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pipiRiceviamo e pubblichiamo

Al manifesto di qualche domenica fa non volevamo rispondere perché “a lavare a capu allu ciucciu è tiampu piarsu” e perché è comprovato che il sindaco è un falso matricolato.

Ma rispondiamo per amore di verità e per continuare a mantenere informati i nostri concittadini.

  1. Il Sindaco non è affatto responsabile di tutto. Ha le sue specifiche responsabilità ma condivide anche molte responsabilità con la giunta e con il consiglio. Ci sono responsabilità personali e anche responsabilità collegiali. Scaricare tutto sul sindaco può servire, per esempio, a chi pretende di essere “verginiallu” dopo essere stato assessore per dodici anni e vice-sindaco per due anni. Cari concittadini, vi invitiamo a recarvi presso il Municipio per verificare che centinaia di delibere di giunta e di consiglio dell’epoca portano la firma del sindaco attuale che, per questo, si dovrebbe vergognare a scrivere sciocchezze e bugie. Ma è il suo stile e non ci può fare niente nemmeno lui, perciò lo compatiamo. Noi dobbiamo ammettere di aver compiuto un grosso errore: di averlo nominato assessore, vice-sindaco, dandogli amicizia e fiducia per tanti anni, spesso penalizzando altri amici. Non ci siamo accorti che lui lavorava per la propria ambizione. Si possono cambiare le carte in tavola ma non la storia: è stato un traditore, come Giuda Iscariota. D’altra parte, nel 2004, Vittorio Cupelli era architetto e professore, autonomo e libero economicamente e mentalmente, mentre il sindaco attuale era un illustre sconosciuto che vendeva bambole ad Amantea. Anche questa è storia.
  2. Ufficio Tecnico comunale. L’Amministrazione Cupelli, di cui faceva parte anche l’attuale sindaco, decise di ricorrere a un tecnico esterno, a tempo parziale, per risolvere alcuni problemi esistenti all’ufficio tecnico comunale, prima con contratto a termine e poi con un contratto fino alla durata del mandato del sindaco (Sui motivi che spinsero a scegliere questa soluzione potremo ritornare in seguito). Il Sindaco Cupelli è decaduto nel mese di febbraio 2016, ma l’ingegnere è ancora al Comune. Vi è di più. In data 12 luglio 2016 (subito dopo l’insediamento dell’attuale Amministrazione), con provvedimento n. 5/2016 il Sindaco attuale nominava l’ing. Benedetto quale responsabile dell’AREA LAVORI PUBBLICI, SALVAGUARDIA AMBIENTALE E MANUTENTIVA, DANDO UNA INDENNITA’DI POSIZIONE, OLTRE ALLO STIPENDIO, DI 6.500 EURO. Con lo stesso provvedimento, veniva nominato l’architetto Mazzotta quale responsabile dell’area URBANISTICA EDILIZIA E TERRITORIO, con una indennità di posizione di 5.164,57 euro, oltre lo stipendio. Come mai l’attuale Sindaco l’ha tenuto in servizio per tutto questo tempo? Siamo alla vigilia del quarto anno di Amministrazione e nulla è cambiato, anzi è stato indetto un concorso per la copertura di un posto di tecnico, aggravando così le spese ai cittadini. Poi, forse per giustificarsi, il Sindaco voleva una richiesta scritta da parte della minoranza per non indire il concorso, dimenticando che la minoranza aveva bocciato tale proposta in Consiglio comunale quando venne apportata la modifica alla pianta organica riportata nel Documento Unico di Programmazione (DUP), e denunciando la scelta anche su manifesti a giornali. La cosa più assurda è la giustificazione che è stata data, cioè quella di gestire i quasi sette milioni di euro assegnati al Comune di Lago dai vari Enti. RICORDIAMO CHE IL COMUNE DI AMANTEA HA UNA POPOLZIONE DI 14.000 ABITANTI ED HA UN SOLO TECNICO CHE VIENE DUE GIORNI ALLA SETTIMANA E PENSIAMO CHE IL COMUNE DI AMANTEA HA MILIONI DA GESTIRE PIU’ DEL COMUNE DI LAGO. Se si guarda il Piano delle opere pubbliche 2019/2021, gli unici finanziamenti sono stati quelli del primo governo Conte: 50.000 euro dal Ministro degli Interni on. Salvini. Con questi soldi è stato messo in sicurezza il Cimitero (così afferma il Sindaco), ma basta andare sul luogo per rendersi conto che non è vero. Infatti, i cittadini lamentano i cattivi lavori perché l’acqua piovana, invece di essere canalizzata, ristagna ed entra nelle cappelle producendo danni. Con i 50.000 euro del Decreto Crescita sono stati eseguiti i lavori (recinzione) di Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa. Un mutuo di 200.000 euro è servito per asfaltare alcune strade che sono state scelte con criteri discutibili, come quella del Valentino o di Palomandro, che interesserebbero, direttamente o indirettamente, anche amministratori comunali in carica. Il Comune, cioè i cittadini, lo pagheranno per 20 anni. Infine, l’adeguamento sismico della scuola media, la cui richiesta di finanziamento venne fatta dall’Amministrazione Cupelli. Gli altri milioni di euro sono ancora in viaggio, saranno stati bloccati in qualche posto dal maltempo. PRIMA O POI ARRIVERANNO!!! Intanto, l’attuale Sindaco gode dei finanziamenti lasciati dal suo predecessore (circa 2 milioni di euro). Perciò, a chi e a cosa serve un nuovo tecnico comunale?
  3. 3.Mattatoio comunale. Il mattatoio comunale è stato pensato per creare occupazione a molti giovani di Lago con una serie di attività economiche collegate (allevamento suino nero di Calabria, macellazione, lavorazione e vendita delle carni, eccetera). La riapertura del mattatoio ci era stata sollecitata dagli stessi commercianti, oltre che da molti giovani laghitani che aspettavano la riapertura per costituirsi in cooperativa e iniziare a lavorare. L’attuale sindaco ha preferito illuminare e tinteggiare pareti e molti giovani sono andati via; in quest’ultimo periodo ben venti nostri ragazzi hanno abbandonato il Paese. Per correttezza va ricordato che, quando siamo andati alla Regione per chiedere i soldi per completare il mattatoio, c’era anche l’attuale Sindaco che non avanzò alcuna proposta alternativa, anche perché nessuno ci avrebbe dato soldi per tinteggiare pareti o mettere lampade colorate nel centro storico. L’intento nostro era di ottenere il finanziamento dei lavori di completamento del mattatoio inteso come struttura produttiva e non come dice l’attuale sindaco per dare l’incarico a qualche amico. Vogliamo ricordargli che gli incarichi li ha dati lui agli amici degli amici. Prima di dire sciocchezze il sindaco dica ai cittadini a chi ha affidato la messa in sicurezza del Comune, l’anfiteatro e gli altri incarichi conferiti da quando è in carica( prima come assessore e Vice Sindaco, adesso come Sindaco) .
  4. Altro e di più. Oggi si mira allo sviluppo della comunità e si vola alto, dice il sindaco.Continua con le belle parole e il fumo negli occhi. Perché non illustra ai cittadini quali interventi e opere produttivi sono stati realizzati affinché Lago spiccasse il volo verso lo sviluppo? Il volo lo hanno preso i giovani che sono molto grati al sindaco del viaggio turistico che gli ha offerto. La cosa veramente indecente è che il Sindaco parla del passato come se lui fosse stato su Marte e poi fosse tornato in Paese per farlo volare verso il paradiso terrestre. Dimentica che dal 2004 al 2016 ha fatto la sua carriera amministrativa e ora non vuole vedere che il suo ritorno tra noi mortali ha cambiato le cose, ma le ha cambiate in peggio. Le imprese paesane che lavoravano a Lago sono state sostituite da imprese provenienti dal altri Comuni e gli operai di Lago sono a spasso, ma circondati da luci e colori. QUESTO E’ PROGRESSO? Per la sostituzione di una lampadina passano giorni e a volte mesi. Riguardo ai CRITERI DI ROTAZIONE E DI LEGGE basta guardare la gara per la lettura dei contatori dell’acqua il cui importo non supera i 3.500 euro, vinta da una impresa di Pescara e poi affidata a trattativa privata a una cooperativa di Amantea, o la sostituzione delle balaustre di P/zza Carlo Alberto Dalla Chiesa per un importo di 36.000 euro affidata a trattativa privata ad una impresa di castrovillari. Il recupero dei tributi è stato affidato a una società esterna con aggravio di costi e il Sindaco ha dimenticato che qualche anno addietro è stato creato l’Ufficio tributi con l’assunzione di un dipendente tempo pieno (che costa all’Ente oltre 30.000 euro all’anno) proprio per il recupero dei tributi. L’esperienza negativa e il fallimento avuto con le società esterne (ci sono ancora dei contenziosi)   non hanno insegnato nulla e il Sindaco che cosa fa? Riaffida il recupero dei tributi a una nuova società esterna la quale per convenzione prenderà lo 12% sulle somme recuperate.     Questo è progresso a fallimento? Giudicatelo voi, cari concittadini. Il delirio di negare i meriti altrui spinge il Sindaco smemorato a dire che per il cimitero di Terrati non è stato fatto nulla, tacendo in mala fede che dall’Amministrazione precedente sono stati eseguiti numerosi lavori di manutenzione straordinaria quali:
  • Ristrutturazione totale della camera mortuaria compresa la copertura;
  • Raccolta e canalizzazione delle acque a monte;
  • Pavimentazione;
  • Riposizionamento del cancello d’ingresso e sistemazione esterna con muri in pietrame e staccionate di legno;
  • Rifacimento dell’impianto elettrico.

