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giggino pell“Chi d'ambizion la vana lusinga non accende ed ama il sol che splende in libera contrada, chi vuole all'avventura suo cibo in bosco o lago cercare,sempre pago di ciò che da natura,venga qua' in seno alla foresta; nemici non avra' fuorche' l'inverno e il vento e la tempesta”.

 

"Il mattino ha l'oro in bocca" diceva qualcuno... e per me è stato così per tutti gli anni che ho vissuto in Nord America. Iniziavo bene la giornata solo se mi alzavo presto e mi preparavo subito una sostanziosa colazione : Uova con bacon, patatine fritte, toasts e un buon caffè canadese (il bibitone)..

Da allora di acqua ne è passata tanta sotto il low level bridge, uno dei ponti che attraversando il fiume Saskatchewan, portano dalla parte Nord di Edmonton al South side e viceversa. Girando in macchina con l’amico Enrico abbiamo fatto visita al Potere di questa città che è stato eccezionalmente abile in molti aspetti, uno di questi è stato il suo mascheramento.

 

Il Potere doveva rimanere nell’ombra, perché alla luce del sole avrebbe avuto noie infinite da parte dei cittadini più attenti delle moderne democrazie. E così ci ha rifilato una falsa immagine di se stesso nei panni dei politici, dei governi, e dei loro scherani, così che la nostra attenzione fosse tutta catalizzata su quelli, mentre il vero Potere agiva sostanzialmente indisturbato.

Generazioni di cittadini sono infatti cresciute nella più totale convinzione che il potere stesse nelle auto scintillanti, nei parlamenti nazionali, nelle loro ramificazioni regionali, e nei loro affari e mal affari. Purtroppo questa abitudine mentale è così radicata in milioni di persone che il solo dire il contrario è accolto da incredulità se non derisione. Letteralmente, ciò che si crede sia il potere non è altro che una serie di depistanti immagini con le relative tortine da spartire, a patto però che eseguano poi gli ordini ricevuti. Quegli ordini sono le vere decisioni importanti su come tutti noi dobbiamo vivere. Oggi il vero Potere sta nell’aria, bisogna immaginare che esiste un essere metafisico, quell’idea appunto, che ha avvolto il mondo e che dice questo: ‘Pochi prescelti devono ricevere il potere dai molti. I molti devono stare ai margini e attendere fiduciosi che il bene gli arrivi dall’alto dei prescelti. I governi si levino di torno e lascino che ciò accada’. Da quando l’uomo ha iniziato a costruire, mettendo mattone su mattone, la torre è sempre stata il simbolo della città nella quale sorgeva o addirittura di un’intera nazione. Un esempio contemporaneo? La Torre Eiffel: quale simbolo migliore per la Francia positivista di fine Ottocento? Eppure, questa passione dell’uomo per ciò che svetta e penetra il cielo (la biblica sfida della Torre di Babele è oggi più che mai attuale) non è immotivata. Dietro alla torre e al desiderio di sfidare la gravità c’è anche qualcosa di molto, molto più concreto: la dimostrazione di potere. Il grattacielo è la perfetta metafora ed espressione architettonica degli orrori del capitalismo e, più in generale, della Modernità.

 

Credere che la moltiplicazione specifica di questa tipologia di edifici prima inedita, cominciata alla fine dell’ ’800, sia dovuta solo ad esigenze commerciali e alla disponibilità di nuove tecnologie costruttive, è oltremodo riduttivo. Quando il Club dei Potenti necessita di maggior riservatezza, si dà appuntamento in luoghi meno visibili dei grattacieli delle grandi capitali, e in questo caso prende il nome di Gruppo Bilderberg, dal nome dell’hotel olandese che ne ospitò il primo meeting nel 1954.

I “serbatoi di pensiero”, le ‘Think Tanks’ sono esattamente delle fondazioni dove alcuni fra i migliori cervelli si trovano per partorire idee. Il loro potere sta nell’assunto che sono le idee a dominare sia la Storia che la politica, e di conseguenza la nostra vita, in particolare l’idea economica. Il potere deve sempre essere manifestato in modi mastodontici, faraonici: se no, che potere sarebbe?

Sul suo palcoscenico esterno va in scena tutti i giorni una commedia dell’orrore: i rifugi per i senza tetto in tutta la nazione respingono persone ogni notte perché non hanno più spazio. Qualcuno di loro ha la fortuna di rimanere vivo notte dopo notte, durante il rigido inverno canadese.

 

A volte un panino al momento giusto o una tazza di brodo caldo può fare un mondo di differenza per una persona senza fissa dimora come è stato per oltre 30 anni Ryan Arcand.La sua storia è rimasta un mistero solo per qualche giorno. Una troupe della CBC ha cercato subito di saperne qualcosa di più e, dopo solo pochi giorni in giro per le vie di Edmonton l’ha trovato seduto sulle scale di una chiesa, con qualche lattina di birra posata accanto a lui in un sacchetto di plastica.

Ryan Arcand è nato in una cittadina nei dintorni di Edmonton 43 anni fa. Quando aveva circa quattro anni è stato allontanato dal nucleo familiare dopo l’intervento dei servizi sociali. Quando Ryan parla del suo primo incontro con un pianoforte, ricorda il seminterrato della casa in cui si trovava in affido e dice: “Ho pensato che fossimo fatti l’uno per l’altro. Mi sono innamorato al primo sguardo“. Così, ha iniziato a suonare a orecchio, imitando le sigle delle serie tv o le colonne sonore dei film. A poco a poco ha iniziato a comporre musica.

