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Amici lettori, chi è Maria? E’ la madre di Gesù?

Chi è Gesù? E’ il figlio di Dio.

Per noi cristiani, dunque, usare i loro nomi e le loro immagini per fare pubblicità ad alcuni prodotti mi pare inopportuno ed una cosa sconcia,vuol dire umiliare il nostro sentimento religioso. Alcuni anni fa una società lituana che produce vestiti per uomo e donna ha lanciato una pubblicità utilizzando le foto di un uomo e di una donna che rappresentavano la Madonna e il figlio suo.

La donna tutta vestita di bianco, con un bel tatuaggio colorato sul braccio destro ed in mano una collana di perle.

L’uomo a dorso nudo indossava un paio di jeans e metteva in mostra anche i suoi tatuaggi sulle braccia e sul corpo.

Sotto le immagini c’erano gli slogan: - Jesus, Mary! What a style! Mother of god, what a dress! Jesus, what a jeans!- Addirittura il nome di Gesù “God” era scritto in lettera minuscola.

L’azienda era stata multata a dover pagare una multa di appena 580 euro perché si era servita di Gesù e di Maria per fare pubblicità ai suoi prodotti.

Secondo i Giudici lituani quei cartelloni pubblicitari appesi in tutto il Paese avevano offeso la morale pubblica.

La Corte di Strasburgo ha annullato la sentenza perché i simboli religiosi si possono usare nella pubblicità e la pubblicità usata dalla industria lituana incriminata non è offensiva o profana e non incita all’odio.

Per quanto riguarda l’utilizzazione dei simboli religiosi nella pubblicità è intervenuta la rivista dei Gesuiti “Civiltà Cattolica” e Padre Occhetta così ha scritto:- La Corte di Strasburgo ha tradito il principio di laicità che si fonda sul rispetto della libertà religiosa..

Se si tutela il diritto di espressione si dovrebbe tutelare anche il diritto a non vedere umiliato il proprio sentimento religioso -.

Ma anche in Italia, tantissimi anni fa, una industria dei jeans “Jesus” accompagnò la sua campagna pubblicitaria con un trionfante lato B di una bellissima modella e lo slogan “Chi mi ama mi segua”. Non successe nulla e i jeans di quella industria ebbero un enorme successo, se escludiamo qualche articolo dell’Osservatore Romano e qualche voce isolata di politici e benpensanti.

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Lunedì 29 gennaio è stato il termine ultimo per la presentazione delle liste elettorali e subito sono scoppiate nei vari schieramenti politici le aspre e feroci polemiche da parte degli esclusi.

Il Segretario del Pd Matteo Renzi si è subito buttato nella campagna elettorale che si annuncia difficile ed incerta, e per conquistare i voti delle persone anziane, dei nonni e delle nonne in particolare, ha pensato bene di far visita alle nonne Maria e Antonietta di 98 e 88 anni.

Ma i pronostici elettorali per il momento non sono a suo favore. Secondo alcuni sondaggi il suo partito è al di sotto del 25%, ciò significa che alla Camera avrà intorno a 130 Deputati e al Senato una sessantina.

Troppo pochi non solo per governare ma anche eventualmente per fare un governo di larghe intese con altri partiti.

Il Pd è dato dunque perdente e i partiti nanetti che gli ruotano attorno sono destinati a fare una brutta fine.

E’ dato perdente anche nelle Regione rosse e nei collegi elettorali che fino ad ieri erano considerati sicuri.

Stando così le cose per Renzi e Co. si prevede una debacle e dopo il voto pure una probabile nuova scissione da parte dei malpancisti e degli Onorevoli e Senatori che non hanno trovato posto nelle liste elettorali e che dopo il 4 marzo dovranno darsi da fare per trovare una occupazione decente fuori Roma.

Manca ancora un mese dal voto ma se i numeri sono questi addio Pd targato Renzi, PDR come lo hanno già chiamato Grasso, D’Alema, Bersani e la folta pattuglia che ha rifiutato di essere inclusa nelle liste lontano dai loro collegi elettorali.

Addio sogni di gloria del Puffo di Rignano!.

Le scaramucce sono già incominciate e molti hanno avvertito Renzi che dopo il 4 marzo ci sarà la resa dei conti e il tempo degli addii.

E dire che Renzi aveva spocchiosamente affermato:- Abbiamo formato la migliore squadra per vincere le elezioni -.

Ma anche in Forza Italia gli esclusi eccellenti sono pure parecchi e prima della presentazione delle liste hanno assediato a Roma in Piazza San Lorenzo in Lucina la sede del partito.

Addirittura alcuni degli esclusi hanno assediato la dimora del Cavaliere.

I malpancisti sono molti anche in Forza Italia.

Ma anche nel Movimento 5 Stelle non è che le cose stiano andando a gonfie vele.

Anche nel Movimento di Grillo ci sono i delusi e gli irritati per come è stata gestita la elezione dei candidati nelle parlamentarie.

Ma ormai i giochi sono fatti, il 4 marzo andremo a votare sperando in una grande affluenza alle urne e toccherà a noi elettrici ed elettori mettere il segno di croce sul partito e sul candidato che riterremo più onesto, più preparato, più intelligente, più affidabile e fare definitivamente selezione, scartando i faccendieri, i voltagabbana, i quaquaraqua che sono poi tanti e che si trovano purtroppo in tutti gli schieramenti politici.

Ai cari futuri Deputati e Senatori che verranno eletti e che sono chiamati a guidare il Bel Paese quasi allo sfascio auguro buona fortuna e che possano davvero fare cose buone e giuste per tutti e che possano fermare l’immigrazione selvaggia, la delinquenza, la disoccupazione, le ingiustizie, gli abusi ed i soprusi, le lunghe file e le barelle poggiate sui pavimenti nei pronti soccorsi degli ospedali e la voracità fiscale, perché in Italia paghiamo troppe tasse e non sappiamo dove vanno a finire.

