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acquaNessun uomo entra mai due volte nelle stesse acque, perché l’acqua non è mai la stessa, ed egli non è lo stesso uomo. Anche se si tratta del Mare di Ulisse, il mare è l’acqua più pura e più impura. Per i pesci che la popolano è potabile e permette loro di vivere, mentre per gli esseri umani è imbevibile e nociva. Il filosofo greco Eraclito traeva origine dalla consapevolezza del mistero che circonda l’umanità, ma anche dall’impotenza di squarciare il velo della non-conoscenza. Da tale buio proviene l’angoscia esistenziale, schiacciata dalla volontà di indagare, di risolvere razionalmente gli interrogativi che opprimono gli esseri umani. La risposta da alcuni è ritenuta impossibile, altre volte una falsa soluzione è prospettata dal possesso dei beni terreni, mezzi per godersi la vita, eludendo il fine ultimo. E il tempo impietoso trascina i suoi passi e non concede tregua. Inseguendo le ombre di sogni impossibili e brancolando tra i tentacoli dei problemi sociali e individuali, l’uomo alla fine solamente si accorge che il suo percorso sta per volgere al termine e spesso capita che non abbia neppure la possibilità di avvedersene, fulminato sul sentiero della vita dalla sorte avversa, senza aver avuto la possibilità di trovare risposte.

Forse una storia era destinata a durare perché non era una storia d’amore. Era una storia di pioggia e di sole, di vento e di calma, d’attesa e passione, d’amicizia e condivisione, di tempo e concretizzazione, di sintonia e incomprensione, di silenzi e rumori. Non era una storia d’amore. Era una storia. Con dentro l’amore. O, forse, era amore. Con dentro una storia… Così l’uomo scopre, avendone l’opportunità, che Lei manca ma non si può dire. Manca al di là del mancabile. Manca il fatto di non poterle dire che manca. Allora la follia induce a scrivere su di un foglio bianco con una penna senza inchiostro, per scrivere, urlando, che Lei non c’è in maniera spropositata. Senza lasciare spazio tra le parole, perche una tale mancanza non consente fiato. Si continua a scrivere, pur senza inchiostro su carta bianca, un foglio bianco, vuoto, senza Lei. La Sua mancanza è la più presente di tutte le assenze.

Gli elementi fondamentali che caratterizzano il mondo in cui l'uomo è costretto a vivere sono il mutamento, il divenire e la contraddizione. Forse è questo il messaggio che il filosofo greco lanciava attraverso i suoi oscuri poemi, nei quali cercava di parlare ad una società profondamente mutata e che non sembrava disposta ad ascoltarlo. La guerra è il padre del mondo, diceva Eraclito, e la realtà è un perpetuo fluire e trasformarsi di tutte le cose. Lo stato di quiete che appare a volte nelle cose, in realtà non è altro che un precario equilibrio fra forze opposte. E’ come una lucida follia, oppure l’oscura chiarezza. Il tutto privo, in apparenza, di qualsiasi senso logico. L’uomo è riuscito a inventare tutto tranne la soluzione ai mali gravi, alla melanconia alle assenze e alla morte. Vivere allora si trasforma in un atto imposto di cui pesa la scelta all’origine, sicuramente diversa se fosse stata concessa, in un fantasiosa ipotesi, la libertà di decidere se affacciarsi alla vita oppure no. E i macigni in cui il passo inciampa durante il cammino esistenziale sono tanti e diversi tra loro.E alla fine ci attende l’abisso. “O viva morte, o dilettoso male,/come puoi tanto in me, s'io nol consento?” come scriveva Francesco Petrarca. Allora ci vorrebbe qualcuno che ci facesse capire che la conciliazione degli opposti non può essere compiuta solo nel pensiero, ma anche nella realtà sociale. Biasimando la mentalità bigotta, i comportamenti superstiziosi della gente o l’uso di adorare delle immagini che è lo stesso che parlare col muro.

In piedi davanti al mare
meravigliato della propria meraviglia:

io un universo d’atomi
un atomo nell’universo.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Italia

fotoQualcuno in maniera superficiale deumanizza le persone di cui parla, le rende un numero.

A nessuno interessa guardare una persona negli occhi e vedere quanta sofferenza esprimano.

Questo potrebbe essere definito un articolo contro l’indignazione. Ma come, replicheranno gli indignati, con tutto quel che accade per cui è sacrosanto indignarsi, stai a vedere che ora il problema è l’indignazione!

Con gli scandali che germogliano a cadenza settimanale; la corruzione, le inefficienze, i disservizi, gli esempi d’inciviltà che affliggono i cittadini di Amantea ogni giorno – come sarebbe possibile non indignarsi?

E poi l’indignazione serve a cambiare, se si pensa che dall’altro lato c’è soltanto la rassegnazione. Dunque è meglio essere indignati che rassegnati.

A me sembra che il punto, però, sia un altro.

Ed è concreto, storico, non astratto: il problema non è l’indignazione in generale, ma l’indignazione che è venuta montando in questa cittadina tirrenica negli ultimi anni.

Un’indignazione che da qualsiasi punto di vista la si osservi non rappresenta più una soluzione.