Per quanto riguarda il completamento del consolidamento del versante, ci penserà l’attuale sindaco che, se necessario, andrà a incatenarsi come ha promesso davanti la sede della Regione Calabria. Ma si deve sbrigare perché il tempo sta per finire.

  1. Altra falsità riguarda i fiumi. Gli alvei non sono stati abbandonati completamente per anni, ma sono stati annualmente puliti dai forestali per disposizione della Regione. Ma se così fosse avvenuto, l’attuale sindaco dovrebbe vergognarsi di averlo consentito essendo vice-sindaco ma anche dipendente di Calabria Verde.
  2. Altra falsità riguarda il Bando sui Borghi che dovrebbe creare percorsi naturalistici aperti a tutti. Ma anche qui si vogliono ignorare i meriti della precedente Amministrazione, la quale attraverso il PROGETTO INTEGRATO DI SVILUPPO LOCALE (PISL) ha realizzato percorsi ecologici, naturalistici e tematici finalizzati alla valorizzazione del territorio montano comunale. Importo 300.000 euro. Finanziamento Regione Calabria – Dipartimento Programmazione nazionale e comunitaria. Ma l’attuale Amministrazione ha trascurato di mantenerli in efficienza, tant’è che si sono portati via le luci e i pali. L’attuale sindaco vuole creare nuovi percorsi ma non è in grado di far funzionare quelli già esistenti.
  3. Noi abbiamo cambiato il volto al Comune con interventi strutturali seri e non tinteggiando muri e illuminando campanili (peraltro con i soldi che noi abbiamo lasciato). Si trattò di un nuovo impianto urbanistico trasformando la villa comunale (diventata un ricettacolo di topi e serpenti) in un splendida piazza ed eliminando i bagni pubblici che erano indegni di un paese civile. Questo intervento urbanisticamente qualificato ci ha consentito di gettare le basi per la realizzazione del museo all’aperto con il posizionamento delle statue del maestro Italo Scanga e la statua del maestro Wladimiro Politano posizionata nella piazzetta di Via G.B. Aloe (foto allegate). Il tutto come da progetto redatto dall’architetto Pietro Caruso che ha interessato anche Via L. Falsetti e via P. Mazzotti con due finanziamenti diversi di circa 300.000 euro. Il nuovo impianto urbanistico terminava con la realizzazione dell’anfiteatro (altri 100.000 euro) al servizio della scuola e dei cittadini.
  4. Una enorme differenza tra un recente passato ricco di realizzazioni e un tempo presente che è roseo soltanto nella fantasia dell’attuale sindaco, che ha fatto l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto fare, cioè il posizionamento della baracca delle poste nella piazza e davanti al municipio in netto contrasto con l’impianto urbanistico e in modo particolare con le statue del museo all’aperto del Maestro Scanga. Non riesce a far partire i lavori di adeguamento della messa in sicurezza della scuola media nonostante i finanziamenti già avuti da molti mesi. Così facendo si allungheranno i tempi di consegna e si ritarderà il rientro dei ragazzi alla sede principale. Il Sindaco dovrebbe spiegare come mai i ragazzi non sono stati tutti sistemati nell’ex edificio delle scuole elementari, nonostante avesse fatto eseguire i lavori di tinteggiatura. Non lo sappiamo però lo immaginiamo. Per quanto riguarda le strutture sportive che l’attuale sindaco a 15 mesi dalla scadenza elettorale dice di voler recuperare, esse versano in uno stato di totale abbandono; lo stesso vale per la struttura sportiva della frazione Terrati che è diventata una discarica a cielo aperto (foto allegata). E dobbiamo ricordare al Sindaco smemorato che la precedente Amministrazione aveva contratto un mutuo con il Credito sportivo per il quale si pagano ancora le rate di ammortamento; un altro intervento distrutto dall’attuale Amministrazione tutta presa a illuminare qualche vicolo.
  5. Per quanto riguarda il servizio civile noi siamo contenti che hanno lavorato 24 giovani di Lago, ma vogliamo anche ricordare che con la precedente Amministrazione furono interessati 60 giovani. Il Sindaco non se ne è ricordato, ma ai distratti capita anche questo.
  6. Perdita di finanziamento. Ricordiamo al sindaco smemorato che nessun finanziamento è stato revocato per negligenza dell’Amministrazione precedente. Se guarda bene le carte si renderà conto che l’ufficio tecnico che doveva completare la procedura entro un tempo stabilito non lo ha fatto e ciò ha causato il fermo del finanziamento. Ma forse è più importante sospettare che, come i soldi del Mattatoio, il Sindaco pensa di utilizzarli per qualche altra cosa.

Concludiamo, cari concittadini, con una nota di allegria. Il Sindaco è diventato cattolico praticante, tant’è che dà la benedizione ai cittadini. Diventerà diacono e prima o poi vi porterà la comunione a casa. In passato non è mai stato a nessuna riunione civile o religiosa, tranne qualche eccezione. Il sindaco precedente non ha mai distinto Santi o frazioni di serie A e di serie B. Se ha dato la fascia agli assessori e ai consiglieri delle frazioni lo ha fatto al solo scopo di dare maggiore visibilità agli stessi.

L’attuale Sindaco la fascia non la dà a nessuno perché, dato che l’ha conquistata con l’inganno, se la tiene stretta per paura di perderla.

