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Presentate 297 instanze per mantenere aperti gli uffici del giudice di pace, solo 285 quelli che il Ministro della Giustizia on. Andrea Orlando tiejne in vita con la firma sul decreto di riforma delle circoscrizioni giudiziari.
Tra gli uffici del Giudice di Pace "salvati" in Calabria anche quelli appartenenti a comuni di dimensioni decisamente più ridotte di Amantea. di seguito l'elenco completo. 

Il Ministro della Giustizia on. Andrea Orlando ha firmato il decreto che dispone il mantenimento di 285 uffici del giudice di pace a seguito della recente riforma delle circoscrizioni giudiziarie. Sono state dunque accolte quasi integralmente le 297 istanze formulate dagli enti locali che si impegnano a mantenere a loro cura e spese gli uffici giudiziari di prossimità nei loro territori.

Si tratta di un'ulteriore razionalizzazione collegata all’attuazione della nuova geografia giudiziaria.

Lo dice soddisfatta l’on Enza Bruno Bossio nel suo comunicato con il quale conclude che “Sono state fugate, pertanto, le preoccupazioni per la chiusura di questi uffici che invece continueranno a funzionare”.

Amantea quindi chiude!!

Ma ecco gli uffici dei Giudici di pace che si salveranno in provincia di Cosenza

Acri,

Campana, 1936 abitanti

Cariati,

Cassano allo Ionio,

Corigliano,

Lungro,

Montalto,

Oriolo, 2318 abitanti

San Sosti, 2105 abitanti

Spezzano Albanese,

Trebisacce, 8.756 abitanti

Rogliano, 5718 abitanti

San Giovanni in Fiore,

San Marco Argentano,

Spezzano della Sila, 4679 abitanti

Belvedere Marittimo

Scalea”.

E questi, invece, sono gli altri uffici di Giudici di pace che si salveranno in Calabria

Badolato

Borgia

Chiaravalle centrale

Squillace

Cirò

Petilia Policastro

Nicotera

Serra San bruno

Caulonia

Stilo

Cinquefrondi

Laureana di Borello

Oppido mamertina

Sinopoli

Taurianova

Ora una sola domanda. Possibile che comuni piccolissimi come Campana, Oriolo, San Sosti conservino l’unico presidio di giustizia operante sul loro territorio e la nobile Amantea perda anche questo ultimo ufficio pubblico?

Chi dobbiamo ringraziare?

Beh, basta dare una occhiata alla bandiera strappata ed a mezz’asta perché caduta ed all’ingresso in multistrato marino per capire quanta attenzione il comune ha avuto per l’ufficio del Giudice di Pace .

Auguri Amantea, ancora più profonde le acque nelle quali ti stai inabissando sempre più!

Trebisacce. Ricordate Stefania Chiurco che la sera del 27 dicembre scorso con un’accetta ed una mazza ucciso e fece a pezzi il padre, Riccardo Chiurco?.

E negli stessi giorni successivi all’evento di fronte alla incredibile efferatezza del fatto delittuoso emerse che Stefania già nel 2006 venne ricoverata nel Centro d'igiene mentale di Perugia.

Bastarono 20 giorni per una diagnosi precisa: schizofrenia.

Un ricovero che avvenne dopo una furibonda lite avuta con i genitori.

Un'appropriata terapia ed il ritorno in famiglia senza più manifesti segni di squilibrio.

Ora gip Anna Maria Grimaldi avuto riguardo a ciò che hanno stabilito i consulenti tecnici ha dichiarato Stefania Chiurco quella sera del 27 dicembre 2012 era completamente incapace di intendere e di volere.

Quel giorno Stefania ed il padre dovevano partire proprio per Perugia, ma il viaggio fu rimandato, il padre, decise di non partire. Allora Stefania lo uccise e fa a pezzi il suo cadavere.

Ai carabinieri inizialmente dichiarò di averlo fatto sì, ma di averlo trovato già morto. Ed ai PM Franco Giacomantonio e Silvia Fonte Basso disse che aveva sezionato il corpo del padre perchè non poteva restare tagliato a metà, dentro due buste, perché «sarebbe stato mangiato dai cani randagi. Non potevo lasciarlo la, è sempre mio padre».