 

Negli ultimi tempi tutta la Giunta di potere è diventata una vera e propria protagonista mediatica. Il tema è sempre lo stesso, quello dello “sdegno” da parte dei signori del Municipio, che, attraverso Sparaballe, ne diffonde la novella per le strade novembrine di Amantea.

Queste poche righe non vogliono essere di natura “strettamente” politica, ma esprimere una grande preoccupazione. Viviamo in un’epoca in cui la notizia deve viaggiare veloce, arrivare al cittadino senza preamboli o giri di parole. Sembra ormai che non abbiano nessuna importanza i perché, o l’importanza delle fonti, ma solo il carico emotivo.

 

C’è però un anello mancante tra l’indignazione e la partecipazione attiva a bloccare tutte le malefatte di una Amministrazione come quella Amanteana , su questo c’è poco da discutere.

L’anello è l’esercizio di indignazione a distanza, per così dire, che impigrisce, anche se è vero che c’è poco rinnovamento nei partecipanti alle manifestazioni: chi non partecipa si è abituato a riconoscere slogan e manifesti già visti altrove, anzi a tutte le manifestazioni di qualunque genere esse siano.

A tutto questo disfacimento partecipano a pieno titolo i media locali con quello di creare, si, proprio di creare un nemico esterno. Si osservi bene, per esempio, Salvini della Lega, una persona che cavalca l’onda dell’indignazione e della rabbia di un paese in ginocchio, indirizzandola verso delle minoranze a vantaggio del proprio partito.

Ritornando in casa nostra; a tutto questo aggiungerei che i “leaders” stessi dell’opposizione sembrano avere scarsa conoscenza del sistema che vogliono “abbattere” e precipitano in luoghi comuni di ingenuità imbarazzante. L'indignazione è lo sport nazionale italiano ergo degli Amanteani. I campionati, a cui partecipano i due terzi della popolazione, vengono trasmessi in diretta tv ogni giorno, nei telegiornali e nei salotti televisivi dei principali network nazionali.

E’ dovuta spesso a cause di interesse comune, come ad esempio microcriminalità, tasse troppo alte, servizi pubblici inefficienti. La caratteristica di queste crisi di “collera” è che la reazione è eccessiva e inappropriata rispetto all’ episodio (solitamente banale. Pensiero benpensante) che l’ha scatenata.

La rabbia viene espressa in modo esplosivo, non mediato dalla ragione e non di rado viene agita con comportamenti che mirano, senza volerlo, all’autodistruzione.

Malgrado le apparenze, le esplosioni di rabbia ripetute rivelano una profonda sofferenza interiore. In molti casi le persone che si indignano troppo, a causa della loro storia personale, sono particolarmente sensibili alle esperienze di perdita, rifiuto e abbandono. Una indignazione collettiva sacrosanta si trasforma in disagio personale. Per questa ragione ogni minimo segnale di rifiuto o di disinteresse da parte di una persona significativa è in grado di innescare una sensazione di disperazione che si esprime con rabbia e accuse. Nulla di più. L’indignazione si vende oggi nelle strade e sui social in rete benissimo, meglio di quasi tutto il resto, forse meglio anche di Madonna che annuncia sesso orale per tutti se vince Hilary Clinton.

 

Motivi per indignarsi, figuriamoci, questa nostra cittadina ne ha da vendere. Ed è vero pure che a certe condizioni l’indignazione serve a qualcosa. Il punto, però, è un altro.

Il problema non è l’indignazione vaga, generale, ma l’indignazione che è venuta montando ultimamente ed è quell’indignazione che, malgrado all’inizio sia stata generata da fatti concreti (la nauseante gestione della cosa pubblica), poi li ha trascesi, e s’è trasformata in una sorta di condizione dello “spirito”: uno stato d’animo autosufficiente e lievitante, pervasivo e stabile; che non ha più bisogno della realtà per sostenersi ma, al contrario, determina il modo in cui la realtà viene letta; e che in breve tempo si dilaterà a dismisura e inghiottirà qualsiasi avvenimento, cosa o persona.

Che inghiottirà, alla fine, l’intero Paese, Regione e Nazione.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Italia

Sì, l'idea generale era nell’emisfero destro del mio cervello, e continua a perseguitarmi. anche se non necessariamente come tema odierno.

Per molto tempo ho pensato a vari modi di realizzare le potenzialità umane; poi circa un anno fa ho rotto ogni indugio ed ho iniziato a scrivere, cercando di mettere a fuoco le mie incertezze sul futuro di quelli appartenenti alla mia specie.

 

E’ stato un processo molto lento perché ho dovuto lottare contro le favole che ci hanno raccontato per tutta la vita.

So quello che voglio dire con sufficiente chiarezza; il problema è come dare corpo alle idee. Naturalmente, si può sempre parlare durante un dialogo, ma non si può pretendere che gli altri parlino all'infinito senza diventare trasparente e faticoso. Poi c'è sempre il problema del punto di vista: chi si assume il ruolo di raccontare la storia recente?

Certamente non quella ufficiale. Hiroshima docet!

