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Simon Bolivar-1ANSA) ROMA, 22 GEN - Il deputato venezuelano di opposizione Ismael Leon, sarebbe stato rapito dalla Faes, le Forze speciali bolivariane che fanno capo al presidente Nicolas Maduro: la denuncia è stata ufficializzata dall'Assemblea nazionale su twitter, dopo un annuncio fatto in aula dalla deputata Adriana Pichardo.
    "Non sappiamo nulla di lui - ha detto Pichardo in aula, abbiamo informazioni non ufficiali sul fatto che sia stato intercettato dalla FAES e rapito dal regime di Maduro".

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venezuela01Per il leader dell'opposizione venezuelana, Juan Guaidò, il presidente Nicolas Maduro "è ormai uno sconfitto". "Ha paura in vista del primo maggio - ha proseguito Guaidò - perché il nostro ambiente naturale è la libertà, e quindi dovranno perseguitare tutto il Venezuela". L'autoproclamato presidente ad interim ha quindi invitato tutti alla "grande marcia dell'1 maggio" che servirà per "mettere fine alla dittatura" di Maduro.

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Simon Bolivar 3Venezuela per una visita di cinque giorni che si concluderà il 10 aprile e durante la quale verificherà le carenze di cui soffre la popolazione. In un tweet in cui ha annunciato il suo arrivo, Maurer ha spiegato che l'Icrc "resta estremamente preoccupata circa il benessere dei venezuelani, con molti di essi che mancano di servizi basici".

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venezuela01Ad amantea sono rientrati centinaia di italo venezuelani scappati dalla loro nuova patria dove si erano creati un futuro, una famiglia. Nessuno se ne è preoccupato, né lo stato, né la regione né il comune, né la Chiesa e le due organizzazioni solidali. É come se non esistessero, come se non avessero problemi, italiani dimenticati dagli italiani che vedono solo i migranti ospitandoli anche in albergo. Ed invece esistono. Eccome se esistono. E solo loro sanno la verità sulla grave situazione del venezuela e dei loro amici e parenti che ancora vi abitano. Una verità terribile se è vero che stanno per raccogliere medicinali da inviare in Caracas e da li nel resto del venezuela. Stando a quanto si dice i farmaci saranno inviati grazie a padre rocco. Per fortuna esiste ancora qualche prete coraggioso. Parliamo per esempio di padre Lunar parroco della chiesa ". Dolce nome di Gesù" a Petare sobborgo orientale di Caracas. Vi faremo sapere dove consegnare i medicinali anche salvavita per neonati, bambini ed anziani.

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venezuelaPrima inquisizono Guaidó e poi guarda caso arriva la luce.

Il sistema elettrico del Venezuela, paralizzato da giovedì scorso, ha recuperato la sua funzionalità al 100%. A comunicare la fine del blackout è stato il ministro della Comunicazione venezuelano, Jorge Rodriguez, che ha anche annunciato che giovedì 14 marzo riprenderanno le attività di lavoro, mentre le scuole resteranno chiuse fino a venerdì.

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venezuela-siriaLo annuncia il senatore Usa Rubio su twitter citando un tweet della tv venezuelana. Lunedì scuole e uffici chiusi. Guaidò chiederà lo stato di emergenza

Ottanta bimbi morti in nel reparto neonatale di un ospedale paralizzato dal blackout in Venezuela. E' la notizia shock twittata dal senatore repubblicano Marco Rubio, mentre da Caracas il governo Maduro annuncia la decisione di chiudere scuole e uffici e il leader dell'opposizione Juan Guaidò quella di chiedere lo stato emergenza in un paese ormai a pezzi.

