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simona loizzo 1Sarà Simona Loizzo il capogruppo della Lega al Consiglio Regionale. Anche se alla prima esperienza certamente opererà con professionalità e nell’interesse del partito e dei calabresi. Un riconoscimento, da parte dei consiglieri e del partito, per il successo ottenuto in campagna elettorale e per dare maggiore spinta ad una provincia che merita sicuramente di essere adeguatamente rappresentata. Un impegno gravoso che, però, potrà consentire delle adeguate risposte per un contributo importante nelle scelte che dovrà assumere il partito all’interno del Consiglio Regionale. Un plauso a Simona Loizzo per il prestigioso incarico e un in bocca a lupo per l’attività che dovrà espletare all’interno dell’assemblea regionale. 

Lì, 27 novembre 2021.

​​​​​​​​​Il Commissario regionale Lega

​​​​​​​​             Giacomo Francesco Saccomanno

Pubblicato in Politica

AereolllllChe la Calabria abbia grossi problemi amministrativi e che vi siano lobby di potere trasversali erano coseben  note e che sono state più volte denunciate dal partito. La Lega ha messo, infatti, al primo punto del proprio programma la bonifica degli uffici e il ritorno alla normalità della gestione amministrativa. Lo stato di estremo disagio e di mancanza di chiarezza nelle condotte di molti sono la conseguenza di gestioni passate molto leggere, senza il rispetto della legge e, maggiormente, per aver, a volte,privilegiato gli interessi personali rispetto a quelli generali. La vicenda Sacal, però supera ampiamente tutte le ipotesi di possibile malaffare! Bene ha fatto il Presidente Occhiuto a denunciare duramente questa vicenda e la Lega sul punto chiede a tutta la Giunta ed al Consiglio regionale di andare fino in fondo, non potendo tollerare vicende che potrebbero nascondere interessi privati in danno del bene pubblico. Alla magistratura contabile e penale, invece, si chiede che si proceda celermente agli accertamenti necessari e che, in caso di ravvisate responsabilità personali, vengano date alle parti offese ed anche ai partiti le comunicazioni di legge, essendo fondamentale che ognuno faccia la sua parte fino in fondo, senza se e senza ma, e si consenta a tutti di poter svolgere tutte le azioni per la tutela del bene pubblico.   

Lì, 14 novembre 2021.

Il Commissario regionale Lega

Giacomo Francesco Saccomanno

Pubblicato in Calabria

Spirli e InvernizziAd un anno dalle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale, i Calabresi si ritrovano nuovamente, per causa fortuita e di forza maggiore, ad esprimere il proprio voto nella scelta del candidato Presidente e di quello aspirante alla carica di consigliere. È opinione quasi unanime, ritenere che, dal punto di vista produttivo, l’anno di attività politica regionale, si è concluso con un bilancio fortemente negativo. La coalizione di centrodestra che si è caratterizzata per la totale staticità ed inefficienza, ha deluso tutte le aspettative della maggioranza dei calabresi ed in particolare di coloro i quali hanno riposto la propria fiducia nei confronti della Lega di Matteo Salvini, considerata l'ancora di salvezza per una regione sul baratro del fallimento. A onor del vero, bisogna ammettere che, fino a poco tempo fa, la strategia politica posta in essere da Matteo Salvini, ha trovato terreno fertile anche nelle regioni meridionali, in virtù del suo pensiero convincente basato sulla defiscalizzazione, riforma del sistema sanitario e tutela dell'ordine pubblico, argomenti questi cari a quella parte del popolo calabrese, impegnato a promuovere la politica Leghista nelle varie competizioni elettorali.  Oggi, però, dopo i risultati disastrosi ottenuti nelle elezioni comunali dei capoluoghi di provincia di Reggio Calabria e Crotone, nonché nella cittadina di Castrovillari, la Lega si prepara ad una sonora sconfitta anche su base regionale con conseguente riduzione del numero dei consiglieri eletti.
La responsabilità dell’annunciato fallimento elettorale, purtroppo, va attribuita in via esclusiva a Matteo Salvini, artefice delle infelici scelte, operate insieme ai suoi collaboratori nell’ambito della politica regionale calabrese.  Sicuramente gli errori commessi dal leader Leghista sono frutto di una scarsa conoscenza della politica territoriale che l’ha portato a fidarsi di colui il quale, nelle vesti di segretario regionale calabrese, ha posto in essere una serie di strategie dannose alla crescita del partito, accantonando la proficua politica di mediazione, in favore di quella volta a determinare l'abbandono del partito da parte di numerosi tesserati e militanti. Se così non fosse, Salvini mai avrebbe fatto l’incauto errore di nominare alla vice presidenza della regione un soggetto di scarsa fattività, disinteressato ai problemi del territorio e impegnato solo ed esclusivamente a pronunciare esternazioni, per niente  simpatiche,  altamente lesive all’immagine della nostra amata Calabria.  Con la designazione del citato vice presidente della giunta regionale, assessore alla cultura, i vertici della Lega hanno dimostrato di non aver a cuore le sorti della Calabria, se non altro perché lo stesso vice presidente della giunta, nell’arco dell’anno di attività politica non ha prodotto e fatto nulla, un danno per la Calabria.
Ci si aspettava una forte presa di posizione di Salvini, atteso il tracollo della Lega alle elezioni comunali, almeno la rimozione dell’improduttivo vice presidente della giunta regionale nonché dell'attuale segretario regionale, la cui gestione del partito ha provocato insanabili fratture tra i tesserati e militanti leghisti calabresi.
Pur tuttavia, sembra che le problematiche relative alla gestione della Lega in Calabria, siano comuni anche al resto delle regioni italiane. A tal proposito è bene evidenziare come sempre più forte ed insistente è la pressione esercitata da una folta parte dell'elettorato Leghista, volta a favorire  l’asse Zaia - Giorgetti al fine di recuperare quell’entusiasmo vitale che ha caratterizzato i tempi d'oro fondati sulla meritocrazia.