 

Non si è riusciti a fare luce su quando la sua vita si sia “spezzata” di nuovo. Secondo quanto hanno riferito all CBC alcuni suoi lontani parenti, pare che sia stato proprio lui a voler restare per strada durante questi anni. Ovviamente non ha vissuto come un santo: abuso di alcool e qualche guaio con la legge. E’ stata proprio questa che spesso ha cercato di impedirgli di suonare alcuni dei pianoforti sparsi per la città (a causa delle bottiglie di birra e strane abitudini). Per fortuna non è stato allontanato da quel piano dove è stato ripreso da Roslyn. In seguito la CBC gli ha proposto di suonarne uno ‘particolare’, uno Steinway Grand, che si trovava nella chiesa più vicina. Ryan Arcand si è seduto e, prima di iniziare a suonare, ha detto solo: “Questo è un sogno“.

 

E poi non si è più fermato finchè non è arrivato l’organista della chiesa, che reclamava il suo strumento per esercitarsi. Allora si è alzato e ha cercato di spiegare come si sente quando suona: “E’ come quando giochi, e in più ti dimentichi di te stesso“. E poi ha concluso: “E’ come la verità, la vita. Io amo le persone. Talvolta le persone non amano me, ma non importa. Io amo le persone”.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Scrive Gigi:

“G, certamente non ha capito, non capisce e forse mai capirà ciò che dovrebbe capire. L’estate era agli sgoccioli e non se ne sarebbe accorto senza le luci accese della strada di Beaumont sur Mer.

In macchina con Toby portava con se il susseguirsi delle stagioni. Dalla sua valigia cercherà sicuramente di scaricare tutti i pesi inutili. tenersi solo ciò che ha di leggero, utile e importante. Ottimisticamente ha lasciato tanto posto alle novità che verranno: così dovrà fare con se stesso. E’ partito all’alba, con il cervello ardente,il cuore gonfio di rancore e desideri amari. Andava docile su quelle ali d’acciaio cullando l’infinito sul finito del cielo.

Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono.

E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordi, in narrazione. Quando ci si siede sulla morbida erba di una foresta del nord-ovest canadese e si dice a se stesso: “Non c’è altro da vedere”, in quel momento si sa che non è vero. Bisogna scorgere a tutti i costi quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in autunno quel che si era visto in primavera, vedere di giorno quel che si era visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva. Vedere l’ombra che non c’era. Una mattina si è svegliato, buttandosi giù dal letto. Trascinato da una spazzola fra i capelli e una gran voglia di andare.

Era riuscito a scendere giù per la scala della sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembravano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà, per un’anima in pena non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. La gioia di vivere, pensava, deriva dall’incontro con un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi un giorno sotto un sole nuovo e incontrare degli amici che lavorano su una strada di Edmonton, nell’Ovest canadese, dove si svolge un “social event”, interpretato e mescolato in un' atmosfera dal sapore caleidoscopico. Quel mattino sono successe due cose, luccichii da ricordare.

G era tornato con Daniela e Pasqualino su una strada della sua gioventù: la 118 St. Subito dopo aveva rivisto due fratelli che appartenevano a quello stesso periodo. Enrico e Mario, proprietari di un banco dei pegni (pawn shop) nel quale, in quel momento, un signore di mezza età, stava impegnando, per 30 $ ,due scatole di Viagra. All’improvviso si trovò catapultato di fronte a ricordi, ad eventi che portava con se e che sono relativi a periodi di vita belli e quasi spensierati. Un vero e proprio tuffo dentro la memoria. Un viaggio nella macchina del tempo.

 

Il vero viaggio di G è, in realtà, dentro una memoria a cui dava vita passo dopo passo e da cui gradualmente veniva risucchiato, come da un mulinello d’acqua sul mare di Ulisse. Conscio di questa sua condizione, decise di non arretrare. La curiosità non glielo consentiva. Non si trattava semplicemente rievocare momenti belli e brutti di un passato ormai alle spalle. Parte di vita vissuta, narrabile come un sogno inerte, incapace di intaccare la realtà attuale . G scopriva che non era così. Pasc, alla guida del pick up, gliene diede conferma: “ Andiamo a fare colazione con uova e bacon”! “Ottima idea”, rispose subito G, “con patatine fritte e Ketchup”.

Nessun commento da parte di Emilio, sempre presente nella mente dei due seduti in un coffee shop dell’autostrada 16 west che li avrebbe portati a contatto della natura autunnale che abbracciava la città di Edmonton capitale della Provincia dell’Alberta nel nord-ovest del Canada. Destinazione: Wabamun e Tomahawk, il paradiso delle “Cocò” , Falcipennis canadensis, il tetraone, uccello di medie dimensioni, appartenente alla famiglia dei Fagianidi, diffuso nel Nord America. Le spruce grouces.”

Gigi El tarik

giggino pellRiceviamo e pubblichiamo la nota di Gigino Pellegrini.

