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sogni01Innanzitutto bisognerebbe impadronirsi il più possibile della conoscenza di questi ultimi sviluppi tecnologici. A tutti i livelli. Su questa base bisognerebbe poi definire politiche adeguate a stimolare, a orientare, controllare e condizionare le innovazioni in modo che non siano sacrificate esigenze vitali dei lavoratori e dei cittadini in genere. Ma bisognerà anche saper vedere i problemi che si pongono per la composizione sociale. Credo che dobbiamo ormai considerare come un dato ineluttabile la progressiva diminuzione del peso particolare della classe operaia tipica. Le congiunture economiche possono, di volta in volta, accelerare o decelerare questa tendenza. Con la lotta si deve poi intervenire in questi processi, per evitare che essi assumano un carattere autoritario con un palese danno ai lavoratori. Ma la tendenza è ed è sempre stata quella. Alcuni traggono da ciò la conclusione che la classe operaia è morta e che con essa muore anche la spinta principale alla trasformazione. Mi sono detto, allora, che tutti noi siamo dei morti viventi, degli zombi.Secondo me non può essere così, a condizione che si sappiano individuare e conquistare alla lotta per la trasformazione altri strati della popolazione che assumono, anch’essi, in forme nuove, la figura di lavoratori sfruttati come i lavoratori intellettuali, i tecnici, i ricercatori e tutti quelli che percepiscono un salario . Sono anch’essi, come la classe operaia, una forza di trasformazione. E poi ci sono le donne, i giovani…La democrazia elettronica limitata ad alcuni aspetti della vita associata dell’uomo può anche essere presa in considerazione solo se farà parte di un disegno che avrà come fine ultimo lo stravolgimento del sistema attuale. Ci vogliono limiti precisi all’uso dei computer come alternativa alle assemblee spontanee e di piazza. Tra l’altro non credo che si potrà mai capire cosa pensa davvero la gente se l’unica forma di espressione democratica diventa quella di spingere un bottone. Dietro a questa e ad altre reali preoccupazioni che vengono segnalate rispetto alla rivoluzione elettronica c’è spesso un tradizionale sentimento delle élite intellettuali, che di fronte a tutti i fatti che significano socializzazione della cultura o della politica si ritraggono con l’impressione che questo poi finisca per schiacciare la vita dell’individuo, la creatività, l’arte. Questi stessi intellettuali, usignoli dell’imperatore di turno, hanno contribuito a “vendere” la democrazia come distinta dalle altre forme di governo per il principio secondo il quale, coloro che governano, sono soggetti al controllo di coloro che sono governati. Concludendo con l’affermare che, In una vera democrazia, il potere fluisce dal basso verso l’alto. Questa favoletta è stata raccontata in tutte le salse. In Italia, perfino nelle chiese cattoliche. Oggi, sempre questi sparaballe di turno, stanno diffondendo la novella di “Democrazia elettronica” la quale da qui a poco, rapida e “democraticamente assistita”, potrà essere usata per educare gli elettori sulle nuove tematiche, facilitare la discussione di importanti decisioni, registrare istantaneamente le opinioni e permettere alla popolazione di votare direttamente le politiche pubbliche. Alleluia! Non è tutto. Le attuali tecnologie di telecomunicazione faciliterebbero il nostro sistema politico di tornare alle radici della democrazia occidentale, così come esso è esistito nelle antiche città stato greche. Una democrazia, in altre parole, basata sulla partecipazione(non nostra, non è prevista) alla discussione politica che si svilupperebbe nell’ambito in una delle sfere pubbliche. In breve, la Democrazia elettronica si realizzerà quando i signori della guerra e della pace, che hanno dominato la scena negli ultimi secoli, decideranno di ridisegnare le nuove istituzioni politiche e i meccanismi politici che attualmente non funzionano e che contribuiscono a far crescere il senso di frustrazione della gente verso la politica. Tutti noi saremo lì a ringraziare come sempre per le briciole che cascano dal loro cielo, dicendo a noi stessi, ancora una volta: “Poteva andar peggio”.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Italia

fotoQualcuno in maniera superficiale deumanizza le persone di cui parla, le rende un numero.

A nessuno interessa guardare una persona negli occhi e vedere quanta sofferenza esprimano.

Questo potrebbe essere definito un articolo contro l’indignazione. Ma come, replicheranno gli indignati, con tutto quel che accade per cui è sacrosanto indignarsi, stai a vedere che ora il problema è l’indignazione!

