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Non solo ma invoca la fine dello sfruttamento minorile.

Poi aggiunge che la povertà non è una fatalità.

Infine invita i giovani a non arrendersi mai davanti agli effetti nefasti della povertà, a non cedere mai alle tentazioni della vita facile ed a non ripiegarsi su se stessi.

Per raggiungere questi risultati nel Madagascar e nelle altre parti del mondo basta pregare.

 

 

 

Dio infatti – dice il Papa- tocca il cuore degli imprenditori e dei dirigenti perché provvedano a tutto ciò che è necessario per assicurare a quanti lavorano un salario dignitoso e condizioni rispettose della loro dignità di persone umane.

Conclude dicendo che ognuno deve conoscere la gioia e la dignità di guadagnarsi il pane per portarlo a casa e mantenere i suoi cari.

Imprenditori e dirigenti vedranno propri fratelli nei loro dipendenti.

E’ importante anche che si crei tra i lavoratori uno spirito di vera solidarietà.

Che sappiano essere attenti gli uni agli altri, incoraggiarsi a vicenda, sostenere chi è sfinito, rialzare chi è caduto.

Ed infine è necessario che il cuore dei lavoratori non ceda mai all'odio, al rancore, all'amarezza davanti all'ingiustizia, ma conservi viva la speranza di vedere un mondo migliore e lavorare per esso.

Conclude il Papa invita doli a far valere i loro diritti e le loro voci e il loro grido siano ascoltati.

E comunque il Papa spera che i politici garantiscano il rispetto dei lavoratori, il diritto allo studio dei giovani, il diritto delle famiglie ad avere soddisfatti i propri bisogni, evitando i disboscamenti selvaggi, lo sversamento delle plastiche nei mari, l’inquinamento dell’ambiente.

La Stampa

Pubblicato in Mondo

Dopo i bui e tristi fatti occorsi il 29 giugno qualche riflessione.

Seria, però, non istintiva ed umorale, illogica ed inutile, tantomeno politica.

E qualche domanda.

Ma allora il comune era indagato? Sembra evidente!

Da quando? Da tempo, evidentemente !

E quanti uffici e dipendenti? Tanti od una buona parte!

Con quale logica?

Probabilmente quella sorretta dalle tante denunce apparentemente inascoltate( evidentemente non era così), e quella sorretta dalle tante lamentele che si coglievano negli uffici, per strada, eccetera?

Già, siamo curiosi di sapere quante microspie erano state piazzate?

Ed inoltre di sapere se ci sono ancora o sono state tolte?

Qualcosa la sapremo se, e quando, potremo accedere al fascicolo della indagine nel quale leggere ancora meglio i discorsi registrati di cui alcuni sono stati pubblicati dai giornali .

Sembra che il fascicolo non sia stato nemmeno notificato al comune e che pertanto esso non ha potuto deliberare né eventuali provvedimenti di sospensione a carico del personale, né la costituzione di parte civile, come appare possibile e forse dovuto.

Ma una necessaria la riflessione è quella relativa alla apparente non consapevolezza da parte del personale ( tutti od una parte) e dei politici ( tutti od una parte) di essere sotto indagine ed intercettazione.

Ed ancora più importante la riflessione sulla approssimazione comportamentale da parte dei funzionari e dei politici.

Una approssimazione che sembra essere stata alla base dei provvedimenti restrittivi adottati e degli avvisi di garanzia.

Ora molti di loro restano sorpresi.

Anche noi siamo sorpresi di questa apparente supponenza della politica e della burocrazia.

E ci chiediamo e fosse soltanto supponenza o se fosse anche arroganza.

Abbiamo, comunque, considerazione per gli amministratori rimasti coinvolti in questa triste vicenda.

Se, infatti, in qualche modo la burocrazia che DEVE conoscere le leggi e non appaiono giustificabili i suoi errori, ci chiediamo se lo siano e quanto quelli dei politici che ignorando le norme ed i regolamenti hanno pensato di “potere tutto”.

Ma la cosa veramente brutta è che loro non sono stati corretti da chi doveva farlo o poteva farlo.

Di chi parliamo?

Di tutti i dirigenti ad iniziare dal segretario comunale.

E ci chiediamo, possibile che nessuno si sia accorto che si stava sbagliando?

E quanti altri “errori” sono ancora all’attenzione della magistratura?

Anche se il PM Bruni ha rassicurato politici e personale noi sappiamo che è sempre forte l’attenzione sui reati della Pubblica amministrazione e che continuano le denunce contro le “approssimazioni”( chiamiamole così) che continuano a verificarsi.