A volte succede che l’eccesso di confidenza del provinciale fa subentrare una particolare consapevolezza, rischiando così di precipitare nel Kitsch oppure nel camp. Il kitsch mira molto in alto, sfarzoso. Nell’ansia di elevarsi prova ad annientare tutto ciò che nella propria persona considera basso, volgare. Nel suo tentativo di essere ciò che non è. Il camp è invece il trash che si fa consapevolezza. In questo affannoso tentativo, si spinge, con un eccesso di confidenza in se stesso al di là e nel farlo, perde la propria spontaneità. Secondo qualche “creativo” il trash si basa su cinque pilastri: libertà di espressione, contaminazione, incongruenza, massimalismo ed emulazione fallita. Infami non sarebbero i prodotti in sè . La tendenza Camp nasce durante i primi del 900, attraversa tutto il secolo fino ad arrivare agli anni duemila. Fenomeno trasversale in quanto letterario e cinematografico; fatto sociale prima ancora che culturale, categoria estetica a partire dagli anni 60, nonché fashion trend. La critica sarebbe il peggior nemico. Per il creativo emergente, si può solo osservare ma non criticare il suo operato o pensiero. Segna il suo territorio estetico-razionale, non orinando, ma ridendo, infastidendosi e dunque “criticando” l’altrui agire/pensiero, alzando una barriera non solo virtuale, dietro la quale si illude di essere al sicuro dalle contaminazioni del ridicolo come in una famosissima canzone dei Nirvana ‘Territorial Pissing’: “ Dai gente sorridete a vostro fratello. Insieme, adesso, provate ad amarvi. …….. Quando ero un alieno le culture non erano un’opinione. Devo trovare un modo. Un modo migliore…….Mai incontrato un uomo saggio. Se è così è una donna. …….Solo perché sei paranoico, non significa che non ti perseguitano……Devo trovare un modo. Trovare una via. Devo trovare un modo, un modo migliore”. “Gotta find a way, find a way, when I'm there. Gotta find a way, a better way, a better way”. Come sosteneva Susan Sontag, non è una sensibilità di tipo naturale, se di tali ne esistono. L'essenza del camp, infatti, consiste nell'amore per ciò che è innaturale: l'amore per l'artificiale e per l'esagerato . Una sensibilità è quasi, ma non del tutto, indescrivibile. Ogni sensibilità che può essere racchiusa nella forma di un sistema, oppure maneggiata con i grezzi mezzi della prova, non è più una sensibilità. Si è concretizzata in un'idea. Chiaramente, l’atteggiamento meno consigliabile è quello “cool”, classic del kitsch, come il tentativo di conversazione della “purezza”. Questo è un approccio assolutamente inqualificabile e utilizzato prevalentemente da imbecilli, di fronte al quale qualsiasi reazione è lecita, dall’insulto verbale Al vomito. Il risultato è la diffusa tendenza a pretendere che siano gli altri a risolvere i propri problemi. In altre parole, il tentativo di vivere alle spalle dell’agire altrui. Questo è l’esatto contrario dell’individualismo, essendo la conseguenza di una cultura tesa ad annientare l’individuo – e, con esso, le responsabilità individuali – . C’è qualcosa in più che rende difficile la coesione sociale oggi. Infatti, molti cittadini sono prigionieri di una mentalità corrosa un individualismo amorale per cui l’interesse comune è visto solo in funzione di un vantaggio individuale. Si è creata di conseguenza, per dirla con il pensatore francese Emile Durkheim, una condizione anomica (carenza di regole), in cui le maggiori libertà dell’individuo si disperdono nei miti angusti e cinici di un individualismo senza compensazioni solidali….e senza dialettica vis à vis, sostituita dalla cancellazione dell’altro con una semplice cancellazione dalla lista degli “amici”(?) su FB.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

mareRiceviamo la seguente nota di Gigino  Pellegrini

Quali sono le cose che Amantea (e la Calabria alla quale essa appartiene) non da ai suoi abitanti? E una volta che si riesce a capire, siamo sicuri che di esse cose ce le siamo meritate? Qui affiora una domanda ancora più determinante, anzi per meglio dire un vero e proprio sospetto:- Non sarà che questa sua negazione sia giustificata? Non sarà che Amantea non dà ai suoi figli per saggezza, e forse per il troppo amore, invece che solo per crudele e indolente odio verso i propri e indegni figli?

