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Domenico Bevacqua
24 febbraio alle ore 15.48 ·
Mia lettera inviata al capogruppo PD alla camera dei deputati on Nicodemo Oliverio sul problema della Pesca. Su questo tema come zonadem organizzeremo un'iniziativa pubblica nel mese di marzo.



Consiglio Regionale della Calabria

On. Domenico Bevacqua

Camera dei Deputati – Commissione Agricoltura

On.le Nicodemo Oliverio



Carissimo Nicodemo,

da consigliere regionale e amico di lunga data mi rivolgo a te nella tua veste di capogruppo PD in seno alla commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.

Sarai senz’altro al corrente degli incresciosi episodi che, nelle scorse settimane, hanno coinvolto, loro malgrado, numerosi pescatori calabresi in relazione al divieto di pesca del novellame. Non è certamente necessario ricordarti che i fatti accaduti vanno ben al di là di un ordinario problema di giusta repressione di atti illegali. Si tratta, in verità, di una questione molto più complessa che coinvolge la sussistenza di centinaia di famiglie e che, prima ancora, interessa le difficoltà di un comparto economicamente rilevante e bisognoso di urgenti interventi di ausilio. Gli operatori del mare vivono una condizione dettata dalla disperazione di chi ha una famiglia sulle spalle e di chi, pur non avendo la licenza e nonostante i divieti, a pescare ci deve andare lo stesso obbligato dalla necessità. Appare essenziale inquadrare il problema in una prospettiva più ampia, che consideri l’insieme del settore pesca calabrese, sottolineando la rilevanza delle istanze di una realtà di significative tradizioni e culture di economia marinara, soprattutto in un contesto di crisi sociale crescente.

Il dirigismo europeo, emanando regolamenti comuni per i pescatori di tutto il Mediterraneo, ignora le specificità dei territori, intesse un groviglio di regole che vanno a colpire tradizioni e commerci secolari e produce, come unico risultato, quello di soffocare tutte le potenzialità di un vitale settore agroalimentare.

Pesca e acquacoltura non devono più essere l’anello debole di un’economia legata al territorio e alle tradizioni locali, ma motore attivo dello sviluppo economico basato su integrazione tra filiere. È compito anche della politica invertire dinamiche che hanno prodotto cali reddituali pari al 30% annuale e che vedono la metà delle imprese ittiche calabresi a rischio persino rispetto all’obiettivo minimo del pareggio di bilancio. Si tratta di mettere al centro i pescatori e renderli protagonisti nella autogestione, nella capacità di consorziarsi in forma cooperativa, nella possibilità di agganciare una fase di profonda trasformazione che necessita di essere governata con lungimiranza, muovendo dalla consapevolezza che le transizioni richieste dall’Europa non possono rischiare di tradursi nella perdita e nella cancellazione di intere comunità costiere. Unitamente all’impoverimento, il settore non manca di inviare allarmi per il suo preoccupante invecchiamento, avendo espulso nell’ultimo ventennio il 40 % delle forze più giovani, malamente compensato con uno scarso 8 % di forze immigrate.

Dopo anni di immobilismo e latitanza della politica regionale, sarà mio impegno spronare la nuova giunta calabrese ad avviare, in tempi celeri, percorsi che prevedano deroghe supportate da Piani di gestione locali, accesso al micro-credito, compensazioni al reddito, riconversione e quanto altro possa servire al comparto pesca, che conta 2500 addetti in tutta la regione.

Ma, se è vero, com’è vero, che la Regione deve attivarsi, la politica romana non può esimersi dall’agire di concerto: non si può continuare a perseguire soltanto la riduzione della forza lavoro, l’inasprimento dei controlli e l’interpretazione astrusa dei regolamenti comunitari. Bisogna snellire le procedure burocratiche per l’accesso alle forme di incentivazione UE, verificare i piani di gestione presentati al Governo centrale, investire sulle infrastrutture portuali e sulla commercializzazione del prodotto, realizzando il coinvolgimento di tutti i settori produttivi e integrando, a livello nazionale, gli sforzi che le associazioni di categoria stanno conducendo, al fine di evitare che l’attività dei nostri pescatori nei nostri mari subisca la triste sorte della scomparsa.

Sono certo che la tua sensibilità e la tua esperienza non mancheranno di contribuire ad avviare un percorso virtuoso che consenta ai pescatori calabresi di raggiungere una piena legittimità e una congrua remunerazione per il loro duro lavoro.

I lavoratori del mare non chiedono pasti gratis, ma aiuto e sostegno per condurre in porto (è proprio il caso di dirlo) un’attività legittima che possa garantire un’integrazione reddituale per la sopravvivenza delle loro famiglie.

I miei più cari saluti



Cosenza, 24.02.2014

F.to Domenico Bevacqua

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