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Tutti i giornali, anche i più seri come “Il Corriere della Calabria” deve sintetizzare l’articolo in un titolo.

Un titolo che talvolta può essere come lo specchietto delle allodole

 

 

Oggi c’era questo «Stop al precariato, puntiamo a creare nuovo lavoro », e sotto il volto di Mario Oliverio

Subito la domanda.

Che avrà voluto dire che licenzierà i precari che sono stati assunti durante il suo governo evitando di illuderli, anche se alla regione si è sempre saputo che nessuno mai è stato mandato via ( poi se sia stato sempre così non lo sappiamo con certezza)?

O forse che non assumerà più per tutto il periodo del suo governo regionale evitando, così, di creare nuovi precari da stabilizzare successivamente?

No!

Oliverio un mese prima delle elezioni dice : «Il problema del lavoro è la questione centrale della nostra terra. Una questione che ci vede impegnati incessantemente per individuare strumenti, percorsi e soluzioni finalizzate ad alleviare lo stato di sofferenza in cui vivono migliaia di calabresi e le loro famiglie».

Perché parla di migliaia e non di decine, se non centinaia di migliaia di calabresi?

Ah! L’articolista traduce il pensiero oliveriano e chiarisce che si tratta dei lavoratori ex percettori di indennità di mobilità in deroga.

Ed ecco l’altra parte del suo dire: «Nel corso dell’ultimo Tavolo operativo che ho presieduto nei giorni scorsi presso la Cittadella regionale abbiamo definito, di concerto con le parti sociali e facendo seguito ad un precedente accordo dello scorso 7 dicembre 2016, l'individuazione di un nuovo bando di 12 mesi rivolto agli enti pubblici e ai privati per i tirocinanti calabresi (per quei lavoratori inquadrati nell'accordo del 7 dicembre 2016) da emanare nei prossimi giorni».

Praticamente un altro anno di calvario per questi calabresi.

Poi per fortuna una cosa ottima : «A questa misura abbiamo deciso di affiancare un altro bando che prevede un “bonus” annuo di cinque-seimila euro (la cifra precisa la definiremo in base alle risorse a nostra disposizione), come incentivo alle imprese che assumono per tre anni e che, alla fine dei tre anni, si impegnano a stabilizzare i lavoratori. In queste ore si sta lavorando alla stesura del bando che, entro pochissimi giorni, sarà pubblicato».

Questa si che è una cosa buon per la quale Oliverio merita i nostri apprezzamenti

Lui lo sa che i comuni non sono in grado di stabilizzare i “tirocinanti” calabresi prchè la gran parte è sulla strada del fallimento( dissesto)

A parte il fatto che chiamare “ tirocinanti” gente di grande esperienza attitudinale e professionale ed in età avanzata solleva un amaro sorriso.

In più, ha aggiunto il governatore, «anche per quanto riguarda la definizione della Banca Dati regionale abbiamo lavorato in questi mesi per ricostruire tutte le situazioni di intervento che riguardano i percettori di mobilità dal 2009 ad oggi.

Abbiamo affrontato il problema dei 4600 lavoratori che fanno parte del bacino degli Lsu-Lpu per i quali abbiamo avviato la contrattazione il 1° gennaio 2015, fuoriuscendo da una impostazione che era quella del bacino, attraverso una integrazione dell’intervento dello Stato che ammonta a 50 milioni di euro con 39 milioni di euro del bilancio regionale per consentire la contrattazione a 26 ore settimanali e ciò ha consentito a questi lavoratori di maturare il diritto alla stabilizzazione.

Il 31 dicembre 2017, infatti, gran parte di essi hanno maturato 36 mesi di lavoro dipendente che consente loro di acquisire il diritto alla stabilizzazione ed altri la stanno maturando in queste settimane».

BENE! Bellissima notizia.

Oliverio, in sostanza, assumerà 4600 perone e le farà lavorare a spese della regione presso tutti i comuni calabresi

E poi una ulteriore bellissima notizia che riguarda anche il comune di Amantea

Fa sapere Oliverio «ieri l’altro abbiamo avuto l’ok anche da parte della Direzione Generale del Ministero dell’Interno relativamente ai comuni che sono in dissesto finanziario a contrattualizzare».

Un politichese incomprensibile, invero.

Che significa che possono fare contratti per far lavorare i “tirocinanti” pagati con i fondi regionali?

«Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Stabilità, la Presidenza del Consiglio dei Ministri dovrà assumere un DPCM per regolare ulteriormente le procedure di stabilizzazione. Non appena il DPCM sarà emanato proporremo al Consiglio regionale di approvare una legge per incentivare la stabilizzazione e, nello stesso tempo, per consentire la mobilità nelle procedure di stabilizzazione. Predisporremo, quindi, uno strumento che dovrà aiutarci ad accompagnare un percorso che è iniziato nel gennaio del 2015 e che noi intendiamo portare a conclusione».
Per Oliverio «il nostro unico obiettivo - conclude Oliverio - è quello di creare lavoro vero e di individuare, nella realizzazione di tale obiettivo, un percorso che consenta alle istituzioni, così come è doveroso, di farsi carico delle gravi situazioni di sofferenza sociale e di completa assenza di reddito da parte di cittadini e delle loro famiglie.  Abbiamo la chiara consapevolezza che tutto questo non basta e che occorrerà fare molto di più ma, nelle condizioni date, stiamo profondendo ogni sforzo e tutte le nostre energie, con grande determinazione e profonda convinzione, per affrontare e alleviare, per quanto è nelle nostre possibilità, le condizioni di grave sofferenza in cui vivono migliaia di nostri corregionali. In questa direzione proseguiremo il nostro impegno senta tentennamenti e incertezze»

Pubblicato in Calabria

Il Consigliere regionale Pino Aieta ha trovato la soluzione per i 3.500 ex percettori di mobilità in deroga e la propone.

