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“Appello di Salerno chiamata a pronunciarsi sul ricorso contro la sentenza di primo grado presentato da Luigi de Magistris, per l’avocazione e revocazione delle inchieste ‘Why Not’ e ‘Poseidone’ quando era pm a Catanzaro: “reati estinti perchè prescritti ed inoltre essendoci i presupposti per un’assoluzione piena per la presenza di alcune criticità e irregolarità”.

Il tribunale salernitano aveva assolto ex l’ex procuratore aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone, l’avvocato ed ex senatore, Giancarlo Pittelli, l’ex sottosegretario alle Attività Produttive, Giuseppe Galati, l’ex procuratore generale facente funzioni della Corte d’Appello di Catanzaro, Dolcino Favi, e l’imprenditore Antonio Saladino.

Il parametro utilizzato dai giudici d’Appello salernitani nel dichiarare la prescrizione è rappresentato dall‘articolo 129 del codice di procedura penale: dagli atti non risulta evidente che il fatto non sussiste o che gli imputati non avessero commesso i reati contestati o, ancora, che il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato. Dunque, non c’era evidenza dell’innocenza degli imputati che rispondevano di abuso d’ufficio. Il collegio si è limitato a enucleare gli atti che sembravano sintomatici di uno sviamento della funzione giudiziaria perché diretti a favorire alcuni indagati. Con una pronuncia del genere, si lascia spazio ad un’azione di tipo risarcitorio, quindi, in ambito civile.

De Magistris: magistrati autonomi e coraggiosi”

“A distanza di oltre dieci anni dai fatti Magistrati autonomi, onesti e coraggiosi stabiliscano quello che tutte le persone perbene che hanno avuto modo di conoscere i fatti ben sapevano”. A dirlo, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris in merito alle motivazioni, appena depositate, della sentenza nel processo di Salerno nel quale era difeso dall’avvocato Elena Lepre per la revoca del procedimento Poseidone da parte del procuratore di Catanzaro Lombardi (nel frattempo deceduto) e l’avocazione del procedimento Why Not da parte del procuratore generale Dolcino Favi che, dunque, “furono illegittime. Nella sentenza si riconosce che gli imputati, per i capi di imputazione loro contestati, hanno commesso abuso d’ufficio nel sottrarmi le indagini. Atti illeciti, al fine di cagionarmi un danno ingiusto ed un vantaggio ingiusto agli indagati”. “Non vi è nessun precedente nella storia giudiziaria del nostro Paese – aggiunge l’ex pm – una criminale ragion di Stato condusse a fermare indagini che entravano nel cuore del sistema criminale dei rapporti tra criminalità organizzata, affari, politica, settori di magistratura e forze dell’ordine, con il collante della massoneria deviata”.

“Il Consiglio Superiore della Magistratura che sapeva o aveva il dovere di sapere come stavano realmente i fatti, avendo acquisito atti ed avendo ascoltato i valorosi magistrati di Salerno che indagavano sui magistrati di Catanzaro, decise, su sollecitazione del Ministro della Giustizia Mastella e della Procura Generale della Cassazione, di strapparmi la toga di pubblico ministero e trasferirmi da Catanzaro per incompatibilità ambientale. Difesero l’ambiente criminale e corrotto e trasferirono chi aveva individuato corrotti e corruttori. So bene che cosa avevamo scoperto e stavamo scoprendo, eravamo arrivati al cuore corrotto dello Stato, evidentemente verità che non dovevano scoprirsi. Con una violenza istituzionale senza precedenti hanno distrutto prima me e i miei collaboratori e poi i magistrati di Salerno, autonomi e coraggiosi, che avevano accertato l’onesta’ e la correttezza del mio operato e verificato che era in atto un’attività criminale, da parte di vari esponenti delle istituzioni e della magistratura, per fermarmi. Avete distrutto il mio difficile e complesso lavoro investigativo ma non avete distrutto la mia coscienza. Provo anche vergogna per tutti quelli che nelle Istituzioni in quegli anni, soprattutto nella magistratura, rimasero alla finestra a guardare lo spettacolo di deviazioni criminali senza precedenti. Se i criminali di Stato hanno vinto in quegli anni è stato anche per questa colpevole inerzia. Oggi, però, è come se mi sentissi di nuovo magistrato”.

