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Ascoltato nella nuova udienza del processo a carico dell'ex sindaco il colonnello della Guardia di finanza Nicola Sportelli: «Rendicontate spese di carburante anche per 17mila euro»

Derrate alimentari in favore di soggetti privati, rendicontazioni manipolate per ottenere i rimborsi, e volontà di non seguire i correttivi suggeriti dai funzionari ministeriali.

 

 

È ruotata attorno a questi temi la nuova deposizione del colonnello della Guardia di Finanza Nicola Sportelli, test chiave dell’accusa al processo in corso a Locri contro Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace che deve rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e truffa in relazione ai progetti di accoglienza.

In particolare, dalle intercettazioni esaminate in aula dal finanziere emerge come Lucano e l’imputata Cosimina Ierinò, segretaria dell’associazione Città Futura, a tavolino qualche giorno prima di presentare la rendicontazione decidevano in maniera autonoma anche come distribuire la benzina in uso a un mezzo intestato al sodalizio. 

«Questo mezzo - ha riferito il militare al giudice Fulvio Accurso - veniva utilizzato contemporaneamente anche dalla Protezione Civile, con il pieno effettuato 3/4 volte al giorno agli stessi distributori nei pressi di Riace».

Secondo l’ipotesi investigativa nel 2015 sarebbero state rendicontate spese di carburante per 17.500 euro, come se il veicolo avesse percorso circa 500 chilometri al giorno.

Si è poi affrontato il tema dei bonus, la moneta locale distribuita mensilmente ai beneficiari.

Nelle intercettazioni, ritenute tuttavia non penalmente rilevanti, affiora tutta l’inquietudine di Lucano e Ierinò nel non riuscire a trovare le pezze giustificative per coprire l’intero importo.

A margine dell’udienza il legale dell’ex sindaco, l’avvocato Andrea D’Aqua, ha annunciato l’intenzione del suo assistito di rendere dichiarazioni spontanee nel corso della prossima sessione dibattimentale, fissata per martedì 12 novembre.

di Ilario  Balì16 ottobre 2019 Da Lacnews24.it

Pubblicato in Calabria

Il legale incaricato dal comune di Amantea con delibera n 4 del 9 gennaio avente a titolo “ Costituzione parte civile nel procedimento penale n 1761/2017 RGNR-n 331 RGOP davanti al tribunale di Paola sezione penale”di costituirsi parte civile nel procedimento relativo alla operazione Apa Multiservizi che ha visto a marzo 19 persone ricevere l’avviso di prosecuzione delle indagini stamattina. si è visto accettare la proposta.

A fine mese la seconda udienza.

Resta confermata la richiesta di giudizio abbreviato da parte del comandante Caruso e del Vigile Bazzarelli.

Come noto con la scelta del rito abbreviato c.d. “secco” si ha il divieto di ulteriori acquisizioni probatorie, orali o documentali (tanto che anche le indagini difensive debbono essere presentate immediatamente prima della richiesta di rito, come ricavabile dal nuovo comma 4, secondo periodo, dell’art. 438 c.p.p.), salvo il mero potere di sollecitazione ex art. 441 comma 5 c.p.p. (Cfr. Cass., Sez. IV, sent. n. 51950 del 2016), o il consenso di entrambe le parti per le sole acquisizioni documentali.

In sede di prima udienza sono state presentate altre 3 richieste di giudizio abbreviato sulle quali il competente giudice si pronuncerà preliminarmente nel corso della seconda udienza.

Tra questi due ex dipendenti.

E’ anche noto che se il giudice rigetta la riproposizione di rito abbreviato condizionato (sulla base di una valutazione a seguito di visione del fascicolo del PM), solo al termine del giudizio lo stesso potrà applicare la diminuente del rito qualora ritenga ex post che il procedimento speciale de quo doveva invece essere ammesso in origine (in questo senso Cass., Sez. Un. Pen., sent. n. 44711 del 2004).

Ricordiamo che nel processo sono imputati Fabrizio Ruggiero, Domenico Pileggi, Emma Pati, Emilio Caruso, Giacomino Bazzarelli, Mario Aloe, Claudio Samà, Angelino Romeo e Pino Furfari, Marcello Gregorio Bruno, Gianluca Cannata, Linda Morelli,Anna Concetta Trafficante,Nicola Raso referente,Giuseppe Pino Bazzarelli, Pasquale Lo Cane.