Arch Cupelli

                                 

Pubblicato in Primo Piano

(themeticulous. altervista.org) – Come le lumache, Matteo Renzi con le piogge pre autunnali ha tirato fuori il capino e ha arringato a Ravenna le folle (si fa per dire) alla festa nazionale dell’Unità (una nemesi) e poi ha preso il microfono di Rai 3 (Agorà) per denunciare: «Abbiamo un governo di ladri perché la Lega ha rubato i soldi degli italiani e di bugiardi perché Danilo Toninelli sta mentendo tutti i giorni agli italiani». Segue minaccia: «Chi tace è complice, io raddoppio il mio impegno politico». L’ex premier ripete come un mantra: Matteo Salvini ha rubato 49 milioni.

C’è da capirlo: per lui fare un bagno di realtà è impossibile. Non perché sia un mentitore compulsivo, no: è perché non si rende conto. Lo hanno sancito i giudici dell’appello contabile. Riformando una sentenza della Corte dei Conti fiorentina, che riteneva il nostro responsabile di aver assunto irregolarmente Marco Carrai (l’alter ego dell’ex segretario dem) nel suo staff alla Provincia di Firenze, lo hanno assolto perché Renzi «non è un addetto ai lavori e non è in grado di percepire l’’illegittimità del proprio operato».

La sentenza è del 4 febbraio 2015 mentre il ragazzo di Rignano siede a Palazzo Chigi, e sarà sempre per la sindrome da «non addetto ai lavori» che non s’accorge il 23 novembre seguente di pagare 107 milioni di euro (lievitati a 110) a Unicredit, Intesa San Paolo, Bnl e Banca Popolare a saldo dei decreti ingiuntivi per i crediti che vantano nei confronti dell’Unità, lo storico quotidiano prima del Pci poi del Pd.

Paga di tasca sua Renzi? Ma neanche per sogno: una legge varata nel 1998 da Romano Prodi e poi estesa nel 2000 da Massimo D’Alema pone a carico dello Stato i debiti dei Ds, diventati nel frattempo Pd. Quando si dice che a cambiare nome ci si guadagna. Cosa che La lega potrebbe fare e che per ora Matteo Salvini non fa anche, se c’è il vantaggioso precedente degli amici e compagni dell’altro Matteo.

I 107 milioni di euro che l’allora presidente del Consiglio e segretario dem pagò erano soldi dei contribuenti italiani: ci sarebbe un altro debito da 18 milioni di euro verso la Sga (è una società pubblica che aveva anticipato denari al giornale del Pd) che però si dimentica di riscuotere.

I 49 milioni della truffa sui rimborsi elettorali contestata alla Lega sono meno della metà dei denari pubblici che Matteo Renzi attinge per evitare che il Pd debba sborsarli, perché nel 2015 il partito è ancora socio al 19,5 per cento della società che edita il giornale.

Sull’Unità l’ex premier ha fatto di tutto e attorno all’Unità è successo di tutto. Ma Renzi non se lo ricorda: è la sindrome da non addetto. A fare un po’ di conti le magnifiche sorti e progressive del quotidiano un tempo comunista sono costate al contribuente italiano, dal 1990 al 2107, anno della definitiva chiusura regnante il ragazzo di Rignano, 265 milioni tra contributi pubblici all’editoria (l’Unità è il giornale che ne ha ricevuti di gran lunga di più) e i 10 milioni che l’allora presidente del Consiglio ha versato alle banche. A questi soldi andrebbero aggiunti i generosi finanziamenti che Cesare Geronzi, gran capo di Banca di Roma e vicino a Romano Prodi, elargiva ai Ds e alla Margherita oltre ai soldi che versava come socio dell’Unità e le generose mance del Monte dei Paschi di Siena che oggi i contribuenti pagano ripianando l’enorme debito della banca senese.

Nel1996 il Pds, che diventerà Ds, era esposto con Banca di Roma per oltre 4oo miliardi di lire! Ma nessun giudice se n’è mai interessato. Sui contributi elettorali spariti c’è stata solo un’inchiesta corposa: quella sul tesoriere della Margherita Luigi Lusi accusato e condannato per aver occultato 25 milioni della costola ex De del Pd. La fattispecie è del tutto sovrapponibile al caso Bossi-Lega, ma quando c’era di mezzo il partito di Francesco Rutelli i giudici sbatterono in galera Lusi (7 anni in appello), ma restituirono tutti i soldi alla Margherita che fu considerata parte lesa, nonostante all’epoca della sentenza fosse un partito morto.

A dirla tutta tra Renzi e Salvini sui quattrini ci sono almeno due differenze: Salvini dei 49 milioni della Lega non ha alcuna responsabilità, Renzi dei soldi dell’Unità era politicamente responsabile e almeno 22 di quei 110 milioni sono andati a vantaggio del «suo» Pd, che peraltro ha già accumulato un ulteriore buco di oltre 10 milioni che non sa come pagare. Se le bugie hanno le gambe corte, le esternazioni di Renzi come le lumache le gambe non ce le hanno proprio!

Chi tutto sa di conti e debiti è un ex senatore del Pd, ma comunista nel dna, diventato una specie di figura mitologica: Ugo Sposetti. Nativo di Tolentino, Marche, terra di esattori pontifici, comincia la carriera da ferroviere a Viterbo dove diventa prima funzionario poi plenipotenziario del Pci della Tuscia. Comincia a occuparsi dei conti del partito col governo Prodi ed è lui a suggerire la legge che obbliga lo Stato a pagare i debiti dei giornali di partito. Sa già che bisogna scaricare sull’Unità gran parte del peso finanziario che grava sui Ds. Nel 2001 quando diventa tesoriere dei Ds – ama anche dell’Ulivo prodiano – la situazione è pesante: sono oltre 580 milioni di esposizione bancaria. Quando nasce il Pd, nel 2007, Margherita e Ds scelgono la separazione dei beni. La Margherita è povera ma libera da pendenze, i Ds invece hanno un immenso patrimonio immobiliare, ma sono strozzati. La situazione è questa: 580 milioni garantiti da ipoteche sugli immobili. Il pool di banche creditrici (Mps, Unicredit, Intesa via Carisbo, Popolare di Lodi, Mediocredito, Bnl) prima accettano di rifinanziare a tasso agevolato un mutuo da 120 milioni (dovrebbe scadere quest’anno), poi discutono con Unipol un piano di parziale rientro. Vengono venduti la sede storica di via delle botteghe Oscure e 140 immobili e grazie alla cartolarizzazione tutto il patrimonio immobiliare diventa libero da ipoteche.

Sposetti rientra per circa 340 milioni, ma ne restano 240: metà sono il famoso mutuo e metà in capo all’Unità. Sposetti inventa la Fondazione Enrico Berlinguer (di cui è tutt’ora presidente) e poi crea altre 57 fondazioni locali in cui blinda il patrimonio immobiliare residuo. Così facendo, però, azzera le garanzie pe le banche (e un giudice forse avrebbe dovuto interessarsene) e Unicredit, dove non c’è più Alessandro Profumo ma è arrivato Enrico Ghizzoni, decide di passare all’incasso. Sarà a quel punto che Sposetti dirà: «A pagare ci pensa lo Stato! L’abbiamo studiata bene. Lo avessi fatto per un privato mi avrebbe ricoperto d’oro».

