Si avvicina il Santo Natale e in molte scuole e nelle nostre case fervono i preparativi per allestire il presepe. Nelle piazze delle grandi città si allestiscono alberi di abete giganteschi ornati di luci sfavillanti e di palline colorate. Non tutti sono d’accordo. Alcuni dirigenti scolastici, alcune maestre anche quest’anno si sono rifiutate di allestire l’albero e il presepe a scuola perché secondo loro offendono le tradizioni, le culture e le usanze degli altri alunni provenienti da altri paesi lontani. E così i simboli della nostra tradizione cristiana, dalla natività all’albero di Natale, dalle recite alle canzoncine, vengono totalmente messi da parte. Mentre, però, i simboli cristiani sono a rischio, c’è ancora un paesino che neppure è segnato sulla cartina geografica, Poffabro, ai piedi delle Dolomiti Friuliane di appena 60 abitanti che difende con forza la nostra cultura e così, per il Santo Natale, ha preparato 120 presepi, piccoli e grandi, belli e goffi, di creta e di stoffa, di cartone e di tronchi d’albero. Gli abitanti di questo minuscolo borgo sono tutti d’accordo:il presepe è il simbolo più importante della nostra cultura cristiana. Il minuscolo borgo avvolto dalle montagne sopravvissuto al devastante terremoto che colpì il Friuli nel lontano 6 maggio 1976 da diversi anni per il Santo Natale prepara i presepi. Oggi siamo giunti alla XX Edizione. Poffabro, anche se è in via di estinzione come del resto lo sono già i nostri piccoli comuni calabresi per mancanza di matrimoni e di nascita, è un paesino bellissimo, meraviglioso, inserito dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani tra i borghi più belli d’Italia e in occasione delle festività natalizie il borgo si rianima, attira migliaia di visitatori provenienti non solo dai paesi viciniori, ma anche dall’Austria, Olanda e Slovenia, per ammirare i bellissimi presepi incastonati ovunque: dentro piccole grotti o anfratti, nelle capanne, lungo le strade, nei giardini, sotto gli scantinati, nelle finestre, sui davanzali delle porte, appesi agli alberi, nei terrazzi e persino dentro i tronchi degli alberi. In ogni casa c’è un presepe, a volte anche più di uno. Ogni piccolo spazio è riempito di addobbi. Mentre in tutta Italia i simboli cristiani sono a rischio c’è ancora in Italia un piccolo borgo in controtendenza che difende così le nostre tradizioni, le nostre usanze, i nostri usi e costumi, la nostra cultura: costruisce 120 presepi.
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Si sta avvicinando il Santo Natale. Una volta ce ne accorgevamo quando nei supermercati comparivano come d’incanto panettoni e terroni, quando si accendevano nelle piazze e nelle vie della città fantasmagoriche luci. Adesso, purtroppo, ce ne accorciamo quando sui giornali compaiono alcuni articoli su alcune scuole italiane e su qualche insegnante che si rifiuta di preparare il presepe come sempre si è fatto.
In alcune scuole pubbliche italiane niente presepe in occasione del Santo Natale e gli alunni non potranno mettere la capanna con Gesù Bambino, col bue e l’asinello, con gli zampognari. Alcuni dirigenti scolastici, alcuni insegnanti si difendono dicendo che la scuola è pubblica, quindi di tutti, e il presepe potrebbe creare discriminazione agli scolari provenienti da altri paesi non cattolici. E così la nostra tradizione di preparare il presepe nelle nostre scuole non viene rispettata. Il presepe ci ricorda la nascita di Cristo in una umile capanna perché per lui non c’era posto negli alberghi e nelle locande. Chi offenderebbe questo Bambinello? Nessuno. Chi potrebbe discriminare? Queste maestre dicono: discriminano i ragazzi che frequentano la nostra scuola pubblica e che provengono da paesi lontani con culture, usi e costumi diversi dai nostri. Ma questi ragazzi frequentano le nostre scuole non le scuole dei loro paesi d’origine. Dice un antico detto.- Quando sei a Roma devi fare come fanno i romani-. Sono in Italia, i loro padri lavorano in Italia, frequentano le nostre scuole, quindi dovrebbero integrarsi, dovrebbero anche accettare i nostri usi e costumi. A casa loro potranno fare tutto quello che vogliono, sono liberi di credere o non credere al Santo Natale che per noi cristiani e italiani è un fatto inconfutabile.
Ma davvero la nascita di un bambino, con dei genitori alla ricerca di un alloggio e di qualcuno che li aiuti, che non hanno casa, che trovano rifugio in una grotta, che poi vengono visitati non solo dai pastori ma anche da gente proveniente da lontano come i Re Magi, può discriminare qualcuno? Sono ragionamenti stupidi e chi li fa è un ignorante. Un bambino musulmano o buddista che frequenta la nostra scuola non si sente offeso se le maestre fanno cantare “Tu scendi dalle stelle” o se preparano l’albero di Natale e il presepe. Non si sentono discriminati. Anzi, quel bambino disteso sulla paglia in una umile grotta riscaldata dal bue e dall’asinello lo sentono come uno di loro. E’ come loro. Uno straniero in una terra non sua. Pure loro sono stati costretti ad abbandonare la loro terra come Gesù perché perseguitato dal Re Erode. Con Giuseppe e Maria fu costretto a partire per sfuggire alle grinfie di quel Re cattivo. Anche loro sono nati poveri in paesi martoriati dalle guerre e i loro genitori per sfuggire alle atrocità e alla fame si sono rifugiati in Italia.
Ma a questi bambini il presepe piace. Addirittura i cinesi lo hanno esposto nelle vetrine dei loro negozi e loro non sono cristiani. Quelle maestre che si sono rifiutate di costruire il presepe ed hanno cancellato il nome di Gesù dalle canzoncine di Natale non hanno capito che a forza di rispettarli stanno calpestando le nostre tradizioni, il nostro credo religioso e stanno escludendo tutti gli scolari da ogni festa.
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