A quasi 72 ore dall'inizio del più grande blackout della storia, il Venezuela è in ginocchio, completamente bloccato, senza mezzi di trasporto e provviste. Ma le notizie più drammatiche arrivano proprio dagli ospedali, che non possono utilizzare i macchinari salvavita. "Secondo alcune informazioni almeno 80 sono i morti nel reparto neonatale dell'ospedale universitario di Maracaibo, Zulia, da quando è iniziato il blackout giovedì", twitta Rubio, postando la notizia della tv venezuelana VPItv. E aggiunge: "se ingenti aiuti non saranno consegnati presto, il timore è che ci sarà una catastrofe senza precedenti". Timore condiviso da Guaidò che ha deciso di chiedere al Parlamento di dichiarare lo Stato di emergenza nazionale e ha fornito una serie di dati in grado di delineare plasticamente la drammatica situazione nel paese: il blackout continua a lasciare al buio completo 16 stati del Venezuela, mentre altri sei hanno solo parzialmente l'energia elettrica. La totale assenza di elettricità è costato finora al settore privato, in un paese già economicamente in ginocchio, 400 milioni di dollari. Una situazione insostenibile che non sembra però preoccupare Maduro e i suoi, che continuano a postare tweet rassicuranti, pur correndo ai ripari. "Il governo bolivariano ha deciso di sospendere le lezioni e le attività lavorative lunedì 11 marzo - ha scritto il ministro della Comunicazione Jorge Rodriguez - per sconfiggere, con la forza della verità e della vita il brutale attacco terroristico contro il popolo. Insieme vinceremo". E poco dopo ha twittato Maduro, postando un video che lo riprende tranquillo e sicuro di sé mentre dà indicazioni ai governatori e li invita a mantenere la calma. "Continuiamo a lavorare per recuperare il sistema elettrico nazionale", scrive, assicurando che "la macabra strategia di portarci ad uno scontro fallirà. Vinceremo!".

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Il Venezuela sta vivendo un momento drammatico con decine e decine di vittime

E questo proprio mentre il Papa è a Panama vivendo la giornata mondiale della gioventù.

Ma il Papa segue le vicende del Venezuela e prega per tutti i venezuelani.

“Il Santo Padre, raggiunto a Panama dalle notizie provenienti dal Venezuela, segue da vicino l’evolversi della situazione e prega per le vittime e per tutti i Venezuelani. La Santa Sede appoggia tutti gli sforzi che permettano di risparmiare ulteriore sofferenza alla popolazione”

Intanto il mondo si divide tra pro e contro Maduro.

A favore di Guaidò gli Usa e quasi tutti gli Stati americani e dall’Ue.

A favore di Maduro la Turchia, Russia, Cina, Siria e Iran e, in America Latina, Cuba, Bolivia e Nicaragua.

Si è riunito il Consiglio di sicurezza dell'Onu

Durante la riunione straordinaria del Consiglio permanente dell'Osa, Organizzazione degli Stati americani, a Washington, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha affermato: "Il tempo del dialogo è finito: il governo di Nicolas Maduro è illegittimo e tutti gli stati dell'Organizzazione degli Stati americani ora devono riconoscere la legittimità del presidente del Venezuela ad interim, Juan Guaido”.

Ricordiamo che Papa Francesco ricevendo martedì 11 settembre, giorno della festa di Nostra Signora di Coromoto, Patrona del Venezuela, i 46 vescovi della Conferenza Episcopale Venezuelana, giunti in Vaticano ha chiesto ai vescovi venezuelani: “restate vicini al popolo e continuate a stare accanto a coloro che più soffrono”.

Sicuramente per questo il Papa ha dato la sua benedizione a Maduro( vedi foto).

Intanto Guaidò inizia e conclude ogni suo comizio facendosi il segno della Croce!

Riuscirà la benedizione data a Maduro a risolvere questo grave problema?

Intanto monsignor Enrique Perez Lavado attraverso il suo account Twitter dice che in una chiesa assediata dall’esercito di Maduro( vedi foto)«Dentro ci sono almeno 700 persone che sono praticamente assediate». Lo spettro della violenza è dietro l'angolo.

Riusciranno le preghiere del Papa a risolvere questo grave problema?