Ho avuto grandi problemi nell’elaborare, fuori dalla trama tracciata dal sistema culturale dominante, e riorganizzare i miei appunti. Ora credo di intravvedere una crepa. Temo, comunque, di dilungarmi troppo e di non essere sicuro di quello che ho intenzione di fare, con queste mie idee sul divenire dell’umanità. Beh, ho pensato, c'è sempre una memoria completa di questa esperienza. Ci si ricorda per lungo tempo di qualcosa di straordinario che è avvenuto. E in qualche misura è possibile rivivere l'esperienza mettendola nero su bianco, come si diceva una volta, in particolare la trasformazione del mondo in cui si vive e in quello che ci circonda. Si possono ottenere alcuni accenni, di tanto in tanto, sul mondo e la sua trasfigurazione, non proprio con l’intensità dell’avvenimento, ma qualcosa del genere. Ci si auspica sempre, che nel parlarne o scriverne, aiuta a osservare il mondo in un modo nuovo. E si può, addirittura, arrivare a capire molto chiaramente il modo in cui alcune persone particolarmente dotate analizzano e lo vedono. Si viene effettivamente introdotti nel tipo di “Villaggio globale” divulgato postumo da Marshall McLuhan's, e co-autore Bruce Powers, che, esplorando le nuove leggi dei mass media, intravvedevano un drammatico scontro fra punti di vista diversi. Oggi, si comincia ad avere una esperienza diretta del mondo che verrà, anche sotto l’effetto di alcuni farmaci “illuminanti”, che ci permettono, in una certa misura, di “recuperarlo” in parte. Un mondo, che certe persone privilegiate hanno avuto la possibilità di vivere sia dentro che fuori di esso, con un semplice atto di volontà, mentre veniva e viene interdetto alla maggioranza silenziosa e tranquilla. Cerco di immaginare come certe persone che conosco si comporterebbero in determinate circostanze. Naturalmente mi baso in parte su delle persone di mia conoscenza, non certo su creature frutto della fantasia, certamente meno complessi di quelle che popolano la nostra vita quotidiana e che in parte ci disprezziamo quasi intensamente. Uno dei motivi, forse, andrebbe cercato nella non staticità di una vita vissuta da nomade rendendo i rapporti con la gente complicati. Forse si è amato e odiato troppo profondamente. Ero convinto che il clima avesse un grande effetto su tutto questo, non solo la temperatura, ma la direzione del vento, e tutti i tipi di condizioni atmosferiche. Avevo inventato tutta una mitologia sul clima, pur di non restare fermo in un posto. Volendo scendere da questo mondo come se ce ne fosse uno nel quale andare a vivere in assenza di sopraffazione e sfruttamento. C'è di peggio, non solo i molti se ne stanno a guardare, ma collaborano attivamente con gli sfruttatori per realizzare quel disastro che chiamiamo società. È palese, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo esiste perché una élite egoista e parassitaria usa altri esseri umani come mezzi per ottenere il fine del profitto, e con esso il potere necessario a dominare il mondo. Non è altrettanto vero che lo sfruttamento avviene perché all'interno della società ci sono persone disposte a farsi sfruttare, che convivono con altri che trovano normale tollerare lo sfruttamento. Per sconvolgere tutto questo e ribellarsi, bisogna essere disposti a rimettere in discussione ogni aspetto della putrefatta concezione di società, senza alcuna limitazione, abbandonando definitivamente il deleterio atteggiamento acritico-fideistico tipico delle asservite religioni, in luogo di un sano approccio scettico-razionale comunemente usato dalla speculazione scientifica, al fine di ricercare e diffondere alcune verità nascoste . Albert Einstein soleva scrivere e condivido in parte: “Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”. 

Calgary 0ct 25 2016   Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Mondo

giggino pellOggi, 29 settembre 2016, pur essendo lontano migliaia di km da Amantea, l’odore del nuovo sbocco della fogna nelle acque dell’Ulisse, le paure dei cittadini che si trasformano in realtà, mi costringono a scrivere ancora una volta sull’argomento, sotto gli occhi assenti e le false promesse dell'Amministrazione Comunale e dell'opposizione locale.

 

 

L’industria profumiera si è spostata da Nord a Sud del paese nella speranza di togliere dalla vista degli Amanteani perbenisti e struzzicheggianti, questa fonte inesauribile di esalazioni salutari. La maggioranza, è ormai storia risaputa, si è sempre dimostrata incapace di gestire il paese e ancor di più la rete fognaria. Unico compito assegnato all'Amministrazione Comunale, guidata dalla Sindachessa era quello di custodire l'impianto evitando che diventi bersaglio di vandali e ladri, che vorrebbero rubare il prezioso contenuto al mare nostrum e ai suoi ormai rari pesci. I sostenitori della maggioranza, quest’estate e ancora oggi, si sono scatenati su Facebook con le loro immagini di un mare da “bere”. Sprecandosi nell'utilizzare neologismi superlativi come "cristallinissimo" e "magnifichissimo".

 

Due anni fa, poco tempo prima dell'elezioni comunali, le opposizioni, a gran voce, avevano iniziato a parlare di scarico a mare, di allacci fognari, di spreco di denaro pubblico, etc; tenendo anche dei comizi in piazza.