Poi a luglio cambiò versione raccontando della voce di uno spirito entrato nella sua testa e che la tormentava, la chiamava. Spirito che sarebbe sparito dopo la morte del genitore.

Da tutto la perizia psichiatrica di incapacità totale di intendere e di volere

Pubblicato in Cosenza

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa

“Il Presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta, Salvatore Magarò, nel ventunesimo anniversario della strage di Capaci, ha partecipato oggi alla “marcia della legalità”, svoltasi a Trebisacce e promossa dall’Istituto comprensivo “Corrado Alvaro” a conclusione del percorso didattico “legalità sui banchi di scuola” svoltosi nelle scuole di Trebisacce, Albidona e Alessandra del Carretto.

«Partecipo sempre molto volentieri - ha esordito Magarò salutando gli alunni che hanno partecipato al programma alla marcia - ad iniziative come questa caratterizzate dal protagonismo vivo e sano dei giovani di oggi, futuri cittadini di domani. Non dobbiamo stancarci mai di parlare di giustizia, praticare la legalità e marciare insieme affinché entrambe si realizzino compiutamente.

Iniziative come questa – ha aggiunto l’esponente regionale – non sono mai retoriche, anzi sono necessarie, perchè contribuiscono a ricostituire un sentire comune e l’appartenenza ad una scala di valori e principi che sono contro le mafie, la violenza, la sopraffazione il malaffare».

E ancora Magarò: «Il concetto di legalità riporta al rispetto delle regole: la convivenza si basa sull’osservanza di regole di condotta. Se queste mancano o sono poco chiare la forza prevale sulla giustizia, l’arbitrio sul diritto e la violenza sulla libertà.

E’ a scuola – ha proseguito il presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta – che si sperimenta la prima autentica forma di convivenza civile che è più efficace e vera quando riesce, come in questo caso, a indirizzare la comunità verso una riflessione comune e una presa di coscienza forte.

E’ a scuola che si costruisce l’antimafia, perché combattere la ‘ndrangheta significa prima di tutto trasmettere e osservare modelli positivi di legalità». E ha concluso: «A voi futuri cittadini, si chiede un impegno maggiore perché il rispetto della legalità non è un semplice atto formale, ma una convinzione personale, uno stile di vita che non possono essere delegati alle istituzioni o ad altri».

 

NdR: forse chi ha ordinato ed eseguito la strage di Capaci non era stato a Scuola!!! Ma se ci fosse stato non l’ avrebbe fatta?

Pubblicato in Italia

La fantasia dei truffatori non ha limiti. “Totò docet”. Devono aver pensato questo le persone che sono andate e vendere pubblicità ai commercianti. Il sistema era semplice . Un giovane di 34 anni, P.P. di Corigliano è entrato nei tre esercizi commerciali e con fare gentile e con prezzi allettanti proponeva l’acquisto di pubblicità su due giornali, riuscendo a convincere i malcapitati commercianti.

Ma quando qualcuno di loro ha provato a chiamare il numero di telefono loro indicato si trovavano dall’altra parte della cornetta una persona totalmente estranea ai fatti.

Ulteriori ricerche sul web permettevano di imbattersi in un comunicato dell’azienda della quale il finto procacciatore si fingeva dipendente. Il comunicato metteva in guardia le attività commerciali da strani individui che proponevano pubblicità a nome dell’azienda ignara.

Ed è così che i commercianti hanno concordato come difendersi.

E quando due giorni fa i due truffatori sono ritornati a Trebisacce per intascare qualche assegno e magari intercettare altri clienti, ecco che uno dei commercianti, avvertiva i carabinieri della locale stazione che bloccavano uno dei “procacciatori” all’interno di un negozio, e con l’amico (S.P.P. di 42 anni, sempre di Corigliano) fuori ad attendere.

I due sono stati portati in caserma e interrogati. E dopo aver avuto conferma della totale assenza di rapporti di lavoro tra questi signori e le testate giornalistiche dichiarate, i “finti agenti pubblicitari” sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per truffa.

Pubblicato in Cosenza

Era il 2006 quando Stefania Chiurco fu ricoverata nel Centro d'igiene mentale di Perugia.

Bastarono 20 giorni per una diagnosi precisa: schizofrenia.