Carlo Cambi – LaVerità 08/09/2018

I debiti dei Ds saldati dallo Stato

Una legge obbliga a coprire 107 milioni per i bilanci in rosso della vecchia «Unità»

di Sergio Rizzo

La la legge è legge. Così tocca ai contribuenti ripianare i debiti dei Democratici di sinistra: 107 milioni di euro, versati dallo Stato nei giorni scorsi. Mentre già infuriavano le polemiche per i tagli della legge di Stabilità alle Regioni, quel gruzzolo finiva dunque nelle casse delle banche creditrici. E non è nemmeno tutto. Mancherebbero altri 18 milioni dovuti alla Sga, società nata dieci anni fa con la funzione di recuperare la montagna di crediti dal crac del Banco di Napoli che ha ritenuto di non rivendicare quella cifra. Va detto che quei 107 milioni pubblici si trovano ora parcheggiati nei forzieri delle banche creditrici dei Ds con «riserva». Significa che pende ancora il giudizio di appello, ma le speranze che quei denari tornino indietro sono al lumicino. Il finale era scritto da tempo.

Il Corriere e Report di Milena Gabanelli avevano già raccontato come il rischio che si è materializzato fosse concretissimo. E tutto grazie a una leggina del 1998 che stabiliva l’estensione della garanzia dello Stato già vigente sui debiti degli organi di partito ai debiti del partito che si faceva carico dell’esposizione del proprio giornale con le banche. Sembrava una norma scritta su misura per il quotidiano diessino l’Unità. I Democratici di sinistra avevano generosamente deciso di accollarsi la drammatica esposizione bancaria del giornale, che stava imboccando il tunnel di una crisi durissima. Tanta generosità era tuttavia condivisa con tutti gli italiani che pagano le tasse. Visto che il partito si accollava i debiti del giornale insieme alla garanzia statale trasferita per legge dal giornale al partito. Che se non avesse pagato lui, avremmo pagato noi. Il tesoriere dei Ds Ugo Sposetti, il quale non ha mai rinnegato quella mossa assai discutibile, ce la mise comunque tutta per abbattere la montagna di debiti che sfiorava i 450 milioni di euro. Anche con l’aiuto di altre ancor più discutibili leggine approvate dal parlamento intero con rarissime eccezioni, che fecero lievitare come panna montata i rimborsi elettorali: l’ultima, quel capolavoro partorito all’inizio del 2006 che consentiva il pagamento dei contributi pubblici anche nel caso di scioglimento anticipato della legislatura, come avvenne nel 2008. L’anno in cui si consumò l’ultimo atto dei Ds, con la nascita del Pd: partito che non raccolse l’eredità economica dei due soggetti fondatori, la Margherita e i Democratici di sinistra, i quali pur defunti continuarono comunque a incamerare per tre anni cospicui fondi statali.

Non solo. L’astuta separazione dei destini economici consentì ai Ds con l’abile regia di Sposetti di blindare il patrimonio immobiliare dell’ex Partito comunista in una cinquantina di fondazioni indipendenti dal partito centrale perché emanazione delle federazioni provinciali. Ovvero, soggetti giuridici autonomi. Su questo punto la polemica con il segretario democratico Walter Veltroni raggiunse il calor bianco. Ma le sue dimissioni, rassegnate all’inizio del 2009, segnarono la fine di qualunque resistenza interna. E siamo arrivati a oggi, quando le banche creditrici, non avendo più neppure un mattone da pignorare, hanno preteso di escutere la garanzia dello Stato sui debiti residui: 125 milioni. Il giudice non ha potuto che dar loro ragione e lo Stato ha dovuto adesso sborsare 107 milioni. Va detto che non è la prima volta che succede una cosa del genere. Alla fine del 2003 avevamo già pagato i debiti dell’ex Avanti!, il quotidiano del Psi craxiano. Sia pure per una cifra più modesta: 9 milioni e mezzo. Ma allora non fu possibile ascoltare la versione del tesoriere socialista. Vale quindi la pena di riportare le dichiarazioni di Sposetti, attualmente senatore del Pd e presidente della Fondazione Ds, intervistato a maggio di quest’anno da Emanuele Bellano di Report: «Il debitore è morto. Se il debitore muore, che succede? Ci sono le norme e in questo caso un magistrato civile ha detto “guarda, signor Stato, che devi pagare tu…”». Gli chiede allora il giornalista, dopo aver ricordato la storia della legge del 1998: «È stata una mossa calcolata e strategica quello che poi è successo dopo?» E lui risponde: «Quindi che vuol dire? Che sono stato bravo! Una società mi avrebbe dato tanti soldi per fare questo lavoro…» Verissimo. Almeno quelli ce li siamo risparmiati. Ma è una ben magra consolazione.

Pubblicato in Italia

Alle prossime elezioni la verità , finalmente, uscirà fuori.

Tutta.

E si sapranno i nomi di chi ha scherzato con il dolore dei disoccupati e delle loro famiglie , con la dignità dei lavoratori mortificati nei diritti e nei bisogni, e per tutti loro ci sarà una fine indegna.

La rivoluzione comincia

Ecco cosa ha scritto il comune di Soveria Mannelli:

“Ieri mattina i lavoratori LSU ed LPU in forza al Comune di Soveria Mannelli fino al 31/12/2017, hanno stazionato presso la Sede Municipale in segno di protesta avverso l’immobilismo istituzionale che ha costretto la maggior parte dei Comuni calabresi a non rinnovare di fatto la proroga dei contratti di lavoro. 

I lavoratori hanno incontrato il Sindaco Leonardo Sirianni che ha dichiarato che “non è certamente l’Amministrazione Comunale di Soveria Mannelli a essere la controparte dei lavoratori LSU - LPU ma è soprattutto la Regione Calabria che deve fare la sua parte sia direttamente che in contraddittorio con il Governo nazionale, fornendo elementi concreti e certi piuttosto che invocazioni di principio che rimandano alla buona volontà degli amministratori locali e a possibili, nebulosi e futuri provvedimenti.

E questo sia per evitare di rinviare il problema e sia di dare un colpo mortale alle finanze dei comuni che in Calabria sono in buona misura già dissestati, con l’unica certezza di compromettendo le responsabilità patrimoniali di amministratori e dirigenti comunali”.

Il Sindaco Sirianni ha poi ribadito “la totale vicinanza ai lavoratori che hanno sempre contribuito a garantire i servizi fondamentali per la cittadinanza, svolgendo sempre con dedizione e impegno le funzioni per le quali circa vent’anni fa sono stati chiamati ad assolvere attraverso precisi progetti proposti dall’Amministrazione Comunale”.

Il Sindaco ha proseguito dicendo che “ovviamente ci stiamo tenendo costantemente in contatto con colleghi amministratori e con dirigenti regionali e nazionali per seguire gli sviluppi della vicenda. Inoltre, vigiliamo con particolare attenzione sugli esiti delle riunioni in corso tra i vertici regionali e i Sindaci dei comuni Calabresi.

Soprattutto i primi cittadini sono quelli che chiedono di dare una soluzione puntuale alla delicata vicenda che oltre a pregiudicare i lavoratori mette in difficoltà tutti i cittadini nella fruizione dei servizi essenziali”.

Sirianni conclude sostenendo che “il comune di Soveria Mannelli rimane in attesa di una nota esplicativa chiara e non interlocutoria da parte della Regione Calabria volta a chiarire la posizione di tutti i lavoratori che da decenni ogni anno sono appesi a un filo: è una battaglia che riguarda tutti e l’Amministrazione Comunale di Soveria Mannelli farà tutto il possibile, all’interno del quadro normativo vigente, per garantire servizi e lavoro.

Non possiamo assistere inerti che, come sempre, i problemi, creati da altri, vengano scaricati sui comuni, che sono l’ultimo anello della catena.

Troppo comodo.

Ognuno deve fare la propria parte: noi faremo certamente la nostra ma ben prima di noi attendiamo la Regione Calabria.

E finalmente constatiamo che c’è chi ammette che non si potranno stabilizzare tutti.

Le bugie, come sempre, hanno le gambe corte”.