Avv. Carlo Salvo 

Pubblicato in Calabria

legaCarlo Guccione, punto fermo nella lista Pd per il rinnovo del consiglio regionale, traccia la rotta principale per quella che si preannuncia come tra le più insidiose campagne elettorali calabresi

COSENZA, 29 DICEMBRE 2019 - «La Lega non è il male assoluto e non è una forza antidemocratica, io non cado in questa che è una trappola controproducente per l'intero centrosinistra del Paese. Però è indubbiamente un “male” in questa fase politica, probabilmente il male principale e la Calabria tutto può permettersi tranne che una deriva del genere...».

Carlo Guccione, punto fermo nella lista Pd per il rinnovo del consiglio regionale, è il consigliere uscente che nella scorsa legislatura ha totalizzato più consensi in assoluto tra quanti hanno occupato gli scranni di Palazzo Campanella. Esperienza e conoscenza del territorio, e dei suoi mali, oggi sono al “servizio” di questa nuova avventura elettorale che più di un segnale descrive come insidiosa e non priva di rischi per il futuro della Calabria.

«Veniamo da una esperienza di governo regionale – continua Guccione in una nota – che per primo e più di tutti ho contrastato con ogni mezzo, tentando più volte di indirizzare verso la soluzione vera dei problemi dei calabresi. Non è stato possibile e non era neanche facile, per ragioni che ormai non ha più molto senso analizzare. Ma il progetto di un centrosinistra a trazione fortemente civica, illuminato, democratico, competente ma umile, ambizioso ma concreto, è l'unico che può offrire un futuro a questa disgraziata ma straordinaria terra». «Dico questo – continua Guccione – perché la tentazione populista e qualunquista della facile alternanza questa volta nasconde delle insidie “alla calabrese” che rischiano di essere letali per i cittadini. Qui, dal Pollino allo Stretto, in questa campagna elettorale si mescola di tutto e di più sotto le principali bandiere del centrodestra. Agli impulsi di egoismo puro, incompetenza e visione muscolare e isterica della società che contraddistinguono come brand la Lega di Salvini si aggiunge il trasformismo, la sciatteria politica e una certa “cialtroneria” tipica di Calabria. Dove sul “carro” del “Carroccio” e del centrodestra ora prova a salire di tutto. Un mix micidiale che consegnerebbe al baratro assoluto il futuro dei nostri figli che abbiamo scelto di far crescere in Calabria».

