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Anche gli arresti per droga cominciano da nord!

Operazione della Procura di Paola contro il traffico di droga. Sono otto in tutto le misure cautelari. La droga veniva “importata” dalla Campania e da Cetraro.

 

 

Documentate oltre 300 cessioni di coca, hashish e marijuana

È in corso dalle prime luci dell’alba una vasta operazione antidroga condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza nei territori dell’Alto Tirreno Cosentino.

I militari della Compagnia di Scalea, supportati da carabinieri delle Compagnie di Paola e San Marco Argentano e da unità antidroga del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia, stanno dando esecuzione a un provvedimento cautelare emesso dal gip presso il Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, su richiesta del procuratore della Repubblica, Pierpaolo Bruni, e del sostituto procuratore Antonio Lepre, nei confronti di otto soggetti, ritenuti responsabili di spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini, condotte dalla Stazione Carabinieri di Praia a Mare e coordinate dalla Procura della Repubblica di Paola, hanno permesso di accertare l’operatività di fiorenti e autonome piazze di spaccio di cocaina, hashish e marijuana, nei comuni di Praia a Mare e Tortora, documentando, attraverso prolungate attività di intercettazione e mirati servizi di osservazione, oltre 300 cessioni di stupefacente, approvvigionato dagli indagati nell’area metropolitana di Napoli e nel comune di Cetraro.

L’operazione, denominata “Piazza Pulita”, ha portato all’arresto di cinque soggetti, tre dei quali tradotti nella casa circondariale di Paola, due sottoposti alla misura degli arresti domiciliari, mentre tre sono i soggetti colpiti da misure cautelari dell’obbligo e/o divieto di dimora.

Pubblicato in Alto Tirreno

Il commercio dei venditori ambulanti, continuo, incessante, lungo il litorale non sempre è apprezzato da chi si reca in spiaggia per qualche ora di relax e magari senza il portafoglio al seguito.

 

Con un opportuno spiegamento di forze della Polizia locale di Tortora, coordinate dalla comandante Debora Cerbino, è stato effettuato un controllo lungo tutto il litorale tortorese.

L'obiettivo è proprio quello di eliminare la presenza di venditori abusivi dalla marina di Tortora fino al confine con Praia a Mare.

Si vende di tutto in spiaggia creando anche qualche contrasto con i commercianti che pagano le tasse e i tributi e non godono di molte libertà.

L'operazione di servizio ha attirato l'attenzione di molti turisti che si trovavano nei vari stabilimenti balneari.

In molti hanno apprezzato l'operato degli agenti della Polizia municipale del comune di Tortora.

Nel corso dell'attività, da quanto si è appreso, sono stati sequestrati diversi ombrelloni, molta merce abusiva.

Alcuni ambulanti sono stati identificati e denunciati all'Autorità giudiziaria.

Per il recupero della merce sono stati utilizzati diversi mezzi pesanti messi a disposizione dal comune di Tortora.

I turisti attendono ora un intervento delle forze dell'ordine, “ai confini tra le spiagge del comune di Tortora e Praia a Mare per debellare un repellente odore che fuoriesce da un depuratore”.

Tortora 23 luglio.

Siamo stati informati che quanto prima anche ad Amantea avranno inizio i controlli gli stessi controlli sugli abusivi.

Sulla spiaggia i Vigili Urbani.

Sul lungomare Finanza e Carabinieri.

Pubblicato in Alto Tirreno

Tortora. E' in programma per oggi pomeriggio alle ore 17.30 un convegno legato alla recente campagna di scavi archeologici sul colle Palècastro.

Un'attività che ha aperto interessanti prospettive anche rispetto al periodo precedente a quello attualmente indagato.

Il tema del convegno è: “Le ricerche nel Foro di Blanda (2016-2017)” e racchiude l'attività delle cinque settimane di scavo sul colle Palècastro.

Le novità più importanti e significative sono riferibili al settore posto alle spalle del tempio A, del Capitolium, dove è stato rinvenuto un poderoso livello di materiali arcaici, riferibili ad un abitato enotrio posto sulla parte sommitale del colle.

“Si tratta – riferiscono - delle prime attestazioni di un insediamento indigeno databile nella prima metà del VI sec. a.C.; una delle più grandi scoperte degli ultimi anni, considerato che per la prima volta è emerso un livello arcaico relativo al 560-550 a.C., più antico delle tombe della prima fase della necropoli, databili invece tra 540 e 520 a.C.; un orizzonte dove i contatti degli indigeni con il mondo greco sono labili e sfuggenti”.

