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Finisce “Cronache delle Calabrie”: Armentano licenzia tutti!

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Il 28 gennaio annunciavamo lo stato di crisi del nuovo giornale “Cronache delle calabrie” che aveva iniziato il suo percorso editoriale il 25 ottobre 2016, nemmeno tre mesi prima, avvalendosi della brillante penna di Paolo Guzzanti direttore fino al suo licenziamento.

Oggi il giornale dei giornalisti “Giornalistitalia” ne annuncia la morte sotto il titolo “Cronache delle Calabrie licenzia tutti”

 

Ecco il testo:

«Il sottoscritto Francesco Armentano … in qualità di rappresentante legale della Top Press srls … è spiacente di comunicare che l’azienda cesserà completamente la sua attività a partire dal giorno 18/05/2017. Pertanto con la presente, La si avverte del recesso dal rapporto di lavoro instaurato il 01/03/2016 cesserà a far data da oggi 18/05/2017. Si prega di restituire copia della presente firmata per accettazione del suo contenuto».

Se non ci fossero in mezzo la vita e le famiglie delle decine di colleghi che si sono lasciati illudere dall’ennesima strampalata iniziativa editoriale, l’epilogo del quotidiano Cronache delle Calabrie meriterebbe di essere definito l’ultima barzelletta.

Al netto della forma e della pretesa del placet sulla sostanza, nella lettera dell’editore – sia nella carta intestata che nel testo – la società viene indicata come “Top” Press, mentre il timbro è quello della società che, finora, abbiamo conosciuto: “To” Press. Disarmante svarione o cambio in corsa della società editrice?

 

I giornalisti del quotidiano, uscito nelle edicole calabresi lo scorso 25 ottobre, dal 13 aprile avevano bloccato l’uscita del giornale, prima con un pacchetto di dieci giorni di sciopero, poi ad oltranza per rivendicare il sacrosanto pagamento delle spettanze arretrate e per chiedere garanzie sul futuro del giornale.

L’assemblea dei giornalisti, assistita dal Sindacato Giornalisti della Calabria, aveva, infatti, deciso di staccare la spina ad un giornale che, in sette mesi di vita è riuscito a pagare appena tre stipendi ai dipendenti e non ha mai corrisposto un centesimo alla stragrande maggioranza dei collaboratori. Negli ultimi mesi, poi, tra promesse regolarmente non mantenute e sedicenti “trattative concluse” con nuovi acquirenti, la situazione è precipitata irreversibilmente e, invece del pagamento delle spettanze arretrate e del nuovo socio pronto a rilanciare il giornale, i giornalisti si sono visti consegnare a mano la lettera di licenziamento.

La testata edita da Francesco Armentano (già editore di Cronache del Garantista, oggi in liquidazione, e già agente pubblicitario per Calabria Ora e altre testate nazionali), dopo il licenziamento del direttore Paolo Guzzanti (che proprio a Giornalistitalia.it ha dichiarato di non essere stato pagato da mesi) e la nomina al timone del giornale del caporedattore Francesco Graziadio aveva, inoltre, registrato le dimissioni per giusta causa di quattro giornalisti (il vicecaporedattore centrale Francesco Veltri, la redattrice regionale Serafina Morelli, il caposervizio della redazione di Cosenza Francesco Cangemi, la responsabile della cronaca nera e giudiziaria Simona Musco e il redattore Lucio Rodinò).

«Nonostante ciò – denuncia il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi –, i colleghi hanno continuato a garantire l’uscita del giornale, con carichi di lavoro e turni massacranti, nella speranza di tenere in vita il giornale, ma a tutto c’è un limite. Il ritardato pagamento degli stipendi può essere tollerato per qualche mese, ma non può certo rappresentare una regola, imposta dagli editori e supinamente accettata dai giornalisti che – non dimentichiamolo – sono lavoratori che non possono essere sempre turlupinati approfittando della passione che li anima. Se poi aggiungiamo che dopo lo sfruttamento e il mancato pagamento degli stipendi e dei contributi, qualcuno – e non mi riferisco solo al quotidiano Cronache delle Calabrie – si permette di proporre tagli del 50% alle spettanze arretrate e al Tfr, il quadro non ha certamente bisogno di commenti ma configura situazioni che sono state già segnalate alle autorità competenti e sulle quali non ci saranno sconti o indulgenze».