Una sorta di uovo di colombo!

Basta che la regione trovi i soldi ed è fatto.

Ma non per soli 6 mesi, meglio per un anno

Tanto i comuni hanno bisogno di loro e sicuramente troveranno modo di utilizzarli

Anzi 3500 sembrano pure pochi per i comuni che non hanno più personale o non riescono a pagarlo.

Aieta spiega «In questi giorni per circa 3.500 ex percettori di mobilità in deroga si sta concludendo il percorso di politiche attive nei Comuni calabresi realizzate secondo quanto previsto dall’accordo sindacale del 2016 e dal bando pubblicato lo scorso marzo 2017 dalla Regione Calabria.

I tirocini nei Comuni – così come confermato da numerosi sindaci – si sono rivelati un’esperienza molto positiva sia per i lavoratori, che una volta superate le criticità relative alla convenzione Inps e quindi ai pagamenti, hanno potuto contare su un’entrata certa e pienamente legale, sia per i Comuni che hanno dato la disponibilità e che hanno valorizzato per 6 mesi i tirocinanti quale manodopera volenterosa e estremamente attiva.

Per questo motivo , ritengo sia opportuno che la Regione Calabria e quindi il presidente della giunta che al momento detiene le deleghe del lavoro, superi le difficoltà di non prorogabilità dei progetti relativi al bando e si attivi per pubblicare un nuovo bando che finanzi i tirocini nei Comuni. 

Auspico, infine, che tale azione sia fatta nel più breve tempo possibile, al fine di ridurre al minimo i tempi di attesa dei lavoratori, troppe volte vittime di procedure burocratiche lente».

La stessa Camusso sarà d’accordo avendo dichiarato recentemente a Cosenza che c’è bisogno di lavoro certo( quale è più certo di quello pubblico?)

Sulla stessa linea Di Natale (PD) che ha dichiarato «L’esperienza dei lavoratori in mobilità in deroga - continua Di Natale - non può essere abbandonata dalle istituzioni che hanno il dovere di intervenire a favore di quanti in questi anni e in questi mesi hanno dato il loro prezioso contributo negli Enti dove hanno prestato servizio».

E quindi suggerisce : «I Consigli Comunali della Provincia di Cosenza adottino atto di indirizzo per chiedere alla Regione Calabria e al Ministero del Lavoro provvedimenti urgenti volti al mantenimento in servizio degli ex percettori della mobilità in deroga».

Basta con i drammi sociali.

Dice Di Natale « Ci troviamo di fronte a padri di famiglia o mamme che hanno adempiuto con spirito di sacrificio ai loro doveri lavorativi. Anche con molti sacrifici, perché ad oggi non sono stati neanche retribuiti».

Di fronte a tali spontanei e sinceri inviti, che non sono certamente figli della attuale paura delle prossime elezioni politiche , è inspiegabile il silenzio di Mario Oliverio e di Giuliano Poletti che peraltro prima di essere Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali è stato Presidente di Legacoop Nazionale, Presidente di Coopfond (fondo per la promozione cooperativa di Legacoop) e Presidente dell'Alleanza delle Cooperative, il coordinamento unitario nazionale costituito dalle organizzazioni di rappresentanza della cooperazione AGCI, Confcooperative e Legacoop.

 

Pubblicato in Alto Tirreno

aslCarissime cittadine e carissimi cittadini,

teniamo a fare chiarezza riguardo ad un articolo apparso sulla stampa nei giorni scorsi sul Poliambulatorio cittadino.

Nell’articolo si denuncia un ritardo nelle prenotazioni annunciando una missiva al Sindaco della Città.

C’è da dire subito che stupiscono i toni con cui ci si rivolge al Presidente della Regione Oliverio che, tra l’altro, ha sempre dimostrato grande sensibilità alle istanze provenienti da questo territorio, con particolare riferimento alla materia sanitaria. Se la Casa della Salute di Amantea è stata inserita nei documenti di programmazione dell’Asp, infatti, è grazie alla sua determinazione e vicinanza.

Rispetto a quanto riportato, poi, è necessario innanzitutto chiarire che il Sindaco della Città non è un Dirigente dell’Asp, ma si occupa della programmazione dei servizi territoriali e si accerta che gli stessi vengano erogati (per questo ci siamo recati all’Asp nei giorni scorsi). Inoltre, dobbiamo precisarlo, nessuna missiva ad oggi è pervenuta nelle mani del Sindaco!

Occorre, tuttavia, fare delle ulteriori precisazioni. Dal report, prontamente inviato dalla Direzione Distrettuale, infatti, si evince come confrontando i tempi di attesa dei vari Poliambulatori quelli di Amantea risultano tra i più “accettabili”. Inoltre, da una ricerca effettuata dal responsabile URP, non risulta che i nominativi riportati nell’articolo abbiano mai usufruito di prestazioni presso il Poliambulatorio della Città.

Siamo esterrefatti.

L’obiettivo del nostro sopralluogo del 9 gennaio aveva (ed ha) l’obiettivo di portare all’attenzione dei nostri interlocutori istituzionali gli interventi da realizzare per migliorare l’offerta dei servizi del Poliambulatorio in prospettiva della sua evoluzione. Ma interventi atti ad affrontare criticità reali; in tal senso vanno, ad esempio, le nostre richieste di aumento delle ore per alcuni specialisti e quelle per una loro maggiore presenza settimanale.

Resta la profonda amarezza per la pubblicazione di notizie che ledono l’immagine della Città e del nostro Poliambulatorio.  