«Questa che si apre ora è una campagna elettorale per certi aspetti drammatica – continua ancora Guccione -. Non si può sbagliare, i calabresi non possono sbagliare. È in gioco il futuro di una regione che viene fuori da cinque anni molto difficili e che non per questo ora deve essere consegnata alle forze più oscure e pericolose che si aggirano sotto mentite spoglie di riciclaggio di candidati. In taluni casi anche candidati in pista dagli anni Settanta. Non a caso la differenza non la farà e non la deve fare il numero delle liste in campo, gran parte delle quali abbiamo visto poi che fine fanno, quando ci si affanna a far salire di tutto sul “carro”. La differenza la deve fare il progetto, la visione, la competenza, il quoziente democratico. Con Pippo Callipo – conclude Guccione - espressione tra le più autorevoli del civismo testardo e coraggioso e ispirato da principi di legalità e meritocrazia, il centrosinistra ha l'obbligo e l'onere di non fallire in Calabria. Non c'è solo da convincere i calabresi così da vincere le elezioni ma c'è soprattutto da scongiurare il pericolo più inquietante: consegnare la Calabria al più micidiale dei mix, l'assalto della Lega e del centrodestra “alla calabrese...”».

Pubblicato in Calabria

Umbria: solo per incominciare di Francesco Gagliardi

Ieri, domenica 27 ottobre, si è votato in Umbria per eleggere il Consiglio Regionale e il nuovo Governatore.

Il Governo dell’inciucio è stato sonoramente sconfitto ed ora i maggiori esponenti politici responsabili di questo clamoroso flop si leccano le ferite.

Doveva aprirsi una nuova stagione politica invece tutto è naufragato e tutto tornerà in discussione. Umbria solo per cominciare avevano proclamato i leader del centro destra e i grillini a Narni durante la campagna elettorale.

E’ incominciata davvero bene l’avventura giallo-rossa- Tuonavano Zingaretti e Franceschini: Avanti insieme in tutte le Regioni.

E’ un percorso che deve durare nel tempo. Il percorso, purtroppo, è durato la spazio di un mattino e si è sciolto come neve al sole d’aprile.

La sonora e umiliante sconfitta del centro sinistra e la strepitosa vittoria del centro destra in Umbria è importante, perché in questa Regione aveva vinto sempre la sinistra.

Fino ad ieri era ritenuta una fortezza inespugnabile, invece, come avevano previsto i sondaggisti, è in mano al centro destra. E la pesante e umiliante sconfitta del Pd e del M5Stelle potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini locali.

Il forte vento pro Lega ha creato uno smottamento epocale.

Sono sicuro che il voto in Umbria avrà una valenza nazionale e la vera e propria alleanza politica giallo-rossa auspicata in tutte le Regioni e in tutti i Comuni italiani subirà un drastico stop. Zingaretti, Di Maio, Franceschini, Speranza, Conte non avranno più frecce nei loro archi e si limiteranno a campare.

La sconfitta, però, scuoterà gli assetti nazionali e le sorti del Governo Conte saranno definitivamente segnate.

Ora anche Renzi avrà le mani libere per menare fendenti e per fare la voce grossa.

Era contrario alleanza Pd-M5Stelle e adesso dopo il clamoroso flop gongola.

Si è guardato bene di farsi vedere in Umbria e farsi fotografare a Narni insieme ai quattro sonoramente sconfitti. Franceschini, Zingaretti, Speranza, Conte, Di Maio hanno capito che ormai la sorte del Governo è segnata.

Le litigiosità ad appena due mesi dalla sua nascita sono all’ordine del giorno e la sconfitta in Umbria non farà altro che acuirle.

Però non hanno nessuna intenzione di lasciare le comode poltrone che occupano, hanno timore di trovare Salvini a Palazzo Chigi.

E allora, contro il parere della maggioranza del popolo italiano che vuole andare a votare al più presto, faranno di tutto per tenere ancora per un po’ a Palazzo Chigi Giuseppe Conte, Renzi permettendo.

 

Pubblicato in Italia

Il 29 maggio u.s. ho partecipato ad un seminario presso l’Università della Calabria dove si è parlato del voto nelle elezioni europee.

I professori intervenuti hanno esaminato il voto dei calabresi e sono arrivati a questa conclusione sconcertante:-

 

I calabresi sin dal 2014 hanno sempre rincorso e premiato il nuovo-.