Con gli scandali che germogliano a cadenza settimanale; la corruzione, le inefficienze, i disservizi, gli esempi d’inciviltà che affliggono i cittadini di Amantea ogni giorno – come sarebbe possibile non indignarsi?

E poi l’indignazione serve a cambiare, se si pensa che dall’altro lato c’è soltanto la rassegnazione. Dunque è meglio essere indignati che rassegnati.

A me sembra che il punto, però, sia un altro.

Ed è concreto, storico, non astratto: il problema non è l’indignazione in generale, ma l’indignazione che è venuta montando in questa cittadina tirrenica negli ultimi anni.

Un’indignazione che da qualsiasi punto di vista la si osservi non rappresenta più una soluzione.

 

Negli ultimi tempi tutta la Giunta di potere è diventata una vera e propria protagonista mediatica. Il tema è sempre lo stesso, quello dello “sdegno” da parte dei signori del Municipio, che, attraverso Sparaballe, ne diffonde la novella per le strade novembrine di Amantea.

Queste poche righe non vogliono essere di natura “strettamente” politica, ma esprimere una grande preoccupazione. Viviamo in un’epoca in cui la notizia deve viaggiare veloce, arrivare al cittadino senza preamboli o giri di parole. Sembra ormai che non abbiano nessuna importanza i perché, o l’importanza delle fonti, ma solo il carico emotivo.

 

C’è però un anello mancante tra l’indignazione e la partecipazione attiva a bloccare tutte le malefatte di una Amministrazione come quella Amanteana , su questo c’è poco da discutere.

L’anello è l’esercizio di indignazione a distanza, per così dire, che impigrisce, anche se è vero che c’è poco rinnovamento nei partecipanti alle manifestazioni: chi non partecipa si è abituato a riconoscere slogan e manifesti già visti altrove, anzi a tutte le manifestazioni di qualunque genere esse siano.

A tutto questo disfacimento partecipano a pieno titolo i media locali con quello di creare, si, proprio di creare un nemico esterno. Si osservi bene, per esempio, Salvini della Lega, una persona che cavalca l’onda dell’indignazione e della rabbia di un paese in ginocchio, indirizzandola verso delle minoranze a vantaggio del proprio partito.

Ritornando in casa nostra; a tutto questo aggiungerei che i “leaders” stessi dell’opposizione sembrano avere scarsa conoscenza del sistema che vogliono “abbattere” e precipitano in luoghi comuni di ingenuità imbarazzante. L'indignazione è lo sport nazionale italiano ergo degli Amanteani. I campionati, a cui partecipano i due terzi della popolazione, vengono trasmessi in diretta tv ogni giorno, nei telegiornali e nei salotti televisivi dei principali network nazionali.

E’ dovuta spesso a cause di interesse comune, come ad esempio microcriminalità, tasse troppo alte, servizi pubblici inefficienti. La caratteristica di queste crisi di “collera” è che la reazione è eccessiva e inappropriata rispetto all’ episodio (solitamente banale. Pensiero benpensante) che l’ha scatenata.

La rabbia viene espressa in modo esplosivo, non mediato dalla ragione e non di rado viene agita con comportamenti che mirano, senza volerlo, all’autodistruzione.

Malgrado le apparenze, le esplosioni di rabbia ripetute rivelano una profonda sofferenza interiore. In molti casi le persone che si indignano troppo, a causa della loro storia personale, sono particolarmente sensibili alle esperienze di perdita, rifiuto e abbandono. Una indignazione collettiva sacrosanta si trasforma in disagio personale. Per questa ragione ogni minimo segnale di rifiuto o di disinteresse da parte di una persona significativa è in grado di innescare una sensazione di disperazione che si esprime con rabbia e accuse. Nulla di più. L’indignazione si vende oggi nelle strade e sui social in rete benissimo, meglio di quasi tutto il resto, forse meglio anche di Madonna che annuncia sesso orale per tutti se vince Hilary Clinton.

 

Motivi per indignarsi, figuriamoci, questa nostra cittadina ne ha da vendere. Ed è vero pure che a certe condizioni l’indignazione serve a qualcosa. Il punto, però, è un altro.

Il problema non è l’indignazione vaga, generale, ma l’indignazione che è venuta montando ultimamente ed è quell’indignazione che, malgrado all’inizio sia stata generata da fatti concreti (la nauseante gestione della cosa pubblica), poi li ha trascesi, e s’è trasformata in una sorta di condizione dello “spirito”: uno stato d’animo autosufficiente e lievitante, pervasivo e stabile; che non ha più bisogno della realtà per sostenersi ma, al contrario, determina il modo in cui la realtà viene letta; e che in breve tempo si dilaterà a dismisura e inghiottirà qualsiasi avvenimento, cosa o persona.

