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Si è svolto con rito abbreviato il primo grado del procedimento Robin Hood, istruito dalla Dda di Catanzaro contro la presunta distrazione di fondi pubblici destinati alle famiglie più bisognose con il progetto Credito sociale.

Una condanna e una assoluzione.

Assolto l’avvocato Masciari è stato assolto dall’accusa di rivelazione di segreti di ufficio perché il fatto non sussiste.

L’avvocato era stato accusato di avere rivelato a Ortensio Marano di essere indagato dalla Dda di Catanzaro.

L’avvocato Masciari è stato difeso dall’ avvocato Giovanni Merante.

Condannato con la pena a tre anni e sei mesi per l’avvocato Giuseppe Castelli Avolio

L’avvocato Castelli Avolio è stato condannato inoltre all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni

Ed è stata disposta ancora la confisca di beni fino a 825mila euro.

Giuseppe Castelli Avolio è accusato di peculato per essersi appropriato, in concorso con Bruno Dellamotta, 69 anni, originario di Genova, ma residente a Firenze, e Ortensio Marano (imputati nello stralcio del procedimento con rito ordinario) della somma di 825mila euro.

I soldi erano vincolati (ancor di più trattandosi di contributi comunitari) ma secondo l’accusa sarebbero stati utilizzati «per scopi personali e privati in investimenti sul mercato di rischio.

Di questi 825mila euro, 410mila, con un bonifico effettuato il primo aprile, 2016 sarebbero stati versati a favore della società W.B.T. West Bound Tecnologies Sarl, con causale Progetto Giubilare.

Tre giorni dopo è stato fatto partire un bonifico di 415mila euro con lo stesso destinatario e stessa causale.

Secondo l’accusa, rappresentata in aula dal pm Graziella Viscomi, Castelli e Dellamotta erano consapevoli della provenienza pubblica dei fondi vincolati al Credito sociale.

Da parte sua Ortensio Marano aveva il possesso e la disponibilità di questi fondi pubblici in qualità di amministratore delegato e legale rappresentante della Cooperfin spa, società che si era aggiudicata la gestione del fondo destinato al Credito Sociale, ossia a coloro che versano in condizione di temporanea difficoltà economica.

Per Dellamotta e Marano il processo, attualmente in fase dibattimentale, proseguirà il prossimo 14 giugno.

Pagava i debiti solo se assumevano i suoi protetti.

Tre anni e sei mesi di carcere.

Per il primo cittadino anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici durante l'esecuzione della pena.

Bisignano è stato pure condannato anche al risarcimento dei danni nei confronti di Ivan De Bonis e Alessandro Russo.

E' questa la condanna inflitta al sindaco di Bisignano, Umile Bisignano, condannato per concussione e violenza privata.

Secondo l'accusa, il primo cittadino, approfittando del suo ruolo, avrebbe condizionato la gestione della casa di riposo  "Vincenzo Giglio".

In particolare, avrebbe minacciato Ivan De Bonis - all'epoca dei fatti amministratore delegato della struttura -, intimandogli che se non avesse assunto o licenziato le persone da lui indicate, il Comune non avrebbe pagato i debiti che aveva nei confronti della casa di riposo.

Il sindaco è stato assolto, invece, dall'accusa di aver preteso rapporti sessuali da una donna con la minaccia di costringerla a lasciare l'alloggio popolare da lei occupato e di non farla più lavorare nella casa di riposo.

Tale fatto per i giudici non sussiste e per questo è stato assolto Andrea Algieri, accusato del tentativo di costringere la donna al silenzio dietro pagamento di denaro.

Assolti infine, perchè il fatto non sussiste, Carmine Emilio Cairo e Marco Polillo dal reato di favoreggiamento.

Nella sentenza di condanna che riguarda Umile Bisignano anche un episodio di violenza privata, quello che si sarebbe consumato nei confronti di un politico locale, Alessandro Russo il quale dal sindaco sarebbe stato convinto a non informare la stampa della sua decisione di allontanarsi politicamente dallo stesso Bisignano e da Antonello Gallo in occasione delle elezioni amministrative.

Nel processo si erano costituiti come parte civile Katia Cariati, Ivan De Bonis e Alessandro Russo.

Pubblicato in Cosenza

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