In questo seminario si è parlato anche del mio paese natale, San Pietro in Amantea, piccolo comune del Basso Tirreno Cosentino, dove la Lega di Matteo Salvini ha ottenuto 132 voti, cioè il 60% dei voti ed è risultato il Comune più leghista della Calabria.

Davvero un bel primato. Come mai si sono chiesti i relatori che i cittadini del borgo abbiano votato in massa la Lega di Salvini?

Il motivo io lo ignoravo.

Ho appreso soltanto allora che il Sindaco del mio paese Lorelli Gioacchino aveva cambiato schieramento politico. Era passato alla Lega.

Il Prof. De Luca così disse:- Se un Sindaco ha tanta influenza dobbiamo forse pensare che in molti non sappiano chi votare-.

Leggendo i giornali di ieri ho appreso, con meraviglia, che il Sindaco Gioacchino Lorelli ha gettato la spugna, ha cambiato nuovamente casacca, abbandonando la Lega di Salvini.

Notizia bomba, che mi ha gettato nello sconforto.

Per quali motivi dopo pochi mesi il Sindaco ha fatto marcia indietro?

Per lui era pronta e sicura una candidatura nelle prossime elezioni regionali calabresi nella lista leghista con ottime probabilità di essere eletto.

Non sono riuscito a dormire. Che peccato! San Pietro in Amantea poteva avere per la prima volta nella sua storia un consigliere regionale.

La Lega e l’antico borgo hanno avuto una grave perdita.

Ma per noi cittadini di San Pietro in Amantea la decisione forse anche sofferta presa dal Sindaco Lorelli non cambia assolutamente nulla.

Il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale restano al loro posto.

Ci sono altre cose più importanti a cui pensare.

Comunque voglio dire bravo al Sindaco Lorelli.

Finalmente ha capito, con ritardo però, che non basta stare sui social con tantissimi “like” al giorno per cambiare l’Italia.

L’abbandono della Lega , voglio augurarmi che sia stata una sua scelta personale di valore politico.

Che rispetto e non commento. Voglio solo augurarmi che sia stata una decisione presa dopo una attenta riflessione.

Ha lasciato, però, nello sconforto e nella disperazione alcuni nostri emigrati in terre lontane che amano ed adorano Salvini e quei 132 elettori che lo hanno seguito nel votare Lega nelle scorse elezioni europee.

Ora chi vive lontano dal paese natio non scriverà più:- Bravo il nostro Sindaco!-.

E i 132 elettori a chi daranno il loro voto?

Cambieranno anche loro casacca?

Avrà il Sindaco Lorelli ancora molta influenza nell’elettorato deluso e preso per i fondelli?

Pubblicato in Basso Tirreno

salvinoAl Commissario Regionale Cristian Invernizzi

Al Segretario Nazionale Matteo Salvini

Gentilissimi,

con la presente comunico il mio addio alla Lega. Non posso sentirmi rappresentato da un leader che tenta di annullare con l’uso costante dei social, disertando le sedi istituzionali, i presidi di democrazia che rendono l’Italia forte, unica e coesa. C’è un momento in cui la campagna elettorale deve conoscere la parola fine e lasciare il passo al confronto e alla discussione. Nella mia seppur breve permanenza non ho riscontrato nella Lega nessuno di questi elementi. Ci sono già stati esempi di “uomini soli al comando” e la storia insegna che non sono di certo questi i modelli da seguire”.

La Politica, quella autentica non può basarsi su slogan ad effetto, su post sulle reti sociali o su aperitivi consumati in spiaggia. Esiste una liturgia democratica che merita rispetto e considerazione ed esiste anche un rapporto analisi – proposta che non può essere ignorato o calato dall’alto.

