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Lo scorso 23 aprile 2017 a Palermo venne inaugurato “Il Giardino della memoria” che accoglie quello che resta dell'auto di scorta di Falcone.

Anche Amantea ricordò Giovanni Falcone.

Anche noi lo facemmo nel nostro piccolo.

Insieme ad un gruppo di amici.

Senza fanfare, senza clamore, ma con cuore grato per chi ha consapevolmente offerto la propria vita per l’Italia.

Nel modo più semplice, affiggendo il celebre manifesto di Falcone e Borsellino su retro di un tabellone del comune.

Ovviamente dopo aver chiesto l’autorizzazione alla commissaria straordinaria.

Ed il 23 maggio 2108 a 26 anni dalla strage porteremo un mazzo di fiori ai nostri eroi.

A tutti, a Falcone, alla moglie Francesca Morvillo, ed agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, a Borsellino ed ai cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Nessun timore per il giardino di Amantea( vedi foto di oggi 21 maggio).

Domani sarà sicuramente pulito ed abbellito.

Pubblicato in Politica

I carabinieri di Catanzaro hanno arrestato, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia, 52 affiliati alla cosca di ‘ndrangheta “Cerra – Torcasio - Gualtieri” attiva nella piana di Lamezia.

 

Sono tutti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato, rapina.

 

Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, Miceli avrebbe spinto per l’acquisto di un grosso quantitativo di esplosivo da utilizzare per commettere danneggiamenti: “.... tra oggi e domani ... mi fa sapere quanto vogliono. Gli ho detto tu bloccali tutti ... che ... facciamo Falcone e Borsellino a Lamezia ...”.

Il messaggio, dunque, è quello di una cosca capace di acquisire esplosivo in quantitativi imponenti. Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha evidenziato: «Si stavano preparando a creare un clima di terrore perché avevano già comprato ed erano arrivate a Lamezia armi da guerra, oltre che esplosivo».

 

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha evidenziato: «Si stavano preparando a creare un clima di terrore perché avevano già comprato ed erano arrivate a Lamezia armi da guerra, oltre che esplosivo».

 

Questi i nomi dei fermati:

Antonio Miceli,

Nicola Gultieri inteso "Nicolino",

Giuseppe Grande "U pruppo",

Vincenzo Grande,

Daniele Grande,

Teresa Torcasio,

Antonio Domenicano,

Mattia Mancuso,

Danilo Fiumara,

Luca Salvatore Torchia,

Ottavio Muscimarro,

Paolo Strangis,

Rosario Muraca,

Domenico De Rito inteso "Tutu'",

Alessio Morrison Gagliardi,

Emmanuel Fiorino,

Fortunato Mercuri,

Carloalberto Gigliotti,

Vincenzo Brizzi,

Michele Grillo,

Alessandro Gualtieri,

Claudio Vescio inteso "caio",

Vincenzo Strangis,

Alex Morelli detto "ciba",

Antonio Torcasio detto "pallella",

Davide Cosentino,

Ivan Di Cello detto "Ivanuzzu",

Alfonso Calfa detto "paparacchiu",

Pino Esposito,

Smeraldo Davoli,

Antonio Perri detto "Totò,

Antonio Muoio,

Giuseppe De Fazio,

Antonio Mazza,

Antonio Saladino detto "birricella",

Antonio Franceschi,

Massimo Gualtieri,

Vincenzo Catanzaro,

Antonio Francesco,

De Biase Giuseppe Costanzo,

Antonio Gullo,

Guglielmo Mastroianni,

Antonio Paola "satabanco",

Antonello Amato,

Daniele Amato,

Flavio Bevilacqua,

Salvatore Mazzotta,

Concetto Franceschi,

Saverio Torcasio,

Maurizio Caruso.

Avvisi di garanzia a tre politici lametini. Si tratta di Giuseppe Paladino, attuale vicepresidente del Consiglio comunale, Pasqualino Ruberto e Giovanni Paladino

Proprio per approfondire i legami tra ambienti politici di Lamezia Terme e la criminalità organizzata questa mattina i carabinieri hanno effettuato alcune perquisizioni.

L'ipotesi è quella di una influenza della cosca sulle ultime elezioni comunali.

 

Giovanni Bombardieri, ha parlato dei «rapporti tra le cosche e alcuni referenti politici in relazione alle ultime elezioni comunali a Lamezia, svoltesi nel 2015. Siamo riusciti, tra a monitorare l’incontro tra i vertici della cosca e un candidato che per paura di essere riconosciuto si presenta nel quartier generale del gruppo criminale tenendo sempre il cappuccio della felpa sulla testa».