Ultimo aggiornamento 25.01.2019 ore 15.30

Il Papa benedice Maduro

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Venezuela, Guaidò si proclama presidente: sì di Trump Ira Maduro: Diplomatici Usa via in 72 ore

Juan Guaidò, capo dell'Assemblea Nazionale di Caracas, il Parlamento dominato dall'opposizione, si è proclamato presidente ad interim del Venezuela con il benestare del presidente americano Donald Trump, primo a riconoscerlo.

Durissima la reazione del presidente 'detronizzato' del Venezuela Nicolas Maduro, che ha annunciato la rottura dei rapporti diplomatici con Washington in un discorso dal balcone di palazzo Miraflores, sede del suo governo: il personale diplomatico americano "ha 72 ore di tempo per lasciare il Paese", ha dichiarato Maduro secondo quanto riferisce il sito El Nacional.

"Giuro di assumere formalmente le competenze dell'esecutivo nazionale come presidente incaricato del Venezuela per arrivare alla fine dell'usurpazione, ad un governo di transizione e indire libere elezioni", ha dichiarato Guaidò, pronunciando il suo giuramento a piazza Juan Pablo II a Caracas, davanti alla folla di migliaia di persone che partecipano alla manifestazione contro il governo. Maduro si è insediato due settimane fa per un secondo mandato da presidente del Venezuela, ma l'opposizione e diversi paesi lo ritengono illegittimo, non avendo riconosciuto i risultati delle elezioni.

Dopo il discorso di Guaidò, l'annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump: "Oggi riconosco ufficialmente il presidente dell'Assemblea nazionale venezuelano, Juan Guaidò, come presidente ad interim del Venezuela", ha scritto Trump in una nota

sottolineando che "in questo ruolo come legittimo ramo del governo eletto dal popolo venezuelano, l'Assemblea nazionale ha invocato la costituzione del Paese per dichiarare illegittimo Nicolas Maduro e dunque il suo incarico vacante". Trump ha poi assicurato che continuerà ad usare tutta la forza "del potere diplomatico ed economico degli Stati Uniti per fare pressione per il ripristino della democrazia venezuelana". "Incoraggiamo gli altri governi dell'emisfero occidentale - continua il presidente - a riconoscere Guaido come presidente ad interim del Venezuela e lavoreremo in modo costruttivo per sostenere i suoi sforzi per ripristinare la legittimità costituzionale". Infine, Trump dichiara che "continuerà a ritenere l'illegittimo regime di Maduro direttamente responsabile per ogni minaccia che possa porre alla sicurezza del popolo venezuelano". Sul Venezuela "tutte le opzioni, sempre, tutte le opzioni sono sul tavolo", ha dichiarato poco dopo alla stampa.

"Il presidente è Nicolas Maduro", ha dichiarato Diosdado Cabello, vice presidente del partito di governo, citato dal quotidiano El Nacional dopo il giuramento di Guaidò. "Lasciamo chi vuole essere presidente venire a vederci a Miraflores, perché il popolo è qui, a difendere Maduro, ha detto Cabello, riferendosi alla sede del governo. Cabello è presidente dell'Assemblea Costituente, l'organo filo governativo con il quale il regime ha voluto sostituire l'Assemblea Nazionale.

Intanto, però, sono diversi i Paesi e le organizzazioni che sta stanno riconoscendo il 35enne Guaidò come presidente ad interim. Da Luis Almagro, segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) arrivano infatti "le nostre congratulazioni a Juan Guaidò come presidente ad interim del Venezuela. Ha il nostro riconoscimento per procedere verso il ritorno del paese alla democrazia", ha twittato Almagro, meno di un'ora dopo il riconoscimento da parte di Trump. In precedenza l'Osa non aveva riconosciuto la legittimità del secondo mandato di Maduro. L'organizzazione, che riunisce tutti gli stati delle Americhe, aveva chiesto l'avvio di un dialogo politico e la convocazione di nuove elezioni.