Non si possono invocare “pieni poteri”: perché ciò colliderebbe frontalmente con l’egregio lavoro svolto dai nostri padri costituzionalisti che hanno espresso i desideri e la volontà di una popolazione ferita che guardava alla rinascita e allo sviluppo. Non si possono chiedere “pieni poteri”, evocando un decreto adottato dal parlamentotedesco nel 1933, che determinò l’avvio della dittatura nazista. Ciò che Papa Giovanni Paolo II definì, a ragione, il “male assoluto”. Ma nel mio addio non c’è solo una valutazione ideologica. Anche i contenuti, pochi per la verità, offerti al dibattito penalizzano le regioni del Sud e, di conseguenza, coloro che vivono queste realtà. Il regionalismo differenziato, così come concepito dalla Lega, va a toccare le fasce più povere: chi ha di più avrà sempre di più e chi ha di meno avrà sempre meno. È innegabile che questo provvedimento, basato sulla (il)legittima richiesta di autonomia da parte di tre delle più ricche regioni del Paese, penalizza i territori più poveri. Non dobbiamo dimenticare, e lo ricordiamo ogni giorno sulla nostra pelle, il divario che esiste tra l’area settentrionale e quella meridionale dello Stivale. Un divario che si evince nella sanità, nei trasporti, nella scuola, nelle politiche sociali. Per la Calabria in particolare, al danno del minore sviluppo si aggiungerà anche la beffa di vedersi ridurre i diritti di cittadinanza già precari, per via delle minori entrate fiscali dovute agli alti tassi di disoccupazione e alla fragilità del tessuto produttivo. Una prospettiva inaccettabile, come quella che negli anni 60/70, divise il mondo del lavoro in lavoratori di serie A e di serie B, che finirebbe per allargare il solco fra la parte ricca e quella meno ricca del Paese. Senza lo sviluppo del Sud per l’Italia non c’è un futuro.

Ed è proprio sulla Calabria che Matteo Salvini e la Lega hanno dimostrato una totale assenza di considerazione. Siamo alla vigilia di una competizione elettorale importante e le uniche dichiarazioni fatte su tale tema riportano testualmente: “stiamo lavorando al progetto Calabria, prima che ai nomi”. Come si può dare forma e sostanza ad un progetto senza i “nomi” di chi lo dovrà realizzare. Prima si devono individuare le persone e poi fare un programma. Se fosse vero il contrario è come costruire una casa senza un ingegnere che ne curi il progetto. Tutto verrebbe confezionato a monte: una sorta di prefabbricato strutturale di incarichi e funzioni. Andando nel merito: come si può edificare una “casa” se, ad oggi, non esiste una struttura di partito, nonostante il commissario Cristian Invernizzi sia stato nominato il 15 aprile. In quasi sei mesi le cose sono peggiorate e le divisioni sono evidenti. Ci sono persone in Calabria che avrebbero fatto molto meglio di lui. Ma le scelte dell’alto nella Lega sono quelle preferite: salvo poi chiedere a chi opera sul territorio voti e consensi che non possono essere più espressi per alimentare una macchina, ma per risolvere problemi.

                                         Il Sindaco di San Pietro in Amantea

Gioacchino Lorelli

Pubblicato in Primo Piano

salviCi risiamo. Nonostante abbia fatto man bassa di voti al Sud il Ministro Salvini continua ad offendere il Meridione d’Italia: “I nemici dell'Autonomia sono alcuni politici ladri e incapaci del sud, che da 50 anni derubano il Paese”.Già, erano anche meridionali il Presidente della Regione Lombardia, Formigoni, condannato a 5 anni per corruzione, i politici del Veneto che hanno rubato i soldi del Mose, quelli che hanno rubato soldi all’Esposizione Universale di Milano, quelli che hanno rubato le quote latte pagate con i fondi comunitari destinati al Sud, e perfino i leghisti che hanno rubato 48 milioni di euro! E mi limito a pochi esempi per non sembrare troppo meridionalista.

Che schifo questo Sud! Sono 160 anni che raccontano questa frottola del sud arretrato, imbroglione, palla al piede dell’Italia, ed intanto lo derubano delle sue risorse sociali ed economiche per arricchire il nord del Paese, mettendo ai posti di comando ed in Parlamento i loro fantocci-servi meridionali, e decidendo a Roma (e a Milano) anche i candidati nelle liste regionali (autonomia solo a convenienza?). Ma sa cosa le dico Ministro? Volete l’autonomia? E prendetevela questo schifo di autonomia, ma prendetevi e portatevi al nord anche tutti gli allocchi meridionali che vi hanno votato credendo alla solita favoletta (Garibaldi docet) del rilancio del Sud ad opera di chi lo vuole invece solo colonia interna da sfruttare.

