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Chiariamo subito non di Mario Oliverio si tratta, ovviamente (figurarsi se si interessa di Amantea?), ma di Nicodemo Oli verio, il deputato PD di areadem.

Di seguito la interrogazione e le riflessioni di Mimmo Bevacqua e di Gianfranco Suriano che ha partecipato il tutto.

 

“Al Ministro dell’Interno e al Ministro dell’Economia e delle Finanze"

Per sapere, premesso che:

il Comando Generale della Guardia di Finanza – probabilmente per ragioni riguardanti la razionalizzazione delle proprie strutture – ha deciso la soppressione della Tenenza presente nel Comune di Amantea (CS);

la cittadina di Amantea è una nota località turistica di quasi 15.000 abitanti (per popolazione 10° Comune della provincia di Cosenza e 2° della costa tirrenica cosentina) e centro di un comprensorio più vasto che conta una popolazione di circa 30.000 abitanti; la sola cittadina di Amantea nel periodo estivo triplica la propria popolazione per l’arrivo dei turisti;

 

Nel territorio sono purtroppo presenti sodalizi criminali ormai radicati: la Guardia di Finanza ha dato un contributo determinante nell’ambito della recente operazione delle Forze dell’Ordine denominata “Nepetia”, che ha portato alla confisca di beni alla criminalità organizzata locale;

Amantea ad oggi può contare solo sulla presenza di una stazione di Carabinieri (con organico numericamente inadeguato), oltre che su quella della Tenenza della Guardia di Finanza; non esiste nella cittadina nessun Reparto della Polizia di Stato;

la Tenenza che si intende sopprimere, considerata l’esigua presenza numerica di forze dell’ordine, ha anche fornito un fondamentale supporto nel garantire l’ordine pubblico in occasione di eventi e manifestazioni che frequentemente si svolgono nel territorio;

per effetto della chiusura della Tenenza in questione, circa 70 chilometri di territorio costiero – dai Comuni a sud di Paola (CS) e fino a Lamezia Terme (CZ) – rimarrebbero senza alcun presidio della Guardia di Finanza, mentre nel tratto costiero a nord, altri 70 chilometri circa – da Paola (CS) a Tortora (CS) – sono attualmente presenti ben tre reparti della Guardia di Finanza: è palese lo squilibrio che si determinerebbe rispetto alla copertura territoriale della Guardia di Finanza sull’intera costa tirrenica cosentina;

 

è comprensibile quindi la fortissima preoccupazione già espressa dalla cittadinanza e dalle istituzioni cittadine circa la paventata chiusura della Tenenza e l’inevitabile maggior senso d’insicurezza che i residenti percepirebbero;

il solo irrisorio risparmio sul costo annuo dell’ affitto dei locali dove attualmente ha sede la Tenenza della Guardia di Finanza di Amantea non può motivare una decisione che priverebbe il territorio di un indispensabile presidio di legalità e di contrasto alla criminalità.

Se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano adottare per mantenere la sede della Tenenza della Guardia di Finanza ad Amantea garantendo alle comunità della costa tirrenica cosentina a sud di Paola un adeguato presidio di forze dell’ordine in grado di espletare in modo congruo le funzioni di ordine pubblico e di controllo del territorio.

Oliverio Nicodemo (PD) Deposito: 1° luglio 2016

 

Dichiarazioni Stampa del 1 luglio 2016- Interrogazione a risposta scritta dell’On. Nicodemo Oliverio (PD) al Ministro dell’Interno e al Ministro dell’Economia e delle finanze, depositata in data 1 luglio 2016. 

Consigliere regionale (PD) Mimmo Bevacqua:

“Voglio ringraziare l’amico Nicodemo Oliverio per aver fatte proprie le giuste preoccupazioni provenienti dal territorio di Amantea e relative alla possibile chiusura della Tenenza della Guardia di Finanza, importante presidio di legalità che in ogni modo deve poter continuare ad operare in tutto il Comprensorio di Amantea.”

Gianfranco Suriano (ex assessore comunale di Amantea):

“L’impegno concreto e reale del Consigliere regionale Mimmo Bevacqua e dell’onorevole Nicodemo Oliverio spero tanto possa servire a scongiurare quest’ulteriore gravissima perdita per la nostra città. Intanto, ad entrambi va l’apprezzamento per la grande sensibilità mostrata nei confronti dei nostri territori.”

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Entro aprile 2017 scomparirà Ban ca Carime.

Il Gruppo Ubi Banca ha presen tato ai sindacati il piano indu striale 2019/ 2020 che pre vede entro il 30 aprile 2017 la costituzione di una “Banca unica”

 

che incorporerà tutte le attuali sette Banche rete del Gruppo; la chiusura di 130 sportelli in sovrapposizione già individuati (più ulteriori 150 sportelli, ancora da individuare, nel periodo di durata del piano); risparmi di costo sul personale equivalenti a circa 2.750 Risorse full-time; per 1.300 Risorse è prevista l’uscita con accesso al fondo esuberi, per la rimanenza verranno individuati altri strumenti nella fase negoziale con le Organizzazioni Sindacali; nuove assunzioni per 1.100 unità; l’istituzione, all’interno della “Banca unica”, di 5 macro aree, 4 nelle regioni del Nord Italia (Nord/ovest con sede a Cuneo o Torino, una con sede a Milano, una con sede a Bergamo, una per il Nord/est con sede a Brescia) e una per il Centro/sud con sede a Jesi.

Per effetto della “Banca unica”, Banca Carime dovrebbe cessare nel periodo aprile/maggio 2017, appunto per essere incorporata in Ubi Banca.

Con questo piano si allontana sempre di più il potere decisionale di Carime dai territori storici che ha presidiato.