Sono sempre più  convinto che quelli dell’Arpacal, chiamati ad analizzare le acque sacre del Mare Nostrum, meglio conosciuto come Mare di Ulisse, distrattamente  hanno analizzato le acque pure e miracolose di Lourdes. L'avvenuto prodigio  è stato comunicato all’Amministrazione e  a tutti gli organi di stampa. Il giorno dopo, tramite la voce di Sparaballe , Tg locali e quotidiani cartacei, i cittadini vennero  informati che l’acqua del mare di Amantea è da “bere”.Avete capito bene! Da bereeeee!!  Allo stesso tempo chi scrive osservava, mentre se ne andava a fare dello jogging, che il mare di Amantea si tingeva di marrone e diventava schiumoso. Varie macchie scure piene di bollicine “petillant” avanzavano gradualmente  sul mare e quando i raggi del sole tornarono a splendere emergevano, staccandosi nettamente dal blu del Mare di Ulisse. Non è oro nero, è liquame. Forse non molti lo sanno, o non vogliono sapere, ma la città ha un sistema fognario ridicolo. Acque nere e bianche terminano nelle stesse condotte e quando piove troppo gli scarichi finiscono a mare.gigino Tanti sono i punti di scarico in zone diverse del litorale amanteano lungo 12 km. , da Acquicella a torrente Torbido. Quello delle fogne è il problema strutturale più “sentito” dai cittadini. Risale ai tempi del boom economico, quando Amantea iniziò a svilupparsi a suon di cemento e opere edilizie spesso molto discutibili. La città si espanse, ma il sistema fognario rimase praticamente uno e misto. E da allora gli scarichi in mare sono cronaca ordinaria quando, a causa della pioggia, o la presenza di turisti fa aumentare la popolazione, l’acqua fogniaria in eccesso non riesce a defluire verso il depuratore di Nocera. In questo quadro, non certamente idilliaco né per i residenti né per i sempre meno turisti, una speranza di risolvere il problema ci sarebbe.  “Basta merda in mare”.  Dovrebbe essere il nome di una associazione di amanteani indipendenti da qualsiasi schieramento politico. Nome adeguato per non edulcorare un problema gravissimo, avvertito da tutta la cittadinanza.  Resta da chiedersi che ruolo abbia avuto l’Asl nella vicenda. “Il direttore di turno è intervenuto negli anni solo se l’Arpacal  dava un segnale, ma durante il periodo turistico tutti zitti” è la denuncia che faccio, la dice lunga sull’omertà, a lungo conservata tra gli operatori del settore, per non pregiudicare l’intera economia cittadina che attorno al mare gravita. Otiti, vaginiti e altre infezioni venivano da tempo diagnosticate dai pediatri della zona e il sospetto che c’entrasse il mare c’era senz’altro. Il mare è una risorsa vitale per l’uomo: l’alterazione del suo ecosistema costituisce un gravissimo pericolo per la sua salute. Dunque, per noi è un obbligo tutelarlo oltre che proteggerci dagli effetti del suo inquinamento. Le acque inquinate contengono grandi quantità di virus e batteri i quali possono essere assimilati dai frutti di mare allevati in prossimità degli sbocchi degli scarichi, provocando così nell’umano malattie come l’epatite, la salmonellosi, il colera e il tifo. Inoltre contengono pericolosi agenti chimici, metalli pesanti e veleni fortemente dannosi per l’umano organismo e in alcuni casi anche cancerogeni. Uno studio condotto da Greenpeace ha rilevato che il mare più inquinato del mondo è proprio il Mediterraneo, in particolare la zona compresa tra Spagna, Francia e Italia. Le foto che vedete le ho scattate negli ultimi tre giorni, certamente non tre secoli fa, come farebbe piacere ai nostri Amministratori e Autorità competenti.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

giginoRiceviamo e pubblichiamo.

L’ultima volta che si è sentita la sua voce per le strade di Amantea è stato circa 3 mesi fa in occasione di una immensa "chiazza", marrone, putrescente, che interessava larga parte della spiaggia.

Era il giorno di San Valentino 14 febbraio 2015, quando l'Omerico mare, che bagna il paese veniva “nutrito” da un fiumiciattolo fognario.  Las risposta di Sparaballe non si fece attendere. Prima dicendo : “ Si tratta di stupide leggende metropolitane. Non si può parlare per sentito dire. Non possiamo più tollerare interventi di un folle che parla di cose che non sa. Abbiamo tanti di quei problemi reali in questo nostro amato paese che non dobbiamo inventarcene di falsi”. Poi  dalle pagine della stampa arrivarono le sue balle:

 “Amantea si posiziona tra le migliori zone turistiche della Calabria per la qualità del mare, tra le prime sul tratto di spiaggia del Basso Tirreno Cosentino. E' quanto affermerebbe l'Arpacal, l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Calabria, che in una nota, a seguito di controlli sul tratto marino interessato, comunica che il mare da noi è Eccellente in tutte le zone comprese nei 14 chilometri di costa amanteana”

Tenendo in non cale che la costa del medio  tirreno calabrese negli ultimi 50 anni è arretrata mediamente di 60 metri – con punte che oltrepassano i 200 metri – abbattendo case (molte delle quali abusive poiché costruite su suolo demaniale) e strade, ma abbattendo molte opere pubbliche (lungomari ed altro) realizzati con tanto di progetti di dubbia affidabilità. Questo è certamente il risultato di una “miope”, per usare un eufemismo, politica di difesa delle coste circoscritta ai comuni costieri che non hanno fatto altro che fregarsene dall’essere coinvolti armonicamente in un piano organico di difesa della “erosione”  della costa e dell’appropriazione indebita di essa da parte di imprenditori locali.   Questo è anche il risultato dello stupro urbanistico dei corsi d’acqua che sfociano nel Tirreno che hanno ridotto drasticamente il “trasporto solido” che alimenta le spiagge. Senza provvedimenti urgenti, con interventi efficaci e lungimiranti, tra qualche anno la costa arretrerà ancora generando danni e cancellerà definitivamente ciò che resta delle nostre spiagge . La struttura sociale dell’illegalità diffusa ed ambientale, è proporzionale allo status di un territorio che non sente la “necessità” di progredire con mezzi leciti; il comportamento individuale è proteso alla ricerca del successo in maniera spregiudicata, dimentico del senso civico d’appartenenza. L’adagio “occhio per occhio e dente per dente” si è insinuato nella logica comune, sedimentando un carattere fortemente orientato alla noncuranza dei fenomeni anomali di corruzione e abuso e favorendo nei cittadini persino il distacco dalla realtà locale.