Ndr Signor Sindaco che volto ha PINOCCHIO?

Per carità, che nessuno si offenda!

Ma ascoltando quanto avviene nella nostra cittadina ci è venuta in mente la favola di Pinocchio.

Una favola così moderna ed attuale da poter essere intravvista anche oggi, nella nostra stessa Amantea.

Di Pinocchi mentitori e bugiardi ne troviamo tanti, sia nella politica che nella società.

L’unica differenza è che oggi i loro nasi non si allungano, probabilmente perché questi Pinocchi di oggi non hanno la bontà dell’eroe collodiano o semplicemente perché hanno fatto abitudine alle menzogne al punto da non avere più senso di vergogna.

Di gatti e volpi a bizzeffe.

 

Compari nella politica e nella società( ed anche altrove, invero) sempre alla ricerca di un fesso da prendere in giro.

A volte abbiamo l’impressione che siano loro stessi , i burattini e le marionette, ad andare a cercare il gatto e la volpe, pur consapevoli che tenteranno di fregarli, talvolta riuscendoci, e solo per entrare in qualche modo nella storia.

Qualche Fatina si rischia di trovarla, se si guarda bene.

Insomma ci sono tutti.

Ma quello che ci lascia sempre sorpresi è che il Pinocchio di turno, nel caso il Pinocchio di Amantea, ancora una volta, come nella storia, s'incammina ( per dove lo sa solo lui) , ma durante il tragitto viene attratto da una musica, proveniente dal Gran Teatro dei Burattini.

O piuttosto si dovrebbe dire da uno dei Gran Teatri dei Burattini.

E, come nella favola, si incuriosisce e decide di vendere l'abbecedario, il Pinocchio di ieri, ed oggi ben altro, dignità compresa, per procurarsi i soldi del biglietto.

Si illude il buon Pinocchio di non essere riconosciuto dai suoi simili. Non è così.

 

I burattini sul palcoscenico, infatti, lo scorgono tra il pubblico e interrompono la recita per festeggiarlo.

Ma il burattinaio Mangiafuoco, si arrabbia e decide di gettare Pinocchio nel fuoco per poter cuocere un montone.

Ma poi si commuove cominciando a starnutire davanti alle invocazioni di pietà del burattino, lo libera e gli regala cinque zecchini d'oro da portare a Geppetto.

Potrebbe finire bene per il nostro Eroe, per Geppetto e, nel caso, per Amantea.

Ed invece Pinocchio mentre fa ritorno a casa s'imbatte nel Gatto e nella Volpe, ai quali racconta incautamente delle monete d'oro ricevute.

I due lo convincono a sotterrarle nel vicino Campo dei miracoli, dicendogli che una volta seminate si sarebbero trasformate in un albero carico di zecchini d'oro.

Oggi, ovviamente, la storia si diversifica.

Oggi il Gatto e nella Volpe dicono a Pinocchio di far cadere la giunta in carica per andare a nuove elezioni e diventare i padroni del paese.

Un posto di assessore è per molti un albero di zecchini d'oro.

Anche il potere che deriva dall’incarico è un albero di zecchini d'oro.

Insomma Amantea ci sembra sempre più un paese dei balocchi, pieno di Burattinai e soprattutto di burattini e marionette.

E non ci sembra che alla fine la storia si concluderà bene.

Il creatore di Amantea si è distratto e non fa niente per salvarla.

I cittadini di Amantea, i nuovi burattini fanno come Pinocchio, e pur se viene detto loro qual è il loro bene scelgono sempre l'alternativa peggiore;

Le intelligenze maligne, diabolicamente più astute dei burattini (il Gatto e la Volpe, l'Omino di Burro) li insidiano.

E così non resta che la redenzione grazie all’intervento della Fata Turchina e di altre creature benevole quali sono, nel pensiero cristiano, gli angeli e i santi.

Ma resta anche la speranza , quella che fa morire Lucignolo, rimasto asino, mentre Pinocchio, grazie alla Fata Turchina, riceve una nuova vita.

Inutile chiedersi se la colpa sia del burattinaio che manovra i fili e porta dove vuole i burattini, o se sia dei burattini che dovrebbero essere gli attori del futuro della città, o se sia addirittura degli spettatori che assistono passivi allo spettacolo della morte di tutti,anche la loro.

Pubblicato in Primo Piano

#Dellaseriedituttoedipiù

Il consigliere di minoranza Sergio Ruggiero scrive alla Presidente di Commissione Giusi Osso e chiede la convocazione della Commissione Bilancio:

 

“Rilevo come l’Amministrazione Comunale stia inanellando una serie di preoccupanti disavventure organizzative e gestionali:

1)         L’esito negativo e discutibile del concorso per Ragioniere dell’Ente, come abbiamo avuto modo di rilevare e denunciare.

2)         La Responsabile dell’Ufficio tributi si è dimessa dopo pochi mesi dall’incarico.

3)         La Segretaria d.ssa Mercuri si è dimessa dalla Commissione Assegnazione P.A.C.

 

Una conseguenza del momentaneo “smarrimento” dell’Ufficio Tributi, è l’adozione della recentissima determina 653 del 29 settembre, con la quale si affida a Ditta esterna il caricamento dei ruoli idrici, cosa che, in condizioni normali, si poteva fare all’interno del Comune se l’Ufficio medesimo avesse funzionato, con conseguente risparmio di risorse:

La d.ssa Zagordo, motivando le dimissioni, invita ad evitare “fraintendimenti e sterili polemiche strumentali”.

Accolgo l’invito. Tuttavia, tentare di capire gli accadimenti del COMUNE DI AMANTEA è un DOVERE dei Consiglieri eletti dai cittadini; questi ultimi, e ce lo dobbiamo scolpire nella mente, pagano stipendi agli impiegati e indennità di carica agli Amministratori.

 

E dunque, pur rispettando “la sofferenza” di Zagordo, verso la quale nutro stima ed amicizia, non posso che rimuginare su quello che è successo ed esprimere PREOCCUPAZIONE per una questione che avrà riflessi sull’equilibrio finanziario dell’Ente, già messo a dura prova da gravissimi colpi (rammentiamo indeterminatezze TASI ed errori TARI) e dalle “discutibili” decisioni della Maggioranza.

 

Decisioni e aggiungerei manchevolezze che, temo, vadano nella direzione del dissesto finanziario:

1)         Rinegoziazione mutui con amplificazione e trasferimento ai posteri del debito;

2)         Proroga del servizio di tesoreria a un interesse che dallo 0,8% passa al 4%, senza l’espletamento di alcuna gara d’appalto prevista dalla Legge;

3)         Gestione “allegra” della spesa: emblematico è il costo della “stagione estiva” 2015, praticamente raddoppiato rispetto all’anno scorso, iniziativa non corrispondente esattamente al criterio del buon padre di famiglia, guadagnando persino il disappunto dell’Assessore Tempo! Rispetto a tanta irragionevolezza, a mio parere Tempo avrebbe fatto meglio a rovesciare qualche tavolo piuttosto che limitarsi a lamenti estemporanei.

Ma penso anche alla rinuncia al meccanico di una cooperativa con conseguente licenziamento dell’operatore, sicchè l’Ente deve ricorrere ad Officine esterne con presumibile aumento dei costi per le riparazioni.

 

Ma la maggior parte delle voci rilevate sul bilancio vanno nella direzione dell’aumento della spesa, temo scarsamente controllata, a fronte dell’evidente difficoltà di introitare risorse, e della perseveranza a far passare come risorse attive i tributi non esatti, più o meno esigibili.