Pubblicato in Politica

Questo è uno dei casi in cui riesci a sapere qualcosa di importante per i cittadini amanteani anche se ti sfuggono i contorni della vicenda. Che fare allora? Ricostruire la storia e raccontarla.

Tutto parte dalla presenza davanti al municipio dell’auto del 117 della Guardia di Finanza.

Un parcheggio ben fatto, come di chi deve restare per parecchio tempo.

Per chi, come noi, è sempre a caccia di notizie riesce difficile non cercare di sapere chi sono, da dove vengono ed in quale ufficio sono.

Ci vuole tempo, poi vediamo uscire due finanzieri in borghese dalla ex Pretura .

Non sono della tenenza di Amantea, od almeno così ci sembra.

Possiamo allora escludere che si tratti della indagine sugli alloggi popolari.

Questa indagine ci viene subito in mente perché davanti alla stanza del sindaco ci sono alcune persone che cercano risposta al loro bisogno di un alloggio.

Che cosa saranno venuti a fare?.

Nessuno è in grado di darci una risposta, neppure parziale.

Ci vuole il pomeriggio.

E mentre il tempo si chiude, la notizia, pur confusa, sembra aprirsi.

La Procura avrebbe inviato, ci dicono, a ben 19 persone una comunicazione di chiusura delle indagini preliminari.

Si tratterebbe di indagini risalenti al 2015.

La comunicazione della chiusura delle indagini preliminari avviene tramite consegna di un documento scritto, chiamato appunto avviso di conclusione delle indagini preliminari effettuata personalmente all’indagato, se questo avviso è la prima comunicazione ufficiale relativa al procedimento.

In questo caso – oltre a consegnare l’avviso – le forze dell’ordine chiedono all’indagato di nominare un proprio difensore di fiducia e di indicare il luogo in cui egli vuole ricevere tutte le successive comunicazioni relative al proprio procedimento (tecnicamente, si chiama elezione di domicilio).

Nell’avviso che viene consegnato all’indagato, il Pubblico Ministero deve indicare il tipo di reato commesso, con una esposizione sommaria dei fatti che vengono contestati, la data e il luogo in cui ciò è avvenuto e le norme penali che l’indagato avrebbe violato.

La conclusione delle indagini preliminari è un momento sicuramente molto importante per la persona indagata che potrà, entro 20 giorni da quando ha ricevuto l’avviso di cui sopra, prendere visione dell’intero fascicolo del Pubblico Ministero – depositato presso la Procura della Repubblica del luogo in cui è stato commesso il reato – e decidere, insieme al proprio avvocato, se sia opportuno iniziare a difendersi già in questo momento oppure riservare le proprie difese al processo vero e proprio, che si terrà in un momento successivo.

Ci viene fatto riflettere sul fatto che ci sarebbero troppe e diverse persone perché si tratti di un solo filone investigativo.

E ciò sarebbe confermato anche dal fatto che tra le persone alle quali sarebbe pervenuta la chiusura delle indagini preliminari ci sono politici della vecchia giunta, dipendenti comunali , semplici cittadini, imprese e cooperative.

Tre i politici che sembra rispondano alle seguenti iniziali E.P. , G.C. ed E. M.

Totalmente sconosciuti i reati loro ascritti.

Diversi i dipendenti .

Uno di essi risulterebbe persona offesa.

Alcuni sembra rispondano alle seguenti iniziali M.A. , L.A., A.T., E.C., F.A., F. P. , G. B.

Totalmente sconosciuti anche i reati loro ascritti..

Diversi cittadini tra cui, sembra, il presidente di una cooperativa che presta servizio per il comune di Amantea ed una impresa.

Qualche viso preoccupato.

Qualcuno, invece ,anche per l’ inusualità del fatto, si spinge a sussurrare che finirà tutto in una bolla di sapone.

Domani c’è consiglio comunale e sicuramente la minoranza non si lascerà sfuggire l’ occasione di fare domande per saperne di più.

Pubblicato in Cronaca

Questo il testo della lettera inviata dai vigili non stabilizzati di Amantea a tanti politici calabresi per segnalare la loro triste e grave vicenda.