Una alquanto poco credibile e direi  ridicola immagine di Amantea l’ho trovata sul Web e che in parte mi ha suggerito di scrivere questo breve articolo in risposta a Sparaballe .  “Amantea sorge tra due suggestivi promontori”. E fin qui non vi è nulla di nuovo.  Sempre secondo Sparaballe  Amantea  sarebbe un  “importante centro balneare, naturale sbocco di molti piccoli paesi del suo vasto entroterra” Questo, come sanno gran parte degli amanteani più che la realtà rappresenta il desiderio non tanto nascosto dell’attuale Amministrazione che spera di svegliarsi una mattina e trovarsi immersa in una cittadina di sogno. Non tenendo conto che le idee e il fare non cascano dal Cielo Non contento, Sparaballe infervorato e senza freni :  “Amantea, da qualche tempo vede crescere attorno a sé l'interesse l'attenzione di molta gente e non solo calabrese. Il suo territorio si presenta ben articolato, aperto e ospitale, verso cui da sempre, si sente particolarmente vocata” . Sparaballe, come un treno lanciato in una folle corsa insiste: “ Amantea gode di una buona posizione geografica e di magnifiche condizioni meteorologiche, che ci regalano senza esagerazione, almeno 300 giorni di sole all'anno. Piantata nella sua parte antica su un colle dove ancora signoreggiano i maestosi ruderi di un castello forse di epoca normanna, oggi è la sua ampia Marina che, negli ultimi cinquant'anni ha conosciuto uno sviluppo incredibile di case, vie, quartieri, strade di moderna concezione per impianto e struttura”.  Come e cosa si può replicare ad un bugiardo compulsivo come il nostro Eroe?  Ho pensato d’invitarlo, in questa prima metà di maggio, sulla spiaggia di Amantea e fargli bere un po’ di quell’acqua diventata all’improvviso da “bere” e vederlo diventare verde come un marziano.

Scritto da Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Primo Piano

giginoRiceviamo e pubblichiamo scritto da Gigino A Pellegrini.

La nostra mente sembrerebbe avere in sé una forza innata, inconscia, incommensurabile. È la forza che ci permette di raggiungere i nostri traguardi, ‘volendolo’. In maniera semplicistica, se ci occorresse lo stimolo per trovare la via del nostro benessere complessivo non dovremmo fare altro che appellarci al potere mentale che è insito in tutte le persone. Con questa premessa,  sarebbe possibile ottenere dei risultati affidandosi alla forza delle idee. Lo si  fa riportando l'esperienza di uomini che si sono affidati alle risorse della mente creatrice e hanno preso una decisione, senza preoccuparsi degli ostacoli, abbandonando le incertezze, e puntando con tutte le forze verso il proprio ideale di autorealizzazione. Racconto dopo racconto, citazione dopo citazione, consiglio dopo consiglio, si scopre che il luogo in cui trovare le indicazioni giuste è molto più vicino di quanto pensiamo: è la nostra mente. Basta saperla ascoltare e farsi trasportare dal suo potere, fino in fondo. Se prestiamo attenzione ai discorsi che avvengono tra due persone prive di titoli accademici ma ricche di esperienza e di saggezza, restiamo incantati nel notare quanta assennatezza alberga nei discorsi di quelle persone, magari grezze nel comportamento ma di sottile discernimento. Anche lì radica il pensiero filosofico, anzi, spesso proprio lì, tra quelle persone che, a contatto con il mistero della natura, scoprono nel silenzio, scandito dai suoni della quotidianità rustica, la possibilità d’intravedere le grandi risposte. Generalizzare non si può e non si dovrebbe, ma in questo caso è proprio così. L’essere umano non è solo una macchina da condizionare-aggiustare o un ‘esser-ci’ schiavo delle sue pulsioni, bensì un soggetto attivo, autonomo e responsabile, fondamentalmente libero di creare i propri sensi, significati, scopi e valori nella vita e che dispone in sé, almeno a livello potenziale, la forza necessaria a superare le difficoltà psicologiche-esistenziali-sociali che la sua esistenza nel mondo gli riserva. Questa concezione di un soggetto attivo, libero, autonomo, responsabile, e corredato delle potenzialità auto direttive necessarie per risolvere i propri problemi, dopo averne maturato piena consapevolezza, costituisce dunque l’antropologia che sta alla base di quelle caratteristiche di autonomia, responsabilità e libertà della persona  che ha come scopo quello di porre se stesso nelle condizioni dapprima, di esaminare la situazione problematica in tutta la sua complessità e quindi di uscirne in maniera autonoma, libera e responsabile.

 Durante il suo percorso di vita, l’essere umano, insieme a tante altre cose complesse e meno complesse, sembra sviluppare anche un  aspetto alquanto curioso di autodifesa chiamata “incomunicabilità” che si crea fra un soggetto e gli altri. Chiude, strozza, fagocita la persona nelle maglie del ‘ma cosa vuoi che sia….sapessi quali problemi ho io’ oppure ‘tutto deve funzionare perfettamente’ soprattutto agli occhi del mondo esterno. “Sai caro, mi tengo dentro tutto ma sto malissimo, non posso esprimere i miei disagi perché nessuno mi capisce”. L’incompreso riceve messaggi di chiusura relazionale, di misteriosità che conduce in meandri concettuali in cui non può far altro che pensare ‘ma come fai a non capire?’ ‘Non mescolare le carte’. Il fatto di non poter parlare liberamente li mantiene in una voragine di pena che è peggiore della situazione emotiva di coloro che tentano di parlare ma ricevono soltanto critiche, interpretazioni e denigrazioni svilenti. Sentirsi incompresi si colloca fra due necessità: la nascita come causa e obliare come effetto. Tra queste due necessità esistono molteplici possibilità che la persona che soffre ha la facoltà di scoprire in sé e fare sue. La causa, ovvero ciò che alimenta il problema, è l’atteggiamento che il mondo esterno assume (proprio non comprendendo) nei confronti delle persone che soffrono (la loro vita di relazione che condiziona con atteggiamenti di critica). La conseguenza è quasi sempre la melanconia (depressione). Come è possibile che due persone che non si sentono comprese reciprocamente possano uscire da questo tunnel? Ogni tema che implichi il passaggio di informazioni tra due o più persone, soprattutto quando esiste la necessità di capire, passa attraverso il filosofare. Questo è indubbio.  Quando però la visione del mondo di ambedue non viene considerata degna di ascolto né dall’uno né dall’altro, il senso di incomprensione prende il sopravvento e chiude la comunicazione e, con essa, la possibilità di sentirsi ascoltati. Si crea un vero e proprio divario, uno scarto penoso tra le due persone che non riescono più ad interagire nel rispetto del problema ma… nemmeno nel rispetto reciproco. “L'incomprensione del presente nasce fatalmente dall'ignoranza del passato (sia di quello remoto e che da quello prossimo) . Forse non è però meno vano tentar di comprendere il passato, ove nulla si sappia del presente”.  In  un quadro di Paul  Klee c’è un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta  lo sospinge irresistibilmente nel futuro e verso l’oblio.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