Ribadisco la necessità di percorrere la strada della riorganizzazione degli Uffici, per la quale occorre, penso, un diverso tenore di progettualità, rigore e intenzionalità.

Rischio di farla facile e non lo è, ma nella bruma degli eventi adesso intravedo un’altra narrazione.

 

Pertanto, interpretando un sentimento di diffusa preoccupazione, di gran lunga più forte di quanto si possa percepire nel “Palazzo”, nell’esercizio sindacale e di controllo attribuitomi dal mandato popolare, chiedo risposte ai seguenti quesiti:

A chi si intende affidare la Responsabilità dell’Ufficio Tributi?

Quale ruolo occuperà la d.ssa Zagordo?

C’è in programma un Concorso per Responsabile di Ragioneria?

C’è in programma un Concorso per Responsabile dell’Ufficio Tributi?

Esiste l’intenzione di riunificare i due Uffici?

Non si poteva caricare il ruolo idrico senza rivolgersi ad una Ditta esterna?

E infine: perché la d.ssa Zagordo si è dimessa?

Perché la d.ssa Mercuri si è dimessa?

Nell’auspicio che anche la Minoranza possa dire la propria, invito la Presidente Osso a convocare una Commissione urgente, e chiedo che l’Assessore Tempo venga a riferire. Grazie”.

Ndr. Il nostro caro amico Sergio continua imperterrito il suo viaggio verso un mondo migliore , viaggio, ormai, onirico, favolistico, pur sapendo(forse) che Pinocchio non dice mai la verità!.ci dispiace perché sappiamo tutti che la fine dei Grilli parlanti. Ad Amantea appena possibile di fronte al richiamo ( per quanto saggio) ti lanciano un martello!

Ma stia comunque tranquillo Sergio, alla fine della storia i Grilli risorgono e sono la soluzione ai problemi del paese e perfino per Pinocchio (ahimè)

Ci scrive l’avvocato Fabio Garritano, rappresentante di Fratelli d’Italia e già candidato alle scorse consultazioni comunali, il quale dice:.

“Nel rinnovare i complimenti a quanti hanno contribuito alla felice realizzazione del Carnevale di Amantea, ai carristi in primis, ma anche al Comitato “G. Brusco”, i cui pochi membri, con grande spirito di sacrificio, hanno traghettato questa manifestazione fino ad oggi, condivido, da ex carrista, ex membro del comitato organizzatore e cittadino, alcune considerazioni che non vogliono rappresentare una critica sterile, ma il mio pensiero, o meglio un contributo al fine di migliorare, se lo si vuole, una delle più belle manifestazioni che la nostra città offre.

Ormai lontani, ma non dimenticati i fasti degli anni 2000-2005, tutto si è svolto per il meglio, belli i Carri, tanto entusiasmo e tanta gente, certo tante le variabili che hanno determinato qualche lacuna rispetto alle ultime edizioni, pertanto se ci vogliamo accontentare possiamo dire che la manifestazione è riuscita, però se non vogliamo restare al palo la macchina organizzativa va rivista.”

Qualcosa va rivista dice il politico amanteano continuando:

“Già 10 anni fa, quando tutti i maggiori gruppi di carristi per varie ragioni, hanno abbandonato il carnevale, si evidenziavano le carenze organizzative di una manifestazione che aveva raggiunto rilevanza regionale; allora esisteva un regolamento e un programma a cui i carristi dovevano attenersi, oggi non mi pare che di esso non se ne abbia contezza, con inevitabili contrasti che sorgono in assenza di regole certe. Ogni gruppo fa ciò che vuole senza alcun controllo, l’importante è che realizzi il carro; ecco allora i problemi nell’attraversare il percorso, con danni ai manufatti stessi, la musica eccessivamente alta, i ritardi e la eccessiva lentezza nel giro del percorso”

Ed allora le domande:

“Ma andiamo con ordine, il carnevale è finito ma da domani cosa si potrebbe migliorare?

Il capannone da quando è stato realizzato (doveva rappresentare solo l’inizio di una stabile organizzazione), non è stato adeguato alle basilari norme di sicurezza, ne c’è stato un minimo investimento in materiali e attrezzature per permettere ai carristi di lavorare con gli adeguati strumenti già a partire dal mese di ottobre, cosa che avrebbe anticipato l’inizio del carnevale e soprattutto garantito la conclusione il giorno del martedì grasso.”

Poi le proposte:

“I giovani carristi andrebbero supportati, già nella fase di progettazione, da esperti della materia, architetti, costumisti, decoratori, elettricisti, fonici ecc., un corso di cartapesta e magari il confronto con qualche carrista di lungo corso sarebbe un grande aiuto.

Altro annoso problema è il recupero delle risorse finanziarie, in questo dovrebbe emergere la capacità del Comitato (per quello che ne è rimasto), non è cosa facile ma nemmeno impossibile, ci si deve organizzare. Scomparsa la riffa/lotteria che rappresentava una fonte di finanziamento immediato per i giovani carristi, abbandonata anche la votazione popolare con il sistema “un euro un voto” che era stata studiata per coinvolgere il pubblico e allo stesso tempo recuperare fondi, i giovani sono per lo più finanziati dai partecipanti e dagli sponsors, il contributo comunale c’è ma arriva in ritardo e comunque non sarebbe sufficiente a coprire i costi.

I carri, meteo permettendo, dovrebbero essere posizionati su corso Regina Margherita sin dalla tarda mattinata, in modo da iniziare la sfilata alle 15 in punto, si potrebbe così riprendere l’dea, avviata ma non più proseguita, dell’inaugurazione delle sfilate, con taglio del nastro di “Rosinella da carcara”, personaggio simbolo del carnevale di Amantea.

Quasi assente il servizio d’ordine all’interno del percorso, a salvaguardia del pubblico e delle maschere, per lo più lasciato all’iniziativa dei singoli gruppi, con la collaborazione dei genitori, un tempo almeno un rappresentante del comitato si faceva carico di seguire e gestire un singolo carro.

E i bravi carristi? Anche a loro suggerirei di organizzarsi un po’ meglio, la gente guarda non solo le opere e le coreografie ma tutto ciò che succede, dunque alcuni comportamenti andrebbero evitati, mi riferisco all’utilizzo sfacciato di troppi alcolici, ad alcuni atteggiamenti sgradevoli (vedersi urinare il portone di casa non è una bella cosa, i bagni chimici potrebbero evitare il problema), alla mancanza di rispetto nei confronti degli organizzatori e infine al sistematico abbandono del proprio carro da parte dei figuranti.”

Infine il tasto dolente dei premi e soprattutto della Giuria:

“Tasto dolente da sempre, la Giuria. Si fanno i carri per divertimento ma la sfida, la competizione stimola e affascina, dunque bisogna agire con cautela e responsabilità, più trasparenza significa meno polemiche (che comunque ci saranno!). Mai i carristi hanno avuto l’onore di sfilare davanti ad una giuria, nominata per competenze specifiche, il comitato ha sempre preferito una giuria fantasma, eppure le polemiche potrebbero non trovare fondamento se la stessa fosse posizionata sul palco davanti a cui i carristi sfilano, con la consapevolezza di esibirsi davanti a chi giudicherà il loro lavoro. Richiamando la premessa, spero di non aver offeso nessuno, ma offerto uno spunto di riflessione, per il Comitato organizzatore, i Carristi e gli amministratori di questa città, consapevole che altre possono essere le idee per migliorare una manifestazione che non è solo amanteana ma comprensoriale con potenzialità enormi sotto molteplici punti di vista. Fabio Garritano”

NdR. Caro Fabio, grazie delle tue riflessioni, che rappresentano come sempre un equilibrato sforzo di verità in un mondo ricco, ieri ed oggi, di balle e ballisti, ipocrisia ed ipocriti. Sappi che c’è molto altro a cominciare dai tiepidissimi e contati applausi in piazza Cappuccini che celano una verità che non si vuole conoscere e far conoscere. Amantea è sempre più il paese della bugia. E forse è per questo che ha vinto il carro con Pinocchio!