Redazione quicosenza

Pubblicato in Italia

Da Iacchite -18 Gennaio 2019 Fonte: Il Fatto Quotidiano di Antonella Mascali

La notizia di 15 magistrati indagati dalla Procura di Salerno, inchiesta nata sulla base di atti trasmessi dal procuratore antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris l’ha letta ieri di primo mattino.

Il flashback per lui è stato inevitabile.

È tornato indietro di una decina di anni, quando era ancora un magistrato e mai avrebbe pensato di lasciare la toga. Quel passo fu la conseguenza per la “punizione ” subita a causa di due inchieste condotte da pm a Catanzaro.

Si era messo contro tutti.

Chi segue le cronache politico-giudiziarie ricorderà i casi Why Not e Poseidone.

Sindaco, leggendo di questa indagine su magistrati calabresi cosa ha pensato?

Non mi permetterei mai di entrare nel merito delle indagini attuali, non sarebbe opportuno. Certo, mi sono ricordato di quando fui mandato via dalla Calabria. Lo Stato, attraverso il Consiglio Superiore della Magistratura, presieduto all’epoca da Giorgio Napolitano, scelse di mandare via il pubblico ministero che indagava su criminalità organizzata, massoneria deviata, poteri corrotti e di lasciare al proprio posto i magistrati che mi avevano sottratto le inchieste Poseidone e Why not.

Comunque, che quella sottrazione fosse illegittima è stato accertato…

Ci sono voluti ben dieci anni ma proprio qualche mese fa, a novembre, finalmente la Corte d’appello di Salerno, accogliendo un mio ricorso, ha accertato la verità. Ha dichiarato responsabili di abuso di ufficio i magistrati che mi sottrassero le inchieste dell’epoca a Catanzaro (l’ex procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone in concorso con l’ex senatore di FI Giancarlo Pittelli e con l’ex sottosegretario del ministero delle Attività produttive Giuseppe Galati per Poseidone; l’ex Pg facente funzioni di Catanzaro Dolcino Favi in concorso con l’imprenditore della Compagnia delle Opere Antonio Saladino, per Why Not. Per tutti è stata dichiarata la prescrizione, ndr)”. Insomma, ormai è chiaro che tolsero me e lasciarono il sistema.

Cosa intende per sistema?

Un intreccio deviato composto da magistrati, pezzi dello Stato e pezzi della politica.

I magistrati indagati o arrestati negli ultimi anni cominciano a essere tanti. Come mai secondo lei?

Ritengo che ci sia una responsabilità del Csm nel corso degli anni. Io non sono stato fermato in Calabria dalla lupara ma da Palazzo dei Marescialli che dovrebbe valutare chi, fra i magistrati, va fuori dai binari della giustizia. Invece, il Csm ha fermato chi adempie al proprio dovere. Durante la mia epoca ci fu un’azione contro le mie inchieste da parte del ministero della Giustizia guidato da Clemente Mastella, della Procura generale della Cassazione, titolari dell’azione disciplinare e del Csm. Strumentali furono le decine di interrogazioni parlamentari che legittimavano le ispezioni ministeriali. Ne subii per due-tre anni senza soluzione di continuità.

Dal suo punto di vista di ex magistrato, oggi c’è o non c’è una questione morale dentro la magistratura?