Chiaramente, ad elezioni avvenute, hanno lasciato cadere il problema nel dimenticatoio delle loro coscienze e accontentandosi di sedere in Consiglio mentre tornava a far "discutere", si fa per dire, la salute del mare sulla costa Amanteana. Ed ecco puntuale la tragica scoperta del nuovo scolo fognario. L'ingrossamento della massa d'acqua a causa delle ultime piogge ha accentuato il problema, complice una rete fognaria al collasso. Fenomeno che emerge ogni qual volta davanti alla costa si ripresenti la consueta chiazza marrone. Una chiazza che però quest'anno ha assunto i caratteri di una vera e propria ondata di liquami, mentre tutti ne imputavano l'origine (ed il colore) alla discesa di fango e detriti dal fiume Catocastro. Sono raccapriccianti le immagini del video che mi è pervenuto mentre mi trovo sul Pacifico. Ve lo risparmio. Nell’arco di 100 metri di spiaggia l’acqua di mare è scomparsa, sostituita dalle acque nere provenienti dalla rete fognaria. Il breve video mostra la copiosa cascata di colore imprecisato su cui l’Amministrazione Comunale dovrebbe fornire qualche spiegazione. Anche perché in quella zona, lungo il percorso ciclo – pedonale ci passeggiano ogni giorno cani e padroni, giovani, anziani, mamme con bambini. Qualcuno, nelle domeniche di inverno, in quelle acque ci pesca e ci fa il bagno pure. L'allarme per la diffusione di batteri e virus è elevato, specialmente se si pensa alle dimensioni di tale cloaca a cielo aperto. Tutti i cittadini e le attività commerciali di Amantea, in particolare quelle che operano particolarmente sul lungomare e sulla spiaggia, sperano ancora nella manna dal cielo. Sperano ancora che si possa dire basta allo scarico a mare il prima possibile, ancor meglio prima dell'inizio della prossima stagione estiva. Questi cosiddetti “Amanteani” dovrebbero chiedere in massa le dimissioni dell'Amministrazione Comunale e di tutte le “forze” di opposizione se dovessero essere costretti a convivere anche l’estate prossima con la nauseabonda melma e tutte le cose che non hanno e continuano a non funzionare a causa della negligenza e strafottenza di questi signori.

Gigino A. Pellegrini & G el Tarik

 

 

gigii

Credo che legittimamente ci si possa chiedere se la rivoluzione marxista sia inevitabile o meno. I requisiti di una sfera altamente efficiente e automatizzata di produzione è raggiungibile, come è dimostrato dal rapido avanzamento della robotica e l'automazione del computer nella produzione industriale. Allo stesso modo, non abbiamo bisogno di spremere la nostra immaginazione per dire che in realtà abbiamo la conoscenza e l’abilità tecnologica per poter produrre alimenti tali da nutrire tutti gli abitanti del pianeta. Si può inoltre chiedere, come fece il filosofo Herbert Marcuse, nel suo “L’uomo a una dimensione”, se questi risultati ci porteranno più vicini alla liberazione o ci spingeranno pesantemente sotto l'influenza di coloro che controllano l’uso della nuova tecnologia. La risposta a questa domanda dipenderà dal fatto se la tecnologia potrà rendere il raggiungimento della coscienza di classe impossibile per i lavoratori. Per Marx, anche se sono state raggiunte le condizioni economiche e produttive per la liberazione, nessuna vera rivoluzione è possibile senza il proletariato, che rappresenta la maggioranza dell'umanità, raggiungendo una coscienza di sé come classe. “ Tutte le liberazioni dipendono dalla coscienza collettiva di servitù”, come scrive Marcuse. In passato il Capitalismo ha sempre risposto a crisi come la sovrapproduzione in vari modi: distruggere i mezzi di produzione, conquistare nuovi mercati, o in modo più efficiente, sfruttando i mercati già esistenti. Marx riteneva che questo avrebbe creato un semplice stallo all’inevitabile e che le crisi future sarebbero state molto più severe e difficile da superare per il capitalismo che ha trasformato la natura nel corso degli anni, cosi come ha trasformato il lavoro e le classi sociali. Il capitale, nella sua fase avanzata di sviluppo storico, ha interferito, si è appropriato, ha manipolato, ha insozzato l'ambiente naturale della terra a tal punto che è sempre più difficile trovare un solo aspetto, una sola parte che non sia stata modificata in un modo o nell'altro. Questo cambiamento, questa depredazione della natura da parte del capitale, ad oggi, ha provocato una tale catastrofe agli ecosistemi naturali del mondo, che si sono evoluti in modo interconnesso, altamente complesso e insufficiente che la questione della sostenibilità stessa dei processi economici, in relazione con l'ambiente naturale, è diventata unapreoccupazione sempre più importante per la stessa classe di potere. Le nuove tecnologie e la conoscenza scientifica alla base del suo sviluppo, l'idea della conquista potenziale o della dominazione della natura da parte dell'umanità, ha visto l’alba, non solo come sogno. Senza entrare nei dettagli e nelle date, sappiamo che un certo numero di invenzioni tecniche nel periodo di ascesa della borghesia in seno alla società feudale diedero, a coloro che le dominavano, un enorme potere socio-economico e produttivo rispetto a quello che esisteva prima. Il crescente dominio sulla natura dell'economia ha portato ad un crescente dominio sul resto della società, e in ultima analisi, alla supremazia politica. Una tecnologia specificamente capitalista, quindi, è una tecnologia che è specifica del modo di produzione capitalistico propriamente detto, in cui prevale il dominio reale del capitale. Ma allora, cosa è la tecnologia, se può assumere forme diverse nella storia, in contrasto con una tecnologia che crescerebbe continuamente, in modo progressivo? Nel momento in cui una nuova tecnologia rotola, se non si è a bordo del rullo compressore, si è parte della strada. La necessità deriva dal cambiamento climatico, potenzialmente disastroso per la civiltà. Se il mondo starà bene, la vita andrà bene. Probabilmente perderemo grandi quantità di specie, e le foreste pluviali scompariranno se il clima continua a surriscaldarsi. Quindi è un problema globale, un fenomeno globale. Non succederà in un'unica zona del mondo. La prospettiva planetaria ora non è solo estetica. Non è solo la prospettiva. In realtà è un problema di dimensioni mondiali e richiederà soluzioni globali che coinvolgeranno forme di governo ancora inesistenti. Si tratterà di tecnologie che noi semplici cittadini possiamo solo intravvedere: i PC, I Pad, il Web e quant’altro. Anche alcuni ecologisti hanno cominciato a coniare parole come ingegneria eco sistemica. In natura i castori già lo fanno, come pure i lombrichi. Nel 1968 Stewart Brand, un hippie a dir poco geniale, rivoluzionò l’ informazione con una pubblicazione "Whole Earth Catalog", senza pubblicità e a basso costo. All’interno del catalogo furono raccolti ed elencati i migliori attrezzi e libri che si potevano trovare al mondo con immagini, analisi ed usi, prezzi e fornitori. Il lettore inoltre poteva ordinare alcuni articoli direttamente per posta attraverso il catalogo. In quell'anno vendette mille copie a cinque dollari ciascuna. In ogni edizione del catalogo si esaminavano centinaia di prodotti. Le idee di Brand anticiparono molte delle istanze che sarebbero diventate di attualità con l’avvento di Internet. Di questo mezzo infatti, e di molte spinte innovative di cui il Web si fece portavoce, Brand fu un autentico precursore. Brand ha sempre creduto nell’importanza della disponibilità delle informazioni, come lo strumento necessario ad abbattere il sistema dello sfruttamento dell’uomo su l’uomo e alla conquista della libertà. Per tale motivo il patrimonio del sapere e della conoscenza deve essere condiviso dal numero più ampio possibile di persone. Solo attraverso una conoscenza veramente accessibile ed aperta a tutti sarà possibile avanzare sulla strada dell’emancipazione sociale, politica e culturale.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Calabria