Pubblicato in Politica

Il carnevale 2015 passerà alla storia come un carnevale difficile.

Ma forse, e nel contempo, sarà ricordato come un carnevale di resurrezione

Nel senso che peggio di così non potrà mai andare.

Dal 2016 non si potrà che cambiare e certamente migliorare.

Oggi si stanno dando i colori al carro che era rimasto danneggiato da un incendio che ne aveva distrutto una parte.

Oggi pomeriggio 21 febbraio ecco un nuovo Grillo completamente ultimato e dipinto, che, tempo permettendo, domani sarà visto dai presenti alla sfilata.

Ma non sarà certamente l’unica maschera ad attrarre l’attenzione dei utenti del carnevale amanteano, anzi.

Farà bella mostra di sé la balena azzurra di Pinocchio, quella che apre la bocca per inghiottire non il plancton ma le verità, tutte le verità, lasciando al mondo e ad Amantea, nel caso, solo le bugie.

Ed è per questo che proprio a fianco alla balena si erge un pinocchio dal lungo naso, pinocchio delle bugie, nel quale ognuno degli osservatori potrà vedere chiunque egli creda, da se stesso , a Renzi, a mario Oliverio, a qualsivoglia politico del comune, della provincia, della regione, del parlamento.

Dall’altro Berlusconi dalle lunghe orecchie, un Berlusconi onnipresente, l’altro Renzi italiano.

Ed inoltre troneggia, per impianto scenico, nel centro del carro, il “RE Napolitano” che si è spostato dal Quirinale per sedersi sul nuovo scranno del parlamento.

Poi, ed ancora, le tre scimmiette del “non vedo, non sento ,non parlo”, quasi a simboleggiare il silenzio. Non si sa quale se quello mafioso, quello massonico o quello politico, comunque, il silenzio comodo ai poteri!

Infine il simbolo della speranza, una bellissima mongolfiera fatta da mille palloncini colorati, una mongolfiera di speranza, sia che serva per portare via da un luogo triste, come quello in cui viviamo, chi ha ancora il bene nel cuore, sia che serva per portare via da un luogo triste chi è responsabile di questa tristezza così che resti a dominare il bene, la solidarietà, l’amicizia.

Pubblicato in Cronaca

pinocchio-770x554Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota di Gigino Adriano Pellegrini

Se avessimo le capacità di analizzare attentamente ciò che lo Sparaballe ufficiale dell’Amministrazione comunale, va diffondendo per le strade ornate a festa con i “pacchi” di RaiUno, verrebbe fuori tutta l’aberrante e menzognera realtà nella quale la comunità vive. Sparaballe informa i cittadini sul buon operato di quasi un anno di questa Amministrazione. Il ponte sul fiume Kwai - Colongi, l’agibilità del porto, le consulenze a “costo zero”, la raccolta differenziata dei  rifiuti, ecc.., ecc.. A tale proposito, ci siamo poste alcune domande nel cercare di capire  perché chi amministra il potere, in nome del e per il popolo, mente. Perché, giunto ormai alla fine dei suoi giorni, si ostina a negare l’evidenza? E’ vero, non tutti i politici mentono, e, soprattutto, non sempre mentono, ma questo cocktail di verità e di menzogna è anche peggiore della menzogna palese. Una possibile spiegazione potrebbe essere l’ostinata pretesa di manipolare il vero. Sarebbe troppo riduttivo limitarsi a spiegare la menzogna sistematica dei politici “navigati” con la loro ricerca del consenso ad ogni costo che, nella liberal-democrazia in fase terminale, coincide con la ricerca dei voti. La verità parla da sé, direbbe uno psicanalista, nelle motivazioni oscure, che sono poi le uniche reali. I politici mentono perché disprezzano i propri elettori. Tra la loro ricerca del consenso a ogni costo e la ricerca del bene comune o, quanto meno, della realizzazione di un suo qualche ritratto ideale o finanche ideologico c’è la stessa differenza che passa tra uno stupro e un rapporto d’amore consensuale. I politici, mentendo, confermano il loro incondizionato amore per il sistema liberal-democratico moderno. Non a caso e sistematicamente carpiscono con la brutalità ciò che non possono ottenere dalla libera e consapevole scelta dei loro “sudditi”. La menzogna moderna è fabbricata in serie e si rivolge alla massa. Così, se nulla è più raffinato della propaganda moderna, nulla è più grossolano del contenuto delle sue asserzioni, che rivelano un disprezzo assoluto e totale della verità». La massa – perché il Potere vuole “masse”, non popoli –che credono a tutto ciò che si dice loro. Purché si dica con sufficiente insistenza. Purché si lusinghino le loro passioni, i loro odi, le loro paure. Eppure, anche in politica, la menzogna è un segno di debolezza, non di forza, forse in democrazia ancor più che nei sistemi apertamente totalitari. La menzogna è un’arma. L’arma preferita dell’inferiore e del debole che, ingannando l’avversario, si vendica e ha la meglio su di lui. Ingannare significa anche umiliare e ciò spiega la menzogna spesso gratuita delle persone.  La menzogna è comunque sempre un segno di disprezzo.I politici mentono per disprezzo e attestano perciò la crisi profonda del sistema.. Sì, certo, si potrebbe obiettare, non tutti i politici mentono e, soprattutto, non sempre mentono; ma questo misto di verità e di menzogna è forse anche peggiore della menzogna aperta. Il tema non è nuovo, ma i potenti strumenti di comunicazione mediatica danno a queste domande antichissime un significato differente da quello del passato. Per secoli, la menzogna di massa si è confusa con la propaganda e, in modo particolare con l’indicare ai propri sudditi il nemico o il cattivo di turno. Il politico  mente anche ai “propri”, cittadini, elettori, sostenitori, in una proporzione che era sconosciuta ad altri tempi pure infelici. Lo sapeva perfettamente Adolf Hitler, che nel Mein Kampf sosteneva espressamente la necessità di mentire se devi mentire alle masse, deve trattarsi di una menzogna così abnorme da essere proprio per questo creduta. La menzogna è, difatti, la quintessenza di tutti i regimi, sia quelli vecchia maniera, come le dittature ideologiche del secolo scorso, sia quelli “soft”, caratteristici del sistema di disinformazione sistematica portato avanti dai poteri forti mediante l’illusione della democrazia elettorale. Qualcuno riderà di queste affermazioni, perché troverà difficile e masochistico ammettere, alla sua stessa persona, l’ aver contribuito all’elezione e consolidamento del potere costituito. La “presenza”, di una “opposizione” democratica, all’interno del sistema garantisce la legittimità dello stesso e tutti vivono e vivranno i festeggiamenti dell’Anno che verrà, per dirla, con le parole del defunto Lucio Dalla, in una famosa lettera all’amico trasferitosi in un’altra Galassia. Se la nostra libertà ci permettesse di decidere come comportarci, di conseguenza la nostra “autenticità” sarebbe un valore da sviluppare secondo il libero arbitrio e non attraverso un’accettazione incondizionata a comportamenti e principi che vengono propinati come giusti e incontestabili come ci conferma e ci rassicura Sparaballe.

Gigino Adriano Pellegrini 6 G el Tarik

giggino pell

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Pochissimi lo hanno scoperto , fin’ora , probabilmente perché la gente non si guarda intorno, con la dovuta attenzione.

