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Angelina Romano martire innocente e dimenticata.

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Longobardi. Oggi che i TG ed i giornali sono stracolmi di quanto avviene in Egitto, con foto e filmati degli orrori di una guerra civile e religiosa , pensiamo che anche tutto quello che è successo da noi in Italia sia stato quanto meno noto, risaputo, ricordato.

Niente di meno vero. E ve lo proviamo.

Per esempio sapete chi erano Angelina Romano, di anni 9, Antonio Colucci, di anni 16 , Antonio Orsolino, di anni 12?

No, vero! Ed infatti!

Angelina Romano, di nove anni, fu fucilata a Castellammare del Golfo in provincia di Trapani, per brigantaggio.

Antonio Colucci, di anni 16, fu fucilato anche lui per brigantaggio

Antonio Orsolino, di 12 anni, fu anche lui condannato alla fucilazione per brigantaggio.

Don Paolo Capobianco, prete di Gaeta morto alla veneranda età di 99 anni, ci raccontava di un pastorello fucilato a Monte Sant'Agata, collina di Gaeta. Il ragazzo, pare avesse solo 8 anni, e fu fucilato perchè trovato con scarpe per lui grandi, ma piemontesi. Le aveva tolto dai piedi di qualche soldato morto.

Sono quattro dei tanti martiri della guerra dell’Unità d’Italia.

Ve ne raccontiamo una sola, quella di Angelina

Siamo in Sicilia. E’ Il 1961, l’Italia è unita. Viene emanata la legge sulla leva militare obbligatoria.

Ma i siciliani non volevano arruolarsi a forza e restare nell’esercito per sette anni abbandonando famiglia e campi. E così molti giovani chiamati alle armi si diedero alla macchia, trovando rifugio sulle montagne che sovrastano Castellamare del Golfo, piene di anfratti naturali e grotte.

Peraltro i ricchi pagavano e non prestavano servizio militare. Due pesi e due misure.

E così tanti siciliani si stancarono di questa situazione ed insorsero contro il potere piemontese. Era il due gennaio 1862 quando si radunarono circa 400 giovani, armati come capitava, e verso le ore 14 dello stesso giorno , entrarono senza paura in paese al grido “nuautri avemu na parola sula e un canciamu bannera”, assalendo l’abitazione del commissario di leva Bartolomeo Asaro e del comandante della Guardia Nazionale Francesco Borruso, due emblemi dell’odiato governo che furono trucidati e le loro case bruciate.

La furia vendicativa dei piemontesi non si fece attendere e l’indomani da Palermo furono inviati interi battaglioni di soldati, sia via terra quanto via mare. Nel porto di Castellamare ben due navi da guerra sbarcarono sin dall’alba centinaia di bersaglieri al comando dell’oscuro generale Quintini, già garibaldino della prima ora e che aveva fatto rapida carriera grazie alla sua crudeltà.

I bersaglieri diedero subito la caccia agli insorti, mentre la gente abbandonava in gran fretta il centro abitato e i giovani disertori si dileguavano. Le truppe regie, nei loro frenetici rastrellamenti riuscirono a trovare in contrada Villa Falconeria, un gruppetto di gente, che forse si era ritirato in quella campagna per evitare qualsiasi coinvolgimento negli scontri.

E qui il generale Quintini in persona ed una compagnia di bravi bersaglieri piemontesi, non avendo altri prigionieri e dopo un sommario interrogatorio, adempirono in nome e per conto di Sua Maestà il Re d’Italia Vittorio Emanuele II di Savoja al loro compito di giustizia, fucilando tutta quella gente, senza processo e con la scusa che erano parenti dei disertori.

Furono uccise sette persone: Don Benedetto Palermo, di anni 43, sacerdote; Mariano Crociata, di anni 30; Marco Randisi, di anni 45; Anna Catalano, di anni 50; Antonino Corona, di anni 70; Angelo Calamia, di anni 70.

E poi il loro capolavoro, davanti al plotone d’esecuzione venne portata e fucilata la bambina Angelina Romano, di appena 9 anni accusata come gli altri di brigantaggio. Erano le ore 13 di venerdì 3 gennaio 1862.

Oggi 151 anni dopo Angelina Romano viene ricordata a Longobardi grazie al Consigliere comunale di minoranza Franco Gaudio ed al sindaco Giacinto Mannarino.

Il Comune di Longobardi le ha titolato una strada!

Redazione TirrenoNews

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