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Anche il nostro amico Francesco Gagliardi, come tanti altri,è rimasto “toccato” dal comportamento di Lavinia Flavia Cassaro, insegnante dell’Istituto Comprensivo Leonardo Da Vinci di Torino, una scuola elementare nella periferia Nord della città, che una settimana fa, durante una manifestazione antifascista, ha inveito contro un cordone di agenti di polizia in assetto antisommossa gridando: “Vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire”

Ecco il suo pensiero: “ Così scrive un poliziotto in pensione alla figlia di un suo collega ancora in servizio che nei giorni scorsi aveva spedito una lettera aperta a quella maestra di Torino che durante le manifestazioni di piazza aveva augurato la morte al suo caro papà.

E’ una lettera che fa venire la pelle d’oca ed è molto commovente.

Nella foto si vede la maestra che in primo piano e con una bottiglia di birra in mano insulta le forze dell’ordine schierate.

La maestra antifascista, ma il fascismo benedetta figlia è morto 70 anni fa, che manifesta contro Casa Pound, è la fascista perfetta, arrogante, volgare, fanatica con gli occhi strabuzzati e la bocca sguaiata che augura la morte ai poliziotti che stanno facendo il loro dovere: difesa delle istituzioni e della democrazia.

Sacrificano la loro vita con stipendi di fame.

Sono sempre presenti nel momento del bisogno.

E malgrado ciò devono subire volgari aggressioni da parte di coloro che a parole si proclamano antifascisti e poi usano gli stessi violenti metodi.

Andrebbe licenziata in tronco.

Mi auguro che il Ministro della Pubblica Istruzione prenda severi provvedimenti contro questa maestra per i danni che potrebbe ancora fare ai bambini di quella scuola di Torino e per quelli che ha già fatto alla nobile categoria degli insegnanti.

La scuola italiana, purtroppo, dal 1968 in poi ha avuto tanti cattivi maestri. Ci mancava solo Lei.

"Quando si allaccia gli anfibi, abbraccialo e respira il suo respiro", forse perché sarà l’ultima volta che vedrà ancora il suo papà ancora in vita.

di Francesco Gagliardi insegnante.

“ Cara figlia di un collega, ti ringrazio per la lettera che hai scritto in difesa delle forze dell'ordine.

Ti ringrazio da ex appartenente della Polizia di Stato.

Le tue parole mi hanno fatto tornare indietro nel tempo, quando, dopo i mesi di corso ho giurato con allora Ministro dell'Interno Scalfaro fedeltà allo Stato e alla Patria.

Avevo 19 anni e quel grido partito dal cuore, mi ha accompagnato fino ad circa 2 anni fa, anno in cui sono andato in pensione.

In questi anni di servizio come hai descritto tu, la mia famiglia ha molte foto delle feste comandate dove io non ci sono, compleanni di mio figlio dove io non ci sono perché comandato di servizio.

Ho avuto un incidente con la Volante dove solo per miracolo non ci siamo ammazzati, più volte sono stato malmenato, deriso , offeso, offese estese anche alla famiglia parole irripetibili rivolte a madri sorelle ecc. ecc.

Mi sono chiesto tantissime volte se tutto questo era giusto, se tutto questo era il prezzo da pagare perché indossavo una divisa.

Ancora oggi non ho trovato una risposta.

Vedere una maestra che insulta e minacci i colleghi con una cattiveria inaudita mi ha fatto pensare che ormai non si parla più di democrazia ma di anarchia allo stato puro.

Ognuno può esternare quello che pensa come vuole non curandosi del rispetto delle persone e delle istituzioni.

Stiamo pagando il prezzo della troppa democrazia a senso unico.

Nessuno chiede mai cosa pensiamo noi poliziotti, noi non possiamo avere ne un pensiero e tanto meno possiamo esternarlo e sopratutto non possiamo esternare la nostra paura.

Noi indossiamo una divisa e non possiamo criticare nessuno.

E questa la chiamate democrazia.

I nostri politici ci usano come meri esecutori di ordini – disposizioni.

Anche noi abbiamo un cuore e nessuno ci ha insegnato ad estraniarci dalla realtà, con quel finto distacco istituzionale dalle cose.

Noi siamo coinvolti sempre e comunque, ognuno con le proprie sensibilità e idee politiche.

In piazza ci siamo noi con il cuore in gola dalla paura e nelle nostre case i nostri familiari durante le manifestazioni non guardano più i media per non morire di crepacuore.

Abbandonati dai nostri politici, noi continuiamo a combattere giornalmente per la sicurezza anche di quella maestra e dei suoi familiari.

Combattiamo una guerra che sappiamo persa da tempo ma che noi continueremo a combattere per l'amore dei nostri figli.

Sai cosa ti dico cara figlia, quando tuo padre si allaccia gli anfibi, guardalo negli occhi, stringilo forte, respira il suo respiro, digli che è la persona più importante, solo così lo potrai aiutare nei momenti di paura quando dovrà chiudere il casco e sperare di poter accarezzarti ancora.”

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