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Riceviamo e volentieri diffondiamo 

 

Come sempre al C.E.A.M. “Scogli di Isca” WWF Calabria Citra di Belmonte Calabro, arrivano richieste d’intervento per salvare o aiutare animali in difficoltà.

 

Qualche giorno fa è arrivata la richiesta d’intervento da parte di un bagnino del Lido Sea Horse Beach di Amantea, il giovane bagnino tale Matteo Bernardo di Aiello Calabro segnalava la presenza di una fagianella su uno scoglio a Coreca rinomata spiaggia amanteana.

 

Immediatamente gli attivisti WWF si sono recati sul posto e nello stupore dei bagnanti del lido il giovane bagnino con il supporto di qualche amico scende dal gommone con l’impaurito animale tra le mani che sistema subito in una scatola di cartone, e lo consegna al Responsabile del C.E.A.M. Franco Falsetti.

 

L’animale è rifocillato e, riprese le forze, oggi ha riassaporato la libertà nell’areale del Fiume Veri di Belmonte dove da qualche mese l’Amministrazione Comunale ha istituito il Parco Fluviale Comunale del Fiume Veri su proposta dello stesso WWF. Soddisfazione da parte degli ambientalisti, per la sensibilità mostrata da Matteo e dei suoi amici, proviamo a leggerla come una bella storia a lieto fine che, da una parte ha riportato in libertà un animale proiettato ad una brutta fine e dall’altra ha evidenziato la sensibilità ambientale e di tutela che tante volte anima giovani come il protagonista della nostra storia.

GRAZIE Matteo

 

RESPONSABILE C.E.A.M. “Scogli di Isca” WWF Calabria Citra 

Francesco Saverio Falsetti

 

 

Ecco cosa scrive il C.E.A.M. WWF “Scogli di Isca”- Belmonte Calabro

“Al Signor Sindaco del Comune di Belmonte Calabro

Al Capogruppo di maggioranza

Al Capogruppo di Minoranza

A tutti i Consiglieri Comunali

Ai responsabili delle Associazioni presenti sul territorio belmontese

Alla Cittadinanza tutta

GLI ATTIVISTI DEL C.E.A.M. WWF “Scogli di Isca” con sede in Belmonte Calabro Marina – VIA Marina s.n.c.,

VISTA la proposta già fatta da questa Associazione Ambientalista fin dal 1996 e mai opportunamente valutata dalle varie Amministrazioni che si sono succedute al Comune di Belmonte Calabro;

VISTO che in questi ultimi anni il paese ha esternato una connotazione sempre più di tutela del territorio, del patrimonio Storico/Ambientale;

VISTA la nascita di più attività mirate alla fruibilità degli stessi patrimoni finalizzate al turismo balneare, e non solo;

VISTE tutte le peculiarità del territorio, che “potrebbero” proiettarlo a riferimento per un turismo di nicchia ma, soprattutto, di qualità;

VISTE alcune peculiarità che caratterizzano l’asta fluviale del Fiume Veri (un Naturale Corridoio Biologico) tra due Siti SIC che potrebbe rappresentare uno scrigno fantastico ed un attrattore importante se opportunamente valorizzato e condiviso;

VISTO l’interesse crescente mostrato negli anni verso tale proposta, sia da parte dei turisti che dal mondo Associativo, ma anche dai cittadini belmontesi e, solo nei periodi elettorali, da tutti gli schieramenti candidati indipendentemente dall’estrazione politica d’appartenenza;

chiediamo

Un momento di confronto pubblico sulla proposta di Istituire il “Parco Fluviale del Fiume Veri”, chiediamo di dare risalto al Confronto da tenersi – a stretto giro - nella sede del Consiglio Comunale, riteniamo di primaria importanza la presenza delle rappresentanze Politico-Amministrative tutte (sia di Maggioranza che di Minoranza), dei rappresentanti delle Associazioni e della cittadinanza tutta.

Sicuri di una seria presa in considerazione della richiesta e di una partecipazione importante da parte della cittadinanza, ci piacerebbe che tale confronto democratico fosse fissato al più presto, fiduciosi che settembre sia il momento giusto per avanzare proposte di ampio respiro per il territorio, proposte di crescita che mirano al miglioramento della qualità della vita dei cittadini, ma soprattutto che possono diventare opportunità per i nostri giovani.