 

“I sottoscritti Signori Africano Ornella nata a Amantea (CS) il 04.07.1969, residente in Amantea (CS) Via Dogana 216, Bossio Teresa nata a Amantea il 16.03.1958, residente in Amantea (CS) Via Roberto Mirabelli n° 81, Guido Rizzo Antonella nata a Amantea il 04.06.1972, residente in Amantea Via Nazionale n° 12, Perna Francesca Mafalda nata a Lamezia Terme il 11.11.1977, residente in Amantea Via Tevere n° 10, Valeriano Marilena nata a Paola il 16.06.1976, residente in Amantea Via Catania n° 18, Vilardo Francesco nato a Cosenza il 12.07.1984, residente in Amantea Via Venezia n° 2., hanno partecipato alla procedura concorsuale per l’assunzione di n° 7 agenti di polizia locale indetto con avviso pubblicato in data 07.04.2014.

 

La nostra vicenda, nella qualità di persone, genitori, cittadini italiani, lavoratori, NON PUO’ ESSERE DIMENTICATA!

Significherebbe dimenticare anche noi, abbandonarci con il nostro carico di disperazione umana. Non lo meritiamo, come persone, simili a tante altre persone, come lavoratori, simili a tanti altri lavoratori.

 

O meglio dobbiamo dire ex lavoratori, che per un decennio sono stati utilizzati dal nostro comune per uno dei lavori più difficili, quale sicuramente è quello di Vigile Urbano.

Un lavoro prestato con impegno, sacrificio, disponibilità, al punto da meritare un elogio scritto da parte dell’allora comandante della Polizia Municipale dr Mario Aloe.

Un lavoro prestato in una città difficile al punto da essere riconosciuti dal Prefetto per la qualità di Agenti di Pubblica sicurezza che peraltro prevede il porto d’armi.

E merita di essere ricordato che noi tutti non siamo stati prelevati al buio dal sacco dei numeri della tombola.

No! Abbiamo partecipato e superato una selezione concorsuale che ha dichiarato la nostra qualità ed idoneità ad effettuare il servizio di agente di Polizia Municipale.

Un giudizio espresso dalla apposita commissione di valutazione nominata dal comune e nel rispetto del quale siamo stati reiteratamente rinnovati nel servizio per circa 10 anni.

 

Nel giugno 2004 il Comune di Amantea bandisce un concorso pubblico per titoli e d esami per la copertura di 6 posti di Agenti di Polizia municipale a tempo determinato, per far fronte al bisogno temporaneo di personale dettato dalla stagione estiva.

Vista la forte necessità di personale e, considerato che, già all’epoca il Comando di Polizia Municipale risultava carente di organico, venivano assunti in servizio anche gli idonei della graduatoria. Così è stato anche per vari appuntamenti nella stagione invernale.

Un continuo rinnovo, possibile solo in presenza di dimostrate qualità e competenze professionali. Perché mai, infatti, se fossimo stati non qualificati avremmo dovuto essere rinnovati nel servizio?

E proprio questo continuo e perdurante utilizzo ci ha posto nella condizione di ritenere che mai saremmo stati buttati “fuori” dalla pubblica amministrazione.

In questa posizione non solo non abbiamo cercato un altro lavoro, ma quando si è presentata la possibilità per qualcuno di noi, lo abbiamo anche rifiutato.

Come avremmo potuto lasciare un lavoro ormai certo e del quale ci eravamo innamorati?

Oltretutto, eravamo consapevoli di vivere in una Repubblica fondata sul lavoro, o almeno così credevamo…

E quel lavoro ce lo siamo tenuto stretto, con dedizione ed abnegazione, perché dallo stesso ne facevamo derivare un reddito onesto con cui vivere insieme alla propria famiglia, pagare le tasse, far esistere lo Stato ed esserne parte, vivere dignitosamente e serenamente.

 

Un lavoro, che in tutte le sue manifestazioni, come scrive Zagrebelsky, è fattore d’unità e d’inclusione e dunque, titolo d’appartenenza alla comunità nazionale e alla cittadinanza.

Ma il lavoro è anche sicurezza, dignità, salute, stabilità del lavoratore, e serenità e sicurezza per i figli e la famiglia.

Il lavoro è quindi responsabilità verso la vita dell’uomo, verso la vita della sua famiglia, la vita della pòlis, è funzione di servizio alla economia nazionale od all’economia dell’impresa.

In questa ottica si pone il valore del lavoro dei singoli e dei gruppi.

In questa ottica appare logica la necessità di tutelare attitudini e vocazioni, di ogni lavoratore conservando le esperienze e talenti singoli o complessivi nell’interesse più generale della stessa impresa o della nazione.