Credo sia la prima volta che in un processo esce una delle verità finora nascoste del Fiume Oliva.

Parliamo del processo sull'avvelenamento del fiume Oliva che si sta svolgendo in Corte d'assise a Cosenza.

L'accusa sostiene che cinque imputati, a vario titolo, avrebbero compromesso l'ambiente e la salute degli abitanti attraverso l'interramento di materiali tossico-nocivi e radioattivi nelle profondità della vallata, donde la contestazione dei reati di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e discarica abusiva di rifiuti di varia natura, contaminati da metalli pesanti.

Come noto sono imputati l'imprenditore di Amantea, Cesare Coccimiglio, e quattro proprietari dei terreni, all'interno della valle dell'Oliva (Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo), valle nella quale secondo PM e GIP sarebbero stati interrati materiali contaminati.

Nella ultima udienza sono stati sentiti il professore Giacomino Brancati, responsabile del settore prevenzione dell'assessorato regionale alla Sanità, Mario Mileto, tecnico dell'Arpacal, Giovanni Notti, responsabile Geolab, Francesco Grandinetti, appuntato dei carabinieri, che all'epoca della vicenda andava a pesca in quella zona assieme a Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale deceduto e che abitualmente pescava nel fiume Oliva, ed al padre del Grandinetti.

Infine, sono stati sentiti i tecnici comunali di Serra d'Aiello, geometra  Emilio Aveni e geometra Cuglietta di Aiello Calabro, che hanno riferito sulla destinazione urbanistica delle aree di pertinenza dei rispettivi comuni .

E grazie ad uno di loro è emersa la prima verità.

Cuglietta ha , infatti, precisato che quella zona negli anni 90 è stata usata come discarica abusiva dal Comune di Amantea e che in quell'area sono stati fatti lavori stradali da parte di varie ditte( vedi foto!).

Ha inoltre, ha riferito che quando si è rotta la briglia del fiume Oliva, nel massetto non c'erano rifiuti.( I lavori della briglia sono stati fatti dalla ditta Coccimiglio che, secondo l'accusa, l'avrebbe poi usata per interrare i rifiuti).

L’appuntato dei carabinieri Francesco Grandinetti, poi, ha riferito che nel 2005 il padre ha pescato un pesce con una testa grande e un corpo piccolo ma che in quella zona non ha mai visto animali morti. Purtroppo nessuno gli ha chiesto dove questo pesce "geneticamente modificato" sia stato pescato , se , cioè, a valle od a monte della discarica e quindi a valle od a monte della briglia!

Una grave omissione, come si intuirà! 

Ha anche detto, l’appuntato Grandinetti, rispondendo ad una domanda dell'avvocato Carratelli, che dagli anni 90 fino al 2002 non ha mai notato scavi in quella zona dell’Oliva.

Infine il prof Brancati il quale ha detto che : “Nello specifico c'è un eccesso di mortalità e non in tutte le fasce di età nel periodo di riferimento. C'è qualcosa di strano che è un eccesso significativo di mortalità.  La quantità dei metalli pesanti è idonea a far sorgere la correlazione e tali sostanze sono compatibili con quel picco di mortalità proprio per le patologie di cui ho rilevato l'eccesso statistico di decessi. Io in quelle zone mi occuperei anche dello stile di vita delle persone residenti.  Infatti, all'epoca delle analisi effettuate ho ravvisato un pericolo attuale. Anche perché si parla di otto casi di tumore accertati nella valle dell'Oliva, di cui uno avrebbe portato al decesso del paziente, e di altri 27 nel territorio circostante. Chi è residente in quell'area è potenzialmente più esposto a queste patologie tumorali”.

In sintesi per il consulente della pubblica accusa, c'è una correlazione tra le sostanze nocive trovate e l'eccesso significativo di mortalità, evidenziato dagli accertamenti epidemiologici, ma alla domanda dell'avvocato Nicola Carratelli ha risposto che quella correlazione non è né diretta né esclusiva.

Queste affermazioni avrebbero dovuto indurre le autorità sanitarie locali e la stessa procura ad effettuare indagini sanitarie sulla popolazione della vallata per capire meglio la entità del problema e soprattutto a comparare i dati dell'Oliva con gli altri fiumi della zona( per esempio il Licetto)

Tanti dubbi, allora, ma ora una prima certezza.