giggino pellQuesta volta l’amministrazione ha preferito non utilizzare Sparaballe per replicare alle accuse del Dott. Luciano Cappelli, rivolte alla mancata apertura della nuova scuola per bambini a Campora San Giovanni.

Ad intervenire è stata Monica Sabatino, eletta sindaco lo scorso maggio. Vorrei tentare di analizzare e capire, con tutti voi, come possa, il primo cittadino del Comune di Amantea, dire qualsiasi cosa, anche la più assurda, e farla franca. La frase, con la quale  il “sindaco” Sabatino ha scelto di licenziarsi dal 2014 dando gli auguri per il 2015, è la seguente: “Chi è abituato a quantizzare ogni cosa probabilmente non concepisce l’effettiva possibilità che qualcuno possa prestare gratuitamente le proprie competenze al servizio della città”.Come prima più di prima; continuiamo a spulciare il libro delle balle gelosamente custodito da Sparaballe! Questo è ciò che questi amministratori hanno avuto l’ardire di farcire con un mucchio di fanfaluche e che ci hanno spiattellato con atteggiamenti istrionici e da sofferenti “Guru” della politica.

In questo, sostenuti da  finto “pathos” e retto solo da bugie pacchiane e ridicole e da atteggiamenti ipocriti e falsamente sofferenti. Il tutto per perseguire un unico fine: assicurarsi un aumento dello stipendio e avere il sostegno del “Gran Guru”, a costo “zero”. Il quale, con il suo sguardo e i suoi atteggiamenti continua a stregare i propri incauti interlocutori. La sua missione ormai è quella di farsi garante della filosofia che alberga impudicamente negli animi di buona parte dei rappresentanti politici di oggigiorno: la filosofia del “pro-tasca-mia”! Sembra di vedere la parodia di un famoso film “Continuavano a chiamarlo Superballista” Si, cari concittadini perché intanto l’asilo nido è stato costruito  e non lo hanno realizzato loro, del resto sono solo miraggi. Roba da prestigiatori incalliti! Con la politica minimalistica dell’Amministrazione odierna, possiamo rilevare un tondissimo zero ad ora realizzato. Proporremo a questi sfaccendati incompetenti e a coloro che li hanno fiancheggiati, per un premio all’ improduttività. Per gli Amanteani invece proporremo il premio per la sciocca e farfallona pazienza; per aver sopportato questo “inconcludente” esecutivo.Con la speranza che il tutto non cada nell’indifferenza, in quanto si nutre una profonda fiducia nella giustizia, nell’ideale di avere un onesto servitore dello stato e soprattutto ci si sente confortati dal fatto che nell’affrontare queste “battaglie”, si schiera a favore del Guru, buona parte della società civile, comprese diverse Associazioni che condividono questo modo di agire nella più totale indifferenza.

Presumibilmente per il fatto di avere denunciato, con “fiumi di parole inutili”, queste malefatte, il sottoscritto è divenuto oggetto di insulti e derisioni che lo hanno portato a considerare la possibilità di restarsene in casa a Beaumont sur Mer. Pur tuttavia la consapevolezza di operare nel giusto ha prevalso su questi spiacevoli avvenimenti, dando al medesimo la volontà di continuare ad impegnarsi sempre di più a far scendere a valle e sfociare nel mare di Ulisse, le sue inutili parole portate dall’acqua del Catocastro. Su questo vorrei tanto che gli Amanteani riflettessero.

Mentre inviterei  il sig. Sindaco, a riflettere prima di lasciarsi andare, in maniera “ironica”, e commentare la vicenda relativa alla gratuità dell’incarico affidato a Giuseppe Sabatino,(suo padre) spedendo al dott. Cappelli, le parole che val la pena riproporre: “Chi è abituato a quantizzare ogni cosa probabilmente non concepisce l’effettiva possibilità che qualcuno possa prestare gratuitamente le proprie competenze al servizio della città”.

Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik 

Pubblicato in Primo Piano

carotone

Per Gigino Pellegrini "Gigi El Tarik" l'evento di ieri sera è da ascrivere comer "una serata riuscita".