Con i più cari saluti

L’Amministrazione Comunale

Pubblicato in Politica

Pietro Bellantoni su il corriere della Calabria annuncia la cacciata di Sergio Tempo dal ruolo di revisore per aver svelato lo scandalo Corap.

Ecco il testo: In Calabria se denunci le anomalie del sistema non vieni promosso, vieni epurato.

È la storia del revisore unico del Consorzio unico per lo sviluppo industriale calabrese, “cacciato” dopo aver rivelato anomalie legate alle consulenze esterne, l’esistenza di bilanci «falsi», l’illegittimità del contratto dei dipendenti e la gestione “allegra” della commissaria Rosaria Guzzo.
L’esperienza di Sergio Tempo al Corap si è chiusa anzitempo, con un decreto di revoca firmato dal governatore in persona, Mario Oliverio. Un provvedimento che non mancherà di far discutere, visti i circostanziati esposti che l’esperto contabile aveva presentato negli ultimi mesi a diverse procure. Un atto che sa di rimozione interessata, anche se mascherata da un cavillo. Questo: Tempo non avrebbe «dimostrato», nelle «forme richieste», di possedere un’adeguata esperienza professionale specifica, come definita dall’avviso pubblico al quale ha partecipato. Gli «approfondimenti istruttori» avrebbero infatti certificato che la sua esperienza «è inferiore ai 5 anni come previsto nel bando».
La cosa strana, tuttavia, è che la Regione si è accorta della presunta mancanza dei requisiti di Tempo dieci mesi dopo la sua nomina (avvenuta a marzo, per sorteggio pubblico) e, particolare non trascurabile, a poche settimane dalle sue denunce alla Procura di Catanzaro e alla Corte dei conti.

La revoca trae origine dal “ricorso” presentato dal secondo classificato nel verbale di sorteggio, Rocco Nicita, che aveva presentato istanza di revisione con tanto di controdeduzioni che dimostrerebbero l’“inadeguatezza” al ruolo di Tempo. Preso atto della relazione del responsabile per la verifica delle controdeduzioni, a Oliverio non è quindi rimasto altro da fare che revocare Tempo e nominare Nicita, con un decreto firmato lo scorso 22 dicembre. Ma chi è Rocco Nicita? Oltre a essere un esperto contabile, il nuovo revisore del Corap originario di Casignana vanta anche parentele di un certo peso politico. È infatti cugino acquisito di Sebi Romeo, attuale capogruppo del Pd in consiglio regionale e fedelissimo del governatore.  

Solo coincidenze, probabilmente. Così come sarà in virtù di sfortunate combinazioni che Tempo oggi si ritrova senza quell’incarico che, forse, aveva svolto con troppo zelo rispetto ai canoni in voga alla Cittadella di Catanzaro.

L’ex revisore probabilmente comincia a essere inviso ai piani alti della Regione già dallo scorso ottobre, quando firma due esposti che svelano presunte illegittimità su affidamenti e proroghe di incarichi professionali e sul contratto collettivo aziendale 2016-2018. Tempo passa al setaccio l’elenco dei consulenti e scopre che in due casi «non risulta una puntuale ricognizione sull’assenza di strutture organizzative o professionalità interne all’ente tali da poter svolgere i medesimi compiti affidati all’esterno». L’adozione dei due decreti, inoltre, «rileva l’illegittimo affidamento e proroga di incarichi professionali, senza l’espletamento di una preventiva procedura comparativa». L’esposto viene inviato alla Corte dei conti, all’Autorità nazionale anticorruzione e alla Procura di Catanzaro.
La seconda denuncia riguarda invece il contratto per i dipendenti non dirigenti. Tempo esprime più di una perplessità sulla bozza di documento e chiede «una dettagliata relazione tecnico-finanziaria e una relazione illustrativa». 

Il commissario Guzzo non solo non risponde ai rilievi, ma anzi approva con decreto il contratto collettivo senza il parere «vincolante» del revisore.

Ma la vera sconfessione dell’operato dei vertici Corap arriva con la relazione del 20 novembre, nella quale Tempo evidenzia l’incapacità del Consorzio di pagare le utenze e i fornitori e la presenza di bilanci non attendibili.

Secondo il revisore, «il mancato reciproco allineamento dei valori in bilancio tra Corap e Regione Calabria rende il bilancio non veritiero, e quindi falso».

La cronologia dei pagamenti dei debiti dell’ente, inoltre, avverrebbe «in maniera del tutto discrezionale e senza la necessaria trasparenza tipica di un ente pubblico economico, partecipato per la quasi totalità delle quote da pubbliche amministrazioni». La situazione di «evidente squilibrio» economico del Corap, a parere dell’ex revisore, sarebbe stata «ulteriormente aggravata» da una «poco prudente azione amministrativa», fatta di «assunzioni/riassunzioni, trasformazione di contratti part-time a tempo pieno, generosi adeguamenti contrattuali, affidamenti di facili incarichi di collaborazione/consulenze». E tutto questo sarebbe avvenuto proprio mentre i dipendenti dell’ex consorzio di Reggio Calabria aspettavano il pagamento di 14 mensilità arretrate.
Il caso più emblematico messo in luce dall’ex revisore è quello relativo al contratto del consulente Michelangelo Bagnato, “assunto” con il compito di scrivere lo statuto e i regolamenti del nuovo ente, nato dalla fusione dei cinque ex Consorzi provinciali. L’incarico, inizialmente di soli tre mesi, è stato prorogato per un tempo imprecisato, per un compenso di 2mila euro al mese. Un prolungamento che ha portato il revisore alla conclusione che «il commissario straordinario non abbia nessun interesse alla redazione della suddetta bozza di statuto».