islQuesto è il punto in cui la persona potrebbe scoprire che amare non è sempre uno stato permanente di essere, ma è temporaneo e fugace come un millennio agli occhi dell'universo. Un sentimento complesso di attaccamento e di ossessione.

Libri come "On the Road" di Jack Kerouac hanno anche un diverso tipo di influenza. Essi possono, se pensiamo a loro come grande letteratura , penetrare nel sangue. Forniscono contenuti che forse varrebbe la pena sperimentare. Guiderò di notte, in modo che il viaggio non subisca alterazioni di giorno. Mi fermerò a fare il pieno di benzina, bere del decaffeinato macchiato. Il viaggio in mezzo alle Montagne Rocciose sarà estremamente duro ma affascinate. Vorrei starmene nei piazzali delle stazioni di servizio al buio a guardare le stelle nel cielo freddo, chiaro, con il ruggito del puma e il vento tra i capelli. Volendo immaginare d’essere un personaggio appartenente al romanzo di Kerouac. Ho perso un bel po' di amici, fra tutti coloro che mi conoscevano, da qualche parte in America, sulla strada. Poi risalirò in macchina, e, curvo sul volante, mentre i camion si avventeranno alle mie spalle, e la radio scoppietterà il suono andando dentro e fuori, con oldies degli anni sessanta, alzerò la testa.. Poi inizierò la lunga discesa verso le luci di Vancouver, a tarda notte, tardi nella mia vita, da solo. “The Road "non consiglia di attraversare questo territorio in solitario. “On the Road” è una performance di parole che trattano una delle emozioni più difficili da esprimere, la vulnerabilità maschile. Non è troppo difficile immaginare un Sinatra che schiocca le dita tranquillamente con l'accompagnamento musicale. I battiti del cuore saranno il metronomo dei miei sentimenti esplicitando quindi la loro scansione ritmica. Si inizierà con una scintilla.