L’incontro si terrà domani nella sala consiliare, alle ore 17.30, ed è stato organizzato dal dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’università degli studi di Messina, con il patrocinio del comune di Tortora.

Tra gli interventi previsti: il sindaco, Pasquale Lamboglia; il funzionario archeologo, Simone Marino; il professore Dicam dell’università degli studi di Messina, Fabrizio Mollo; la professoressa dello stesso ateneo, Mariangela Puglisi; il professore dell'università di Messina, Eugenio Donato.Dalla fine di maggio, il sito di Blanda è stato indagato dal Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina, sotto la direzione scientifica del Prof. Fabrizio Mollo, in strettissima collaborazione con il Comune di Tortora che, ancora una volta, ha messo a disposizione attrezzature, ospitalità e supporto logistico, e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, nelle persone del Soprintendente dott. Mario Pagano e del Funzionario Responsabile, dott. Simone Marino.

Lo scavo ha visto la partecipazione di oltre quaranta ricercatori (studenti, laureati, specializzati e specializzandi) provenienti non solo dall’Università di Messina, ma anche dall’Unical e da altri Atenei italiani.

Oggetto delle ricerche la città di Blanda Iulia, colonia di veterani romani, databile alla fine del I sec. a.C., in vita sino all’età di Alarico, come importante centro amministrativo dell’area del golfo di Policastro, nato in seguito alla guerra annibalica, quando fu preso ai Lucani.

Le indagini hanno riguardato ancora l’area del Foro della città romana, con una serie di saggi effettuati per cercare di meglio definire e completare gli interventi effettuati nel 2016.

Sono stati indagati soprattutto i settori sud-ovest e sud-est del Foro stesso, dove sono state intercettate le botteghe che si dispongono intorno ad una porticus triplex, un grande portico coperto, di cui si è individuato un poderoso ed ampio crollo del tetto.

Al fine di meglio comprendere la situazione planimetrica e l’evoluzione della struttura dell’abitato di Blanda, è stata, inoltre, completata l’esplorazione di un edificio pluristratificato che si affaccia sulla plateia A, nel settore meridionale, all’ingresso dell’area del Foro, dove nella prosecuzione della strada è emersa anche la presenza della fogna di epoca romana.

Un esempio da seguire per la nostra Amantea.

Pubblicato in Campora San Giovanni

Ecco il Comunicato stampa inviato da Francesco Cirillo

SAN SAGO E MARLANE

 

Quando la salute dei cittadini viene dopo quella dei poteri

SABATO 27 FEBBRAIO ORE 16 SALA CONSILIARE DI TORTORA

PRESENTAZIONE DELLA NUOVA EDIZIONE DI “MARLANE LA FABBRICA DEI VELENI”

 

INTERVENTI DI

Luigi Pacchiano (ex operaio Marlane coordinatore SI Cobas Calabria )

Francesco Cirillo (giornalista, scrittore e militante ambientalista)

Giovanni Moccia (Presidente Comitato per le bonifiche dei terreni, dei fiumi e dei mari della Calabria)

QUESTIONE SAN SAGO

INTERVENTO del Sindaco di Tortora, Ing. Pasquale Lamboglia

SEGUIRÀ DIBATTITO CON IL PUBBLICO PRESENTE

Il nuovo libro sulla Marlane “la fabbrica dei veleni” uscirà sabato prossimo 27 febbraio e verrà presentato in anteprima a Tortora nella sala consiliare alle ore 16. Il libro è il frutto dell’inchiesta fatta dal basso dal giornalista e scrittore Francesco Cirillo, autore di altre inchieste sulle navi dei veleni, sui rifiuti tossici sotterrati in Calabria, sui veleni nelle discariche. Coautore del libro, con Francesco Cirillo, è Luigi Pacchiano, memoria storica della fabbrica Marlane nella quale ha lavorato per 35 anni . Pacchiano è stato l’operaio che grazie alle sue coraggiose denunce, ha fatto aprire l’inchiesta della magistratura sulle morti per tumore avvenute nella fabbrica e sui sotterramenti avvenuti nella stessa area.

 

In questa nuova edizione, la prima uscì nel 2011, vengono riportati documenti riguardanti la transazione fatta da Marzotto con le parti civili, la sentenza assolutoria nei suoi confronti, gli appelli fatti dalla Procura di Paola e dalle associazioni ambientaliste alla Corte d’appello di Catanzaro, la svendita dei terreni Marlane da parte del sindaco di Praia a Mare Praticò e il ritiro della parte civile come Comune a discapito della cittadinanza.

