Ovviamente non parlo dei dipendenti che l’inferno già lo stanno passando in terra.
Parlo di quei politici che mentono sulla reale possibilità di stabilizzarli all’interno dei comuni che non hanno né i posti disponibili nella dotazione organica, né i mezzi finanziari per poterlo fare.
L’unico che si è posto questo problema su sollecitazione degli amministratori locali è stato il presidente del consiglio regionale delle Autonomie locali, Salvatore Lamirata, il quale in riferimento al “decreto Madia” e alle procedure esplicative contenute in una circolare ministeriale del 23 novembre scorso, ha posto la seguente domanda: «Un ente utilizzatore che abbia evidente consapevolezza di non poter stabilizzare il numero dei lavoratori ex lsu-lpu utilizzati dal proprio ente, può concedere la proroga al 31 dicembre 2018 del contratto a tempo determinato?».
E non basta.
Lamirata ha posto un altro problema quale è quello del possibile danno erariale paventato per la violazione del limite massimo consentito dei 36 mesi al rapporto di lavoro a tempo determinato: «Nell’ipotesi che la concessione della proroga finalizzata alla stabilizzazione venga concessa in riferimento alle norme previste dal Decreto Madia e della Legge di Stabilità 2018, se l’ente utilizzatore non riesce a stabilizzare il lavoratore che riceve la proroga superando i 36 mesi di rapporto di lavoro determinato, incorre nella procedura risarcitoria?»
Altri quesiti riguardano poi lo status giuridico che avrebbero i lavoratori nel caso di enti utilizzatori che non possono adottare l’atto di proroga e la copertura finanziaria in caso di prolungamento del contratto.
Correttamente Lamirata specifica che «Il chiarimento è urgente e necessario per dirimere ogni controversia e per consentire agli enti utilizzatori di agire in un rapporto di chiarezza con i lavoratori e nel rispetto delle leggi sull’ordinamento dello Stato e sull’adozione di atti pubblici».
Ora sembra che il ministero della Funzione pubblica abbia inviato alla regione un atto che potrebbe dare risposte ai dubbi dei sindaci, ma la Regione non ne ha ancora reso noti i contenuti.
Perché?
E il futuro dei lavoratori è sempre più precario.
Pubblicato in
Primo Piano
La boschi, come noto, è la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio del governo Gentiloni.
Lo stesso ruolo svolto da Minniti sotto il governo Renzi
Ma non sembra la stessa cosa.
La Boschi, addirittura, è contestata per una circolare di 17 righe, datata 28 aprile e firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti, ecumenicamente indirizzata a “tutti i Dipartimenti, Uffici e Strutture”, con la quale viene imposto a tutti i ministeri di far sottoporre ad un controllo preventivo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, #Maria Elena Boschi, ogni atto, nomina o documento da loro prodotto.
Lesa maestà?
Ingerenza?
Qualcuno con testa i toni burocratici“diretti e perentori”.
Qualcuno ricorda il caso Anac di Cantone, quello della legittima difesa e del telemarketing.
Si scatena un putiferio di reazioni negative da parte di ministri e funzionari dei dicasteri.
Qualcuno parla di commissariamento per conto di Renzi.
Lei prova a smontare le polemiche parlando di “classico caso di fake news”, perché la circolare rappresenta solo un invito a “rispettare le regole che già esistono” e non si tratta quindi di “commissariamento”.
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ironicamente ha detto “Io non me ne sono accorto” di essere stato commissariato.
Pubblicato in
Italia