 

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Mondo

fantasma

Quando ti leggo e vedo che sei a questo punto, mi piglia l’ansia: si potrebbe essere, a naso, ad un passo dal melodramma. Invece, è una storia che ha scritto tragedia da tutte le parti. Mi verrebbe da gridarti: “Via, allontanati. Pensa a te stessa e lascia perdere!” Guai ad essere gentile con uomini così! Sono una jattura! Sii ancora una volta intelligente, o almeno furba, e lascialo a cucinare nel suo brodo. Ma come, dico io, benedetta e scodinzolante Signora, hai tutto. Ma tutto tutto, proprio tutto quello che una donna, se ha un briciolo di sale in zucca, può desiderare. Sei abbastanza bella. Non come una velinetta da strapazzo, di quelle che sono pezzi di carne buttati lì, con le poppe al vento ed una espressione stolida sulla faccia che nessun chirurgo estetico può cancellare. No, bella, seducente volendo, perché hai una certa età, ma sei ancora giovane e piacente, e si presume con negli occhi quella luce di intelligenza mista a consapevolezza che hanno le donne con una testa sulle spalle e un passato fastidioso nel cuore. Sai essere abbastanza seducente, insomma, perché non è solo una questione di avere una certa misura di décolleté, la bellezza, o una certa età anagrafica, o una ruga in più o in meno: la vera bellezza è questione di fascino. E tu, lasciatelo dire, ne hai a secchi e panieri. Crei una quasi città. Nel mondo antico le donne non creavano città. Neppure se cerchiamo nel mito. Le donne, ben che andasse, accompagnavano i veri creatori- fondatori. Anzi, nella prassi comune, al massimo al massimo si facevano rapire dai medesimi, dopo che avevano creato e fondato. Tu no: sbarchi, ti guardi in giro con l’occhio clinico che oggi le principesse usano, nel migliore dei casi, per scegliere il luogo dove edificare la casa per le vacanze, e dici, con il medesimo tono: voglio quel posto lì. Il boss di quel posto lì ride, anzi ghigna: lui in quel posto lì non ci ha mai visto altro che una palude nei pressi del mare, con una baia tonda, mezza chiusa dai detriti: a che mai può servire? Ma tu t’incaponisci: no, no, proprio quello. Lui ti guarda, sempre ghignando, perché ha deciso che è un capriccio da donnetta, una mattana, del resto che ne possono sapere le donne di come si crea, andiamo. Così sorridendo, fa un cenno di capo condiscendente, e ti propone ciò che sempre si propone ad una donna: “Bene, lo vuoi? Allora mi sposi e diventi mia proprietà e quel posto lì te lo do come regalo di nozze.” Non solo è una donna, ma è anche ben scema, pensa il boss locale, e qui il ghigno si spande tanto sulla faccia che, se non gli mettevano le orecchie a fermarlo, il sorriso gli spaccava la testa in due. Tu sorridi di rimando, e, con l’andamento alla Grace Kelly, stipulato il patto cominci a tagliare la pelle a striscioline, ma così sottili, così sottili, che, alla fine, a stenderle per terra rischi di impossessarti di tutto il promontorio che t’interessa, e il porto, e anche un po’ di campi attorno, mentre al reuccio locale il sorriso di sufficienza si è trasformato in rictus tetanico che è uno stiramento spastico della cavità orale che lascia scoperti i denti e le gengive. Perché farsi fregare è già duro, ma da una donna, e abbastanza bella, è uno smacco che i suoi amichetti non gli perdoneranno mai. In quel mentre, arriva il principe quasi azzurro che ti porterà via sul suo muletto, mentre le damigelle di corte spettegolando vanno…

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Calabria

fognaCiò che vedete è il risultato della TAC del “colon- retto” della città di Amantea, alla fine di una delle strade che portano al mare, la famigerata Via Garibaldi.

 

Lì da quell’enorme buco che attraversa la ferrovia, fuoriesce un vero e proprio fiume di escrementi.

 

Basta farsi una passeggiata sul lungomare nord e un tantino oltre per scoprire il meraviglioso spettacolo di merda che gioiosa si lascia trasportare dalle dense urine per poi tuffarsi nel mare di Ulisse. Un paio di giorni fa, il corposo fiume era proprio lì, alla luce del sole. Amantea e la Giunta comunale non sembra essere scossa più di tanto nel veder partire i clienti dagli alberghi cittadini.

 

I fondali di questo mitico Mare si ritrovano invasi da un immenso strato di merda, putrescente, che interessa la fascia costiera (circa 12 km) di pertinenza dell’Amministrazione comunale.

Oggi è il 3 agosto 2016 e come tutte le passate estati l'Omerico mare, che bagna Amantea, affoga nelle feci che una ingrata cittadina le somministra ormai da oltre 50 anni.

Questo Mare Nostrum risorsa per i residenti, per i quali sarebbe assurdo andarsene in vacanza in altre località marine, lo è anche per una città, come la nostra, che vuol fare del turismo il settore trainante delle propria economia.

La cittadinanza e gli addetti al settore commerciale, artigianale, alberghiero e balneare dovrebbero indignarsi e ribellarsi.

Un’azione che dovrebbe essere finalizzata nel mandare a casa un’“Amministrazione” indegna e inetta, preoccupata solo di presenziare a qualche stupido evento. Chiaramente vanno ritenuti equamente responsabili tutti gli organi di Stato deputati al controllo del territorio.

In modo duro e risoluto, i cittadini dovrebbero ribellarsi a questa “classe dirigente” che continua a mandare in giro “Sparaballe” a divulgare il verbo del tutto OK!