Lo pensavo già dieci anni fa e resi dichiarazioni ai pm di Salerno un centinaio di volte. Purtroppo non penso che sia particolarmente cambiata la situazione. E tengo a ricordare che i magistrati salernitani che avevano individuato la correttezza del mio operato e la responsabilità di chi voleva fermarmi, furono trasferiti dal Csm, l’allora procuratore addirittura fu sospeso (il procuratore Luigi Apicella e i pm Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, ndr). Non è mai accaduto nella storia giudiziaria una violenza istituzionale del genere nei confronti miei e dei colleghi di Salerno.

Cosa ne pensa della serata organizzata da “Fino a prova contraria” della giornalista Annalisa Chirico con politici, imprenditori e magistrati ?

Non voglio giudicare nessuno, non mi permetto ma da magistrato non sarei andato.

Cosa ne pensa del video del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo l’a rresto di Cesare Battisti?

Inguardabile.

Da sindaco di Napoli, come legge la bomba alla pizzeria di Gino Sorbillo, in pieno centro storico, l’ultima di una serie?

Torno a esprimere la mia solidarietà a Sorbillo ma sono convinto che Napoli oggi sia particolarmente matura, nella sua stragrande maggioranza dei cittadini, a respingere queste intimidazioni. Ho visto una reazione molto forte verso un atto vile e criminale, è stato giustamente considerato un atto contro la città.

Pubblicato in Calabria

La Corte di Appello di Salerno ha parzialmente riformato la sentenza emessa dai giudici di primo grado per il procedimento sullo scontro tra Procure. L’inchiesta risale ai tempi in cui il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris era magistrato ed è legata alla revoca del procedimento Poseidone e all’avocazione del procedimento Why Not all’allora pm.

Il 20 aprile 2016 i giudici salernitani avevano assolto Salvatore Murone, Giancarlo Pittelli, Giuseppe Galati, Antonio Saladino, Dolcino Favi, e Pierpaolo Greco.

Il primo cittadino di Napoli, parte civile, ha impugnato la sentenza di primo grado affinché i giudici di Appello volessero ritenere le condotte contestate agli imputati sussumibili nell’abuso d’ufficio, pur consapevole che fossero già coperti da intervenuta prescrizione.

La Corte di Appello di Salerno ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado, ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d’ufficio, per il quale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. (Ansa)

La Corte di Appello di Salerno ha parzialmente riformato la sentenza emessa dai Giudici di primo grado per il procedimento sul cosiddetto scontro tra Procure. L'inchiesta risale ai tempi in cui il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris era magistrato ed è legata alla revoca del procedimento Poseidone e all'avocazione del procedimento Why Not all'allora pubblico ministero. Il 20 aprile 2016 i giudici salernitani avevano assolto Salvatore Murone, ex procuratore aggiunto di Catanzaro; Giancarlo Pittelli, senatore di Forza Italia; Giuseppe Galati, ex sottosegretario alle attività produttive; Antonio Saladino, ex presidente della compagnia delle opere della Calabria; Dolcino Favi, ex procuratore generale facente funzione a Catanzaro e l'avvocato Pierpaolo Greco. Il primo cittadino di Napoli (difeso dagli avvocati Elena Lepre e Stefano Montone), parte civile nel procedimento, ha impugnato la sentenza di primo grado affinché i giudici di Appello volessero ritenere le condotte contestate agli imputati sussumibili nel reato di abuso d'ufficio, pur consapevole che fossero già coperti da intervenuta prescrizione in quanto relativi al 2007. La Corte di Appello di Salerno ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado, ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d'ufficio, per il quale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

