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L’ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi è stata arrestata dalla Guardia di Finanza di Milano, nell’ambito dell’indagine ‘Mensa dei Poveri’.

Comi risponde di tre vicende, tra cui anche un finanziamento illecito da 31mila euro ricevuto dall’industriale bresciano Marco Bonometti.

Ai domiciliari anche l’imprenditore Paolo Orrigoni, ad della catena di supermercati Tigros ed ex candidato leghista a sindaco di Varese.

 

Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, coi colleghi di Busto Arsizio, ha arrestato l'ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, l'ad dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni, entrambi ai domiciliari, e il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale (in carcere).

Nell'ambito dell'operazione ‘Mensa dei poveri' l'ordinanza è stata firmata dal gip Raffaella Mascarino e chiesta dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri per accuse, a vario titolo, di corruzione, finanziamento illecito e truffa.

L'ex parlamentare esperta di marketing, che alle elezioni europee di maggio non è stata rieletta, è coinvolta nel nuovo filone della maxi indagine che il 7 maggio portò a 43 misure cautelari eseguite, tra gli altri, nei confronti dell'ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, del consigliere lombardo azzurro Fabio Altitonante e dell'allora candidato alle Europee e consigliere comunale in quota Forza Italia Pietro Tatarella.

Sono state proprio le dichiarazioni ai pm di Caianiello, presunto "burattinaio" del sistema e interrogato diverse volte nei mesi scorsi, a confermare un quadro accusatorio già emerso dai primi racconti di imprenditori e indagati in Procura dopo il blitz. Lara Comi risponde di tre vicende. La prima riguarda due contratti di consulenza ricevuti dalla sua società, la Premium Consulting Srl, con sede a Pietra Ligure (Savona), da parte di Afol e, in particolare, dal dg Zingale, "dietro promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale", come riportato negli atti depositati nella tranche principale. Circostanza messa a verbale da Maria Teresa Bergamaschi, avvocato e stretta collaboratrice dell'ex eurodeputata in un interrogatorio del 14 maggio: "Il 15 dicembre 2018 mi arrivò un messaggio di Lara Comi (…) mi scriveva ‘Zingale vorrà un regalo di Natale'". E aggiunse : "Mi parlò della necessità di pagare in vista dell'estensione dell'incarico una cifra di 10 mila euro a Zingale".

L'esponente di FI è accusata anche di aver ricevuto un finanziamento illecito da 31mila euro dall'industriale bresciano titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti. Il versamento sarebbe stato effettuato in vista delle ultime elezioni europee e per una consulenza basata su una tesi di laurea scaricabile dal web dal titolo "Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè".

Nel terzo episodio (truffa aggravata al Parlamento europeo) è coinvolto anche il giornalista Andrea Aliverti, che collaborava con Comi come addetto stampa, con un compenso di mille euro al mese, rimborsati dall'Europarlamento. Interrogato dai pm ha dichiarato di avere ricevuto un aumento a tremila euro, con l'obbligo di restituirne duemila a FI per pagare le spese della sede che Comi non pagava.

Di Orrigoni, ex candidato della Lega a sindaco di Varese, ha invece parlato l'imprenditore Pietro Tonetti. L'imprenditore deve rispondere di corruzione. Tonetti ha raccontato che, d'intesa con lui, Orrigoni avrebbe versato l'anticipo di 50mila euro della presunta tangente, mascherata sotto forma di incarico a uno studio di ingegneristica, per ottenere la variante di destinazione d'uso di un terreno a Gallarate, sull'area di via Cadore, dove avrebbe dovuto aprire un nuovo supermercato Tigros.

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Pubblicato in Italia

Fucili, carabina, centinaia di cartucce e polvere da sparo trovati dai carabinieri nel corso di una perquisizione nel centro storico di Cosenza

Cosenza. Nella notte tra sabato e domenica i carabinieri di Cosenza hanno arrestato, in flagranza di reato, un 42enne cosentino, pregiudicato, già sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, resosi responsabile dei reati di detenzione abusiva di armi e munizioni nonché di coltivazione di sostanza stupefacente.

I carabinieri si erano recati nell’abitazione dell’uomo per un controllo di routine ma, una volta entrati nell’appartamento, si sono accordi di un odore simile a quello della marijuana.