Pubblicato in Lamezia Terme

Ad Amantea,nella piazza Falcone e Borsellino c’è una tabella dove fino a qualche mese fa c’erano le immagini dei due eroi italiani della giustizia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

 

Poi le immagini di ceramica sono cadute e qualcuno misericordiosamente ne ha raccolto i frantumi.

Oggi la targa commemorativa è vuota.

Manca una città che avverta il dovere di ricordare

Manca una amministrazione che avverta il dovere di ripeterle.

Forse non ci sono soldi per pagare la nuova opera ceramica?.

Forse non ci sono più politici che abbiano voglia di apparire?

 

Abbiamo chiesto alla commissaria Colosimo se avesse intenzione di ricordare Falcone e Borsellino ma ancora ad oggi 22 maggio non abbiamo avuto risposta.

Noi facciamo quel che possiamo, tentiamo di non dimenticarli.

Sabato 23 maggio 1992 alle 17 e 56 nella cosiddetta "Strage di Capaci", cinquecento chili di tritolo fanno saltare in aria l'auto su cui viaggia il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.

 

Il 23 maggio 1992, il giudice Falcone stava tornando a casa da Roma, come faceva solitamente nel fine settimana, insieme alla moglie Francesca. Partito da Ciampino con un jet di servizio intorno alle 16:45, atterra all'aeroporto Punta Raisi di Palermo dopo un volo di 53 minuti. Qui trova ad attenderlo 3 Fiat Croma blindate con la scorta. Falcone si mette alla guida della Croma bianca. In macchina con lui ci sono la moglie e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza. La macchina di Falcone è preceduta da una Croma marrone, con gli agenti Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, e seguita da una Croma azzurra con gli agenti Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.

 

Le auto prendono l'autostrada, dirette verso Palermo. Alle 17:58, al chilometro 5 della A29, nei pressi dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine, il sicario Giovanni Brusca aziona una carica di cinque quintali di tritolo, che era stata posizionata in una galleria scavata sotto la strada. Pochi istanti prima dello scoppio, Falcone aveva rallentato per prendere un mazzo di chiavi dal cruscotto della macchina. Lo scoppio quindi travolge in pieno solo la Croma marrone. I tre agenti della scorta muoiono sul colpo.

 

Nemmeno due mesi dopo alle 16,58 del 19 luglio 1992, in via d'Amelio nel centro di Palermo Cosa nostra uccide il magistrato Paolo Borsellino, il caposcorta Agostino Catalano, e gli agenti Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Una Fiat 126 rubata contenente circa 90 chilogrammi di esplosivo del tipo Semtex-H (miscela di PETN, tritolo e T4 telecomandati a distanza, esplose in via Mariano D'Amelio 21, sotto il palazzo dove viveva la madre di Borsellino, presso la quale il giudice quella domenica si era recato in visita.

Lo scenario descritto da personale della locale Squadra Mobile giunto sul posto parlò di «decine di auto distrutte dalle fiamme, altre che continuano a bruciare, proiettili che a causa del calore esplodono da soli, gente che urla chiedendo aiuto, nonché alcuni corpi orrendamente dilaniati». L'esplosione causò inoltre, collateralmente, danni gravissimi agli edifici ed esercizi commerciali della via, danni che ricaddero sugli abitanti. Sul luogo della strage, pochi minuti dopo il fatto, giunse immediatamente il deputato ed ex-giudice Giuseppe Ayala che abitava nelle vicinanze.

L'agente sopravvissuto Antonino Vullo descrisse così l'esplosione: «Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l'auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto...»

 

Scompare la famosa agenda rossa del giudice, il diario sul quale il magistrato annotava riflessioni, pensieri e spunti investigativi aggiornati fino a pochi minuti prima della morte!

Tante le immagini ed i ricordi che sono rimaste nella storia.

Tra tutti le parole pronunciate dalla moglie dell'agente Schifani: "Io, Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani mio, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato..., chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c'è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare... Ma loro non cambiano... loro non vogliono cambiare... Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue, troppo sangue, di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l'amore per tutti. Non c'è amore, non ce n'è amore...".

Non possiamo dimenticare, non dobbiamo dimenticare….

 

PIAZZA FALCONECertamente tutti i cittadini di Amantea ricorderanno benissimo le foto di gruppo e i volti sorridenti di Sindaco e accoliti che, nel luglio scorso, si sono fatti immortalare dalla stampa durante l’inaugurazione della targa Intitolata a Falcone e Borsellino nella piazzetta che porta il loro nome, posta su Via Dogana. Si ricorderanno certamente anche le note della banda e la presenza delle forze dell’ordine in alta uniforme.