«Esprimo grande soddisfazione per il fatto che, seppur a distanza di così tanto tempo e seppur con tante ingiustizie che ho dovuto subire, la Corte d'appello di Salerno abbia riconosciuto la responsabilità per il delitto di abuso d'ufficio». Così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris commenta la decisione della Corte d'Appello di Salerno che ha parzialmente riformato la sentenza emessa dai giudici di primo grado del procedimento cosiddetto Scontro tra Procure. «Da oggi abbiamo la prova - ribadisce de Magistris - che le inchieste Why Not e Poseidone, che riguardavano i rapporti tra criminalità organizzata, istituzioni, politica e massoneria deviata, che arrivavano fino al cuore dello Stato, mi furono illecitamente sottratte, affinché non arrivassi alla verità e non mi si consentisse di fare le doverose indagini che svolsi nell'esclusivo adempimento delle norme costituzionali e nel rispetto della legge. Ho tanta amarezza nel cuore, ma oggi lo Stato, anche se in parte, mi ha ripagato con una sentenza cosi importante». De Magistris conclude ringraziando «il mio avvocato Elena Lepre per il lavoro encomiabile svolto al mio fianco in questi anni».

Pubblicato in Basso Tirreno

Da un lato il Prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari dopo l'ordinanza del Tribunale del Riesame che, revocando gli arresti domiciliari per il primo cittadino, ha emesso un provvedimento di divieto di dimora nella cittadina calabrese, ha confermato il provvedimento di sospensione dalla carica del sindaco di Riace, Domenico Lucano.

Lucano era stato arrestato il 2 ottobre scorso con le accuse di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e d abuso d'ufficio, in relazione ala celebrazione di matrimoni "di facciata" fra immigrati e cittadini del posto al fine di assicurare la permanenza in Italia di ragazze straniere, ed all'affidamento del servizio di raccolta rifiuti ad alcune cooperative.

All'indomani dell'arresto era stato messo un provvedimento di sospensione dalle funzioni confermato ora con un nuovo provvedimento dal prefetto.

Il sindaco tornato in libertà, ha dovuto lasciare il paese, trascorrendo la notte in un'abitazione della vicina Caulonia.

Dall’altro lato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris lo ha invitato ad andare a Napoli.

E lo stesso Lucano, ai microfoni di Radio Crc, durante la trasmissione Barba e Capelli, ha risposto favorevolmente all'invito rivolto «Accetto con il cuore l’invito del sindaco de Magistris».

«De Magistris - ha aggiunto Lucano secondo quanto riferisce una nota - è uno dei sindaci che ammiro di più e che conosce bene la nostra terra.

Mi trovo in una condizione che non avrei mai immaginato, ma non faccio un passo indietro.

Oltre a dimostrare la mia innocenza personale, credo che questa vicenda, in un momento storico particolare, possa dare un contributo ad un’idea di politica che va in direzione opposta rispetto a ciò che sta accadendo in questo Paese».

«Il problema di Riace - ha detto de Magistris - non è l'immigrazione, ma l’emigrazione, lo spopolamento di quella terra.

Solo chi non conosce Riace non capisce cosa sia accaduto lì in questi anni.

Lucano è stato punito perché considerato socialmente pericoloso.

Riace deve diventare la roccaforte della resistenza del nostro Paese, per l’attuazione dei valori costituzionali.

Questa lotta la vinceremo insieme».

Pubblicato in Calabria

Il Pd chiude a de Magistris: «Mai pensato alla sua candidatura»

Massimo Costa e Tommaso Ederoclite, segretario metropolitano e presidente dell'assemblea del partito democratico di Napoli, dicono:

 

 

«È davvero stucchevole il dibattito che si è aperto in queste ore.

In nessun organismo provinciale, regionale o nazionale si è mai pensato a de Magistris come nostro candidato alla presidenza della regione Campania».

«A tratti fa anche sorridere questa posizione.

Il Pd di Napoli è al governo regionale con De Luca e il nostro appoggio al presidente è indiscutibile. De Magistris è un personaggio in cerca di autore, con la città in ginocchio e i servizi al minimo storico cerca sponde per poter assecondare le sue velleità politiche.

Dorma tranquillo, nessuno pensa a lui - sottolineano –

L'unica preoccupazione che abbiamo è quella di dare supporto civile e politico ai cittadini che sono stremati per la cattiva gestione della città».