Riconoscimento anche da Brasile e Paraguay, che hanno annunciato di voler riconoscere Guaidò come legittimo presidente del Venezuela. "Il Brasile riconosce Juan Guaidò come presidente ad interim del Venezuela - ha twittato il presidente brasiliano Jair Bolsonaro -, il Brasile sosterrà politicamente ed economicamente il processo di transizione così che democrazia e pace sociale possano tornare in Venezuela".

"Il Paraguay esprime il suo sostegno al presidente ad interim del Venezuela Juan Guaidò. Conta su di noi per sostenere nuovamente la libertà e la democrazia", ha scritto su Twitter il presidente del Paraguay Mario Abdo Benitez.

Stessa reazione dall'Argentina: "Voglio esprimere il mio appoggio alla decisione del presidente dell'Assemblea nazionale venezuelana Juan Guaidò, riconoscendolo come presidente ad interim di questo paese", ha twittato il presidente argentino Mauricio Macri.

E anche il Canada si appresta a riconoscere Guaidò come presidente ad interim. A confermarlo, il ministero degli Esteri canadese.

(Afp) Pubblicato il: 23/01/2019 19:26

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05 agosto 2018 «Questo è stato un tentativo di uccidermi. Oggi hanno cercato di assassinarmi»: poche ore dopo il fallito attentato al presidente del Venezuela Nicolas Maduro, lo stesso capo dello Stato ha annunciato così - in un discorso alla nazione - di essere scampato a un attentato alla sua vita durante la parata militare a Caracas in occasione dell'81esimo anniversario della creazione della Guardia nazionale.

Un attentato con droni esplosivi che ha provocato sette feriti e che Maduro ha subito attribuito all'estrema destra venezuelana in collaborazione con “cospiratori” a Miami e Bogotà, tra cui anche il presidente della Colombia Juan Manuel Santos.

La reazione del governo colombiano non si è fatta attendere: un funzionario dell'ufficio del presidente ha definito infondate le accuse di

Il Venezuela non riesce più a rispettare le consegne di petrolio ai clienti

Una rivendicazione è giunta all’agenzia di stampa Ap da parte di un quasi sconosciuto gruppo che si fa chiamare 'Soldati in T-shirt' .

In un tweet il gruppo ha reso noto di voler colpire il presidente con due droni carichi di esplosivo, ma che i velivoli sono stati abbattuti dai soldati prima che potessero raggiungere il loro obiettivo. L'agenzia Ap precisa che non è stato possibile verificare in modo indipendente l'autenticità del messaggio. «Abbiamo dimostrato che sono vulnerabili»: recita il testo del tweet.

«Oggi non ha avuto successo - prosegue -, ma è solo una questione di tempo».

Da parte sua, il capo dello Stato venezuelano ha inoltre sostenuto che alcuni dei finanziatori dell'attacco si trovano a Miami, augurandosi che il presidente Usa Donald Trump sia «disposto a combattere i gruppi terroristici».

Alcuni dei responsabili dell'attacco, ha poi detto, sono stati catturati. Le immagini, in diretta tv, mostrano Maduro mentre parla al Paese: improvvisamente si sente un rumore in lontananza, simile ad una esplosione, mentre qualcuno guarda verso l'alto.

Alla destra del palco si intravede un soldato cadere a terra, l'uomo cerca di aggrapparsi al ministro della Difesa.

Le telecamere si spostano poi sulla parata militare e qualche attimo dopo si vedono i soldati che rompono le righe e corrono al riparo.

Qualche minuto più tardi il ministro delle Comunicazioni, Jorge Rodriguez, ha fatto il punto della situazione in diretta tv, confermando che si è trattato di un «attentato» e che il capo dello Stato è rimasto «incolume».

«Nel momento in cui una sfilata militare stava concludendosi sull'Avenida Bolivar di Caracas, si sono udite alcune esplosioni che si è potuto verificare riguardavano artefatti volanti di tipo drone che contenevano cariche esplosive e che sono esplosi vicino al palco presidenziale ed in alcune zone residenziali», ha detto Rodriguez: i droni «hanno causato il ferimento di sette persone».