Distinti saluti

Il Resp.le del C.E.A.M. WWF “Scogli di Isca” Calabria Citra       Francesco Saverio Falsetti

Pubblicato in Belmonte Calabro

Il sequestro di due depuratori, a Catanzaro e a Cosenza, da parte rispettivamente della Guardia Costiera di Soverato e del Comando Provinciale dei Carabinieri Forestali, ripropone in tutta la sua annosa drammaticità il problema della mancata depurazione delle acque reflue in Calabria e dell’inquinamento dei corpi idrici e del mare.

Nel primo caso sono state riscontrate diverse criticità tecniche nell’impianto di località “Verghello”, ormai vecchio di trentacinque anni, e le cui anomalie, sembra, erano state segnalate già da tempo; evidentemente senza risultati concreti, visto e considerato che il Circomare di Soverato del Capitano Claudia Palusci ha apposto i sigilli sull’impianto malfunzionante che scaricava i liquami non depurati nel fiume Corace, e da qui nel Mar Ionio.

Ancora più inquietante, se possibile, la situazione riscontrata a Cosenza, dove il depuratore consortile “Valle Crati” del Capoluogo e della città di Rende, sito in località “Coda di volpe”, scaricava liquami e fanghi direttamene nel Fiume Crati, il più lungo della Calabria, per come accertato dall’inchiesta dei Carabinieri Forestali del Colonnello Giorgio Borrelli: ben 141 casi di sversamento illecito in soli due mesi , attività che, stando alle risultanze del Procuratore della Repubblica Dott. Spagnuolo e del Procuratore Aggiunto Dott.ssa Manzini, venivano realizzate secondo precise direttive impartite agli operai addetti alla manutenzione.

Un quadro a dir poco desolante che testimonia ancora una volta il diffuso e colpevole disinteresse nei confronti dell’ambiente, tale da determinare danni incalcolabili agli ecosistemi e, con essi, all’economia dell’intera regione.

I liquami non depurati che vengono riversati nei corsi d’acqua, insieme ai fertilizzanti dilavati dalle piogge invernali o, come accaduto pochi giorni fa nella Zona Speciale di Conservazione della Fiumara Ruffa della costa di Capo Vaticano, da parte di allevamenti zootecnici, finiscono in mare con il loro carico di sostanze organiche sotto forma di fosfati e nitrati che poi, con l’aumento delle temperature, scateneranno in estate l’esplosione demografica di microalghe con conseguente colorazione anomala delle acque marine e le legittime proteste e fuga dei bagnanti, locali e non.

Il WWF della Calabria ringrazia la Magistratura e le Forze dell’Ordine per le operazioni di Catanzaro e Cosenza: una dimostrazione del fatto che, spesso, i problemi del mare, oltre a dover essere affrontati durante tutto l’anno , nascono letteralmente a monte, e che, unitamente ai severi controlli sugli impianti costieri, occorre concentrare l’attenzione su quei comuni dell’entroterra che, scaricando nei vari corsi d’acqua, contribuiscono talvolta in maniera determinante all’inquinamento organico del nostro mare. Incuranti del danno arrecato all’immagine turistica generale che, prima ancora degli alberghi a cinque stelle, ha bisogno di fiumi e mari puliti e non di cloache a cielo aperto.

Le Associazioni Aggregate del WWF Calabria

Ndr: Il Catocastro? Buh!

Pubblicato in Paola

Ecco quanto comunica, in una nota, la sezione vibonese del Wwf che segnala lo spiaggiamento di un esemplare morto di capodoglio.

«Triste Natale per gli amanti del mare e dei suoi abitanti, specialmente se a perdere la vita è uno degli animali più straordinari che popolano le immensità degli abissi».

Si tratta in particolare di un giovane Capodoglio di 6,5 metri di lunghezza ritrovato lunedì pomeriggio in località “Michelino” del comune di Parghelia, con la coda quasi recisa da un cappio di cordame e lembi di rete da pesca.