«Dopo quasi otto anni di fallimenti è comprensibile che il sindaco cerchi di riposizionarsi politicamente, la sua carriera politica va verso il suo esaurimento, e tra le Europee e la Regione Campania cerca solo di trovare una poltrona e qualcuno che gliela offra.

Il Pd di Napoli - concludono - dovrà lavorare, e molto, per mettere una pezza e cercare di far uscire la città dal guado in cui è finita.

E di questa situazione de Magistris è il principale responsabile».

Intanto De Magistris attacca de Luca dicendo che cerca i voti della Lega.

Pubblicato in Italia

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, delegato sino allo scorso anno dei diritti umani della Regione Calabria, chiede che “la nave Aquarius, di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere, con 141 migranti a bordo, faccia rotta verso il porto di Corigliano, in Calabria, “dove –

dichiara – sono pronti ad accogliere questo carico di disperati”.

Nn solo ma continua sostenendo che “A Corigliano siamo pronti ad accogliere quella nave e il suo carico di umanita’, povera e sofferente.

Non puo’ certo essere Salvini, avallato dal suo collega 5 Stelle, Toninelli, mentre e’ in vacanza con la sua compagna, a impedire, con un tweet, questo doveroso gesto di accoglienza e umanità ”.

Corbelli non spiega chi sia pronto ad accogliere i migranti ed a nome, quindi, di chi parli!

E non basta.

C’è l’altra misteriosa affermazione è quella con la quale Corbelli informa che “e’ già pronta, in un comune del Tirreno cosentino, anche una dignitosa e accogliente struttura per accogliere i bambini e le loro mamme”.

Corbelli non spiega quale sia questo comune.

Né quale sia questa dignitosa e accogliente struttura.

Né chi la gestisca e per conto di cui egli parla.

Né ancora se egli sia rappresentante di questa struttura.

Ne parla Quicosenza.it

Nel frattempo il sindaco di Palermo Orlando si dichiara disponibile ad accogliere i migranti e dichiara : "Il governo guidato dalla Lega si conferma motivo di vergogna"“

E no basta

Anche il sindaco di Napoli de Magistris ha invitato l'Aquarius «ad avvicinarsi verso il nostro porto perché, qualora non li facessero sbarcare, saremmo noi stessi ad andarli a prendere in mezzo al mare, come è giusto che sia dinanzi a persone che stanno rischiando di morire perche c'è chi vuole mostrarsi forte coi deboli, solamente per puro calcolo di opportunismo politico».

Ovviamente non si è fatta attendere la risposta di Salvini che ha vietato all'Aquarius di attraccare nei porti italiani.

«Il sindaco di Napoli vuole ospitare (e mantenere) altri immigrati in città. Paga lui?

A Napoli non ci sono cittadini in difficoltà, senza casa e senza lavoro?

Ah già, per certa sinistra è più importante pensare agli immigrati che agli italiani».

Pubblicato in Alto Tirreno

De Magistris aveva preannunciato nella delibera del fabbisogno del personale di febbraio un totale, di 410 nuovi dipendenti da assumere nel 2018.

Si prevedevano

34 maestre

33 educatrici

97 vigili urbani

63 amministrativi

42 ragionieri

21 informatici

28 architetto

49 ingegneri

17 funzionari finanziari

26 istruttori direttivi

Ma a causa dei fondi ridotti all'osso al Comune di Napoli cala la scure sulle assunzioni

La delibera per le assunzioni è stata approvata in giunta venerdì.

Per diventare operativa, però, dovrà ricevere prima l'ok della Commissione centrale per la stabilità finanziaria degli enti locali del Viminale che vigila sui conti dei Comuni in pre-dissesto.

I fondi per le assunzioni sono stati tagliati da 13 a circa 3 milioni, di cui gran parte è andata a coprire i contratti a tempo determinato di maestre ed educatrici, indispensabili per tenere aperti asili nido e scuole comunali a settembre

E così si scende ad appena 129 assunzioni.

