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Siamo spesso critici, e ce n’è ben ragione, verso la sanità in Calabria, ma ogni tanto, per fortuna, abbiamo da dire cose buone.

E’ il caso dello screening condotto nell’area del poliambulatorio di Amantea sulla presenza di sangue occulto nelle feci, un metodo scientifico di avvicinamento alla eventuale presenza di malattie ben più gravi.

Ed eccovi i dati:

  1. Sono stati spediti più di 1200 inviti ad eseguire lo screening;
  2. La partecipazione è stata massiccia, quasi pari al 93%, segno evidente della percezione da parte dell’utente della positività dello screening;
  3. 38 esami hanno reso necessario un approfondimento e di questa necessità è stata data immediatamente informativa ai pazienti che in tal modo hanno potuto effettuare indagini più approfondite.

I risultati dello screening sono la dimostrazione della disattenzione degli stessi pazienti e del sistema sanitario pubblico sulla prevenzione.

Da qui la necessità che chi ha avuto la sensibilità di effettuare lo screening comprenda la necessità di continuare in questo solco.

Il pensiero che grazie allo screening siano state potute scoprire in tempo gravi malattie salvando così il paziente è una cosa bellissima e che fa onore a questa malmessa sanità calabrese.

A nome delle famiglie di questi pazienti ringraziamo chi ha voluto ed effettuato lo screening.

Pubblicato in Campora San Giovanni

La domanda si ripropone impellente in questi giorni dopo il quinto processo conclusosi con una condanna della società produttrice J&J che aveva vinto una sola causa.

Recentemente una giuria di Los Angeles ha condannato Johnson & Johnson a pagare 417 milioni di dollari a una donna che ha usato per anni il loro talco e ora è malata di cancro alle ovaie.

La società ha annunciato che presenterà ricorso.

La saga del talco killer continua.

Il verdetto di oggi è arrivato nel sesto processo riguardante il prodotto; il gruppo ne aveva vinto uno a marzo ma ne ha persi altri quattro con le giurie che hanno approvato oltre 300 milioni di dollari complessivi di risarcimenti.

Nel 2016 la stessa Johnson & Johson era infatti già stata condannata da una giuria di St. Louis a un risarcimento da 72 milioni di dollari richiesti da un'altra donna che aveva sviluppato il cancro alle ovaie dopo aver usato per anni il talco dell'azienda.

Stessa condanna a maggio scorso: una giuria del Missouri ha costretto l'azienda a pagare 110 milioni di dollari per l'identico motivo.

Presa a Los Angelse, la decisione è la più pesante finanziariamente per J&J; come negli altri casi, anche in questo l'azienda farà ricorso rifiutandosi di raggiungere alcun patteggiamento sulla questione. In un documento depositato presso l'autorità di borsa Usa a inizio luglio, J&J disse di dover fare i conti con 4.800 casi legali riguardanti il borotalco.

Il gruppo continua a credere che il talco - un minerale naturale composto da magnesio, silicone, ossigeno e idrogeno, usato in cosmetica come assorbente naturale per la pelle - sia sicuro.

E che il borotalco per bambini usato dalla donna in questione sia stato venduto con l'opportuna etichetta.

Siccome prodotti contenenti talco sono classificati come cosmetici, essi non devono finire sotto il vaglio della food and drug administration, l'ente americano preposto a garantire la sicurezza dei farmaci. In ogni caso, non devono essere dannosi e la loro confezione deve indicare le informazioni necessarie.

Un portavoce di J&J ha spiegato che pur empatizzando con chi è stato colpito da cancro alle ovaie, "siamo guidati dalla scienza, che sostiene la sicurezza del baby powder".

Nella sua forma naturale, il talco contiene amianto, che può "provocare cancro ai o intorno ai polmoni se inalato", sostiene l'American Cancer Society sostenendo che è dagli anni '70 che i produttori rimuovono l'amianto e prove di un legame diretto tra talco senza quell'ingrediente e cancro sono "meno chiare".

L'International Agency for Research on Cancer (Iarc), l'agenzia parte dell'organizzazione mondiale della sanità delle Nazioni Unite e che ha il compito di dettare linee guida sulla classificazione dei rischi relativi ai tumori, indica il talco come "possibile elemento cancerogeno".