Ma, forse, anche perché, tutto sommato, questo UFO ha caratteristiche fisiche molto simili ad alcune persone che vivono in mezzo a noi e che sono diventate molto comuni anche se sono purtroppo una triste realtà di questa società.

Comunque la notizia è certa.

Due gli elementi fisici che ne permettono la identificazione a vista.

Le gambe corte, molto corte, ed il naso lungo, molto lungo.

Senza offesa per i nani, ma, come loro, con le gambe piccole che si ritrova, non andrà molto lontano( speriamo), e prima o dopo sarà riconosciuto, preso e portato in un luogo chiuso dove potrà trascorrere tutti gli altri giorni della sua vita.

Non può correre stante le gambe piccolissime.

Ha le gambe corte come le bugie che racconta.

E poi ha un naso lungo, anzi lunghissimo, e ci sembra che ogni giorno diventi più lungo.

Pinocchio gli fa un baffo!

Con lui, l’UFO, in giro, Pinocchio diventerà una persona perbene e le frottole che è abituato a raccontare, come tanti politici odierni, saranno una quasi verità.

O quantomeno diverranno così lievi da non cogliersi più.

E questa sua caratteristica fisica gli rende difficile la corsa e soprattutto gli impedisce di nascondersi.

Anzi, addirittura anticipa la percezione della sua presenza.

Quando si avvicina ad un incrocio il poverino deve alzare il naso verso l’alto per evitare di sbattere contro le persone e le auto che circolano sulla strada perpendicolare all’incrocio al quale si sta avvicinando.

Poi quando arriva all’altezza della strada trasversale deve fare marcia indietro su questa, abbassando il naso e poi riprendendo il cammino fino al prossimo incrocio.

Ma prima o dopo è probabile che tocchi qualche filo della pubblica illuminazione rischiando se non di bruciarsi quanto meno di arrostirsi i tanti peli che gli riempiono il naso fino a spuntargli fitti ed abbondanti.

Una terza caratteristica fisica è la bocca da trota che gli permette di modulare parole dolci e mielose come quelle che usa il diavolo quando ti tenta.

Ed è così , con questa voce , che l’UFO tenta di accattivarsi la simpatia dei fessi che gli credono o dei finti fessi che lo usano.

E’ bene avvertire tutti che l’UFO se non sarà preso e portato in un luogo buio e lontano( magari qualche segreta di antico castello), abiterà tra di noi e continuerà ad inondarci di bugie delle quali è perfino artefice, più o meno consapevole

Per questo è bene che in tanti si cominci o continui a dire le verità

Diversamente saremo inondati di UFO.

Parliamo del turismo in Calabria.

Se non fosse una situazione drammatica ci sarebbe da ridere. O meglio da piangere.

C’era un tempo in cui le presenze turistiche in Calabria crescevano, sia quelle degli italiani che quelle degli stranieri. Era il tempo in cui la regione pubblicava le presenze alberghiere , provincia per provincia, comune per comune, così che tutti potevano confrontare i dati e trarne le opportune riflessioni.

Era il tempo in cui nei comuni c’era perfino un assessore ( un vero assessore) al turismo.

Poi tutto cambiò. I dati ( quelli reali, veri, tratti dalle comunicazioni giornaliera fatte dagli alberghi alle province) non vennero più pubblicati, ma di essi vennero offerte sintesi dogmatiche, quelle cioè che imponevano di esternare “minculpoppiane” verità e manipolate affermazioni tipo “Vincere e vinceremo!”, così che le disfatte diventavano arretramenti strategici!

Ora in prossimità dei fondi europei del 2014-2020 tanti si lamentano , tanti si preoccupano.

Ma la verità non viene diffusa. Anzi e sempre viene diffuse la non verità

Per esempio, si legge su “ Calabriaeconomia.it” un articolo pubblicato il 15 agosto dal titolo “ Flussi turistici: il Sit della Regione stranieri in aumento questa estate”, dove Sit sta per “Sistema informativo turistico”, nel quale si legge:

La Calabria fa registrare un + 5,5% di arrivi stranieri.

Positivo anche il dato relativo alle presenze che si attesta sul +4,5%

Poi si legge che per quanto riguarda gli italiani ,nonostante la crisi di settore ed il momento difficile per il mercato locale, il calo è stato molto inferiore alle previsioni della vigilia :

-          4,4 % di arrivi ( su 691000 totali) sugli arrivi del 2012

-          -4,7 di presenze( su 4816000 totali) sulle presenze del 2012.

Al punto che la vicepresidente ASntonella Stasi ha dichiarato: ““Nell’apprendere i dati elaborati dall’osservatorio, per così come sono stati comunicati dalle strutture, non posso che esprimere giudizi positivi. Il mercato stranieri ci sta dando grandi soddisfazioni. Gli accordi che abbiamo chiuso durante quest’anno sono stati positivi ed oggi i numeri non fanno che darci ragione. Premiato in particolare l’impegno del Presidente Scopelliti e del Dipartimento turismo. Le previsioni sul mercato italiano erano molto negative, ma devo comunque prendere atto di una tenuta del prodotto Calabria”

Ma allora perché gli albergatori si lamentano ed alcuni politici ( dimentichi, invero) fanno eco?

Sul Sole24ore leggiamo che:

- In negativo anche altre piazze storiche del turismo made in Italy come Rimini, Portofino e la Costiera amalfitana. Ma qui la flessione è poca cosa (- 3%), rispetto al dato calabrese. Dato che, ovviamente, deve portare a una serie riflessione, partendo dall’assunto che belle spiagge e mare (quasi sempre) pulito non bastano più;

- Tra le location, bene le mete che, oltre al mare, offrono cultura ed eventi: Sicilia orientale (presenze al +8%), Puglia (+5%), Sardegna (+5%) e Versilia (+2%).

- Malissimo chi, come la Calabria (-30%), offre soltanto spiagge: secondo Demetrio Metallo della Federturismo regionale, «gli operatori sono in grandissima difficoltà. Poche isole felici hanno limitato il danno».

Ma insomma qual è la verità? Possibile che
non si possa sapere?

Forse è quella di Laratta il quale visita alcune strutture turistiche della Sila e sul Tirreno cosentino, incontra operatori turistici ed esperti del settore ed afferma che “I dati già in possesso, evidenziano un calo gravissimo nella nostra regione (-30%)” e poi evidenzia che in Calabria ci sono “ realtà che arrivano a perdere il 40% rispetto allo scorso anno”.

Possibile? E se non è vero perché non viene smentito?

Quali sono i dati veri, quelli che diffonde il SIT, che non contesta il dipartimento guidato dall’inossidabile demiurgo dr Anastasi che guida da decenni il turismo calabrese, o quelli di Federturismo calabrese?

E di chi è la responsabilità? Degli albergatori, dei comuni, del dipartimento per il turismo calabrese o della politica come dice Laratta quando afferma che «La grande assente è da anni ( quanti on Laratta?) la nostra Regione, che manca addirittura di un assessore al Turismo, manca soprattutto di un programma e di un progetto di rilancio dell'immagine dalla nostra terra che soffre per un sistema infrastrutturale vecchio, per i rifiuti lungo le strade, per il solito sistema di depurazione che non funziona, per la cattiva qualità delle acque in più punti. Ma in Calabria, il turismo è tutto da inventare. Di questo passo siamo destinati ad essere sempre (n più e definitivamente) marginali. E gli operatori sono stanchi di dover registrare ad ogni fine stagione un segno negativo, che viene poi subito dimenticato».

Pinocchio chi è?

Pubblicato in Calabria

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