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca. È un processo prolungato che mira a formare società e culture, rendendole sempre più riflesso dei multiformi doni di Dio agli uomini». Tale processo può essere accelerato attraverso l’offerta di cittadinanza slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel paese. Insisto ancora sulla necessità di favorire in ogni modo la cultura dell’incontro, moltiplicando le opportunità di scambio interculturale, documentando e diffondendo le buone pratiche di integrazione e sviluppando programmi tesi a preparare le comunità locali ai processi integrativi. Mi preme sottolineare il caso speciale degli stranieri costretti ad abbandonare il paese di immigrazione a causa di crisi umanitarie. Queste persone richiedono che venga loro assicurata un’assistenza adeguata per il rimpatrio e programmi di reintegrazione lavorativa in patria.

In conformità con la sua tradizione pastorale, la Chiesa è disponibile ad impegnarsi in prima persona per realizzare tutte le iniziative sopra proposte, ma per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile, ciascuno secondo le responsabilità proprie.

Durante il Vertice delle Nazioni Unite, celebrato a New York il 19 settembre 2016, i leader mondiali hanno chiaramente espresso la loro volontà di prodigarsi a favore dei migranti e dei rifugiati per salvare le loro vite e proteggere i loro diritti, condividendo tale responsabilità a livello globale. A tal fine, gli Stati si sono impegnati a redigere ed approvare entro la fine del 2018 due patti globali (Global Compacts), uno dedicato ai rifugiati e uno riguardante i migranti.

Cari fratelli e sorelle, alla luce di questi processi avviati, i prossimi mesi rappresentano un’opportunità privilegiata per presentare e sostenere le azioni concrete nelle quali ho voluto declinare i quattro verbi. Vi invito, quindi, ad approfittare di ogni occasione per condividere questo messaggio con tutti gli attori politici e sociali che sono coinvolti – o interessati a partecipare – al processo che porterà all’approvazione dei due patti globali.

Oggi, 15 agosto, celebriamo la solennità dell’Assunzione di Maria Santissima in Cielo. La Madre di Dio sperimentò su di sé la durezza dell’esilio (cfr Mt 2,13-15), accompagnò amorosamente l’itineranza del Figlio fino al Calvario e ora ne condivide eternamente la gloria. Alla sua materna intercessione affidiamo le speranze di tutti i migranti e i rifugiati del mondo e gli aneliti delle comunità che li accolgono, affinché, in conformità al sommo comandamento divino, impariamo tutti ad amare l’altro, lo straniero, come noi stessi.

Dal Vaticano, 15 agosto 2017

Solennità dell’Assunzione della B.V. Maria FRANCESCO

Domani allora tutti a Messa!

Il Comune di Roma chiede ai romani di ospitare i richiedenti asilo a casa propria.

In una intervista l’assessore ai Servizi sociali Laura Baldassarre ha annunciato che "le famiglie romane, che potranno ospitare i migranti, avranno mille euro al mese".

Chi li pagherà il comune di Roma che è pieno di debiti o lo Stato?.

E se paga lo Stato, Lei , il M5s , la raggi ed il comune di Roma che ci azzeccano?

Pare ch l'assessore Laura Baldassarre abbia mutuato il modello dai Paesi del Nord Europa.

"Lì funziona...", assicura.

E così chi deciderà di accogliere un immigrato, otterrà mille euro al mese.

È l'equivalente dei 35 euro al giorno versati alle associazioni che assistono gli stranieri.

"Puntiamo su un' accoglienza diffusa e di qualità, con associazioni e università, per arrivare all'inclusione", spiega al Messaggero.

Addirittura le Universita?

E che c’entrano?

Tutto mi sembra una vergogna, una vera ingiustizia.

Perché solo loro?

Perché non anche gli italiani che non hanno una casa?.

Perché non anche gli italiani che dormono nella stazione Termini, sotto i ponti, nei sottopassaggi?

Perché i migranti sono speciali rispetto a loro?

E perché non anche i rumeni e gli altri che provengono dai paesi dell’est europeo e che non hanno una casa?.

Maledetta politica.

Aspetto risposta.

Pubblicato in Italia
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