«I giornalisti di Cronache delle Calabrie, come hanno fatto qualche anno fa i colleghi di Rete Kalabria ed i sempre più numerosi colleghi che dicono basta allo sfruttamento e al lavoro non retribuito o pagato con autentiche elemosine, con il loro scatto di dignità hanno, infatti, dimostrato – sottolinea Carlo Parisi – che si può ancora credere nella professione giornalistica e nella qualità dell’informazione, che possono essere garantiti soltanto con adeguate retribuzioni e garanzie contrattuali».

«Adesso – ammonisce il segretario generale aggiunto della Fnsi – nessuno pensi che la lettera di licenziamento inviata ai giornalisti di Cronache delle Calabrie sia sufficiente a liquidarli con una manciata di monete, per scongiurare il fallimento e ripartire cedendo, magari, il giornale a qualcuno pronto ad acquisirlo libero da debiti e giornalisti».

«Sindacato Giornalisti della Calabria, Fnsi, Inpgi, Casagit e Fondo di Previdenza Complementare – conclude Carlo Parisi – non faranno sconti a nessuno. Stipendi, contributi e spettanze a dipendenti e collaboratori dovranno essere pagati fino all’ultimo centesimo perché, alla stregua del giornalista, anche l’attività dell’editore non è un hobby da praticare sfruttando il lavoro, la vita, i sogni, le speranze e l’inguaribile passione di chi crede nella professione giornalistica, unica garanzia di qualità dell’informazione». (giornalistitalia.it)

Finisce qui, a quanto pare, l’avventura del quotidiano calabrese d’informazione in edicola da soli sette mesi e di proprietà della ToPress srls il cui legale rappresentante è Francesco Armentano già amministratore della Agit Media che editava “Le Cronache del Garantista” (diretto da Piero Sansonetti, chiuso a febbraio 2016 e che vede i giornalisti attualmente in cassa integrazione), e con esperienza nel settore delle concessionarie di pubblicità (il “Calabria Ora” di Pietro Citrigno e altri quotidiani nazionali fra i suoi clienti).

Da questa mattina giornalisti e poligrafici stanno ricevendo le lettere di licenziamento che ha per oggetto la dicitura “licenziamento per cessazione attività aziendale”.

 

Tormentata, praticamente da subito, la vita di “Cronache delle Calabrie” in edicola dal 25 ottobre 2016 (redazioni a Cosenza, quella centrale, e a Reggio Calabria), e che fino a questa mattina si trovava con i giornalisti in sciopero ad oltranza e che hanno quattro mensilità arretrate compresa la tredicesima 2016.

Arrivato nelle edicole con la prestigiosa direzione di Paolo Guzzanti, tornato al sud Italia dopo l’esperienza al “Giornale di Calabria” diretto da Piero Ardenti e voluto dall’allora importante esponente del Psi Giacomo Mancini e dall’imprenditore Nino Rovelli, questo è stato licenziato da Armentano alla fine di marzo 2017.

Proprio a Giornalisti Italia, Guzzanti ha parlato dell’accaduto, avvenuto poco dopo la fiducia rinnovatagli pubblicamente da Armentano attraverso una mail inviata al direttore e alle redazioni, affermando di essere stato “sfruttato, da quattro mesi non pagato da un editore che, infinite volte, mi ha annunciato l’esecuzione di bonifici mai arrivati”.

«Il pretesto usato da Armentano – rivelava Guzzanti il 1° aprile a Giornalistitalia.it – è l’aver io accettato l’invito del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, a partecipare al meeting sull’urbanistica cosentina e calabrese. Cosa che rientra nei normali doveri sociali di un direttore, a prescindere dal colore dell’amministrazione. Ho cercato di spiegargli che un giornalista, tantomeno un direttore, non deve chiedere il permesso a nessuno per partecipare a un convegno, ma mi sono sentito rispondere (testualmente) che, per farlo, avrei dovuto ricevere il suo «nulla osta», figura burocratica finora sconosciuta al giornalismo italiano».

Dopo la cacciata di Paolo Guzzanti, la proprietà nomina direttore Francesco Graziadio, già caporedattore centrale di Cronache.

«Una scelta non facile, ma obbligata – spiegava il 30 marzo Francesco Armentano a Giornalistitalia.it – per un giornale che, non essendo ancora riuscito a raggiungere gli obiettivi diffusionali che si era prefissato, non è più nelle condizioni di avvalersi di un direttore prestigioso come Paolo Guzzanti. Dovendo, inoltre, fare i conti con un mercato pubblicitario in forte crisi, ho dovuto privilegiare il pagamento degli stipendi dei redattori».