Non aggiungo altro per non rovinare loro la festa.

Buona fortuna!

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27 gennaio 1945, fine dell’assurdo immane genocidio degli ebrei che grida vendetta al cospetto di Dio.

Quel lontano giorno di tantissimi anni fa è una data storica molto importante: fine dello sterminio degli Ebrei in Europa voluto da Hitler.

In quel lontano giorno di 73 anni fa i soldati dell’Armata Rossa liberarono gli ebrei sopravvissuti alla soluzione finale che ancora erano rinchiusi nel campo di concentramento di Auschwitz.

Se avessero ritardato anche di poche ore moltissimi di loro sarebbero finiti nelle camere a gas e nei forni crematori.

E così, per la prima volta, il mondo occidentale potette vedere da vicino quello che realmente aveva fatto il regime nazista in tutta la sua realtà.

In quel triste campo di concentramento non finirono soltanto cittadini ebrei, ma zingari, omosessuali, oppositori del regime nazista.

Venne costruito nel 1940, durante la seconda guerra mondiale, per accogliere detenuti politici.

Poi nel 1941 ebbe un notevole potenziamento con l’apertura del più grande campo di Birkenau e con l’installazione di varie fabbriche tra cui Krupp e Siemens.

In queste fabbriche si sfruttava il lavoro coatto degli internati.

Gli ebrei venivano caricati su vagoni ferroviari piombati senza cibo e senza acqua e portati ad Auschwitz. Dopo aver attraversato quel cancello in ferro battuto venivano fatti scendere sulla cosiddetta “Judenramp” e poi subivano la prima selezione.

Atroce rituale all’ingresso del campo: denudamento, rasatura, tosatura, doccia, vestizione, numerazione. I vecchi finivano subito sotto le docce, così chiamavano i nazisti le camere a gas.

Gli uomini e le donne giovani a lavorare nei campi di lavoro affollati e malsani e poi man mano anche loro finivano nelle docce e nei forni crematori.

Lavoravano e soffrivano prima di essere avviati alla morte.

Al di là di quel famoso cancello dove campeggiava la scritta “Il lavoro rende liberi” c’era davvero l’inferno.

E noi oggi per ricordare quel triste evento celebriamo La giornata della memoria, per non dimenticare e per far si che tragedie simili non si ripetano mai più.

Apprendo con vivo compiacimento che anche la nobile città di Amantea a noi tanto cara vuole commemorare quel lontano giorno alla presenza delle autorità e dei cittadini per ricordare l’immane genocidio e le stragi di milioni di innocenti.

Altri crimini, altri genocidi ci sono stati in passato in Europa e nel mondo e ancora oggi troppi sono in corso sulla faccia della terra, ma quello che veramente è accaduto nei lager nazisti ha superato ogni forma di barbarie xenofoba razzista.

In quei famigerati campi si praticava finanche la tortura fisica e psicologica e si sperimentavano su quei corpi martoriati nuovi medicinali e metodi di chirurgia.

Almeno sei milioni di internati perirono nelle camere a gas; contingenti minori vennero eliminati mediante iniezioni di fenolo, fucilazione di massa o impiccagioni.

La Giornata della Memoria che noi celebriamo ogni anno è entrata in vigor soltanto nel 2000 con una Legge dello Stato. Il testo approvato dal Parlamento stabilisce che ogni anno le scuole e le università organizzino per il 27 gennaio manifestazioni volte a ricordare i campi di sterminio nazista e gli oltre sei milioni di ebrei che perirono in quei famigerati lager.

Ma queste celebrazioni servono per davvero?

A chi ha ancora dei dubbi rispondo con un “Sì”.

Servono a combattere il razzismo, la xenofobia, l’odio razziale.

Anche in Calabria, nelle scuole, nelle Università, a Ferramonti di Tarsia si celebra il Giorno della Memoria.

Per chi ancora non lo sapesse il regime fascista aveva fatto costruire anche in Calabria un campo di concentramento dopo l’approvazione e l’entrata in vigore delle famose Leggi razziali del 1938, un complesso e aberrante sistema per la difesa della razza ariana.

Certo, era un campo di concentramento diverso di quello di Aushwitz o della Risiera di San Sabba a Trieste. A Ferramonti non ci furono camere a gas e forni crematori.

Ma era pur sempre un campo di concentramento dove centinaia di ebrei erano costretti a vivere nella promiscuità in capannoni affollatissimi.

C’erano le cimici ed i pidocchi e moltissimi si ammalarono di malaria, perché negli anni 40 il campo era stato costruito su un terreno paludoso e infestato dalle zanzare.

C’erano nel campo, però, una biblioteca, una sala cinema e altri spazi ricettivi.

Riconoscere queste differenze non significa però che anche il male nella nostra amata Calabria non c’era. C’era, eccome! Solo che i prigionieri venivano trattati come esseri umani e non come bestie. E il Direttore del campo Paolo Salvatore pur facendo rispettare le ferree regole del campo ha cercato sempre di essere vicino agli internati.

E anche i cittadini di Tarsia hanno contribuito per quel poco che potevano fare di lenire le sofferenze e i disagi degli internati. Fra le testimonianze letterarie di Auschwitz, una delle più drammatiche, è costituita dalle memorie di Primo Levi “Se questo è un uomo” (1947).

Precisa l’autore nella prefazione.-

L’opera è stata scritta allo scopo non di formulare nuovi capi d’accusa ma, per fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano e soprattutto per soddisfare l’impulso e il disagio di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi -.

Levi nel suo libro parla di “un viaggio verso il nulla, viaggio all’ingiù, verso il fondo”.

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