E non faccia perdere tempo ai nostri amati vigili del fuoco per rimuovere gli striscioni che la insulteranno dai balconi calabresi sabato prossimo nel suo tour per raccattare voti ed allocchi desiderosi di poltrone (i veri politici ladri della loro terra ed incapaci, come li chiama lei). Piuttosto nel prossimo decreto sicurezza aggiunga il divieto di mettere striscioni ingiuriosi contro i ministri assenteisti itineranti: quando verrà lei non gliene faremo trovare più. Al loro posto metteremo le bandiere, quelle del Sud.

Roberto Longo

MERIDIONALISTI DEMOCRATICI

SEZIONE “FEDERICO II”

Pubblicato in Italia

Sì, davvero la musica è finita e gli amici se ne vanno. Così cantava Ornella Vanoni tanti anni addietro. Arrivederci, meglio sarebbe dire addio. Siamo in piena crisi di Governo e la situazione che si è venuta a creare in questi ultimi giorni tra i due maggiori partiti M5S e Lega è peggiorata.

 

Conte non ha ancora presentato le dimissioni al Capo dello Stato perché confida nel rinsavimento dei due maggiori contendenti e antagonisti Di Maio e Salvini. Per Salvini è l’inizio della fine. E’ venuta meno la fiducia tra gli alleati. E anche quella personale. Si è fidato per mesi e mesi di Conte e di Di Maio, invece le polemiche e le scaramucce sono continuate anche dopo il voto del 26 maggio scorso. Ma lui non vuole ancora staccare la spina per primo. Il Governo è in agonia e, malgrado i pesci in faccia che riceve ogni giorno Salvini, questi tiene la finestra ancora aperta. E con i cronisti che lo interrogano ha pure il tempo di scherzare:- La finestra è ancora aperta. Guardate che bel cielo -. Ma Luigi di Maio non molla la presa. Lo attacca e lo invita ad andare in Parlamento a riferire sul losco affare Russo. Salvini invoca la crisi di Governo, lo accusa, perché vuole coprire il caso sui presunti finanziamenti. Ma Salvini non ingoia la pillola e a sua volta contrattacca gli alleati traditori. Difficile governare con chi insulta. Stando a tutte queste dichiarazioni il Governo dovrebbe avere breve durata. L’aria che tira non è brutta, è bruttissima. I presunti rubli che la Lega ha ricevuto per la campagna europea dello scorso maggio e il sostegno mancato della Lega nel Parlamento Europeo alla tedesca Ursula Van der Leyen potrebbero essere le due gocce che fanno traboccare il vaso. Anche perché Salvini ha il sospetto che sotto sotto ci sia lo zampino del Pd e che ci sia in atto una nuova alleanza Pd-M5S per mandare definitivamente all’opposizione la Lega. E per questi motivi Salvini ha deciso di disertare addirittura il prossimo Consiglio dei Ministri ( cosa mai successa prima) e il vertice di Governo. Vista l’aria che tira e le tensioni dell’ultima ora è intervenuto finanche il redivivo Renzi il quale ha invitato Salvini ad aprire la crisi e di non avere paura perché non ci sarà nessuno inciucio tra Pd e M5Stelle. Attento Salvini. Non ti fidare di Renzi. Ricordati quello che taggava quando era Presidente del Consiglio ad Enrico Letta:- Enrico, stai sereno -. E poi lo ha pugnalato alle spalle prendendo il suo posto senza essere votato da nessuno. Le trame di Palazzo sono in corso e un ribaltone è probabile. Un Governo Conte bis avrebbe non solo il sostegno dei parlamentari grillini e piddini, ma anche di alcuni parlamentari di altri partiti che non vogliono far terminare la legislatura e perdere così anticipatamente la comoda poltrona che occupano. Come è già successo in passato, anche questa volta ci saranno dei cosiddetti responsabili pronti a dare non una ma due mani pur di non andare a casa. Per loro, senza arte né parte, ci sarebbe il centro per l’impiego e il reddito di cittadinanza. Attento Salvini che potresti restare col cerino in mano. Ma forse non sarebbe poi davvero un male se avessimo alla fine un Governo rosso e giallo. Un Governo comunista grillino spianerebbe la strada ad un Governo di centro destra stabile e duraturo e noi saremmo liberati definitivamente dagli uni e dagli altri. Il Governo Lega Movimento 5 Stelle è durato un anno, un Governo Pd penta stellato durerebbe forse sei mesi anche se avesse l’appoggio incondizionato della Magistratura, dei poteri forti, del Capo dello Stato, della Francia e della Germania.