 

Con “evento” si indica un fatto che è avvenuto o può avvenire in un intervallo di tempo breve e che si può identificare con esattezza, colto non nella sua durata o continuità ma nel suo svolgersi puntuale
Nel linguaggio comune, il termine evento significa fatto importante, fortemente impresso nella memoria individuale o collettiva. Un “evento” è stato fuor di dubbio il concerto di Tonino Carotone organizzato dalla Pecora Nera di Amantea ieri sera 3 gennaio in piazza Italia. Un successo enorme che ha visto questa piazza, vecchio mercato ortofrutticolo di Amantea fino agli inizi degli anni settanta, riempirsi con circa 500 giovani e meno giovani che hanno ballato e cantato fino a circa mezzanotte e mezza.

I bravi e intraprendenti gestori della PecoraNera, in questo inizio anno hanno tirato fuori dal cilindro Tonino Carotone, pseudonimo di Antonio de la Cuesta nato a Burgos in Spagna.

Curioso personaggio che si dichiara innamorato della musica italiana. E’ arrivato in Italia nel 1995 con altri renitenti alla leva militare spagnola, ottenendo un discreto successo con la canzone “me cago en el amor” dell’album “Mondo difficile”.

Tonino Carotone ha fatto breccia nei cuori dei presenti anche per aver mutuato il cognome d'arte del napoletano Renato Carosone ed il look di Fred Buscaglione e ha intrattenuto i presenti con vecchie canzoni italiane (da “Buonasera signorina” a “Ragazzo di strada”) affiancate al repertorio firmato dallo spagnolo girovago, dall’immancabile “Me cago en el amor” a “Il santo”, singolo di quello che ad oggi resta il suo ultimo album di inediti, “Ciao mortali”.

Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik

carotone2

pinocchio-770x554Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota di Gigino Adriano Pellegrini

Se avessimo le capacità di analizzare attentamente ciò che lo Sparaballe ufficiale dell’Amministrazione comunale, va diffondendo per le strade ornate a festa con i “pacchi” di RaiUno, verrebbe fuori tutta l’aberrante e menzognera realtà nella quale la comunità vive. Sparaballe informa i cittadini sul buon operato di quasi un anno di questa Amministrazione. Il ponte sul fiume Kwai - Colongi, l’agibilità del porto, le consulenze a “costo zero”, la raccolta differenziata dei  rifiuti, ecc.., ecc.. A tale proposito, ci siamo poste alcune domande nel cercare di capire  perché chi amministra il potere, in nome del e per il popolo, mente. Perché, giunto ormai alla fine dei suoi giorni, si ostina a negare l’evidenza? E’ vero, non tutti i politici mentono, e, soprattutto, non sempre mentono, ma questo cocktail di verità e di menzogna è anche peggiore della menzogna palese. Una possibile spiegazione potrebbe essere l’ostinata pretesa di manipolare il vero. Sarebbe troppo riduttivo limitarsi a spiegare la menzogna sistematica dei politici “navigati” con la loro ricerca del consenso ad ogni costo che, nella liberal-democrazia in fase terminale, coincide con la ricerca dei voti. La verità parla da sé, direbbe uno psicanalista, nelle motivazioni oscure, che sono poi le uniche reali. I politici mentono perché disprezzano i propri elettori. Tra la loro ricerca del consenso a ogni costo e la ricerca del bene comune o, quanto meno, della realizzazione di un suo qualche ritratto ideale o finanche ideologico c’è la stessa differenza che passa tra uno stupro e un rapporto d’amore consensuale. I politici, mentendo, confermano il loro incondizionato amore per il sistema liberal-democratico moderno. Non a caso e sistematicamente carpiscono con la brutalità ciò che non possono ottenere dalla libera e consapevole scelta dei loro “sudditi”. La menzogna moderna è fabbricata in serie e si rivolge alla massa. Così, se nulla è più raffinato della propaganda moderna, nulla è più grossolano del contenuto delle sue asserzioni, che rivelano un disprezzo assoluto e totale della verità». La massa – perché il Potere vuole “masse”, non popoli –che credono a tutto ciò che si dice loro. Purché si dica con sufficiente insistenza. Purché si lusinghino le loro passioni, i loro odi, le loro paure. Eppure, anche in politica, la menzogna è un segno di debolezza, non di forza, forse in democrazia ancor più che nei sistemi apertamente totalitari. La menzogna è un’arma. L’arma preferita dell’inferiore e del debole che, ingannando l’avversario, si vendica e ha la meglio su di lui. Ingannare significa anche umiliare e ciò spiega la menzogna spesso gratuita delle persone.  La menzogna è comunque sempre un segno di disprezzo.I politici mentono per disprezzo e attestano perciò la crisi profonda del sistema.. Sì, certo, si potrebbe obiettare, non tutti i politici mentono e, soprattutto, non sempre mentono; ma questo misto di verità e di menzogna è forse anche peggiore della menzogna aperta. Il tema non è nuovo, ma i potenti strumenti di comunicazione mediatica danno a queste domande antichissime un significato differente da quello del passato. Per secoli, la menzogna di massa si è confusa con la propaganda e, in modo particolare con l’indicare ai propri sudditi il nemico o il cattivo di turno. Il politico  mente anche ai “propri”, cittadini, elettori, sostenitori, in una proporzione che era sconosciuta ad altri tempi pure infelici. Lo sapeva perfettamente Adolf Hitler, che nel Mein Kampf sosteneva espressamente la necessità di mentire se devi mentire alle masse, deve trattarsi di una menzogna così abnorme da essere proprio per questo creduta. La menzogna è, difatti, la quintessenza di tutti i regimi, sia quelli vecchia maniera, come le dittature ideologiche del secolo scorso, sia quelli “soft”, caratteristici del sistema di disinformazione sistematica portato avanti dai poteri forti mediante l’illusione della democrazia elettorale. Qualcuno riderà di queste affermazioni, perché troverà difficile e masochistico ammettere, alla sua stessa persona, l’ aver contribuito all’elezione e consolidamento del potere costituito. La “presenza”, di una “opposizione” democratica, all’interno del sistema garantisce la legittimità dello stesso e tutti vivono e vivranno i festeggiamenti dell’Anno che verrà, per dirla, con le parole del defunto Lucio Dalla, in una famosa lettera all’amico trasferitosi in un’altra Galassia. Se la nostra libertà ci permettesse di decidere come comportarci, di conseguenza la nostra “autenticità” sarebbe un valore da sviluppare secondo il libero arbitrio e non attraverso un’accettazione incondizionata a comportamenti e principi che vengono propinati come giusti e incontestabili come ci conferma e ci rassicura Sparaballe.