Una grande discarica abusiva ed incontrollata di rifiuti ( della quale ora si scopre che si sapeva )ed  il cui percolato si spargeva nell’ambiente inquinando le acque sotterranee e con ogni probabilità( se non certezza) le acque superficiali del fiume (almeno subito dopo il salto della briglia).

Ma che cosa c’era ( o c'è) nel percolato di una discarica incontrollata di rifiuti? Nell'Oliva è stata mai condotta una indagine specifica?. Cosa succede alle pile al mercurio ( Ruben-Mallory) ed a quelle alcaline ricche di manganese (MnO2) e zinco (Zn)- senza dimenticare quelle al Nichel Cadmio e tantomeno quelle al piombo-, quando sono aggredite dagli acidi dei rifiuti?.

Eppure dovrebbe essere noto da tempo che le pile  e gli accumulatori esausti sono inquinanti per i metalli pesanti che contengono, quali il piombo, il cromo, il cadmio, il rame e lo zinco, ma soprattutto il mercurio, il più pericoloso. Le quantità di mercurio contenute nelle pile sono minime, ma se vanno in discarica, o peggio, se sono gettate nell'ambiente il rischio di inquinamento, in particolare delle acque è molto alto. Una pila contiene circa un grammo di mercurio, quantità più che sufficiente per inquinare 1.000 litri di acqua. Le batterie al piombo, (come quelle utilizzate per tutti i mezzi di trasporto dalle automobili alle barche o per alimentate i gruppi di continuità di ospedali, centrali elettriche o telefoniche), una volta esaurite, possono costituire un potenziale pericolo per l'ambiente, in quanto contengono componenti di elevata tossicità: il piombo, un metallo pesante e quindi tossico nocivo e l'elettrolita, ossia l'acido solforico, liquido particolarmente corrosivo e inquinato da piombo.

E quante pile e batterie venivano scaricate nei rifiuti negli anni novanta?

Ed ancora basti pensare che da quei tempi ci sono voluti 19 anni per avere il D.Lgs. 188, datato 20 Novembre 2008, con il quale è stato esteso in Italia l'obbligo di recupero alle pile e agli accumulatori non basati sull'uso di piombo bensì sull'impiego di altri metalli o composti che recepisce e rende effettiva la direttiva europea 2006/66/CE. Troppo tempo!

Ma torniamo alle indagini ambientali sui prodotti: è vero che ne sono state fatte e che le colture sono risultate non inquinate?

(foto riservata di cui è vietato fare copie)

E perchè non parlare delle indagini epidemiologiche sulla popolazione interessata che sembra non siano mai condotte.

“Una cosa invece si sa cioè che tra i pochi studi condotti (Toxic Substances and Disease Registry ATSDR degli Stati Uniti) le indagini epidemiologiche relative agli effetti sulla salute di popolazioni residenti in prossimità di impianti di smaltimento di rifiuti fanno emergere tra queste popolazioni incrementi significativi per diverse patologie quali tumori infantili , nati di basso peso , tumori del polmone, della vescica, dello stomaco, del colon e del retto , oltre ad un aumento significativo delle morti neonatali . Altri studi condotti da ricercatori canadesi confermano l’esistenza di una prevalenza di alcune delle suddette patologie tra popolazioni residenti nei pressi di discariche per rifiuti urbani, anche se non si può parlare di una associazione univoca tra esposizione ed effetto avverso.”

E la stessa agenzia “sulla base delle risultanze di numerose indagini sanitarie e valutazioni tossicologiche, ha definito un elenco di sette gruppi di condizioni patologiche che dovrebbero essere monitorate prioritariamente ai fini di:

– valutazione dei potenziali rischi per la salute delle persone che vivono in prossimità di tali siti;

– definizione di programmi e attività di ricerca applicata alla salute umana tenendo conto delle sostanze a rischio identificate in tali siti.

La lista di sette PHCs (Priority Health Conditions) comprende:

– malformazioni congenite ed esiti riproduttivi negativi;

– tumori (in determinate sedi);

– disturbi immunologici;

– patologie renali;

– patologie epatiche;

– malattie respiratorie;

– disturbi neurologici.

Purtroppo restano solo indicazioni scientifiche.

Non sembra, infatti, che siano state mai condotte indagini epidemiologiche sulle popolazioni prossime alla “neonota” discarica abusiva di rifiuti!