Che inghiottirà, alla fine, l’intero Paese, Regione e Nazione.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Italia

liscottiDa diverso tempo non si sentiva parlare più della Festa dell’Unità” che oggi nel nostro comprensorio (Amantea – Campora S.G) ritorna alla ribalta.

 

Ho avuto modo di leggere vari articoli e visionare la brochure della citata manifestazione che si protrae per diversi giorni con svariati argomenti.

Preciso che queste poche righe non sono, e ribadisco non sono assolutamente di carattere Politico, ma una semplice e riflessione personale scaturita dagli ultimi fatti accaduti nel territorio Nazionale e precisamente all’evento naturale del Terremoto scatenatosi da 72 ore or sono, provocando circa 270 morti – 390 feriti e un’immensa popolazione di sfollati (anziani – giovani – bambini ecc..) per il quale, i nostri governanti hanno giustamente proclamato lo stato di “lutto Nazionale”.

 

Orbene, ben venga la “Festa dell’Unità” ad Amantea, per la quale non ho nulla in contrario, ma personalmente sento il dovere di esprimere un personale pensiero riflessivo di UNITÀ e vicinanza ai concittadini che si trovano nello stato di assoluto bisogno:

  1. è giusto continuare nei festeggiamenti (balli – suoni – gastronomia ecc..)? ---- NO
  2. è utile (visto che si è ancora in tempo) effettuare solo ed esclusivamente le conferenze programmate nel contesto organizzativo? ---- probabilmente SI.

 

Sono certo che gli organizzatori della manifestazione avranno personalmente contribuito in svariati modi a sostenere i citati concittadini, ma sarei come tanti rammaricato se quanto asserito al punto 1 della presente non fosse percepito e capito.

Amantea 26.08.2016                                                                     Cav. Giovanni LISCOTTI

New York, 26 aprile. Lo dice James Clap per capo dell’intelligence americana.

 

Cellule terroristi che dormienti dello Stato islamico sono presenti in Italia, in Germania e nel Regno Unito.

Si tratta di gruppi analoghi a quelli che hanno organizzato gli attentati di Bruxelles dello scorso 22 marzo, in cui più di trenta persone sono state uccise.

 

A lanciare l'allarme ieri è stato il capo dell'intelligence americana James Clapper a un evento con il quotidiano statunitense Christian Science Monitor.

Alla domanda se credeva che esistano simili cellule clandestine nelle tre nazioni europee, Clapper ha risposto "Si".

 

Clapper ha sottolineato la necessità per i Paesi dell'Unione Europea di impegnarsi di più nella condivisione di informazioni d'intelligence per contribuire a contrastare attacchi terroristici.

 

Secondo l'esperto, il desiderio delle nazioni Ue di incoraggiare la libera circolazione di beni e persone attraverso i loro confini e di garantire la privacy dei propri cittadini "in alcuni casi è in conflitto con la responsabilità di proteggere la sicurezza"(askanews).

Pubblicato in Mondo

La multinaziona le alimentare Mars ha ordinato un maxi-ritiro di prodotti in 55 Paesi, tra cui l’Italia, dopo che un consumatore ha trovato un pezzetto di plastica in una confezione.

 

I dolciumi ritirati dalla vendita sono quelli con i marchi Mars, Snickers, Milky Way Mini e Miniatures, nonchè le confezioni miste “Celebrations” con data di scadenza compresa tra il 19 giugno 2016 e l’8 gennaio 2017.

 

Il richiamo comprende solo i prodotti confezionati nello stabilimento olandese di Veghel, fa sapere Eline Bijveld, coordinatrice dell’azienda nei Paesi Bassi.

La filiale francese di Mars fa sapere, da parte sua, che si tratta di “un incidente isolato e strettamente limitato”. L’azienda ha invitato gli acquirenti a “non consumare” i prodotti oggetto della misura e a contattare i servizi di tutela alla clientela per qualsiasi chiarimento.

(AGI)

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Il mondo è in corsa verso il nord. Corrono verso il nord coloro che sono in guerra: il nord è in pace!

Corrono verso il nord coloro che hanno fame : il nord è ricco!

Corrono verso il nord coloro che vogliono un lavoro: nel nord c’è!.