Gigino Adriano Pellegrini 6 G el Tarik

giggino pell

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giginopellegrinoTante volte ci hanno ricordato i disastri del meridione, in particolare della Campania e della Calabria, per il deficit sulla Sanità...e sicuramente una cattiva amministrazione c'è stata in queste regioni e nessuno vuole o può difenderla...ma il punto è: come mai l'esempio del deficit di queste due regioni meridionali è sempre citato, mentre nessun telegiornale nazionale e nessun commentatore politico ai numerosissimi talk show in prima serata in TV ha mai citato questa notizia sui comuni italiani più indebitati?

 

Eppure ci sono anche comuni settentrionali gestiti in maniera raccapricciante, ad esempio il Comune di Torino o Carrara che sono da tempo sull'orlo della bancarotta. Ma, quello che stupisce è che ci sono comuni come Amantea che non vengono quasi mai citati come esempio di cattiva amministrazione.

Di conseguenza, tocca a noi meridionali e Amanteani vigilare e diffondere notizie e dati attendibili per rispondere alla dimenticanza mediatica e, per spezzare le nostre catene, bisogna in primis ribattere colpo su colpo.

Come scrive Gianfranco Viesti nel suo bel saggio economico "Mezzogiorno a tradimento", l'arrogante colonialismo mediatico e culturale del Nord che ha la pretesa di liquidare tutto ciò che non funziona e che non piace bollandolo come un "fenomeno tipicamente meridionale".

Basta con questa premessa e cerchiamo di capire dove la nuova Giunta di Amantea, in carica da sei mesi, si fa per dire, sta portando questo paese. “Il tempo delle bugie è finito” , si continua a ripetere,…... ma per contrastarle basta citare i dati, quelli veri ed attendibili.

Oggi, che scrivo, avverto nell’aria che gli Amanteani sono stanchi di subire e di essere "cornuti e mazziati", non possono e non devono più tacere sulla folla di impiegati-fannulloni presso il Comune del nostro paese. A questi si sono aggiunti le nuove figure di “consulenti” e di consulenti a “costo zero”.

Con un “Avviso Pubblico” di partecipazione, il Sindaco di Amantea ha voluto conferire alcuni contratti a tempo determinato a tre “tecnici”.

Un part time di 20 ore ad un “istruttore direttivo tecnico. … esperto in materia di ambiente, servizi manutentivi e protezione civile;

un part -time di 20 ore settimanali ad un istruttore direttivo contabile… esperto in materia di tributi”;

un part -time di 20 ore settimanali per un istruttore direttivo tecnico… esperto in materia di lavori pubblici, piani d’asseto territoriali.  

Alla valutazione, dei curricoli pervenuti presso il Comune, ha provveduto il vice sindaco (il giorno della valutazione il sindaco risultava “impossibilitata per malattia”) , la segretaria Comunale e del responsabile delle risorse umane.

Ciò che è un diritto della Comunità sapere:

1) Quali criteri di valutazione sono stati usati dato che si tratta di tecnici in aree specifiche;

2) Sulla specificità dei candidati scelti, non sarebbe doveroso, per motivi di trasparenza, che l’Amministrazione comunale informasse la Collettività sull’idoneità formativa (titolo di studio) dei tre candidati scelti a ricoprire i ruoli di “esperti” presso l’Ufficio dello “Staff” del Sindaco?

Parecchio tempo fa, il filosofo greco Platone scriveva: “ Ci sarà un buon governo quando i filosofi diventeranno re o i re diventeranno filosofi.”

Così dicendo,individuava i mali dell’umanità nei suoi irrefrenabili desideri di potere.

Così come le guerre hanno origini nella brama di ricchezza e di potere , anche in tempo di pace, l’uomo fa ricorso a tutte una serie di sotterfugi pur di ottenere ciò che vuole; anche alla menzogna e all’imbroglio, quindi all’ingiustizia liberal-democratica, come una componente della sua politica. Quello di raccontare frottole è un problema antico quanto la politica perché ha a che fare con il potere, il vero è unico oggetto nel fare politica.

Quello del raccontare storie per coprire le malefatte è il peggiore misfatto che un politico possa commettere nei confronti della comunità che lo ha eletto perché sulle mezze verità non si può costruire niente.

Si agisce furbescamente, secondo me, per poter controllare il futuro degli altri.

La comunità non può reggersi su di una struttura siffatta.

Infatti il contratto, della stessa comunità ideale con chi l’amministra, si basa sull’opposto della menzogna, su una verità condivisa.

 

Beaumont sur Mer Dic. 2014 - Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik

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