Sui social circolano anche foto che mostrano un incendio scoppiato in un palazzo, conseguenza - secondo alcuni - di una delle esplosioni, anche se questa ipotesi è stata smentita dai vigili del fuoco. Dopo l'attacco unità militari hanno preso posizione vicino ai punti nevralgici della zona della Avenida Bolivar. Secondo un esperto che segue da vicino il Venezuela, David Smilde del Washington Office on Latin America, Maduro utilizzerà il fallito attentato per epurare funzionari governativi e membri delle Forze Armate infedeli, oltre a imporre ulteriori restrizioni alle libertà civili per concentrare ulteriormente il potere nelle sue mani.

Venezuela, una crisi senza vie d’uscita

In tarda serata (ora locale) un piccolo gruppo quasi sconosciuto che si fa chiamare «Soldati in T-shirt» ha rivendicato il fallito attentato contro il presidente Maduro.

Il gruppo ha scritto in un tweet che voleva colpire il presidente con due droni carichi di esplosivo, ma che i velivoli sono stati abbattuti dai soldati prima che potessero raggiungere il loro obiettivo.

L'agenzia Ap, che riporta la notizia, sottolinea che non è stato possibile verificare in modo indipendente l'autenticità del messaggio. «Abbiamo dimostrato che sono vulnerabili»: recita il testo del tweet. «Oggi non ha avuto successo - prosegue -, ma è solo una questione di tempo».

(AFP PHOTO / Juan BARRETO)

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Secondo la Caritas, la povertà in Venezuela colpisce ormai l’87% della popolazione, ossia 28 milioni di persone.

L’inflazione è alle stelle, con uno stipendio medio di 2.555.500 bolivares (circa 3 euro) non basta nemmeno per comprare 1 kg di latte in polvere.

Nove famiglie su 10 non riescono a mangiare 3 volte al giorno.

Sette bambini su 10 soffrono di malnutrizione.

“Ogni settimana muoiono 5/6 bambini per malnutrizione .

Nelle prossime settimane potrebbero morire 280.000 bambini, e il tasso di malnutrizione cresce ogni mese dell’1%”.

Chi può emigra.

Sul ponte Simon Bolivar, al confine con la Colombia ogni giorno passano 50.000 persone per espatriare.

Nel 2017 oltre 1,5 milioni di venezuelani sono emigrati, di cui 1 milione in Colombia.

Altri stanno cercando la fuga nel mar dei Caraibi con i gommoni, già ci sono stati diversi naufragi e morti.

La Croce rossa colombiana conferma la grave situazione di malnutrizione e le malattie che ne conseguono.

E la Chiesa, ora, interviene

Ecco cosa dice il cardinale venezuelano, Jorge Urosa Savino.

«Abbiamo il sospetto che vi siano stati brogli alle elezioni. Qualcosa deve essere andato storto».

La Chiesa venezuelana ha preso una posizione molto chiara nei confronti del presidente Nicola Maduro, mentre il Paese sta precipitando in un sistema politico «totalitario, statalista e marxista degradando tutti gli aspetti della vita nazionale».

L’arcivescovo di Caracas, in collegamento telefonico durante la conferenza stampa convocata oggi a Roma da Aiuto alla Chiesa che soffre, non usa mezzi termini per mettere in evidenza che le elezioni del 20 maggio «non sono valide perché convocate da un organismo illegittimo, l’Assemblea nazionale costituente.

Gli oppositori non hanno potuto organizzare una buona partecipazione e sono stati invalidati i partiti più importanti e i loro leader, che non possono venire in Venezuela perché sarebbero messi in carcere. Inoltre il governo ha offerto soldi a chi votava per lui.

Non ci sono state le condizioni per una vera elezione politica di un aspetto così importante come la presidenza della Repubblica».

Pubblicato in Cosenza
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