Il ricovero avvenne quando dopo una furibonda lite avuta con i genitori.

E' stata lei stessa ad ammetterlo dopo l'arresto. Intanto trovati in casa della donna gli "strumenti" utilizzati per smembrare il cadavere del padre Riccardo . Stefania ha usato un'accetta comprata appositamente e una mazza trovate dal colonnello Francesco Ferace.

Un'appropriata terapia ed il ritorno in famiglia senza più manifesti segni di squilibrio.

Ma nessuno può escludere che la malattia sia rimasta latente e poi riemersa improvvisamente. Come non pensarlo ascoltando Stefania Chiurco riferire ai PM Franco Giacomantonio e Silvia Fonte Basso che avrebbe sezionato il corpo del padre perchè non poteva restare tagliato a metà, dentro due buste, perché «sarebbe stato mangiato dai cani randagi. Non potevo lasciarlo la, è sempre mio padre».

Come non pensarlo quando dopo la macellazione ripulisce tutto usando litri di candeggina e spiegando che quel sangue le dava fastidio. «La casa dev'essere sempre in ordine», ha spiegato.

Come non pensarlo quando ha spiegato di aver agito come ha fatto perché “se non l'avessi perfettamente smembrato e diviso in piccole porzioni non sarebbe entrato nelle scatole che mi ero procurata”.

Come non pensarlo quando, dopo l'arresto, il tenente colonnello Vincenzo Franzese, comandante del Reparto operativo, le ha chiesto come fosse deceduto il genitore, e lei ha risposto: «Siccome stava male, aveva vari acciacchi, ha chiamato qualcuno per farsi uccidere e poi lasciarsi abbandonare vicino casa perché io me ne occupassi».

Pubblicato in Calabria

La figlia di Riccardo Chiurco, dopo un lungo interrogatorio, ha fornito una ipotesi incredibile sulla morte del padre.

Secondo questa versione il 27 dicembre il padre sarebbe uscito e non avrebbe fatto ritorno la notte.

La mattina dopo Stefania Chiurco avrebbe trovato davanti alla porta di casa due sacchi contenenti i resti del padre e temendo di poter essere coinvolta nell’omicidio li ha portati in casa poi ha sezionato ulteriormente i resti e li ha posti in alcuni scatoloni dopo averli chiusi in sacchi e coperti di calce e borotalco.

Secondo Stefania Chiurco i rapporti tra padre e figlia erano buoni. Qualcuno invece ritiene che i rapporti fossero tesissimi perché il padre avrebbe fortemente contestato gli infiniti ritardi per completare gli studi. La figlia trentottenne infatti era ancora frequentante Università di Perugia e strano ma era iscritta alla facoltà di medicina.

Stefania Chiurco comunque al termine dell’interrogatorio la donna è stata poi trasferita nel carcere di Castrovillari.

Pubblicato in Cosenza

Trebisacce. Una storia folle se non fosse vera. La storia di un pensionato settantaduenne del quale da almeno 2 settimane non si hanno notizie, con il quale i parenti non riescono a parlare. Infine i Carabinieri che, chiamati da alcuni parenti, bussano alla porta che viene aperta dalla figlia trentottenne ed ancora universitaria .

Poi la macabra scoperta . Il corpo del pensionato fatto a pezzi era contenuto in sei o sette scatoloni, come se dovesse traslocare. Resti in avanzato stato di avanzata decomposizione, per quanto fosse stata usata anche calce e borotalco per attutire il forte fetore cadaverico

Indagini ,sembra inutili, compiute anche su alcuni bidoni della RSU alla ricerca di pezzi di corpo mancanti.

Una storia familiare che sembra fosse fatta di incomprensioni se non di litigi continui tra padre e figlia. Ora la giovane è stata fermata ed al momento si trova sotto interrogatorio.

Una storia che ha sconvolto gli abitanti di Trebisacce , dove è successo il fatto, e di San Demetrio Corone, paese da cui era originario il pensionato, ma anche qualche corrispondente che, nella fretta e nella emozione ha scritto : “Indagini in corso. Dalle prime verifiche si tratta di un omicidio, ma sul posto stanno operando carabinieri e vigili del fuoco per i necessari accertamenti”

Pubblicato in Calabria
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