Postiamo questo articolo perché probabilmente tutti, almeno una volta, abbiamo utilizzato il borotalco o altri prodotti che lo contengono.

Il borotalco, infatti, è molto utilizzato nelle industrie, perché serve per la produzione di cosmetici, prodotti per il viso e anche per la cura dei bambini.

Tuttavia, alcuni studi recenti hanno dimostrato che l’uso eccessivo di questo prodotto può provocare il cancro alle ovaie, a causa di alcuni dei suoi componenti.

Ma che cos’è il borotalco?

Il borotalco è composto principalmente dal talco, ovvero silicato di magnesio (formato da silicio, magnesio, ossigeno e idrogeno).

Nella sua forma naturale , il talco contiene una sostanza tossica chiamata amianto che, secondo vari studi, potrebbe rivelarsi decisiva nella futura comparsa di diversi tipi di cancro.

Dall’anno 1970, negli Stati Uniti venne eliminato l’amianto da borotalco, in seguito ad alcune norme e regolamenti federali.

Attualmente il borotalco è utilizzato in molteplici forme dalle industrie, essendo un ingrediente base di prodotti cosmetici femminili e non solo.

Molto spesso, questo prodotto viene utilizzato per assorbire l’eccessiva traspirazione della pelle, affinché questa possa mantenersi asciutta e non si irriti.

Grazie a queste proprietà, il borotalco è considerato da molte donne un ottimo prodotto per l’igiene femminile, perché mantiene la zona intima asciutta e profumata.

Tuttavia, la Società Americana contro il Cancro avverte che secondo varie ricerche potrebbe esserci una relazione tra l’applicazione del borotalco nella zona genitale e la comparsa del cancro alle ovaie. Questi studi concordano nel dire che, utilizzato in questa zona del corpo, il borotalco potrebbe essere assorbito ed arrivare a zone come l’utero, le tube di Falloppio e le ovaie, provocando un’infiammazione nel corpo femminile e creando un ambiente perfetto per le cellule cancerogene.

Anche il borotalco che viene applicato sulla pelle dei bambini potrebbe incidere in età avanzata sulla comparsa del cancro alle ovaie, perché le particelle di borotalco che “viaggiano” nell’apparato riproduttivo femminile possono sopravvivere per molti anni, creando un ambiente favorevole per le cellule cancerogene che provocano questa grave malattia

Uno studio realizzato nell’anno 1971 rivelò che erano state trovate particelle di talco nel 75% dei casi di tumore alle ovaie.

Un altro studio condotto in 8 diversi paesi, da parte di 19 ricercatori, rivelò che esiste un rischio di soffrire di cancro alle ovaie dal 30% al 60% nelle donne che utilizzano il borotalco nelle loro zone genitali.

La Società Americana contro il Cancro ha avvertito parecchie volte riguardo il rischio dell’utilizzo del borotalco, per la sua relazione con il cancro alle ovaie. Tuttavia, l’Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali (FDA, questa è la sigla inglese) ancora non ritira questo prodotto dal mercato o, per lo meno, non obbliga chi lo produce ad indicare nell’etichetta il rischio che il suo uso prolungato può avere, soprattutto se applicato nella zona genitale(dalweweb)

Pubblicato in Mondo

I risultati dello studio epidemiologico congiunto ISS-Neuromed condotto su 7.000 uomini.

 

Più di tre tazzine di caffè al giorno riducono il rischio di cancro alla prostata.

 

 

E’ il risultato di uno studio, pubblicato sulla rivista International Journal of Cancer, condotto dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo - NEUROMED di Pozzilli (IS).

A livello epidemiologico lo studio è stato condotto su circa 7000 soggetti sani maschi di età superiore a 50 anni, selezionati nella coorte Moli-sani, seguiti per circa 4 anni.

Per gli studi in vitro, sono state utilizzate 2 linee di cancro prostatico umano su cui sono stati provati estratti di caffè e concentrazioni crescenti di caffeina per valutare potenziali effetti antineoplastici e antimetastatici.