Un libro che farà parlare e che fa paura a chi vorrebbe che sulla vicenda dei terreni ancora da bonificare cali il silenzio assoluto. Alla vicenda Marlane si collega anche la questione dell’impianto di depurazione di San Sago a Tortora. Qualche settimana fa il TAR della Calabria ha accolto il ricorso da parte dei gestori dell’impianto contro l’ordinanza del sindaco di Tortora Pasquale Lamboglia che tiene ancora chiuso l’impianto.   Due problemi quindi che accomunano l’intero territorio e sui quali sabato si discuterà in un incontro pubblico.

Pubblicato in Alto Tirreno

Tortora.Continua l’azione di tutela del mare da parte della procura di Paola.

Questa volta addirittura in collaborazione con la procura di Lagonegro.

A conclusione di una lunga ed attenta indagine iniziata nel 2011 condotta dalla Guardia di Finanza il GIP di Paola su richiesta della procura della repubblica di Paola condotta dal PM Bruno Giordano ha disposto il sequestro dell’impianto di depurazione di san Sago in Tortora.

L’impianto è gestito dalla “Ecologica 2008 srl”, autorizzato dalla Regione Calabria per il trattamento di rifiuti pericolosi.

Il sindaco di Tortora Pasquale Lamboglia dichiara che “L’operazione di questa mattina della Guardia di Finanza e della procura della repubblica di Paola rappresenta la conferma di quanto noi abbiamo sempre sostenuto in merito agli impianto di San Sago”

Secondo gli investigatori non sarebbe stato rispettato il limite quantitativo massimo giornaliero di rifiuti liquidi trattabili in più giorni negli anni dal 2009 al 2013, limite stabilito in 300 metri cubi giornalieri.

L’impianto di Tortora riceveva rifiuti liquidi da numerosi siti non solo della Regione Calabria, ma anche dalla Campania, dalla Puglia e dalla Basilicata.

Gli investigatori hanno evidenziato una serie di criticità nel funzionamento del depuratore, tra cui la presenza di tubazioni volanti, predisposte sulle vasche per bypassare sezioni del processo depurativo o la completa disattivazione della sezione di depurazione relativa alla “denitrificazione” con la conseguenza del mancato abbattimento dell’azoto, causa della cosiddetta eutrofizzazione dei torrenti recettori e del mar Tirreno.

Il Gip sottolinea che si tratta di «Una gestione dell’impianto, quindi, assolutamente non in linea con le sue caratteristiche tecniche, ma utilizzato quale sito in cui far confluire, al fine di maturare ulteriori guadagni “bypassando” illecitamente i parametri e gli adempimenti imposti dalle normative e dalle prescrizioni amministrative di riferimento, il maggior quantitativo di rifiuti possibili, successivamente smaltiti illegalmente, a causa del loro mancato e/o inadeguato o comunque insufficiente trattamento, attraverso il loro scarico nel torrente Pizzinno e successivamente, attraverso il fiume Noce, nel mar Tirreno».

Gli investigatori si sono avvalsi di moderne tecniche di controllo, tra cui apparecchiature Gps, impiantati sulle auto-cisterne e seguite nei loro spostamenti , accertando numerosi episodi durante i quali enormi quantità di liquami sono confluiti nell’impianto e successivamente, non depurati, sversati nelle acque del torrente Pizzinno.

Basti pensare che nei soli due mesi di dicembre 2012/gennaio 2013 l’impianto ha sversato illecitamente nel torrente Pizzinno oltre 8.500 metri cubi di rifiuti liquidi, per lo più percolato da discarica non depurato, che hanno determinato un gravissimo pericolo per l’incolumità pubblica e per l’ambiente, così come un deturpamento delle bellezze naturali circostanti costituite da macchia mediterranea, viste le caratteristiche inquinanti del percolato e gli effetti sull’ecosistema.

Parliamo di oltre 140 mc al giorno sversati nel torrente.

Forte la preoccupazione dei magistrati che hanno evidenziato che «Per avere un’idea del danno creato basti pensare che le acque del torrente vengono utilizzate anche
per l’irrigazione e l’abbeveraggio e, sversate nel mar Tirreno, rendono quelle acque, sempre più frequentemente, impraticabili per i villeggianti. Non è un caso, infatti, che da alcuni anni in diversi tratti del mar tirreno cosentino campeggino divieti di balneazione, facendo guadagnare a questi, un tempo, apprezzati lidi, il triste primato di maglia nera della balneazione. L’attività svolta costituisce ulteriore testimonianza del quotidiano impegno profuso dalle Fiamme gialle sul territorio a tutela della salute dei cittadini e della legalità».