Corrono verso il nord coloro che vogliono un futuro: nel sud non c’è!

Ma c’è differenza. Eccome! L’Italia tenta ( o è costretta) di aiutare i migranti dell’Africa e del medio oriente, ma non fa nulla, assolutamente nulla, per aiutare i meridionali che non trovano lavoro nella propria regione, che non hanno futuro nella propria terra.

E così i calabresi prendono il treno( come i loro padri, i loro nonni prendevano il piroscafo) o, se ce l’hanno, l’auto e salgono verso il nord. Va bene anche Roma, meglio la Toscana, l’Emilia, la Lombardia, il Veneto, se non ancora più a nord, l’Europa.

Molti ( i più fortunati) si appoggiano a parenti ed amici; alcuni nemmeno ne hanno e devono fare da soli. E non è facile. Ed è un fenomeno molto studiato ma forse non tanto capito

Per esempio leggiamo che nel Rapporto giovani sulla disoccupazione, effettuato su un campione di italiani dai 18 ai 30 anni, a cura dell'Istituto Toniolo in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore, circa l'84% dei giovani nel Sud e in particolare in Calabria, è pronto a espatriare per trovare un lavoro. Ridicolo!

Questi giovani più che voler espatriare SONO COSTRETTI a farlo!

Sono costretti perché la dignità impedisce loro di prostituirsi a datori di lavoro che li assumono in nero, o che chiedono in restituzione metà dello stipendio teorico, o che li licenziano per assumerne altri per i quali pagano meno tasse o che sono segnalati dai “poteri”, o che li fanno assumere precariamente per sfruttarne i voti per decenni.

Sono costretti perché sanno che questa Calabria tarpa loro le ali , differenzia in relazione alla appartenenza, assume solo i raccomandati ed i figli di papà, e che , quindi, per loro- figli normali di gente normale -non c’è speranza.

Sono costretti per non finire nella mani della ‘ndrangheta e delle grandi imprese del nord che vengono a mangiarsi gli investimenti al sud.

Sono costretti ad emigrare perché l’economia calabrese è destinata ad una lunga recessione, perché i calabresi saranno sempre più oberati di tasse, perché i comuni per sopravvivere indebitano i giovani, proprio loro!

Sono costretti perché i consumi sono in caduta libera, le famiglie possono spendere solo per i bisogni primari come l'alimentazione tralasciando tutte le spese accessorie o considerate superflue; perché i mutui costano carissimi e non sono nemmeno ottenibili, così che il mercato delle abitazioni è stagnante.

Solo la politica ha speranza, ma è una speranza inattendibile. Si, esiste “il politico” che dice che ogni forma di emigrazione è «il fallimento della politica. Perché se un cittadino si deve spostare dal suo territorio per cercare di lavorare o di poter studiare vuol dire che la politica del territorio ha fallito”. Ma lui prende 12 mila euro al mese e può permettersi il lusso di tentare di prendere per i fondelli i giovani calabresi affermando che “ Abbiamo intenzione di garantire studio e lavoro a chiunque oggi pensi di non potervi accedere». Ridicolo per chi non riesce a garantire nemmeno la sanità!

Anche per questa politica i calabresi sono costretti ad emigrare!

E così in Calabria resteranno i vecchi, gli impiegati pubblici ed i politici. I giovani, i lavoratori, i migliori saranno tutti al nord. Poi( a breve) lo Stato fallirà e non potrà pagare né pensioni, ne stipendi ed i calabresi per sopravvivere dovranno raggiungere figli e nipoti. Ed il Sud non ci sarà più!

Giuseppe Marchese

Pubblicato in Calabria

Il mondo è governato dai soldi ed i soldi sono posseduti esclusivamente da chi sfrutta i lavoratori ed i beni da loro prodotti, e inoltre- come avviene in Italia- da chi usa- a proprio piacimento- i soldi che lo Sato “ strazza”ai propri cittadini onesti.

 

A tutto quanto si aggiunge che chi fa “finta” di governare gli Stati del mondo, in realtà li indebita e da qualche tempo indebita anche le future generazioni e, peraltro, mente spudoratamente “rimpallando” le colpe alle passate gestioni di governo.

 

In sostanza, questo mondo porta più rispetto ai beni che agli uomini, la schiavitù è all’ordine del giorno ed è praticata anche da coloro che hanno, finora, fatto finta di voler bene ai lavoratori.