Nel frattempo, tra il 2004 e il 2007, il Governo centrale con varie leggi finanziarie fino al 2006 non dava molto spazio ad assunzioni e gli enti pubblici, per colmare le carenze di organico, si sono serviti di personale a tempo determinato reiterando nel tempo i relativi contratti.

Le cose sono cambiate a partire dal 2007/2008 con la legge finanziaria 296/2006 con la quale il Governo capisce che la mole di precariato che si era creata a causa di questo tipo di assunzioni a tempo determinato era abnorme. Si decise così di dare la possibilità a questo personale ormai formato di essere stabilizzato come previsto agli artt. 557/558 della predetta legge finanziaria.

 

Quella stabilizzazione che ci spettava e che aspettavamo con ansia per porre fine ad uno stillicidio di attese e di speranze.

Vani i tentativi di ripristino degli atti.

Col reintegro dell’amministrazione speravamo nel loro intervento a difesa del loro operato, ma gli stessi che avevano provveduto a stabilizzarci non hanno esitato un momento nel farci intraprendere una battaglia legale al Tar prima e al Consiglio di Stato poi.

Era tardi ormai… gli effetti della revoca erano stati prodotti… l’unica strada “rifare il concorso”.

Nel 2011 partecipiamo ad una selezione per soli titoli e torniamo in servizio, tutti nessuno escluso! Ciò a riprova della ormai maturata formazione dal 2004. Siamo rimasti in servizio fino al 30/06/2014, quando di nuovo il governo centrale con decreto n. 101/2013 poi convertito in            L. 125/2013 ridava la possibilità di stabilizzare i precari degli enti locali attraverso una procedura di selezione interna alle varie amministrazioni.

Peraltro, ci siamo sentiti forti ancora di più dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea datata 26 Novembre 2014 sulla cui interpretazione avrebbe già dovuto pronunciarsi la Corte Costituzionale.

 

Una sentenza che ha dichiarato la illegittimità della reiterazione dei contratti oltre i 36 mesi sotto pena dell’obbligo della stabilizzazione.

Ed invece non è andata così!!!

Una commissione assolutamente ed incomprensibilmente atipica rispetto a tutte le migliaia di altre con le quali sono stati attuati i processi di stabilizzazione, ha deciso la nostra inidoneità, ponendoci il dubbio se il lavoro decennale sia stato inutile, ed addirittura improduttivo, al punto che siamo risultati idonei alla selezione concorsuale, qualificati al punto da avere avuto reiterato l’incarico per 10 anni, qualificati al punto da ricevere un attestato di qualità, nel 2007, infatti, a seguito di un corso di formazione, i cui docenti sono stati funzionari della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Marina Militare, e Magistrati, abbiamo conseguito un attestato di formazione professionale per poi essere buttati fuori, come se l’esperienza maturata fosse stata inutile.

Parliamo di un comportamento palesemente abnorme ed illegittimo quale quello posto in essere da parte del comune di Amantea che, dopo aver espletato una selezione per l’assunzione a tempo indeterminato di vigili urbani, ha fatto ricorso ad una successione abusiva di contratti a termine che si sono succeduti l’uno all’altro per gli anni dal 2004 al 2014 confinando gli scriventi nel limbo della precarizzazione e facendoci perdere le chance di conseguire, con percorso alternativo, l’assunzione mediante concorso nel pubblico impiego o la costituzione di un ordinario rapporto di lavoro privatistico a tempo indeterminato.

 

Ma non può escludersi che una prolungata precarizzazione per anni possa aver inflitto al lavoratore un pregiudizio che va anche al di là della mera perdita di chance di un’occupazione migliore.

Infine, è opportuno sottolineare che, contrariamente a quanto normalmente avviene per il lavoratore privato, in questo caso la Corte ha sollevato i diretti interessati dall’onere della prova, ferma restando la possibilità di poter dimostrare la perdita di chances a cui si è fatto riferimento poc’anzi. Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con sentenza              15 marzo 2016 n. 5072 ha così concluso: “Nel regime del lavoro pubblico contrattualizzato in caso di abuso del ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato da parte di una pubblica amministrazione il dipendente, che abbia subito la illegittima precarizzazione del rapporto di impiego, ha diritto, fermo restando il divieto di trasformazione del contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato posto dall’art. 36, comma 5, d.lgs. 30 marzo 2001 n. 165, al risarcimento del danno previsto dalla medesima disposizione con esonero dall’onere probatorio nella misura e nei limiti di cui all’art. 32, comma 5, legge 4 novembre 2010, n. 183, e quindi nella misura pari ad un’indennità onnicomprensiva tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, avuto riguardo ai criteri indicati nell’art. 8 legge 15 luglio 1966, n. 604”.