Il processo è stato aggiornato al prossimo 21 maggio e sono state fissate altre due udienze per il 22 giugno ed il 18 settembre.

“Non è vero che l’amministrazione comunale non faccia nulla per lottare contro la evasione tributaria”.

“La prova nel fatto che è in corso presso il tribunale di Paola il processo contro 24 amanteani che sono stati denunciati per furto di acqua”.

Lo ha ricordato l’assessore Sergio Tempo nel corso della riunione promossa dall’Auser, dalla CGIL e dallo SPI sulle tasse ed i tributi e svoltosi ieri l’altro presso la nuova sede dell’Auser nel centro commerciale GEFA

Gli accertamenti erano stati svolti dalla Guardia di Finanza di Amantea alla quale è andato l’apprezzamento di chi paga il canone anche per gli evasori.

I presenti al convegno, infatti, di fronte alle fortissime perdite della rete idrica ed alla rilevante evasione in materia di canone dell’acqua avevano osservato la disattenzione dell’amministrazione comunale nella lotta contro gli evasori.

Ora ,si potrà ritenere anche insufficiente il risultato ottenuto, si è osservato, ma comunque si tratta di un primo e rilevante obiettivo raggiunto grazie alla azione delle Forze dell’Ordine.

A latere dell’incontro si è anche considerato che se anche l’Arma di carabinieri e soprattutto la Polizia Municipale avessero fatto altrettanto si sarebbe raggiunto un risultato ancora più pregno,un risultato probabilmente ancora non totale, ma pur tuttavia un risultato significativo.

Nel prendere atto di questo primo risultato la platea presente ha comunque rilavato la necessità di contenere le tariffe dei tributi locali portando una lotta forte contro i furbi che rubano l’acqua, contro le dispersioni della rete e contro i tributo-resistenti, cioè coloro che per vezzo e non certo per bisogno da decenni non pagano l’acqua nella errata convinzione che il comune non possa sospendere la erogazione della stessa.

E’ stato, al contrario, ricordato che il regolamento comunale, che nessuno legge, prevede questa possibilità al pari della energia elettrica.

L’abbassamento delle tariffe passa anche dalla lotta contro i furbi ed i ladri

Pubblicato in Politica

Il Gip del Tribunale di Catanzaro, dottoressa Assunta Maiore, ha giudicato gli inquisiti per il Porto di Gizzeria

Il GIP ha deliberato il proscioglimento per alcuni capi d’accusa, perché “il fatto non sussiste” per gli imputati:

Antonietta Aiello,

Filadelfio Fedele,

Giuseppe Iacopino,

Luciano Pelle,

Antonino Genoese,

Walter Canino,

Franco Labonia,

Luciano Matragano,

Claudio Bertullo,

Salvatore Gallelli,

Giuseppe Graziano,

Giuseppe Cortone,

Antonio La Rosa,

Raffaele Mangiardi,

Giuseppe Melfi,

Giuseppe Putrino,

Francesco Salatino,

Vincenzo Schirinzi,

Andrea Sposato e

Antonio Pelle.

Ha invece rinviato a giudizio per il reato di abuso d’ufficio in quanto secondo l’accusa avrebbero rilasciato la documentazione per la concessione demaniale marittima

Antonietta Aiello,

Filadelfio Fedele (amministratore e gestore Fedilbarc snc),

Rita Mattia, dirigente regionale e il responsabile del procedimento,

Angelo Colac.

Per quanto riguarda poi alcuni capi d’accusa per gli imputati

Antonietta Aiello,

Filadelfio Fedele,

Ottorino Roppa,

Sarino De Sensi e

Francesco Nicolazzo,

il Gip ha deciso per la trasmissione degli atti alla Corte di Cassazione in quanto ha rilevato un conflitto negativo di competenza del tribunale di Catanzaro

L’indagine, che ha viste coinvolte diverse persone tra cui ex amministratori e tecnici del comune di Gizzeria, funzionari e dirigenti della Regione Calabria; l’amministratore e il gestore della “Fedilbarc snc”, riguardava alcuni illeciti nel progetto, in quanto una parte dell’area destinata alla realizzazione dell’opera era di importanza comunitaria.

Le indagini furono avviate dalla Procura di Lamezia Terme, passando dal Tribunale di Lamezia, che l’ha poi trasferita ai magistrati di Catanzaro per questioni di competenza territoriale.

Pubblicato in Lamezia Terme
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