 

Ciò che segue è quanto venne divulgato dallo stesso portavoce l’anno scorso di questi tempi, oggetto: spazzatura e fogne spruzzanti: “ Si tratta di stupide leggende metropolitane. Non si può parlare per sentito dire. Non possiamo più tollerare interventi di un folle che parla di cose che non sa.

Abbiamo tanti di quei problemi reali in questo nostro amato paese che non dobbiamo inventarcene di falsi”. Fare l’usignolo (Sparaballe) dell’imperatore (Amministratore) è un inferno, un abisso d’iniquità, di menzogne, di tradimenti, che non si può scavalcare e dal quale non si può uscire puri a meno di essere protetti, “come Dante, dal divino alloro di Virgilio”.

 

Così parlava a metà del XIX secolo, Honoré de Balzac nelle sue Illusioni perdute.

Chiaramente, sia la Giunta capeggiata dal Sindaco, il loro portavoce Sparaballe e le altre autorità competenti non daranno nessuna rilevanza a quello che è successo un paio di giorni fa e si guarderanno bene dall’ annusare e respirare profondamente, senza mascherina protettiva, ciò che succede alla fine di Via Garibaldi, alle persone che frequentano la spiaggia e il lungomare e ai cittadini che vivono in questa da sempre maledetta strada. Senza alcun dubbio per gli Amanteani ciò che succede al Paese è inevitabile e naturale. Sembrerebbe che Amantea è una di quelle città che di “cambiare” proprio non vuole saperne. Io stesso l’ho scritto spesso con rabbia. Ma ora mi assale il dubbio che possa trattarsi di saggezza e non stoltezza. La saggezza coincidente con l’intuizione di un certo nascosto valore del “non cambiare”. Valore che impedisce di volere, ma soprattutto di potere, cambiare.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik


articoloQuando Dioniso scoprì il vino e i suoi effetti, decise di socializzare globalmente questa sua creazione e con il suo corteo di ninfe, satiri e baccanti, intraprese un lungo viaggio intorno al mondo. Andò prima in Egitto, poi in Siria; attraversò l'Asia, si spinse fino in India; nel viaggio di ritorno passò per la Frigia, la Tracia, in Beozia, in Argolide, nell'isola di Chio e finalmente nell'isola di Nasso, la più grande delle Cicladi. Quando giunse in Tracia il frastuono del suo culto con balli, canti e suoni di tamburi, arrivò alle orecchie di uno dei potenti: il re Licurgo; dubitando che si trattasse del rito dionisiaco si recò sul posto e nascondendosi vide le Menadi e i Satiri agitarsi sfrenatamente, li circondò e diede ordine di colpire tutti con una nuvola di frecce. Solo Dioniso riuscì a scamparla gettandosi in mare, dove Teti, la primordiale Dea dell’acqua e madre di Achille, lo accolse amichevolmente. La reazione non si fece aspettare; Licurgo impazzì e siccome per sfogare la sua rabbia stroncava tutte le viti che incontrava con un colpo di scure ammazzò il suo stesso figlio, scambiandolo per un ceppo. Tanta era la forza che la scure ricadde sui suoi piedi e lo ferì, alle sue urla di dolore le catene che tenevano legati i seguaci di Dioniso, che erano sfuggiti alla morte, si liberarono e tutti decisero che era giunto il momento di ribellarsi al re tiranno. Catturarono Licurgo e lo fecero a pezzi. Forse bisognerebbe rivolgersi ancora una volta alla stessa Dea, che dopo aver partorito Achille e non potendolo rendere totalmente immortale, tornò a vivere sul fondo del Mediterraneo.
Se in passato alcune scoperte scientifiche sono state fonte di progressiva emancipazione e di sviluppo, questa epoca sembra essere segnata da un nuovo passaggio storico con possibili sviluppi scellerati per gran parte dell’umanità. E questo deriverebbe dalla trasmissione alla memorizzazione e al recupero dell'informazione tramite i processi informatici e telematici. Si sono superate le invalicabili categorie dello spazio e del tempo. Questa nostra era sembra essere la naturale conseguenza di ciò che i potenti della Terra diedero vita a Hiroshima. L’uomo per la prima volta nella sua storia scoprì di essere in grado di autoeliminarsi. Di estinguersi. Oggi i predicatori divulgano la nuova novella sul come una persona qualsiasi potrebbe entrare in contatto con le informazioni che nel mondo si producono ed insieme potrebbe confrontarle fra di loro e con quelle del passato. Ciò che doveva essere una autentica rivoluzione in grado di trasformare radicalmente e su scala planetaria il panorama sociale, culturale e politico, si sta, ahimè, trasformando in un probabile genocidio. Il potere ha scoperto che l’uomo qualunque, dopotutto, non è per nulla indispensabile. L'informazione è diventata, per i pochi “condottieri”, la nuova ricchezza, il nuovo mercato, il nuovo potere, il nuovo sviluppo. A sua volta genererà nuove povertà, non dovute alla mancanza di beni materiali, ma all'esclusione dai circuiti informativi degli altri essere umani. Qualcuno si era illuso nel vedere in questo mutamento socioculturale, chiamato post-industrialismo, l'inizio di una società nella quale l'uomo, emancipato dalla natura, avrebbe finalmente potuto fare scelte in piena autonomia, proprio per un potere distribuito capillarmente e per il suo esercizio possibile a tutti. La libertà è sempre stato un concetto semplice e potente: discuterne è invece sempre complicato. Il digitale non è di per sé una macchina della schiavitù, ma di certo le persone si possono lasciare schiavizzare dal digitale. Le forme di dipendenza indotta sono infinite. La rivoluzione delle comunicazioni prodotta dall'esplodere delle reti telematiche di cui Internet, la Rete, è la materializzazione più visibile, ha effetti molteplici che coinvolgono potenzialmente tutte le sfere dell'attività e dell'organizzazione umana. Altri, e fra questi chi scrive, parlano sempre più spesso di nuova schiavitù come conseguenza di una "tecnologia centrale" nelle mani di pochi. Dal punto di vista sociale è da osservare che il sistema informatico telematico è per sua natura centralizzato, anche se i suoi servizi sono regolamentati e di massima estensione. Molti autori, recentemente, hanno cominciato a denunciare il pericolo del cosiddetto "totalitarismo elettronico" attraverso il quale le persone verranno controllate tramite una sempre meno ipotetica torre centrale di controllo secondo l'affermazione "sempre visti, senza mai vedere".