Hanno deciso, dunque, di perquisire l’appartamento trovando, in una piccola serra posta vicino al davanzale, 6 vasi con all’interno 21 piantine di marijuana in fase di coltivazione.

L’attività di controllo permetteva però altresì di scovare, celati all’interno di un armadio, 3 fucili da caccia calibro 12 illegalmente detenuti, 1 carabina ad aria compressa, 1 cartuccera con all’interno 30 cartucce a pallini calibro 12, 654 cartucce calibro 12 varie marche delle quali 10 a palla unica e le restanti a pallini nonché 3 confezioni con polvere da sparo dal peso complessivo di oltre 1,2 kg e macchinari per la realizzazione domestica delle munizioni.

Le indagini in corso sono volte ad accertare l’eventuale utilizzo delle armi e della polvere da sparo. Tutto il materiale è stato sequestrato, mentre l’uomo è stato dichiarato in stato di arresto e trattenuto nella propria abitazione in regime degli arresti domiciliari a disposizione della Procura di Cosenza.

Da Il corrieredellacalabria

Pubblicato in Calabria

L’imprenditore è accusato di aver versato una tangente da 230 mila euro all’allora assessore regionale al Lavoro Nazzareno Salerno.

 

Il gip del Tribunale di Catanzaro, Barbara Saccà, ha concesso gli arresti domiciliari ad Ortensio Marano, 43 anni, di Belmonte Calabro.

 

Ortensio Marano è l’ amministratore delegato della società finanziaria Cooperfin spa con sede a Belmonte Calabro e Milano.

Si tratta di uno dei principali indagati dell’inchiesta “Robin Hood” della Dda di Catanzaro.

E’ accusato, in concorso con l’ex assessore regionale al Lavoro Nazzareno Salerno, di essersi appropriato dei fondi del Credito sociale.

 

I reati ipotizzati nei suoi confronti sono quelli di turbativa d’asta, peculato e corruzione.

Nazzareno Salerno da ex assessore regionale al Lavoro avrebbe favorito Marano ed una sua società nella gestione dei fondi del Credito sociale in cambio del versamento di denaro a titolo di tangenti, ovvero oltre 230 mila euro.

Pubblicato in Belmonte Calabro

Gizzeria - I carabinieri di Lamezia Terme hanno arrestato il vicesindaco di Gizzeria, Francesco Argento e il fratello Michele, con l’accusa di tentata estorsione nei confronti di un operaio.

 

 

Il dipendente, che lavorava nella ditta di autotrasporti dei fratelli Argento, avrebbe denunciato che, nel tentare di ottenere il pagamento di alcune spettanze dovute dopo licenziamento, avrebbe ricevuto minacce.

Si era rivolto ai sindacati pur di ricevere gli stipendi arretrati che i suoi datori di lavoro non volevano riconoscergli ma, proprio questi ultimi, avrebbero tentato di farlo desistere aggredendolo e arrivando alle percosse.

 

Nonostante i 15 giorni di prognosi refertati dopo l'aggressione, però, l'operaio non si è arreso rivolgendosi alle forze dell'ordine e denunciando i suoi estorsori.

Dopo avere ricevuto la denucia ed eseguito attente indagini, i carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme, guidati dal tenente Pietro Tribuzio, hanno eseguito la misura di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti dei due indagati

A chiedere l'arresto il sostituto procuratore della Repubblica, Luigi Maffia, a disporre gli arresti domiciliari per i due fratelli, il Gip del Tribunale di Lamezia Terme, Carlo Fontanazza.

 

Sospensione dal Prefetto per vicesindaco Argento.

Con decreto emesso in data odierna, il prefetto di Catanzaro, Luisa Latella, ha disposto, ai sensi dell'art. 11 del D.Lgs. 235/2012, la sospensione dalla carica di consigliere comunale e vicesindaco di Gizzeria Francesco Argento.

"Il provvedimento - é detto in un comunicato della Prefettura - consegue all'arresto del medesimo in esecuzione dell'ordinanza di misura cautelare n.300/2017 del 24 marzo 2017, emessa dal Tribunale di Lamezia Terme su richiesta della Procura della Repubblica".

Pubblicato in Lamezia Terme
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