A fornire per primo la segnalazione, il coordinatore regionale di “Wwf Young”, Domenico Aiello, che ha prontamente avvisato la Guardia Costiera di Vibo Valentia e il responsabile del settore conservazione del Wwf Vibonese , Pino Paolillo.

Secondo il Wwf , sulla base dei primi accertamenti, si tratterebbe di un esemplare di circa due anni e del peso approssimato di 2,5-3 tonnellate : si consideri infatti che già al momento del parto, il neonato misura intorno ai 4 metri e può pesare fino a 800 chilogrammi.

La morte dello sfortunato cetaceo dovrebbe risalire a pochi giorni prima dello spiaggiamento.
«Già pochi mesi fa – ricorda la nota - il mare vibonese aveva regalato ad alcuni diportisti le immagini straordinarie di alcuni capodogli, e di altri grandi cetacei, dai globicefali alle balenottere comuni, oltre alle evoluzioni acquatiche di branchi di delfini “Stenelle”.

Questa volta però un’ulteriore riprova della ricca biodiversità del nostro mare è arrivata purtroppo in modo tragico». 

Paolillo ha ricordato in particolare diversi spiaggiamenti di Capodogli registrati negli anni passati nel Golfo di Sant’Eufemia e nel vibonese, da Lamezia a Curinga, da Pizzo, a Briatico, fino a Capo Vaticano e Nicotera.

In particolare ricorda che lo scheletro di un giovanissimo capodoglio spiaggiatosi in località “Colamaio” di Pizzo il 9 luglio del 1995, è conservato presso il Museo Ittico di Pescara.

Sempre per rimanere in campo cetologico, molti a Pizzo ricordano lo spiaggiamento di una giovane Balenottera comune, morta nella baia della “Seggiola” il 20 settembre del 1987 e il cui corpo venne seppellito nei pressi della Foce del Fiume Angitola. 

Diversi anche i salvataggi di individui finiti nelle reti da posta derivanti, già vietate, note come “spadare”, condotti da personale della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Vibo in collaborazione con il Wwf, a cominciare da quello “storico” avvenuto la mattina del 5 luglio del 1987 sulla spiaggia di Falerna, per continuare con quelli eccezionali verificatisi a pochi giorni di distanza nelle acque paolane del giugno del 1997.

«Sulle cause della morte – conclude la nota - e su molti altri aspetti di tipo genetico, parassitologico e tossicologico indagheranno ora gli esperti degli Istituti di zooprofilassi , mobilitati per l’occasione».

Questo è il comunicato del WWF

“Si comunica che il Convegno organizzato dal C.E.A.M. WWF “Scogli di Isca” associato Calabria Delegazione Citra, dal titolo: “Il Nostro Mare…. ieri, oggi e domani….”, programmato per il prossimo 5 Settembre presso l’Anfiteatro di Belmonte Calabro (Cs), viene posticipato nel mese di Ottobre per impegni istituzionali dei relatori coinvolti nell’iniziativa.

Nel ringraziare le Autorità, l’Università della Calabria, il CNR e tutte le Associazioni per il loro interessamento dimostrato in tale occasione, rimaniamo in attesa di nuovi aggiornamenti per poter discutere insieme di una vera e propria emergenza ambientale per la Regione Calabria, divenuta nel tempo di grande risonanza per l’opinione pubblica.

Belmonte Calabro, 26 agosto 2015

IL PRESIDENTE DEL C.E.A.M. Scogli di Isca – Calabria CITRA Francesco Saverio Falsetti

Pubblicato in Cronaca

tartaruga fiumefreddo 1 1 Uno splendido esemplare di tartaruga “caretta caretta” ha deposto le uova sulla spiaggia del litorale tirrenico cosentino, precisamente a Fiumefreddo Bruzio in provincia di Cosenza.

Il tutto è avvenuto nella notte del 24 luglio, sotto gli occhi stupiti e curiosi di alcuni giovani che hanno avuto la fortuna di assistere all’evento. La tartaruga, per nulla intimorita dalla presenza umana, è uscita dall’acqua risalendo la spiaggia fino quasi a ridosso del muro di delimitazione del lungomare lato nord, in località stazione. A questo punto ha iniziato a scavare una piccola buca in cui ha deposto le sue uova, dopo di che è tornata in acqua.