Stipendi che però a “Cronache della Calabrie” non si sono visti quasi da subito. Su sette mesi di vita, i giornalisti hanno ricevuto solo le spettanze di ottobre, novembre e dicembre dello scorso anno. Gli animi già caldi sono diventati infuocati nell’assemblea dei giornalisti tenuta il 27 gennaio a Lamezia Terme e che affidava al Sindacato Giornalisti della Calabria un pacchetto di dieci giorni di sciopero.

«La redazione del quotidiano Cronache delle Calabrie – era scritto nel comunicato congiunto redatto alla fine della riunione dall’assemblea dei giornalisti e dal Sindacato Giornalisti della Calabria – riunita in assemblea straordinaria a Lamezia Terme il 27 gennaio 2017, alla presenza del Sindacato Giornalisti della Calabria (rappresentato dalla componente della giunta esecutiva Raffaella Salamina su delega del segretario Carlo Parisi), stigmatizza i ritardi nel pagamento degli stipendi e il mancato rispetto degli accordi relativi agli investimenti e allo sviluppo previsti nel piano editoriale della testata. Pertanto l’assemblea dei giornalisti proclama, a maggioranza, lo stato di agitazione e affida al Sindacato Giornalisti della Calabria un pacchetto di dieci giorni di sciopero da utilizzare nel caso in cui l’azienda non dovesse rispettare gli impegni in tempi brevi».

Passano giorni da quell’assemblea ma gli stipendi non arrivano né per i giornalisti, né per i corrispondenti, né per i grafici e né per il personale amministrativo. Qualche gruppo imprenditoriale si avvicina a “Cronache delle Calabrie” ma, alla fine, di concreto non succederà nulla dal punto di vista societario. Il quotidiano intanto perde pezzi importanti dopo il licenziamento di Guzzanti.

Il 4 aprile 2017 decidono di chiudere il rapporto di lavoro con la To Press srls, e quindi con Cronache, in quattro perché non ricevono lo stipendio da tre mesi (tredicesima compresa). Si tratta del vicecaporedattore centrale Francesco Veltri, della redattrice regionale Serafina Morelli, del caposervizio della redazione di Cosenza Francesco Cangemi e della responsabile della cronaca nera e giudiziaria Simona Musco.

Un mese e mezzo prima avevano lasciato il quotidiano i giornalisti Francesco Altomonte e Lucio Rodinò, che coprivano il territorio della Piana di Gioia Tauro. Nessuno di questi verrà rimpiazzato e, dopo l’addio di Veltri, Morelli, Cangemi e Musco, la situazione si fa ancora più difficile. I giornalisti rimasti a “Cronache delle Calabrie” faticano il doppio ma di stipendi e di progetti futuri non si vede una traccia concreta. Solo promesse. Finché la situazione diventa esplosiva il 13 aprile 2017 quando il corpo redazionale entra in sciopero.

«I giornalisti di Cronache delle Calabrie – è scritto nel comunicato sindacale che capeggia sulla prima pagina di quel numero – dopo una lunga e sofferta assemblea, hanno deciso di proclamare quattro giornate di sciopero, da oggi, giovedì 13 aprile, fino a sabato 15 aprile e lunedì 17 aprile, considerato che domenica 16 aprile tutti i quotidiani si fermano per la festività di Pasqua. ‪Una scelta difficile, la nostra ma inevitabile, alla luce di una situazione economica e societaria che, nonostante le promesse, nelle ultime settimane non è migliorata. Ci troviamo, infatti, in condizioni peggiori di quelle che, a gennaio, ci hanno costretto ad affidare al Sindacato Giornalisti della Calabria un pacchetto di dieci giorni di sciopero».

La speranza, a questo punto, è – si auguravano i giornalisti di “Cronache delle Calabrie” – che le trattative in corso tra l’editore e gli imprenditori interessati a questo progetto, nel quale abbiamo messo e mettiamo tutto il nostro impegno e la nostra professionalità, possano trovare una soluzione che ci permetta di tornare a lavorare con la passione di sempre e la serenità necessaria a garantire un giornale di qualità”.

Quello del 13 aprile rimane dunque l’ultimo numero di Cronache perché, dopo la prima fase di sciopero fatta di otto giornate di astensione dal lavoro, una successiva assemblea dei giornalisti decretava il proseguimento a oltranza della protesta finché non fossero arrivate “le spettanze arretrate e garanzie per il futuro del giornale”. Oggi arriva, tramite lettera, la parola fine per “Cronache delle Calabrie”. (giornalistitalia.it)

Ultima modifica il Venerdì, 19 Maggio 2017 17:30
Redazione TirrenoNews

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