Stesso discorso per altri «atti fondamentali» tra cui il bilancio e il Piano industriale, fermi al palo da mesi. 
Per Tempo, insomma, le inerzie del commissario Guzzo stavano compromettendo fortemente il funzionamento dell’organo che dovrebbe contribuire in modo decisivo allo sviluppo del sistema industriale regionale. Ma ora va tutto meglio: il governatore ha rimosso il problema. 

Pubblicato in Primo Piano

Ed eccola la graduatoria dei governatori più (o meno) amati

La graduatoria è stata realizzata dal Regional Popularity Index di Demoskopika che periodicamente misura la popolarità su web e social dei presidenti delle Regioni.

Cinque i canali sotto osservazione: youtube, facebook, twitter, instagram e google.

Il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio: «I politici, anche quelli più tradizionalisti e ortodossi, hanno ceduto alle ossessionanti lusinghe della like democracy».

Circa 5 milioni di pagine indicizzate, poco meno di 3 milioni di follower sui principali siti di networking, quasi 42 mila risultati conteggiati su youtube.

Sono questi i numeri generati dai governatori delle regioni italiane alla base del Regional Popularity Index di Demoskopika per il 2017.

Tre i presidenti sul podio per popolarità complessiva misurata dal sistema di rating di Demoskopika:

1)Debora Serracchiani, Friuli Venezia Giulia. Per lei il Regional Popularity Index ha raggiunto il valore massimo ottenuto, ossia 124,6, su cui pesano significativamente i posizionamenti ottenuti dalla governatrice del Friuli Venezia Giulia al vertice delle classifiche parziali di tre dei cinque canali osservati: facebook, twitter e google search. Spiccano, nel dettaglio, al momento della rilevazione, gli oltre 193 mila like sulla sua pagina di facebook, i 291 mila follower di twitter e ben 353 mila pagine indicizzate su google.

2)Marcello Pittella , Basilicata, che, forte principalmente del suo primato italiano su youtube, risultando in relazione alla popolazione residente tra i più presenti, ottiene il secondo posto nel medagliere del Regional Popularity Index con un valore pari a 108,3.

3)Luca Zaia, veneto. A lui, il sistema di misurazione ideato da Demoskopika, attribuisce un valore pari a 105,1 merito principalmente del primo posto nell’instagram ranking e del secondo posto nel facebook ranking ottenuto grazie ad una dote complessiva di circa 312 mila like e follower.

4)Giovanni Toti (Liguria) raggiunge un valore pari a 102,3,

5)Luciano D’Alfonso (Abruzzo) raggiunge un valore pari a 100,9,

6)Catiuscia Marini (Umbria) raggiunge un valore pari a 100,3 e

7)Michele Emiliano (Puglia) raggiunge un valore pari a 100,1.

8)Paolo Di Laura Frattura (Molise) ottiene un valore pari a 99,9,

9)Vincenzo De Luca (Campania) ottiene un valore pari a 99,

10)Nicola Zingaretti (Lazio) ottiene un valore pari a 98,9,

11)Enrico Rossi (Toscana) ottiene un valore pari a 98,2.

E, a seguire,

12)Mario Oliverio (Calabria) con un valore pari a 97,7,

13)Nello Musumeci (Sicilia) con un valore pari a 96,3 e

14)Francesco Pigliaru (Sardegna) con un valore pari a 94,9.

15) Roberto Maroni che ha ottenuto un valore pari a 92,2

16) Luca Ceriscioli (Marche) con un valore pari a 92,1,

17)Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) con un valore pari a 91,4 e,

18) Sergio Chiamparino (Piemonte) con un valore pari a 91.

Pubblicato in Catanzaro

Mi riferisco a quel tipo di politica che, soprattutto in vista delle elezioni, scientemente, prende in giro i lavoratori al fine di accaparrarsene i voti .

E’ vero che in passato nello Stato, nelle regioni, nelle province, nelle comunità montane, nei consorzi e nei comuni hanno potuto fare di tutto ed assumere tantissimi dipendenti

Dovunque ce ne sono tanti che lavorano con dignità, impegno e professionalità, ma anche tanti che passano il tempo ieri leggendo i giornali , oggi girando sulla rete con i telefonino

Ma oggi che lo Stato sta fallendo, le regioni sono “mbraccio a maria”, le province in attesa di chiudere, le comunità montane già chiuse, i consorzi falliti e/o pronti a chiudere, i comuni in dissesto o pronti ad entrare in similari e terribili buchi neri, oggi dicevamo, non appare più possibile fare nuove assunzioni

E’ vero che la situazione economica delle famiglie è difficile ma altrettanto difficile è la situazione finanziaria degli enti pubblici.

Però scherzare con i lavoratori non è onesto, né bello, né serio.

Eppure sembra che lo si stia facendo.

Lo sta facendo il governatore Oliverio quando dice che” Il 31 dicembre 2017 circa 5mila lavoratori Lsu-Lpu calabresi hanno maturato 36 mesi continuativi di rapporto di lavoro, regolato da contratto, acquisendo così il diritto a poter avere un lavoro stabile.

Ciò è stato possibile grazie alla scelta che abbiamo compiuto, assieme ai sindaci ed agli amministratori locali, tre anni fa, quando ho assunto la responsabilità della guida della Regione. Ora bisogna andare avanti con coerenza e senza tentennamenti nella direzione intrapresa.

La stragrande maggioranza dei Comuni calabresi, ad oggi, ha già deliberato la proroga dei contratti per un altro anno condividendo assieme a noi la responsabilità di fare un ulteriore passo avanti in direzione della stabilizzazione dei lavoratori e della progressiva fuoriuscita dal precariato.