Tre cose:

La prima: possibile che nessuno come al solito controlli le acque del fiume?. A chi compete? Chi è responsabile di questa omissione generalizzata e vergognosa?

La seconda: se davvero vogliamo un mare più pulito si impone che tutti i soggetti che hanno inviato a San Sago i propri reflui da trattare siano costantemente controllati, da subito, dalle Procure competenti per evitare che vengano comunque immessi reflui negli alvei fluviali e torrentizi della Calabria, della Basilicata e della Campania.

La terza. E’ indispensabile che vengano condotte indagini sulla flora e fauna dei terreni a valle delle immissioni.

Pubblicato in Alto Tirreno

Durante la nottata tra il 27 ed il 28 ottobre i Carabinieri di Scalea (Cs) hanno eseguito il fermo di G.L., un uomo di 51 anni, con precedenti di polizia residente a Tortora.

L’accusa è di violenza sessuale nei confronti di una dodicenne, figlia della propria convivente di origine polacca.

Le indagini sono state coordinate dal Sost. Proc. della Repubblica presso il Tribunale di Paola, Dott. Giovanni Calamita.

G.L. al termine delle formalità di rito, è stato avviato nelle carceri di Paola.

L’interrogatorio si è svolto nel corso dell’intera notte in una Caserma dell’Arma.

G.L. ha confessato di essere “molto innamorato della piccola” e che i rapporti sessuali avvenissero in maniera “…molto naturale, senza alcuna costrizione”.

La violenza durava da quando la bambina aveva solo 8 anni!

Tutta la vicenda è emersa quando la bambina che spesso si abbandonava a crisi di pianto e che disegnava le figure del proprio dramma, si è confidata con alcune colleghe di scuole che giunte a casa hanno raccontato tutto ai genitori che, a loro volta , si sono rivolte ai carabinieri.

Una serrata attività investigativa dei militari e una serie di colloqui con gli psicologi hanno permesso di ricostruire tutto il dramma.

E da qui l’arresto.

Pubblicato in Alto Tirreno

«A nome del Gruppo di maggioranza, letta la vittimistica e pretestuosa motivazione dell’ex assessore Maria Lamboglia, assunta ad alibi della sua sostituzione in Giunta, fiduciosi e rispettosi delle prerogative del sindaco che, da parte sua, chiarirà tutti i motivi della revoca in Consiglio Comunale, intendiamo anticipare e puntualizzare che le ragioni della revoca sono molteplici, qualificate e adeguatamente evidenziate nell’atto notificato alla stessa Lamboglia: questioni politiche e amministrative relative al suo mancato apporto in settori nevralgici, quali sono quelli del sociale, della cultura e dell’istruzione; questioni che già da molto tempo tutti i componenti del Gruppo di maggioranza avevano a più riprese sollevato, sollecitandone al sindaco una definizione nel senso che ora è avvenuto».

Una presa di posizione assunta dopo il tentativo di difesa dell’ex assessore Lamboglia la quale aveva dichiarato che il suo allontanamento sarebbe stato dovuto ad una sua denuncia di una situazione non regolare che interessava una dipendente del comune.

E la maggioranza continua evidenziando che . «La vicenda cui fa riferimento l’ex assessore piccola parte della corposa motivazione contenuta nell’atto di revoca, denota comunque, nei modi e nella sostanza (denuncia-esposto di un singolo assessore senza opportuna delega e riferita a un dipendente comunale), che la stessa non ha avuto rispetto del ruolo che ricopriva, in quanto membro di un organo collegiale come la Giunta comunale, alla quale avrebbe potuto e dovuto sottoporre il caso, esimendosi da rivalse personali. Un episodio, quindi, che denota e aggrava un comportamento di scarso profilo istituzionale, di sfiducia verso l’organo cui apparteneva e, soprattutto, l’interesse a perseguire logiche personali e biechi dispettucci che non appartengono a quest’Amministrazione Comunale. Con l’occasione di questa puntualizzazione, facciamo i migliori auguri di buon lavoro all’assessore Accardi nonché ai nuovi Delegati alle funzioni relative ai Servizi sociali, alla Pubblica Istruzione e alla Cultura, affinché, d’ora in poi, possano riuscire a dare tempestive e adeguate risposte amministrative ai cittadini utenti tutti».

Pubblicato in Alto Tirreno
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