Nella fattispecie che ci riguarda, quindi, il nostro rapporto di lavoro è stato determinato da una selezione pubblica sostitutiva di un pubblico concorso.

 

Questo momento istitutivo del rapporto di lavoro si è trascinato nel tempo assumendo sistematica valenza confermativa man mano che l’amministrazione comunale ha ritenuto la sussistenza del bisogno del ricorso alle prestazioni professionali.

Per quanto sopra non era legittimo e tantomeno necessario ricorrere ad un concorso pubblico interamente o parzialmente riservato giacché il nostro ingresso era stato ed è rispettoso dello stesso obbligo costituzionale.

Ma le sorprese non finiscono qua!!!

Dopo ben dieci anni e agonizzanti attese e richieste, istanze e ricorsi, finalmente è arrivato il tanto aspettato concorso, anche se in palese violazione con la normativa di settore per noi che potevamo essere stabilizzati senza concorso.

Ma tant’è…

Con Deliberazione di Giunta Comunale n° 37 del 7.3.2014, il Comune di Amantea ha approvato l’avvio delle procedure concorsuali di stabilizzazione “per assunzione tempo indeterminato part time dei lavoratori con contratto a tempo determinato da selezionare attraverso procedura di reclutamento speciale ai sensi del D.L. 101/2013 convertito in Legge 125/2013”, pubblicando in data 7.4.2014 il bando concorsuale avente oggetto “Selezione per titoli ed esami, per la copertura di n° 7 (sette) posto di Agente di Polizia Locale a part time a n° 18 (diciotto) ore e indeterminato – categoria giuridica C1, riservata esclusivamente ai soggetti in possesso dei requisiti di cui all’art. 4, comma 6, Decreto Legge 31 agosto 2013 n° 101, convertito con modificazioni dalla Legge 30 ottobre 2013, n° 125”.

Possedendo tutti i requisiti richiesti dalla lex specialis concorsuale, nonché dalla sottesa normativa nazionale, gli scriventi hanno inteso partecipare alla procedura selettiva.

 

Da tale momento è iniziato un vero e proprio calvario, consistente: in reiterati rinvii della selezione concorsuale da parte del Comune ; in ben due giudizi innanzi il TAR Calabria Catanzaro per la censura del silenzio inadempimento mantenuto dal Comune, che solo all’esito della seconda Ordinanza di condanna da parte del TAR Calabria ha inteso avviare la selezione.

Inutile dire che gli scriventi sono stati TUTTI dichiarati non idonei, con votazioni pari allo ZERO nello svolgimento delle prove scritte.

Per queste ragioni riteniamo di doverci rivolgere alle SV quali rappresentanti della politica perché, volendo, possiate porre rimedio ad una situazione lesiva del diritto al lavoro, del diritto alla dignità, del diritto alle medesime condizioni degli altri lavoratori già stabilizzati o stabilizzandi.

Con la presente Vi giungano i nostri saluti e la preghiera affinché le SSVV non ignorino l’appello di 6 famiglie disperate! Grazie.

Amantea, 26/05/2016                                                                                                          

                                                                                                                                 In Fede

Pubblicato in Politica

Un amico che legge ogni giorno il sito Tirrenonews e che spesso ci riempie di complimenti, ieri è stato molto critico.

Ha esordito con questa affermazione “ Se l’ opposizione è questa, allora è meglio che l’attuale maggioranza resti al governo del paese!”

Deve aver letto la sorpresa sul mio volto, perché subito dopo ha continuato, ricordando la vecchia canzone di Vianello( ma alla rovescia): “Non ti rendi conto che se ieri eravate in dieci a ballare l’ hully gully, adesso siete in tre a ballare l’ hully gully . Ma lo vedi che la minoranza (quasi) non esiste? “

Al che gli domando: “E domani?”

“ Domani, forse sarai solo a ballare hully gully” e si apre ad un lieve sghignazzo.

Mi viene da sorridere pensando al fatto che qualcuno di me dice “ Non parlate con lui perché è all’opposizione dell’opposizione”.

“Insomma, anche per te sarei un bastian contrario ?”

Stringe le labbra, alza leggermente una spalla, piega leggermente la testa con fare interrogativo, ma non risponde.

Ed allora io insisto: Non potrei , invece, essere uno che non ama restare in silenzio come tanti altri amanteani e che ritiene sia corretto esprimere i propri dubbi, sollevare riflessioni, sollecitare l’attenzione verso i problemi di una città che non sembra stia molto bene?”