Il diritto ad un lavoro stabile, in particolare in una regione come la nostra segnata dal grave fenomeno della disoccupazione, richiede una forte iniziativa unitaria ed una chiara  assunzione di responsabilità.
Ringrazio per questo i sindaci e gli amministratori locali che ancora una volta hanno dimostrato di essere uniti, in un impegno collettivo che coinvolge la quasi totalità dei Comuni calabresi, a difesa dei lavoratori e delle proprie comunità, anche al fine di garantire i servizi necessari altrimenti messi in  discussione.

Il 2017 si è chiuso così con un importante atto di responsabilità, positivo e costruttivo delle Istituzioni.

Il futuro si costruisce passo dopo passo con atti concreti.

Buon 2018 con l'impegno, prima ancora che l'auspicio, a realizzare obiettivi di crescita economica e sociale ed opportunità di lavoro, in primo luogo, per i nostri giovani e le nostre ragazze”.

Il presidente della Giunta regionale sembra voler far credere ai 5000 lavoratori LSU/LPU che i sindaci possano , se non debbano, stabilizzarli.

Incredibile.

I “grillini” scrivono: “Piuttosto che rivolgere accorati appelli, per la proroga dei contratti in scadenza, ai Comuni non in grado di stabilizzare gli Lsu-Lpu, il governatore Mario Oliverio indichi con quali provvedimenti concreti si possano tutelare gli amministratori locali dal sicuro danno erariale che deriverebbe dalla riferita proroga.

Come avevamo già osservato, si è creata una situazione per cui la proroga di quegli specifici contratti comporta conseguenze personali per gli amministratori dei Comuni, questione su cui registriamo l'irresponsabile ostinazione di Oliverio, che non ha inteso attuare la soluzione indicata dal Movimento 5stelle, cioè il ritorno, previsto dalle norme vigenti, di quei lavoratori al rapporto originario con la Regione Calabria e la proroga delle convenzioni contemplata dalla Legge di Stabilità.

Siamo tutti d'accordo sul fatto che quei lavoratori debbano essere tutelati, ma questo deve avvenire con atti certi e non con promesse od intenzioni che sanno di puro annuncio, in assenza di strumenti normativi reali.

Pertanto Oliverio e tutto il Partito democratico si assumano la responsabilità di chiarire in che modo intendano assicurare la continuità lavorativa al personale interessato e la doverosa tranquillità agli amministratori degli enti locali, che non possono rischiare per errori, adesso manifesti, della maggioranza in parlamento”.

Ma anche il loro è un annuncio.

E non basta.

Un altro annuncio è quello del capogruppo di Ap Giovanni  Arruzzolo quando chiede al Consiglio di discutere dei precari calabresi al fine di trovare una soluzione che riguarda 5mila famiglie.

Dice Arruzzolo, così palesemente smentendo Oliverio che sperava di trasferire la patata bollente ai sindaci, “Ho chiesto al presidente Nicola Irto, trovando piena disponibilità, la convocazione di una seduta ad hoc di consiglio regionale sui lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità.

Una questione che coinvolgendo quasi cinquemila lavoratori calabresi, e diritti fondamentali che non possono essere disattesi, deve trovare risposte urgenti e adeguate dal governo regionale.

La stabilizzazione, che sembrava cosa fatta, passa dalla messa a punto di un piano occupazionale a fronte di un comportamento incerto dell'amministrazione regionale che non è stata in grado di approntare la necessaria strategia di sistema.

Dietro la legittimità delle loro posizioni e la dignità del lavoro che è propria di ogni persona - conclude Arruzzolo - c'è la consapevolezza dell'importanza dell'opera che da anni svolgono i precari Lsu-Lpu, rappresentando, nel tempo, una risorsa indispensabile per la Calabria per elevare la funzionalità dei nostri enti”.

Anche Arruzzolo ci sembra che scherzi dimenticando di dire che:

-che stabilizzare i precari Lsu-Lpu comunque presuppone che i comuni abbiano i fondi necessari.

-che stabilizzare i precari Lsu-Lpu comunque presuppone che i comuni abbiano posti vacanti in organico

-che se i comuni avessero avuto posti vacanti nel loro organico avrebbero potuto e dovuto coprirli assumendo nelle forme di legge a creare precariato.

Se la regione ha i mezzi economici li assuma, li paghi e li invii ai comuni per elevarne la funzionalità dei servizi con rispetto ai loro bisogni.

Se non li ha che non li illuda. E’ indegno!

E pensare che il 31 dicembre scorso si è tenuta una riunione di Sindaci e del Presidente dell’Anci Calabria per esaminare la detta problematica al quale hanno partecipato, tra gli altri, oltre che il Presidente dell’ANCI Calabria, Gianluca Callipo, i Sindaci di Campo Calabro, Calanna, Cittanova, Galatro, Giffone, Laganadi, Melicuccà, Melicucco, Molochio, San Ferdinando, San Giorgio Morgeto, Scido, Seminara, Rosarno, Samo e Varapodio, che hanno manifestato la volontà di continuare il percorso di stabilizzazione dei lavoratori LSU e LPU nei limiti stabiliti dalla vigente normativa.

Hanno, poi, richiamato quanto previsto dal Decreto Interministeriale dell’8 ottobre 2014, registrato alla Corte dei Conti il 6 novembre 2014 al foglio 5021 che, all’art. 2, comma 5, prevede che “Nell’ipotesi in cui l’ente pubblico non proceda all’assunzione a tempo indeterminato, i lavoratori interessati, alla scadenza del contratto di lavoro tempo determinato, rientrano nel bacino dei lavoratori impegnati in attività socialmente utili e di quelle di pubblica utilità”.