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

eccLa creazione di un database globale ottenuto schedando l’intera popolazione mondiale, ovvero, il desiderio di controllare abitudini, spostamenti e di influenzare emotività e capacità di scelta degli individui, è l’obiettivo da sempre auspicato da chi ha fatto del potere la propria ossessione. Fin dal momento in cui è stato concepito il piano era ben chiaro, sia pure con la consapevolezza che si sarebbe realizzato lentamente e solo una volta giunti all’adeguato livello tecnologico. Le sperimentazioni si protraggono ormai da diversi anni e oggi i tempi sono finalmente maturi per compiere i passi decisivi. A rendere più reale e più a rischio ciò che resta del sistema liberal democratico in questo paese e nel resto dei paesi europei, che continuano a ripetere come un mantra la pretesa di essere i migliori portatori di valori democratici del mondo, ci sono, ancora una volta i quotidiani di regime, a volte in nome della governance, altre in nome della sicurezza. Ma alla fine il risultato è sempre lo stesso che i “liberali” hanno sistematicamente prodotto nella storia, inclusa quella italiana: un regime autoritario. I governanti devono controllare tutto per paura di non controllare nulla in breve tempo. Il loro principale dilemma è come gestire le aspirazioni politiche che sorgono in risposta alla veloce crescita. Non molto tempo fa, le crescenti aspirazioni di libertà di espressione potevano essere schiacciate con la forza. Sotto il nuovo autoritarismo, deve essere concesso un certo grado di libertà privata, condizione prima del progresso capitalista stesso. Nella storia millenaria dell'uomo ci sono stati un susseguirsi di cambiamenti che hanno portato ad evoluzioni tecnologiche, rivoluzionando di epoca in epoca la società. La maggior parte di queste hanno portato all'umanità una progressione, mentre altre hanno avuto delle ripercussioni negative. Poiché al giorno d'oggi siamo tutt'ora immersi in questa rivoluzione digitale, ci rimane complicato valutare i pro e i contro e solo col tempo riusciremo, forse, ad esprimere un giudizio più valido e più chiaro per quanto riguarda le ripercussioni sulla società odierna. Per ora possiamo solamente affidarci alle nostre sensazioni personali, alle nostre esperienze, ma anche consultare le opinioni degli esperti. Inoltre, con internet, oggi si ha sempre l'informazione a portata di mano, quindi si è illimitatamente connessi al mondo, grazie ai social network, alle pagine web dei quotidiani e ad altri siti in rete. Ormai abbiamo facilmente accesso a molte informazioni, ricette, video, musica, giochi ed altre funzioni, solamente con un clic grazie a google ed a siti come wikipedia e youtube. Questi aspetti positivi però vengono acquisiti, quasi solamente, dalle nuove generazioni, che sono nate nel corso di questa trasformazione e quindi sono più agevolate nell'uso, ma anche le generazioni più anziane , anche se sono più a loro agio usando un foglio di carta invece del computer, ultimamente stanno diventando più tecnologiche. Mentre i mondi fisici, digitali e biologici continuano a convergere, le nuove tecnologie e piattaforme sempre più dovrebbero permettere alle persone di interagire con le amministrazioni, dare voce alle loro opinioni, coordinare i loro sforzi, e anche sfuggire al controllo della pubblica autorità. Questo sviluppo ha anche degli aspetti preoccupanti che, se non si riesce a modificarli, potrebbero causare dei notevoli danni alla gran parte dell’umanità. L'aspetto negativo più preoccupante è rappresentato dal fatto che i governi occidentali e non solo, stanno acquisendo sempre più poteri per ampliare il loro controllo sulle popolazioni attraverso sistemi pervasivi di sorveglianza e l’abilità di controllo sulle infrastrutture digitali. “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza delle generazioni future”. Ai signori del mondo, queste parole del filosofo tedesco Hans Jonas, sembrano essere indirizzate solo ai loro discendenti! Agli “altri”, alla maggioranza del mondo, quando il sapere non consentirà loro nessuna risposta, dovranno trovarla nell’agire.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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