Ad assistere all’evento c’era anche il consigliere comunale Francesco Orrico che immediatamente, insieme agli amici, ha provveduto ad avvisare le autorità competenti e transennare l’area interessata dal nido. 

Il Sindaco e l’amministrazione comunale di Fiumefreddo Bruzio si sono immediatamente mobilitati contattando il Comandante del Corpo Forestale dello Stato - Stazione di Longobardi, l’ispettore Avolio, il quale ha contribuito ad avviare le procedure che si adottano in questi casi.

E’ stato avvisato il servizio veterinario competente, nella figura del Dott. Santoro, responsabile dell’Area C dell’ASP di Cosenza. Si è mobilitato anche il Dipartimento di Biologia Marina dell’UNICAL ed il WWF.

Ognuno per propria competenza, coadiuvati dai cittadini di Fiumefreddo Bruzio, stanno monitorando continuamente il luogo interessato, predisponendosi per quello che sarà l’evento di schiusa delle uova, che dovrebbe avvenire tra quaranta/sessanta giorni circa.

Il primo cittadino di Fiumefreddo Bruzio, il Dott. Gaudio Vincenzo si dice entusiasta del raro evento verificatosi sulle spiagge del proprio comune, aggiungendo che, “l’allarmismo che si sta creando sulle condizioni di salute del tirreno cosentino, forse è eccessivo, considerando l’evento che si è verificato a Fiumefreddo”.

Nota scritta da

Settimio Martire

Pubblicato in Primo Piano

capIl Capo del Compartimento Marittimo di Vibo Valentia Marina, C.F. (CP) Antonio LO GIUDICE, nell’ambito delle disposizioni impartite dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, ha convocato per la serata di ieri una riunione presso la Sala Consiliare del Comune di Amantea, ove sono stati invitati i titolari degli stabilimenti balneari, il responsabile della sezione WWF di Belmonte, il presidente della cooperativa pescatori San Rocco, i titolari di licenza di pesca e il referente del club subacquei di Amantea.

 

Alla riunione, organizzata grazie alla collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Amantea, e tenuta dal Capitano RAGADALE – Capo Servizio Operativo della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina e dal Maresciallo CIANCI Titolare della Guardia Costiera di Amantea, hanno partecipato con grande interesse tutti i rappresentanti degli enti invitati.

Presso la Sala Consiliare del Comune di Amantea a fare gli onori di casa l’Assessore all’Ambiente RUBINO, che ha partecipato alla riunione prendendo atto delle problematiche rappresentate in previsione di un programma esecutivo per l’estate ormai alle porte che possa tentare di soddisfare le richieste dei balneari presenti.

Sono state richiamate tutte le Ordinanze del Capo del Compartimento Marittimo che disciplinano le varie attività lungo il litorale costiero, con particolare riferimento alla  nuova Ordinanza balneare nr.12/2015, l’Ordinanza nr.11/2009 relativa alla Zona di Tutela Biologica litorale prospiciente Amantea, l’Ordinanza nr.23/2010 relativa alle modalità di svolgimento delle attività subacquee, l’Ordinanza nr.22/2010 che disciplina ai fini della sicurezza marittima la navigazione da diporto e l’Ordinanza nr.08/2011 relativa all’esercizio della pesca marittima professionale, tutte prontamente consultabili sul sito www.guardiacostiera.it, digitando comandi periferici Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, nonché gli aspetti riguardanti il codice della nautica da diporto.

In particolare si è cercato di invitare i fruitori del mare a comunicare con tempestività eventuali comportamenti pericolosi per la salute e l’incolumità pubblica, suggerendo di contattare immediatamente la sala operativa della Guardia Costiera di Vibo Valentia Marina, tramite il numero gratuito per le emergenze in mare 1530, al fine di far intervenire prontamente sia i mezzi nautici che le pattuglie della Guardia Costiera che opereranno quotidianamente sul territorio durante tutto il periodo estivo nell’ambito dell’operazione complessa “MARE SICURO” 2015, disposta come ogni anno dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto.