L’attuale organizzazione della catena del credito interna a Carime prevede il Servizio crediti a Bari con sedi decentrate di delibera pratiche di finanziamento a Salerno, Cosenza, Bari e Taranto.

A questo punto ci si chiede cosa succederà ora con la Direzione della macro area del centro sud allocata a Jesi?

Per Gianfranco Suriano, vice segretario generale di Unità Sindacale Falcri-Silcea del Gruppo Ubi,

<< fermo restando il giudizio positivo relativo alla decisione di costituire la “Banca unica”, la nuova manovra industriale è per l’ennesima volta caratterizzata dal forte contenimento dei costi del lavoro che inevitabilmente costringerà tutti i lavoratori del Gruppo a sostenere il peso degli interventi di razionalizzazione ed efficientamento della rete distributiva di Ubi. Infatti le continue riduzioni degli organici e le ripetute chiusure di strutture produttive, necessitano ora d’interventi capaci di garantire al marchio Ubi presenza adeguata su tutti i territori dove operano da sempre le singole banche del Gruppo. Presenza che può essere assicurata, in primis – sottolinea Suriano – dal mantenimento di adeguati livelli occupazionali, da perseguire anche con l’immissione di nuova forza lavoro giovane; dall’attuazione di politiche del credito e commerciali che vadano nella reale direzione di sostenere i territori già serviti, da nord a sud del paese. >>    

Dall’articolo di Adriano Mollo sul Quotidiano del Sud del 30 giugno 2016 – Primo Piano Economia – pag. 8

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Una riflessione sul "caso Brexit" non è semplice.

Desidero, però, condividere un pensiero su quanto accaduto e su quanto sta accadendo.

Si tratta di un mio punto di vista che - offrendo giudizi anche su alcuni eventi - resta, conseguentemente, opinabile.

IL RUOLO DELLA DEMOCRAZIA

Partiamo da quanto accaduto: l'uscita del Regno Unito dall'UE.

La Democrazia, ovvero quel sistema di governo in cui la sovranità è esercitata dall'insieme dei cittadini attraverso il voto, è meravigliosa (insostituibile). Ma come tutte le cose belle ha dei costi e soffre di alcune patologie.

Il prezzo questa volta lo pagano i giovani UK: sono stati gli ultracinquantenni a decidere il loro futuro (il 75% degli under 25 ha votato "Remain"). Si impone una riflessione.

La malattia, invece, è quella di cui alle volte soffre la legittimazione popolare: il populismo (ed io ritengo che la demagogia abbia giocato un ruolo determinante ai fini dell'esito del referendum). Viene da chiedersi: il popolo ha sempre ragione? Il caso di scuola è: "chi volete libero: Gesù o Barabba?". Tutti conosciamo quale fu la risposta.

I SEGNALI NEL PASSATO

Tralascio le considerazioni sulle conseguenze negative per il Regno Unito e per i Paesi dell'UE; anche perchè dovrei necessariamente addentrarmi in riflessioni che concernono gli equilibri della finanza globale e, sinceramente, oggi ritengo il tema sia un altro.

Il Regno Unito si è comunque diviso. Circa la metà degli inglesi voleva restare.

Non si tratta di applicare la logica del "chi è causa dei suoi mali" (me ne guarderei bene), ma ciò che accade oggi non può non essere riconducibile in parte all'atteggiamento che storicamente il Regno Unito ha tenuto nei confronti dell'UE. Quell'orizzontalità della costruzione comunitaria è venuta meno, infatti, a causa del desiderio egoistico di utilizzarne solo le opportunità economiche (è chiaro che qui, anche altri, hanno responsabilità: a partire dalla Germania, con il suo modello cooperativo all'interno e fortemente competitivo all'esterno).

La deroga permanente sulla moneta unica, l'opt-out sulla Carta dei Diritti Fondamentali, le miriadi di eccezioni richieste giorno dopo giorno, politica dopo politica, trattato dopo trattato, oggi pesano come un macigno sull'uscita.

L'EUROPA DELLA PACE

Ciò che mi preoccupa oggi è l'effetto domino, il fatto che i vecchi e i nuovi populisti possano utilizzare il malessere sociale per distruggere l'Unione Europea, il timore che l'irresponsabilità dei politici possa compromettere la pace.

C'è un'Europa del populismo che vuole avere la meglio sull'Europa dei popoli. E questo accade anche per colpa della nostra mancanza di memoria.

L’Unione Europea è nata da un bisogno di pace ed ha generato settant’anni di pace, il periodo più lungo della sua storia.

Quando difendiamo l'Europa, difendiamo il diritto dell'uomo alla pace.

Occorre non dimenticarlo al di là di ogni considerazione di opportunismo economico.

UNA NUOVA EUROPA DEI POPOLI

La Brexit può essere un'opportunità per ripensare l'UE.

Un’Europa che sia innanzitutto comunità.

Mi piace pensare all'Europa con le parole di Vittorio Arrigoni: "Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia, che è la famiglia umana".

Mi piace pensare all'Europa dei popoli: di tutti i popoli, non solo di quelli che vivono nel nostro continente.

Quando percepisco l'egoismo europeo dinnanzi a donne e uomini che fuggono rincorrendo il loro diritto alla sopravvivenza, il loro diritto alla vita, provo un senso di forte disagio, e riecheggia nella mia testa sempre la stessa frase "ho ucciso mio fratello con l'odio nel cuore, è stato l'odio a distruggere la mia famiglia" (dal film "Il sapore della vittoria").

L'Europa da rifondare dovrà essere l'Europa della pace, della fratellanza, della solidarietà, dell'amicizia tra i popoli, dei migliori sentimenti umani.

Per questo resto convintamente e fermamente europeista.

Amantea, 26 giugno 2016

                                                                          Enzo Giacco   Segretario PD Amantea

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