Al riguardo, hanno, inoltre, restituito la patata bollente alla regine esprimendo l’intendimento di richiedere alla Regione Calabria che le attività degli LSU e LPU vengano prorogate a partire dal 1° gennaio 2018 presso gli Enti utilizzatori nelle more di individuare un’adeguata soluzione per la stabilizzazione dei predetti lavoratori.

Hanno, infine, manifestato piena solidarietà nei confronti di tutti i lavoratori e delle loro famiglie in questo momento difficile del loro percorso lavorativo, auspicando che nel più breve tempo possibile si possano trovare le necessarie soluzioni per concretizzare le loro aspettative occupazionali.

 

Pubblicato in Alto Tirreno

GIUSEPPE-GRAZIANO 6riceviamo e pubblichiamo

Il presidente Graziano scrive a Oliverio: Rilanciare le ambizioni della struttura

AMANTEA (Cs) – Giovedì, 28 Dicembre 2017 –  La Regione Calabria inserisca nelle opere finanziabili anche il progetto di riqualificazione del Porto di Amantea, ammesso nell’ambito del bando porti emanato dal Dipartimento Lavori pubblici che prevede la ripartizione di oltre 21 milioni di euro sulle proposte ritenute idonee. È necessario rilanciare le ambizioni di una struttura strategica nell’intero bacino tirrenico. E questo è possibile solo integrando le risorse disponibili così da finanziare anche l’area portuale di Amantea.

È quanto chiede il Presidente nazionale de Il Coraggio di Cambiare l’Italia, Giuseppe Graziano, che sostenendo la vertenza incalzata da tempo da Vincenzo Lazzaroli, in rappresentanza dei cittadini, in merito alla questione del Porto di Amantea ha scritto al presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio.

Il porto di Amantea – dice Graziano - rappresenta uno dei siti di approdo storico sul tirreno cosentino che ogni anno accoglie centinaia di diportisti contribuendo, di fatto, all’economia e allo sviluppo turistico del territorio. Una struttura strategica, dunque, riconosciuta anche dalla commissione tecnica che ha valutato il progetto di riqualificazione, facendolo rientrare tra i primi otto ammissibili sull’intero territorio regionale. Ora è necessario, per contribuire a rilanciare le ambizioni economiche e di sviluppo del comprensorio del basso tirreno cosentino, rendere attuativo questo progetto. Ecco perché – aggiunge – abbiamo chiesto al presidente Oliverio di integrare e rimpinguare le risorse già assegnate con altri fondi così che tutte le otto idee progettuali ritenute idonee dalla commissione di valutazione, compresa quella per il porto di Amantea, possano essere finanziate.

Questa - precisa il leader del CCI – è una vertenza dei cittadini che non può essere issata su bandiere politiche ed il cui esito positivo sarebbe un risultato grandioso per tutti. Ecco perché la stessa Amministrazione comunale dovrebbe rivolgere un’attenzione maggiore a questa problematica. Che al momento non c’è. Tant’è vero che il porto di Amantea rischia addirittura di non essere operativo per la prossima stagione estiva se – spiega Graziano - non verranno attuate le urgenti e necessarie azioni di dragaggio della darsena. Che ormai, puntualmente, tutti gli inverni si insabbia. Nell’aprile scorso, grazie ad una idea concreta proposta dal nostro movimento e sostenuta da Vincenzo Lazzaroli indicammo la soluzione, poi attuata con successo dall’allora Commissione prefettizia insediata presso il Comune di Amantea, per avviare le attività di disocclusione dell’ingresso del porto. Basterebbe, oggi – precisa il Presidente de Il Coraggio di Cambiare l’Italia– che l’Amministrazione comunale ri-adottasse sic et simpliciter quel provvedimento commissariale che prevede l’asporto dei sedimenti insabbiati in deposito temporaneo utilizzandoli, previa analisi chimico-fisica dei materiali – conclude -, per il ripascimento della costa.

Pubblicato in Politica

Ecco cosa scrive l’ufficio stampa della Deputata:

“Sugli sforamenti di bilancio delle aziende del Servizio sanitario regionale, la deputata M5s Dalila Nesci, capogruppo in commissione Sanità, terrà una conferenza stampa sabato 23 dicembre alle ore 10,30 presso il Grand Hotel di Lamezia Terme (Cz), sito di fronte alla stazione ferroviaria.

A riguardo la parlamentare anticipa: «Sarà una conferenza stampa esplosiva, perché farò nomi e cognomi dei responsabili di questi sforamenti e carte alla mano dimostrerò che l'amministrazione regionale, guidata dal governatore Mario Oliverio, ha colpevolmente ignorato il problema, gravissimo e causa dell'attuale disavanzo sanitario della Calabria, peraltro non intervenendo come invece impone la normativa regionale in vigore.

Dunque dimostrerò che è una mera pagliacciata l'incatenamento davanti a Palazzo Chigi, già annunciato da Oliverio».

Nesci conclude: «Per ultimo, nell'ormai proverbiale mutismo e immobilismo di Oliverio, alcuni direttori generali delle aziende sanitarie hanno addirittura ricevuto bonus natalizi per aver prodotto disavanzi di bilancio stratosferici.

Chiedo alla stampa calabrese di partecipare alla conferenza, al fine di informare partitamente i cittadini su questo ennesimo scandalo a cielo aperto».

Pubblicato in Calabria

Riposte le catene e riconsegnati lucchetto e chiavi al fido Franco Pacenza, Mario Oliverio ha dovuto prendere atto, nel lungo e cordiale incontro con Beatrice Lorenzin, che ben poco aveva da illustrare “a Roma” in merito alla emergenza della sanità in Calabria. Ha trovato, infatti, una ministra della Salute che addirittura aveva qualche notizia in più di quante non ne avesse lui stesso. La Lorenzin è stata cortese ma ferma e soprattutto si è presentata con una pila di documenti che lasciavano ben poco spazio al chiacchiericcio e alla polemica di cortile.