Ecco come cambiano le assunzioni.

maestre (11 sulle 34 stabilite a febbraio),

educatrici (10 su 33),

agenti di polizia municipale (31 su 97),

amministrativi (20 su 63),

ragionieri (13 su 42),

informatici (7 su 21),

architetti (9 su 28),

ingegneri (15 su 49),

funzionari finanziari (5 su 17) e

istruttori direttivi (8 su 26).

Altre 90 educatrici, invece, saranno assunte con contratti a termine.

Tutto perché la sentenza delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti ha disposto che dal bilancio” deriva l'indispensabile ridimensionamento delle risorse destinabili alle assunzioni 2018 e il divieto di assumere nel 2019”.

Pubblicato in Italia

De Luca è sempre più incomprensibile.

Perché chiedere consigli alla Raggi, quale sindaco di Roma, e non a De Magistris, quale sindaco di Napoli.

La foto in basso è di Napoli non di Roma!

 

Ma ecco cosa scrive De Luca

“«Potremmo chiedere consigli tecnici alla giunta Raggi sui rifiuti, che ne pensa».

Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, risponde così a Maria Muscarà del Movimento 5 Stelle che ha puntato il dito contro la gestione rifiuti di palazzo Santa Lucia.

La grillina ha spiegato che, dal suo punto di vista, De Luca passerà alla storia per aver «edulcorato» i nomi degli impianti per i rifiuti.

«Non so se passo alla storia - ha ribattuto De Luca - ma io a Salerno ho portato la differenziata al 72%, ho realizzato 21 parchi urbani, bonificato le periferie, realizzato politiche sociali all'avanguardia come sugli asili nido e i servizi alla persona».

«Cittadina Muscarà, De Luca vive tranquillo - ha aggiunto - lei stia serena, non si dia pena». Muscarà mette sotto attacco anche l'impianto di Salerno, parlando delle criticità evidenziate «dall'Anac».

«Quell'impianto - ha spiegato il governatore - ha funzionato per 10 anni, dopo è stato sottoposto a ristrutturazione, lavori che si sono completati un mese fa.

Fatta la verifica, l'impianto è ripartito».

«Vorrei chiarire che i cittadini li rappresento anche io, non lei - ha concluso -.

Su comitati e sotto comitati non mi attribuisca cose che non ho detto, io dico quello che mi suggerisce la mia ragione e sul consenso la informo che sono stato eletto sindaco con il 75% dei consensi dei miei cittadini. Abbia rispetto».

Pubblicato in Italia

Che i rapporti tra i due non fossero buoni (per usare un eufemismo) era risaputo; che l'odio fosse così viscerale no.

Un audio che il Mattino.it pubblica in esclusiva, però, sgombra il campo da ogni dubbio.

È martedì 15 maggio, il governatore della Campania Vincenzo De Luca incontra i cittadini della VII Municipalità nella sede di Secondigliano.

Qualche lavoratore Rsu lo avvicina ricordando una richiesta d'incontro fatta nei mesi scorsi, De Luca abbozza e ascolta le loro ragioni: sono Lsu del Comune di Napoli e chiedono di essere stabilizzati.

La materia è di competenza comunale e il governatore spiega - a modo suo - che non è alla sua porta che devono bussare: «Il Comune di Napoli scarica tutto sulla Regione, che ca**o c'entra la Regione?».

Comincia lo show.

Il governatore non cita mai de Magistris, ma il riferimento al sindaco di Napoli è chiarissimo: «Questo è un mentitore nato, piglia e scarica sulla Regione, ma come ca**o si può immaginare che la Regione debba occuparsi degli Lsu che lavorano al Comune di Napoli?

Ma non è possibile.

Voi li dovete stringere nella sala del Comune, li dovete sequestrare, gli dovete sputare in faccia».