Tutti i partecipanti oltre a gradire l’iniziativa e l’incontro alla vigilia dell’inizio della stagione balneare, hanno ringraziato i militari della Guardia Costiera per l’attività quotidianamente svolta, assicurando il proprio contributo per il regolare e sicuro andamento della stessa.

Nei prossimi giorni, si legge nella nota stampa, il veloce battello pneumatico GC 353 della Guardia Costiera di Vibo Valentia Marina, sarà nuovamente rischiarato ed operativo nel porto di Amantea per le attività di vigilanza di polizia marittima, ed opererà con equipaggi addestrati al salvamento nuoto e al primo soccorso sanitario, nell’ambito dell’operazione “Mare Sicuro” che avrà il suo start operativo il 22 giugno e si concluderà il 13 settembre 2015.-

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Pubblicato in Belmonte Calabro

Nonostante gli appelli, gli articoli sui giornali e le segnalazioni degli anni scorsi,continuano indisturbate le esercitazioni di aerei del tipo Canadair sulle acque dell’oasi dell’Angitola. Le ultime si sono verificate nel tardo pomeriggio di mercoledì scorso, con un velivolo che ha ripetutamente prelevato acqua dalla superficie dell’invaso per poi scaricarla di nuovo sul lago artificiale.

Il tutto proprio nel momento cruciale per l’avifauna acquatica intenta alla nidificazione e con la presenza di migratori, come il falco pescatore, che avevano scelto il lago per la sosta durante i lunghi e faticosi spostamenti dall’Africa all’Europa. In particolare la presenza dei mezzi aerei, sia a causa del forte rumore prodotto, che delle operazioni sopra descritte, provoca una continua situazione di allarme, di repentina interruzione delle attività trofiche o di riposo dell’avifauna , costretta ad involarsi ripetutamente , con grave compromissione delle attività riproduttive, dalla cova allo svezzamento dei pulcini.

Né si può escludere a priori l’eventualità che la violenta scarica d’acqua sulla superficie del lago possa determinare la morte di uccelli più lenti o più restii ad alzarsi in volo, come gli Svassi, che rappresentano il simbolo dell’oasi stessa e che vi nidificano regolarmente dal 1982.

Forse è il caso di ricordare per l’ennesima volta che il bacino dell’Angitola, oltre ad essere un’oasi di protezione della fauna, come da DPGR n.577 del 12/5/1975, è stato inserito con Decreto Ministeriale 30 Settembre 1985 nell’elenco delle Zone Umide di Importanza Internazionale come habitat per gli uccelli acquatici previsto dalla Convenzione Internazionale di Ramsar; si rammenta altresì che lo stesso lago, con Decreto Ministeriale 3 Aprile 2000 è compreso nell’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) (Codice Sito: IT9340086) ai sensi della Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 “ relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” e che tutto il territorio in cui ricade il lago, per un totale di 875 ettari, è stato inserito nel Parco Regionale delle Serre con Legge Regionale Calabria del 5/5/1990.

A tale riguardo giova ricordare che l’art.11 c.3 lett. a L. 6/12/1991 n.394 “ Legge quadro sulle aree protette” vieta espressamente nei parchi “il disturbo delle specie animali” .

In teoria dunque quella dell’Angitola dovrebbe risultare come la zona più protetta della Calabria, ma avviene che, nonostante le norme che dovrebbero tutelare la fauna, le sue acque vengano utilizzate per esercitazioni aeree.

Se poi si aggiunge che quello primaverile è il periodo maggiormente frequentato dalla scolaresche , risulta davvero difficile spiegare ai visitatori che anziché il volo e le parate nuziali degli uccelli, possono assistere alle esercitazioni degli aerei.

Il WWF denuncia anche la pericolosità di certe operazioni, stante la possibilità di un impatto dell’aeromobile contro uno o più uccelli, anche di grandi dimensioni, come Cormorani, Aironi cenerini, Gabbiani reali, o di stormi di anatre in periodo invernale , con conseguenze disastrose per l’equipaggio e con il rischio di una collisione dello stesso mezzo aereo contro il corpo diga, E’ davvero singolare che gli aeroporti adottino tutte le misure per scongiurare il Bird Strike, cioè le

collisioni degli aerei con gli uccelli e poi si vadano a fare esercitazioni proprio in un’oasi di protezione degli stessi volatili.