I soggetti che durante la fase di osservazione hanno ricevuto diagnosi di cancro alla prostata sono risultati essere quelli che avevano un consumo inferiore di caffè, rispetto ai soggetti che non avevano ricevuto tale diagnosi. In particolare, è risultato che i soggetti che abitualmente consumano più di 3 tazze di caffè (del tipo italiano) al giorno hanno una riduzione del 53% del rischio di contrarre il cancro alla prostata.

"Il nostro studio – dice Francesco Facchiano del Dipartimento di Oncologia e medicina molecolare dell’ISS, uno degli autori dello studio - indica che i consumatori abituali di caffè e che bevono più di 3 tazzine di caffè al giorno hanno minori probabilità di contrarre il tumore alla prostata; naturalmente, come in tutte le cose, vanno evitati gli eccessi che potrebbero avere effetti negativi di altro tipo".

 

La conferma in vitro è venuta dall’osservazione che su 2 differenti linee di cancro della prostata umano, la caffeina, uno dei principali (ma non l’unico) principio bioattivo contenuto nel caffè, ha una significativa azione antiproliferativa e antimetastatica.

Fonte: Istituto Superiore di Sanità

Ma c’è altro. Ve lo faremo sapere a giorni

Pubblicato in Italia

Il fumo è pericoloso: provoca il cancro. Lo scrivono sui pacchetti delle sigarette di tutto il mondo.

La carne provoca il cancro, ma non ha il pacchetto per cui non lo possono scrivere sopra.

Intanto aumenta il numero dei vegetariani e si accende la discussione sulla pericolosità delle carni, in particolare rosse.

A zittire tutti ci pensa Umberto Veronesi, definito uno dei 4 oncologi migliori del secolo. Le sue parole non sono rassicuranti...

Secondo Veronesi non ci sarebbero dubbi: la carne favorirebbe l'insorgenza di tumori. Ma sotto accusa non c'è solo la macelleria. Chiunque si alimenti di proteine animali (pesce, carni bianche, selvaggina compresi) correrebbe il 30% di rischio in più di contrarre tumori al seno, al colon, alla prostata, al pancreas, alla vescica e ai polmoni.

E non basta.

Le proteine animali farebbero aumentare esponenzialmente il rischio di contrarre malattie metaboliche, disturbi cardiovascolari legati al livello di colesterolo nel sangue, infarti, diabete ed obesità.

E già che ci siamo Veronesi prosegue confermando la pericolosità della carne anche nel favorire disturbi ai reni e patologie meno gravi come stipsi e varici. Come se le dichiarazioni del luminare non fossero già da sole abbastanza inquietanti ecco venir fuori anche uno scenario complottistico e machiavellico che, tanto per cambiare, vedrebbe "noi comuni mortali" delle ingenue vittime delle multinazionali.

"Le riviste medico-scientifiche più accreditate sono sul libro paga delle multinazionali farmaceutiche" ha detto Veronesi. "Molti medici e ricercatori, sulla base anche di numerose ricerche, per la maggior parte insabbiate, sono coscienti degli effetti dannosi del consumo di carne, ma hanno le mani legate. Io, che sono uno scienziato di fama internazionale, posso prendermi il lusso di fare queste affermazioni; se le facessero loro, probabilmente non lavorerebbero più. L’industria alimentare e le multinazionali farmaceutiche lavorano di pari passo, l’una ha bisogno dell’altra per sopravvivere e queste due entità insieme, generano introiti circa venti volte superiori a tutte le industrie petrolifere del globo messe insieme". Le seguenti dichiarazioni sono contenute tutte all'interno di un libro di Veronesi dedicato alla prevenzione del tumore a tavola e nelle ultime ore sono rimbalzate da una testata all'altra.

Il meccanismo a questo punto sembra abbastanza chiaro: considerato che un malato di cancro degli States fa guadagnare alle multinazionali circa 250mila dollari l'equazione più malati più soldi è inevitabile. Una tesi inquietante che fa pendant con decine di altre teorie simili sull'assioma "ammalatevi così vi curerete" che le imprese farmaceutiche seguirebbero – secondo questa teoria – come un mantra. Cosa fare quindi? Nel dubbio cominciate ad accarezzare l'idea di farvi una bella insalata per cena. Nel mare delle incertezze e delle verità che non vogliamo sentire i benefici di frutta, verdura e legumi restano assodati

Pubblicato in Mondo
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