Ancora una risposta senza parole!

Ed allora affondo il bisturi nella sua ferita. “ Dimmi, di cosa hai paura?”

Avverto il sussulto , allarga gli occhi, “ Scante”.

“Colpito?” Vorrebbe reagire , ma io non mollo la presa.

“Dimmi la verità! Contesti la minoranza perché non fa una opposizione forte ed incisiva ben sapendo che anche tu potresti e dovresti fare opposizione o dire grazie all’amministrazione per quello che fa! . Ma tu non fai niente , nemmeno esprimi un giudizio, positivo o negativo che sia! Ed ora ti stai chiedendo chi verrebbe dopo Monica Sabatino e GB Morelli, vero?”

Allora è vero che tu hai paura del “ritorno”, o meglio dei “ritorni?”.

Mi accorgo di aver tagliato non solo la pelle, ma anche la carne ed i nervi, ed infatti il mio amico sta sanguinando copiosamente .

Ha paura davvero di un salto nel passato che, poi, sarebbe un salto nel futuro , un futuro incerto, molto incerto?.

Od ha paura di un cambiamento epocale come potrebbe essere un governo del M5s?

Ed allora sembra essere arrivato alla drammatica conclusione che se dobbiamo morire ( parlo ovviamente di Amantea) tanto vale morire con questa giunta.

Ma perché gli elettori, tra cui il mio amico, sono così sconfortati?

Perché hanno solo certezze negative come quella che di anno in anno non potrà che andare peggio?

Perché pensano addirittura di non andare a votare, tanto gli amministratori sono tutti gli stessi?

“Insomma – gli dico- anche tu pensi che è meglio così che peggio?”

“Ma non ha fiducia nemmeno in te stesso? Perché non ti presenti tu?”

“Già! E chi mi voterebbe”, fa lui di rimando.

Ed io insisto “ E poi perchè?”

Resta basito, senza parole. Mi stringe la mano e va via! Percorre una decina di metri e si gira. Sembra tornare indietro, ma non lo fa: chissà cosa sta pensando.

Che strana Italia!

Da un lato si legge che l’ICE( istituto per il commercio con l’estero) ha dismesso( cioè ha avviato in mobilità) un quarto della sua forza lavoro. Il che è una grande stranezza visto che comunque si tratta di gente che non risulta più funzionale ad un ufficio pubblico ma che viene comunque pagata ( quale sarà il risparmio, poi?).

Dall’altro si legge che il “silenzioso” governo Letta emana il dl 101/13 con il quale vieta la assunzione di nuovi precari e finalmente chiama a responsabilità i funzionari che creano la spesa con la piena consapevolezza che tanto poi i precari in qualche modo saranno stabilizzati.

Intanto leggi di un esercito di precari e ti domandi chi mai li avrà creati e come saranno stati scelti. Certamente non con un concorso.

Un ese rcito che fa pressione in nome del diritto al lavoro, quel diritto mai sufficientemente tutelato.

Ed è così che si crea il “diritto” alla stabilizzazione.

Ma se esiste il diritto alla stabilizzazione allora esiste il diritto alla precarietà, nel senso che si prendono parenti, elettori, sodali li si precarizza e poi li si stabilizza. Alla faccia di tutti gli altri

Ed è qui che nasce la domanda.

Visto che per esempio in Calabria sia i politici del PD che del PDL e tutte le sigle sindacali vogliono la stabilizzazione dei precari non è che ci si trova di fronte ad un vero e proprio reato penale quando la precarizzazione e la successiva stabilizzazione viene fatta verso parenti, elettori e sodali?

Sembrerebbe di si. Ma quale Procura sarà mai capace di contestarlo?

Pubblicato in Calabria

Tre suicidi in una sola mattinata. Siamo a Civitanova marche.

Marito e moglie si impiccano. Nel garage di casa . Uno accanto all’altro.

Secondo gli investigatori erano in difficoltà economiche ed avevano più volte manifestato il loro disagio.

Il loro suicidio sarebbe avvenuto, quindi, per disperazione.

Lui era un lavoratore esodato , lei aveva una modesta pensione.

Poche ore dopo si è tolta la vita anche il fratello settantenne di lei. Si è buttato a mare .

La Capitaneria di porto ha recuperato il corpo ed inutili sono stati i tentativi di rianimarlo.

Qualcuno dovrebbe cominciare a pensare ai problemi della gente.

Pubblicato in Italia
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