Dette operazioni appaiono ancora più incomprensibili se si considera la vicinanza del mare, che dista non più di tre chilometri in linea d’aria e il fatto che in molti casi si sono verificate in condizioni meteorologiche ideali e in periodi non critici per gli incendi boschivi.

Alla luce di tali considerazioni il WWF chiede ancora una volta che il Lago artificiale dell’Angitola, che risulterebbe compreso nell’elenco dei bacini calabresi da utilizzarsi per le operazioni relative alle campagne antincendio, venga escluso dal suddetto elenco e che pertanto vengano impedite per il futuro esercitazioni o prelievi e scarichi di acqua sulla sua superficie da parte di mezzi aerei, salvo casi di particolare gravità e urgenza dettati da incendi boschivi e condizioni meteorologiche proibitive per i prelievi a mare. WWF Provincia di Vibo Valentia.

Pubblicato in Lamezia Terme

Ecco la nota stampa del comune di Amantea che pubblicizza l’ultimo incontro (il prossimo) per lo scoglio di Coreca, quello finale (o tombale), un incontro di “ascolto” conseguente al quale la politica, sentite le parti, adotterà “le decisioni più giuste per l’intera collettività“, “cercando una soluzione che sia la più condivisa possibile”.

 

Non efficacia della proposta progettuale, allora, non reale e duraturo ripascimento della spiaggia a nord ed a sud dello scoglio, senza lesione delle zone a sud dello scoglio stesso, non tutela della Statale che permette (ancora) di giungere a Coreca(nelle foto il grande muro messo a nudo) , ma condivisione, così che se poi il progetto non dovesse avere effetti positivi comunque sarebbe stata un responsabilità non ascrivibile ad una sola delle parti ( tecnici, politici, associazioni).

La vittoria della apparenza della democrazia non della assunzione di responsabilità

Lo strano è che la nota stampa anticipa la volontà dell’ente evidenziando che “ la costruzione di una scogliera di oltre cento metri di lunghezza, con una cresta sull’acqua di circa due metri, (è) “Una soluzione certamente efficace dal punto di vista tecnico”. Ecco

Si terra oggi venerdì 12 dicembre alle ore 10, presso la casa comunale di corso Umberto I, l’atteso incontro tra l’amministrazione presieduta dal sindaco Monica Sabatino ed i referenti delle associazioni che, nei mesi scorsi, si sono pronunciati in maniera contraria alla realizzazione di una barriera frangiflutti emersa in prossimità dello Scoglio Grande di Coreca.

Come si ricorderà il progetto realizzato dall’ingegnere Alberto Borsani, presentato dalla Regione Calabria e finalizzato al ripascimento costiero del litorale, prevede la costruzione di una scogliera di oltre cento metri di lunghezza, con una cresta sull’acqua di circa due metri. Una soluzione certamente efficace dal punto di vista tecnico, ma di forte impatto visivo. Gli ambientalisti, in primis il Wwf, sostengono che la protezione della costa, così come accaduto nella vicina Tropea, potrebbe essere garantita tramite il posizionamento di una barriera soffolta che preserverebbe l’immagine complessiva del sito. A supporto di tale tesi, nel corso della riunione, verranno presentate alcune relazioni che attestano l’efficacia di questo genere di soluzione. Secondo i progettisti nominati da Palazzo Campanella( ???????) , l’idea della barriera soffolta non sarebbe realizzabile a causa delle “particolari correnti presenti a Coreca”.

L’assemblea, fortemente voluta dal sindaco Monica Sabatino e dall’assessore ai lavori pubblici Sergio Tempo, vuole essere non soltanto un momento di confronto tra due diverse idee progettuali, ma anche un modo per trovare la giusta sintesi e consentire alla Scogliera di Coreca di tornare agli antichi e gloriosi fasti, reinterpretando il ruolo di regina del turismo balneare nepetino.

È bene ricordare che le valutazioni sui due modelli progettuali, da un lato la barriera emersa e dall’altro quella soffolta, sono state oggetto di un vertice che si è tenuto nei giorni scorsi a Catanzaro, presso gli uffici competenti della Regione Calabria, al quale ha partecipato non soltanto il primo cittadino, ma anche l’ingegnere Franco Lorello, dirigente dell’ufficio tecnico di corso Umberto I e lo stesso assessore Tempo.