In questo paradigma soldi/uomini, da mesi si parla della Grecia, cioè di un nazione che ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità( come l’Italia) e che, fortemente indebitata ( come l’Italia),per sopravvivere è entrata nella UE, assoggettandosi alle sue regole.

Ma i padroni ( i soldi) dell’Europa pretendono il rispetto degli impegni, cioè la restituzione dei debiti, oltre che degli interessi, anche se -per farlo- occorre impoverire sempre più i Greci.

Ai Greci è rimasta solo la reazione democratica del voto e così hanno reagito votando chi ha loro promesso i loro diritti.

Una promessa difficile da mantenere perché i mali della Grecia erano- e sono- gli stessi del passato.

Una promessa difficile da mantenere perché fino a quando la Grecia è obbligata dall’uso della moneta europea al rispetto delle regole europee.

Per questo si parla – estrema ratio-di uscita dall’Euro

Una uscita facile da fare se si considera che la Grecia ha poco più di 10 milioni di abitanti che sono praticamente un cinquantesimo degli oltre 500 milioni di abitanti della U.E.

 

Se, cioè, la Grecia uscisse dall’EURO non succederebbe nulla o quasi.

E la Grecia, praticamente, non pagherebbe i propri grandi debiti con la UE , BCE e FMI.

In sostanza la Grecia ( stime) è esposta per 322 miliardi di euro: cioè quasi 30 mila euro per ogni abitante!

Di questi il 17% è con i privati, il 62% è in capo ai governi dell'Eurozona, il 10% all'Fmi e l'8% alla Bce mentre il restante 3% è custodito nella Banca centrale greca.

Degli oltre 195 miliardi di debiti con la UE, i crediti maggiori sono Germania 60 miliardi, Francia 46, Italia 40, Spagna 26, Iolanda 12.

Dice il Ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis :“Da 5 anni a questa parte l’Europa e 3 diversi governi ellenici hanno preso in giro i cittadini greci e tedeschi.

Abbiamo fatto finta, e parlo dei governi, che avremmo risolto la crisi spalmandola sul futuro. Abbiamo fatto finta che le nazioni avrebbero potuto risolvere la bancarotta ellenica con prestiti sempre crescenti a condizione d’attuare politiche d’austerità che hanno invece minato la capacità di ripagare il proprio debito da parte dello Stato”.

Un circolo vizioso dal quale si esce solo con uno strappo quale potrebbe essere l’uscita dall’euro, accompagnata dall’aiuto economico che Putin ha loro promesso.

Ma non tutti sono disponibili a favorire questa uscita. Per esempio l’Italia ci perderebbe 40 miliardi di Euro, una cifra incredibilmente alta, pari a quasi 700 euro per ogni italiano, aumentando così il debito pubblico italiano, con il rischio reale che anche l’Italia possa andare in default.

Non lo vuole l’Italia che si trova fortemente indebitata come la Grecia e che insieme a Portogallo e Spagna( e forse altre nazioni) e che troverebbe da tale passo gli stessi benefici della Grecia, ma forse ponendo fine alla UE.

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giulioLo scorso Venerdì 29 maggio Giulio Vita ha portato la storia de La Guarimba al festival Allora Crealo! di Trento. 
Il talk ha riflettuto sull'innovazione sociale e l'impatto che può avere in Calabria.

 

Vita è stato l'unico rappresentante della regione. Dopo la presentazione si sono presentati alcuni dei migliori cortometraggi delle ultime due edizioni del festival.

Allora Crealo! è uno spazio di informazione, confronto e approfondimento all’interno del Festival dell’Economia di Trento dedicato alla nuova imprenditorialità e alle idee che stanno cambiando il mondo del lavoro.

"Innovazione è anche portare il futuro nel nostro presente, là dove viviamo nel passato. Appunto La Guarimba porterà Vimeo per la prima volta in Europa non a Milano, a Londra o Barcellona ma ad Amantea, un paesino calabrese di 15.000 abitanti"

La Guarimba è un festival internazionale del cortometraggio che dal 7 all'11 agosto 2015 organizzerà la terza edizione ad Amantea per riportare il cinema alla gente e la gente al cinema.

 

Per approfondimenti: www.laguarimba.com

https://www.facebook.com/laguarimbafilmfestival

Comunicato stampa

Giulio Vita

La Guarimba International Film Festival

 

Il momento di Giulio Vita durante il Festival del Film a Trento

 

 

 

Festival del Film a Trento

E’ stato presentato a fine aprile ad Haifa in occasione della conferenza internazionale sull'ambiente e la salute il Rapporto OMS-OCSE.