In quel giorno il Sindaco e la sua giunta, hanno voluto dare prova di grande operosità e senso civico, scoprendo una bellissima targa monumentale in ceramica maiolica -così riportava il comunicato diramato dall’amministrazione comunale- e offrendo ai presenti la vista di una piazzetta finalmente ripulita e degna di suscitare in tutti noi la memoria del sacrificio ultimo che i due magistrati siciliani hanno fatto per difendere la legalità e lo stato di diritto dalla protervia della mafia, in una parola per difenderci tutti!!

Ebbene, dopo quella giornata felice, il buio è calato inesorabile e la situazione è tornata ad essere incresciosa e irrispettosa. Basta fare capolino su quella strada per capire che la Piazzetta è stata di nuovo abbandonata a se stessa, così come è stato abbandonato quel senso di rispetto che la Sindaca diceva di avere voluto recuperare a luglio. Pochi mesi e tutto è stato azzerato, anzi paradossalmente peggiorato, visto che dalla targa è venuta via anche l’immagine di Falcone. Come se lo stesso Falcone, mi si perdoni questa deviazione intellettuale irriverente, avesse voluto segnalare il suo disappunto e non volesse più assistere allo scempio della memoria sua e del suo amico e collega Borsellino.

E’ voluto andare via Falcone, per non vedere l’erba alta che ormai impera incontrastata a fare da monito a chi si riempie e si è riempito troppe volta la bocca di parole come “lotta a tutte le mafie”, “lotta alla corruzione”, ”lotta alle inefficienze”.. ma poi non riesce nemmeno a tenere il decoro di una piccola aiuola e di una targa, che pure avrebbero un significato profondo.

A nulla sono servite le tante segnalazioni dei cittadini che risiedono su via Dogana che hanno a cuore la piazzetta; come purtroppo succede sovente, nessuno li ha mai ascoltati.

A questo punto, vista la situazione incresciosa, il Sindaco deve correre immediatamente ai ripari e ripristinare i luoghi, evitando a questa città un altro esempio di mala amministrazione e, soprattutto, di scarso senso civico e di appartenenza.

Auspichiamo che entro il prossimo Natale, venga ripulita la piazzetta e la targa ripristinata, e soprattutto, ne si abbia cura in futuro. E’ un dovere ineludibile verso la Città e verso i residenti di via Dogana.

foto piazza 2

                                                                                                       Vincenzo Lazzaroli

Pubblicato in Primo Piano

“Non è vero... ma ci credo” è una commedia in tre atti del 1942, scritta da Peppino De Filippo.

 

Una commedia che poggia sulla importanza dei segni benefici o malefici per il futuro di una persona o di una famiglia o di una azienda, o, nel caso, di una amministrazione.

 

Si tratta di una “disciplina” che scende molto lontano nel tempo.

Sia tra gli etruschi, che tra i romani gli àuguri interpretavano i segni inviati dagli dei e ne traevano auspici per il futuro.

Ancora oggi molte persone credono che le cose “accadano per caso”, ma nel momento in cui ci colleghiamo in modo più intimo alle nostre intuizioni ci accorgiamo che tutto quello che ci accade l’abbiamo creato noi e ne siamo direttamente responsabili.

 

Possiamo non essere pienamente consapevoli di ciò che stiamo creando in un momento o in un altro, e possiamo continuare a fare del male convinti di essere intoccabili.

Per fortuna l’universo ci fornisce molti segni per farci capire quando siamo sulla strada giusta, e (soprattutto) quando siamo sulla strada sbagliata.

Occorre però stare attenti ai segni premonitori , coglierne l’essenza, porsi il dubbio e cambiare i nostri comportamenti.

In generale, i segnali di pericolo che riceviamo dall’universo si verificano sotto forma di circostanze ed eventi indesiderati.

Stamattina abbiamo visto uno di quei segni che potrebbero essere premonitori

L’immagine di Falcone, recentemente posta dalla amministrazione comunale in via Dogana è miseramente crollata per terra frantumandosi in mille pezzi.

Ora qualcuno potrà pensare che non sia un segno del cielo ma al massimo del vento

Già ! Ma perché di 13 pezzi di ceramica incollati sulla targa ne è caduto solo uno e guarda caso quello con il volto di Falcone?

Falcone , il giudice per eccellenza, il giudice ucciso dalla mafia.

Ma che vai a pensare?. Non è certamente il segno di un prossimo Annus horribilis. Ma un semplice caso

E poi dove è questo vendicatore del popolo che scende in piazza a combattere contro il male?

Basta attendere.

Spesso il destino percorre vie incredibilmente audaci davanti alle quali non resta che la fuga, se si ha il tempo! Ed è inutile toccarsi!

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