P.S. Contrordine compagni. La crisi di Governo c’è, ma per il momento è rinviato. Apprendo mentre scrivo che Di Maio ha abbassato i toni e ha chiesto a Salvini un incontro. Vediamoci e parliamo. Bisogna ancora andare avanti, abbiamo tante cose da fare.

Pubblicato in Italia

tempestaLe elezioni europee sono appena terminate ma lo scontro Lega Movimento 5 Stelle continua. Il Ministro Salvini, forte del risultato eccellente ottenuto, tenta di riscrivere l’agenda del Governo. Tra le priorità c’è l’introduzione della flat tax, il decreto di sicurezza bis, la realizzazione della TAV, l’autonomia regionale, lo sblocca cantieri. Ma a quanto pare il M5S, l’alleato di Governo, sta facendo l’orecchio da mercante, non ha nessuna intenzione di cedere alle richieste di Salvini per non perdere la faccia e ulteriore consenso elettorale. Salvini ha vinto le elezioni e tutti questa volta sono perfettamente d’accordo. Gli sconfitti non hanno trovato alibi, solo Di Maio ha attribuito la sconfitta del suo movimento alla astensione. Ma l’astensione tanto temuta non c’è stata anche se agli italiani piace molto di più fare la coda agli stadi per assistere ad un incontro di calcio della squadra del cuore che fare la fila ai seggi elettorali per esprimere il loro diritto di voto. Ma se gli italiani preferiscono le code degli stadi un motivo c’è, eccome. Molti sono convinti che il loro voto non conta poi tanto. Vedi Salvini. Nelle elezioni del marzo dello scorso anno si presenta con il centro destra, ad elezioni avvenute fa un governo col Movimento 5 Stelle, acerrimo avversario di Berlusconi e di Giorgia Meloni. Ora litigano e di brutto. L’On. Giorgetti si interroga:- Ci sarà stabilità nel Governo? E’ giusto proseguire l’alleanza Lega M5S o sarebbe il caso interrompere la collaborazione?-. Le urne del 26 maggio hanno parlato chiaro. Il Movimento grillino non ha più la fiducia degli italiani. Ha perso in un anno circa 6 milioni di voti. Il 26 maggio è venuta giù la pioggia e la grandine e ha spazzato via ogni dubbio. Salvini esulta e sta dicendo un sacco di fesserie. Si sente già Primo Ministro e si comporta come tale. Con quella bocca può dire ciò che vuole, può fare la voce grossa, può battere i pugni sul tavolo, può minacciare sfracelli, ma alla fine dovrà cedere perché non conta nulla, conta come il due di picche perché nel Parlamento non ha la maggioranza. Ha calato le brache col caso Siri. Qualcuno dirà, però, prima delle elezioni europee. Calerà le brache col caso Rixi perché non ha nessun interesse di rompere col Movimento grillino. Non intende far cadere il Governo, non vuole o forse non può far valere fino in fondo il suo trionfo elettorale. Per Toninelli il voto del 26 maggio non ha cambiato nulla e questa sua presa di posizione dimostra che il M5S non ha alcuna intenzione di fare retromarcia. Di Maio è in crisi ed è messo in discussione da Deputati e Senatori grillini. Sembra un pugile suonato che si aggrappa alle corde del ring. Ma alle richieste della Lega dovrà dare una risposta al più presto. Se sarà negativa Salvini aprirà una crisi di Governo e poi spetterà al Presidente della Repubblica decidere. Darà un incarico esplorativo al Presidente del Senato o scioglierà il Parlamento? Dal Colle fanno trapelare che il voto di domenica era per il Parlamento Europeo, quindi non dovrebbe avere ripercussioni sulla politica italiana. Sono sicuro che ci saranno ripercussioni, polemiche, dibattiti, accuse e contro accuse. Prepariamoci, dunque, ad una nuova e massacrante campagna elettorale sotto gli ombrelloni.

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