E ancora, sempre senza citare de Magistris: «Gliel'ho detto nell'ultima dichiarazione ieri, il fatto che non tiene soldi è diventato un titolo di merito, ma tu sei una chiavica!, ma queste sono cose da pazzi».

È una furia il governatore: «Io vi voglio spiegare, è assurdo, ma come posso io caricarmi tutti gli Lsu della Regione, ma come li pago?

Voi dovete andare dal vostro datore di lavoro e gli dovete dire: senti, non mi devi rompere il ca**o, io lavoro e tu mi devi stabilizzare.

Con i soldi tuoi.

E che sia chiaro: appena parla della Regione, voi tappategli la bocca, perché è un modo per menare il can per l'aia, per farvi fessi».

Il video, com'era prevedibile, fa il giro del web, l'indignazione corre sui social e, proprio sui social, De Luca prova a gettare acqua sul fuoco: «Ancora una volta viene diffuso un audio, dopo averlo tenuto in caldo per tre giorni, relativo a una conversazione privata, nel chiuso di una stanza, nel quale non c'è alcun riferimento a persone fisiche.

Rispondevamo a chi continua a scaricare sulla Regione tutti i problemi che non riesce a risolvere per assoluta nullità amministrativa.

Altro è violenza, come dimostrano ad esempio le ripetute aggressioni subite da parte di alcuni centri sociali.

Ancora un tentativo mirato per occultare la realtà in una giornata importante per la Regione Campania, con risultati storici per la sanità che vengono dalla fatica non dalle chiacchiere.

Ma noi non abbiamo tempo da perdere - chiosa il presidente della Regione - Siamo impegnati a creare servizi, lavoro, investimenti, salute.

Il resto è fumo».

IlMattino di Alessio Fanuzzi

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E’ partita la settima edizione del Cleto Festival.

Una iniziativa, che come ormai da tradizione si tiene nel borgo medievale di Cleto (CS) dal 19 al 21 agosto

Una occasione che come dicono gli organizzatori vuole essere un’occasione di incontro, di accoglienza, di confronto e dibattito, ma anche di musica e divertimento

Un programma ricco di eventi ambientati nel suggestivo patrimonio storico e architettonico del borgo antico di Cleto: dalla musica al teatro, dalla gastronomia a Km zero a incontri e seminari.

Ci sarà anche Luigi de Magistris, sindaco di Napoli.

L’iniziativa vuole essere l’occasione per approfondire la conoscenza delle dinamiche alla base della straordinaria rivoluzione che la città di Napoli sta vivendo, raccontando al contempo l’esperienza del sindaco di una delle città più importanti del Mediterraneo, unica città che ha messo al centro dell’agire politico la tutela e la promozione dei beni comuni ad esempio recuperando il patrimonio pubblico in disuso e tutelando l’acqua come bene fondamentale non privatizzabile.

Ma, soprattutto, si parlerà del ruolo dell’associazionismo per lo sviluppo delle comunità locali partendo proprio dall’esempio partenopeo.

Ad introdurre i lavori sarà Franco Roppo Valente della locale associazione La Piazza che ha ideato il Festival.

Come moderatore sarà presente invece l’ambientalista calabrese Francesco Saccomanno.

Il primo cittadino di Napoli rappresenta, per gli organizzatori del CletoFestival, un esempio concreto di come anche in città di grandi dimensioni si possa operare in difesa dei beni comuni come l’acqua e mantenerli pubblici per un progresso sostenibile ed equilibrato, per l’inclusione di tutti senza pregiudizi ed etichette, per la giustizia sociale e per la partecipazione sempre più allargata ,combattendo attivamente le cosiddette cricche di potere.

Inoltre de Magistris attraverso la sua azione sul territorio è tra i simboli più autentici del riscatto del Meridione degli ultimi decenni ponendo le basi per una “rivoluzione culturale “

Sempre nella stessa giornata non mancheranno spettacoli musicali e teatrali, mostre.

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