Il ruolo della politica Preliminarmente la Lorenzin ha voluto spazzar via dal tavolo ogni riferimento a presunte pressioni politiche sulla scelta del commissariamento e su quella del commissario. Il primo è regolamentato e imposto da una legge e non può essere modificato con decreti ministeriali. Il secondo risponde alle indicazioni del Partito democratico che non ha mai inteso rivederle. Detta brutalmente suona così: Massimo Scura è espressione del Pd che lo ha scelto, imposto e fatto nominare. Federico Gelli, responsabile del dipartimento sanità del Pd, non ha mai rivisto tale sua posizione. Se quindi l’incatenamento riguarda la nomina di Scura a commissario, il palazzo dove incatenarsi non è quello di Piazza Colonna ma quello di largo del Nazareno, sede della direzione nazionale del Pd. Lo spieghi ai suoi accompagnatori Oliverio, arrivato all’incontro con il sempre incollatissimo Sebi Romeo e gli outsider Mirabello e Aieta.

Le colpe di Scura Massimo Scura ha fallito gli obiettivi e ha agito più da politico che da tecnico. Ha combinato guai a Cosenza, creato problemi a Catanzaro, frantumato Crotone e provocato disastri a Reggio Calabria. Gli uffici giuridici del ministero della Salute e di quello dell’Economia hanno redatto un dossier zeppo di inadempienze e di scelte sbagliate. Nel farlo, però, il commissario ha potuto contare su un atteggiamento se non complice sicuramente acquiescente del dipartimento Salute della Regione Calabria che, nell’arco del commissariamento, ha cambiato ben tre volte il suo direttore generale e per lunghi mesi è risultato addirittura acefalo. Ancora oggi ha al suo vertice un direttore generale ad interim pur avendo espletato un primo bando di reclutamento al quale avevano partecipato ben 26 aspiranti, alcuni dei quali provvisti di titoli eccellenti ma, evidentemente, non rispondenti ai “requisiti politici” richiesti, al punto che detto bando è stato rinviato e riaperto con la motivazione che erano “pochi” i 26 concorrenti.

Le colpe di Oliverio Non meno gravi, però, le responsabilità di Mario Oliverio. E anche qui la Lorenzin ha fatto redigere un dossier che presto, in uno con quello riguardante l’azione del commissario, verrà sottoposto alla valutazione del governo. Vediamo di riassumerne i contenuti. Intanto la nomina dei direttori generali. Dopo una lunga, ingiustificata e ingiustificabile stagione di commissariamenti, protrattasi per circa due anni, la Regione Calabria ha nominato i manager delle aziende territoriali e ospedaliere. In molti casi tali nomine riguardavano personaggi sprovvisti dei requisiti di legge. In altri si è provveduto alla trasformazione del commissario in direttore generale lasciando in sella lo stesso nominativo. In un caso, Asp di Crotone, si è atteso che il commissario maturasse i titoli per poter essere nominato direttore generale, procedura assolutamente illegittima e illegale. E sempre a Crotone per due mesi il commissario è stato scelto dal capo del personale dell’Asp, una procedura non solo illegale ma che ancora viene fatta circolare nei ministeri a dimostrazione della «extraterritorialità della Regione Calabria». Nessuno dei manager ha mai avuto fissati gli obiettivi da raggiungere, nonostante la norma preveda che l’assegnazione degli obiettivi venga allegata alla stipula del contratto, onde consentire la revoca del manager senza alcun rischio di contenzioso, qualora non raggiunga gli obiettivi fissati dal Piano di rientro. Nel caso dei commissari, invece, è andata anche peggio non essendo previsto, proprio per la loro “provvisorietà” (sic!), che a questi vengano affidati degli obiettivi. Se i Lea non sono stati riallineati e la spessa ha ripreso a crescere, di conseguenza, lo si deve proprio alla inadeguatezza di molti dei manager scelti direttamente dal governatore. Emblematico il caso del manager dell’Asp di Crotone che rimane al suo posto pur avendo presentato un bilancio 2015 con un deficit di 8 milioni e un bilancio 2016 dove il deficit è salito a ben 25 milioni. Il che, per una realtà come Crotone, significa vero e proprio disastro finanziario, visto che Crotone da sola rappresenta quasi un quarto del complessivo deficit presentato al tavolo Adduce-Urbani la scorsa settimana. E qui a Oliverio si contesta di non avere rispettato neanche la legge varata dalla stessa Regione Calabria che prevede la «decadenza automatica» del direttore generale che deposita un bilancio in passivo. Infine, anche sull’ammontare del deficit il dossier evidenzia come lo stesso potrebbe essere ben più grave dei 153 milioni “confessati” dai dirigenti calabresi auditi, posto che allo stato la Regione Calabria non ha più un advisor che certifichi i conti.

La spesa sanitaria fuori regione Anche qui la Regione non è immune da colpe. I tecnici del ministero, infatti, sottolineano che gli investimenti in termini di materiale e personale umano sono andati non in direzione del fabbisogno assistenziale, bensì delle baronie mediche e delle persone da accontentare. Molti servizi trasformati in strutture complesse, infatti, hanno spostato personale e dirigenti medici dai settori più carenti a quelli che non hanno un adeguato bacino d’utenza ma garantiscono la possibilità di una pluralità di promozioni sul campo. In altri altri casi, i manager hanno seguito il percorso inverso, limitando l’operatività di servizi laddove arrivavano utenti da altre regioni. Un caso emblematico è quello della camera iperbarica di Palmi, polo di eccellenza declassato laddove due terzi delle prestazioni offerte vengono fruite da pazienti che arrivano da Sicilia, Campania, Lazio, Puglia e Basilicata.   