«L’obiettivo dell’amministrazione comunale nella sua interezza – ha spiegato il sindaco – è restituire il futuro a Coreca. Per fare ciò abbiamo bisogno di conoscere il parere degli esperti che in questo caso devono essere di supporto alla politica. Faremo tesoro di quanto verrà detto nel corso dell’incontro e adotteremo poi le decisioni più giuste per l’intera collettività, cercando una soluzione che sia la più condivisa possibile».

cane wwfRiceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa da parte del Presidente C.E.A.M. WWF “Scogli di Isca” - Francesco Saverio Falsetti

 

Quando si vede un cane morto per strada in tanti si girano dall’altro lato schifati ed infastiditi da quella vista. Ebbene, tante volte, quell’animale è stato ucciso perché a qualcuno dava fastidio anche da vivo, magari questo “umano signore” qualche anno prima ha regalato al figlio o al nipotino una simpatica e scodinzolante bestiolina, in quel momento gli serviva per accaparrarsi le simpatie del bambino, ma poi si sa, nella vita si cambia…….. ed il più delle volte non in meglio.

E’ quello che è successo qualche giorno fa a San Pietro in Amantea, paesino collinare a ridosso di Amantea, due belle Chiese, una bellissima Piazza, qualche centinaio di residenti e tanto verde, insomma in un’oasi di tranquillità di questo tipo tra così pochi abitanti si aggira anche un povero “sciocco” che ritiene un bel gesto la sua bravata – sono stati avvelenati ben sette cagnolini e la loro mamma, sono bastati pochi bocconi avvelenati e la fame ha fatto il resto. Una strage di animali di cui abbiamo contezza solo grazie alla delicatezza di un altro Signore Carmine Artiglieri con una sensibilità – vivaddio - ben diversa, il più delle volte occultata dall'indifferenza, dall'omertà, dalla connivenza, forse anche dalla paura. L'indifferenza perché trattasi solo di animali che contano fin quando sono utili, di cui è giustificato liberarsi se non servono più.

L'omertà e la connivenza perché non ci si immischia, non ci si inimica il conoscente o comunque chi finirebbe per risalire a chi ha parlato. Poi c'è la paura di ritorsioni: che la vendetta ricada sui propri animali. Si tratta quindi di una pratica da sempre tollerata da parte della maggioranza degli abitanti – soprattutto delle campagne, in quanto ritenuta capace di difendere gli agricoltori dagli animali cosiddetti “dannosi”. Se penso a quanta premeditazione c’è in un gesto di questo tipo, si potrebbe parlare intere ore e comunque non si sarebbe detto tutto, la capacità dì preparare "cocktail” micidiali che mirano allo sconvolgimento della sintomatologia dell'animale e quindi all'impossibilità, da parte del medico veterinario, di intraprendere corrette misure terapeutiche.

Questo povero idiota non si rende conto che immettendo veleni in ambienti urbani per eliminare un cane, magari solo perché abbaia al passaggio di gatti o perché defeca in luoghi inopportuni, rischia di creare seri problemi a bambini in tenera età che giocano tranquilli nei prati, per abitudine, portano ogni cosa in bocca o solamente le mani dopo essere venuti a contatto con escrementi dell’animale avvelenato. In questo periodo girano tanti raccoglitori di funghi, che possono venire a contatto con gli escrementi inavvertitamente o possono nascerci vicino dei funghi.

Insomma chiediamo a tutti di essere più cittadini e segnalare tali abusi che denigrano il territorio, facendo scendere a terra il livello di civiltà e di evoluzione che ci differisce dalle bestie, gli  animali che hanno la sola colpa di vivere alla loro maniera, per loro l’essere umano è “solo” il loro migliore amico, tante volte bisogna dire “purtroppo”. Chiediamo agli organi preposti alla vigilanza del territorio di attenzionare qualsiasi comportamento di sopraffazione, su chiunque, fosse anche un cane!

 Presidente C.E.A.M. WWF “Scogli di Isca”

 Francesco Saverio Falsetti

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