Le stime parlano di 7 milioni di decessi prematuri nel mondo.

In Europa i decessi per inquinamento atmosferico sarebbero 600mila.

Il costo complessivo sarebbe di circa 1.600 miliardi di dollari.

L'Europa sta meglio di altre parti del mondo, ma comunque nove cittadini su 10 vivono in ambienti inquinati.

In Italia il costo delle morti per inquinamento atmosferico sarebbe di circa 97 miliardi di dollari l’anno. Il 4,7% del Pil.

Per il 2010 i morti prematuri sono stati 32.447 (nel 2005 erano 34.511).

Cinque anni prima questa cifra raggiungeva addirittura il 5,7% del nostro prodotto interno lordo.

Il rapporto segnala in ogni caso un miglioramento delle performance europee.

Le morti premature sono dovute a malattie cardiache e respiratorie, alle condizioni dei vasi sanguigni e a ictus e cancro ai polmoni.

Ridurre l'inquinamento atmosferico è diventato una priorità politica.

La qualità dell'aria sarà un tema chiave al prossimo Conferenza ministeriale Ambiente per l'Europa in Georgia nel 2016. (nella foto inquinamento in Cina)

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Giappone, Corea, Cina.

 

Il primo allarme è di aprile scorso e viene proprio dal Giappone.

E' allarme in Giappone dallo scorso aprile.

Tra il 2013 e il 2014 il virus H5N8 è stato identificato quale causa di infezione in uccelli domestici e selvatici in alcuni Paesi dell'Asia Orientale, quali Corea del Sud, Cina e Giappone, ma fino al novembre scorso non era mai stato identificato al di fuori di questa area.
Due settimane fa, il governo giapponese ha ordinato l'abbattimento di 4 mila volatili in un pollaio, a 100 chilometri di distanza, nella stessa prefettura di Miyazaki.

Le autorità locali hanno chiuso le fattorie circostanti e hanno bonificato l'area.
In questi giorni le autorità giapponesi hanno ordinato l'abbattimento di altri 42mila polli, dopo la conferma del secondo focolaio di influenza aviaria in meno di un mese.

I test del dna hanno confermato che si tratta di un ceppo H5 del virus, lo stesso rilevato nella fattoria di Miyazaki, nel sudovest del Paese, dove sono morti numerosi polli.

Germania
Due settimane fa, il virus dell'influenza aviaria H5N8 è stato nuovamente rilevato anche in Germania, nel Land della Bassa Sassonia, dopo i casi in Meclemburgo-Pomerania occidentale e nei Paesi Bassi dello scorso novembre.

I 19mila volatili allevati nell'azienda coinvolta sono stati uccisi, insieme a altri 12mila di un allevatore vicino. 

Italia.
Lo scorso 16 dicembre è stato accertato un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità anche in un allevamento di tacchini da carne del comune di Porto Viro (Rovigo).

La Sezione veterinaria e sicurezza alimentare della Regione ha provveduto ad adottare tutte le misure di contenimento del caso, compresa la definizione delle relative zone di restrizione, l'abbattimento e distruzione delle carcasse, lettiere, mangime e letame dei capi presenti nell'azienda, il divieto su tutto il territorio regionale di svolgere fiere, mostre e mercati con avicoli.

Il ministero della Salute, ha quindi varato misure per evitare il propagarsi della malattia nel Nord Italia, ossia dal Veneto al Piemonte, passando per Lombardia ed Emilia Romagna: le regioni dove è concentrata la maggioranza dei polli italiani

Libia.

Quattro persone sono morte nei giorni scorsi in Libia dopo aver contratto il virus dell'influenza aviaria. Lo ha confermato il ministero della Salute del governo riconosciuto dalla comunità internazionale, aggiungendo che una quinta persona e' ricoverata in ospedale a Tobruk, nell'est, con sintomi riconducibili a quelli del virus.

Tre delle quattro vittime sono morte a Tripoli e la quarta a Tobruk.

Il ministero non ha precisato di quale dei due ceppi conosciuti si tratti.

Una delegazione inviata dall'Organizzazione mondiale della sanità è arrivata oggi in Libia.

L'influenza aviaria (H5N1) ha causato, dal 2003, più di 400 morti, principalmente nel sud-est asiatico.

Un altro ceppo della stessa influenza l'H7N9, scoperto nel 2013, ha ucciso invece più di 170 persone.

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