Quello che Oliverio non sapeva. Lungo anche l’elenco dei dati in possesso del ministero e sconosciuti al governatore, perché non forniti alla sua cognizione dallo stesso dipartimento regionale che pure è rimasto nella competenza diretta del presidente, che ha trattenuto per sé la delega alla sanità. Basti pensare alla situazione degli ospedali di nuova costruzione. E se per i nuovi nosocomi di Rossano, Vibo e Palmi, Oliverio ha ragione di lamentare la pesante eredità lasciatagli da Scopelliti, non può dirsi la stessa cosa per i nuovi Ospedali riuniti di Reggio Calabria. Questi dovevano essere realizzati in 18 mesi dall’Inail a proprie spese con i finanziamenti del Dl 20. Difficilmente vedranno la luce, visto che lo stesso amministratore delegato dell’Inail, calabrese di origini, ha fatto sapere al ministero che l’attuale manager degli Ospedali riuniti di Reggio Calabria ha comunicato di non essere in condizione, almeno fino al 2020, di fornire il progetto esecutivo e senza di quello l’opera non può andare in appalto. La sciagurata gestione degli appalti dei nosocomi di Rossano, Palmi e Vibo, questa non imputabile alla giunta Oliverio ma a quella precedente, porta oggi le tre opere a incagliarsi nelle aule giudiziarie per il fallimento delle imprese capofila. Tuttavia la gestione Oliverio non ha inteso rescindere i contratti e procedere a nuovi appalti e questa la rende corresponsabile di una paralisi che rischia di diventare mortale per lo sviluppo dell’assistenza sanitaria calabrese.  

La Calabria e… le altre Quello che in ogni caso il ministero e il governo non accettano è il tentativo, congenito nei governanti calabresi, di lamentare disparità di trattamento ai loro danni. Nel caso il riferimento è alla regione Campania e al Lazio. Vero è che il governatore della Campania ha avuto la nomina a commissario e che la Regione Lazio è uscita dal commissariamento ma il paragone con la realtà calabrese è azzardato. In Campania De Luca è commissario perché i Lea sono tornati in linea con il sistema paese e quindi si trattava solo di completare l’allineamento della spesa, comunque rientrata sotto il parametro dell’imponibile fiscale, vale a dire che basta il prelievo ordinario e non servono nuovi balzelli o ticket. Il Lazio, invece, è rientrato nei parametri di legge sia con riferimento ai Lea che all’allineamento della spesa sanitaria per cui venivano meno le ragioni che avevano portato al commissariamento. In Calabria i risultati sono diametralmente opposti: i Lea sono peggiorati e i bilanci sfiorano il tetto di spesa fissato.

Il Consiglio dei ministri Proprio il peggioramento dei conti e la diminuzione delle prestazioni assicurate legittima il fatto che oggi si dica di una emergenza sanitaria il Calabria. Una emergenza che il Paese deve conoscere e affrontare, ragione per la quale il ministro intende portare la discussione e il confronto in Consiglio dei ministri. In quella sede il “dossier” redatto sulla Calabria verrà consegnato al Governo nella sua interezza ma la soluzione che potrebbe arrivare rischia di risultare ancora più indigesta a Mario Oliverio e a quanti vogliono far fuori il commissariamento per tornare ad avere la gestione di una sanità che se non serve a curare la gente, sicuramente torna utile a garantire poltrone, benefici e dividendi ai vari potentati, politici e non.

D Il Corriere della calabria by Paolo Pollichieni

Lo sappiamo che Oliverio si è sempre affidato al suo personale ufficio comunicazione che non manca mai di farne un mito per i calabresi e gli italiani

Ma ieri per distrarre dall’evento Lorenzin e poco avendo da fare in giunta regionale ecco il governatore che visita la mostra "Il Mediterraneo mito del vento", di Franco Azzinari a Catanzaro.

E poi i suoi bravi fotografi ne imprigionano lo sguardo volitivo ed intenso

Ma ecco il comunicato stampa:

«"Il Mediterraneo mito del vento" è la suggestione scelta da Azzinari, il "pittore del vento" - si aggiunge nel comunicato - nel proporre nelle sede della Regione, che sostiene l’evento, una vasta selezione delle sue tele, in gran parte ispirate da questo elemento naturale, il vento, appunto, che sembra dar vita ed animare, tra i colori, i quadri, muovere i campi di grano, le distese fiorite, le fronde degli ulivi.

Una celebrazione della Calabria, dei suoi paesaggi, nelle tele cui sono affiancate opere che riportano ai molti viaggi dell’artista, soprattutto nell’amata Cuba, ed ai ritratti di personalità quali Gabriel Garcìa Màrques, Fidel Castro ed Ernest Hemingway».

«A guidare nel percorso espositivo - si afferma ancora nella nota - è stato stamane lo stesso Azzinari, che ha accompagnato il presidente Oliverio il quale ha avuto modo di esprimere il proprio sentito apprezzamento per la mostra.

Ad arricchire il momento inaugurale anche due creazioni, indossate da altrettante giovani modelle, della stilista Sladana Krstic che da tempo collabora con Azzinari: abiti originali confezionati per l'occasione, ispirati ai colori delle Clementine di Calabria IGP il cui Consorzio sponsorizza l’iniziativa.

La mostra - ha concluso la Regione - resterà aperta sino al 15 febbraio prossimo.

A disposizione dei visitatori il catalogo edito da Rubbettino»

Nessuno spazio per l’anziano ed unico contestatore che abbiamo fotografato davanti alla sede della regione e che vi mostriamo unici in Calabria!

Pubblicato in Alto Tirreno
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