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Adamo è stato raggiunto da un divieto di dimora in Calabria.

Stessa misura per Giuseppe Capizzi, Pino Cuomo, Maria Olga Montemagno e Filippo Valia.

C’è anche Nicola Adamo tra gli indagati nell’inchiesta scattata all’alba che ha portato a 334 misure cautelari nel Vibonese.

 

 

 

 

Per lui, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha chiesto e ottenuto dal gip il divieto di dimora in Calabria, pur escludendo l’aggravante dell’associazione mafiosa.

Stessa misura per Giuseppe Capizzi, Pino Cuomo, Maria Olga Montemagno e Filippo Valia.

Pubblicato in Cosenza

E’ incomprensibile che Mario Oliverio possa pensare di avere successo ove si presentasse alla competizione elettorale regionale

Mille le ragioni

L’ultima è il Corap che è probabile finirà davanti alla magistratura penale e non solo alla Cote dei Conti!

Contestuale la mancata Approvazione del bilancio 2020, donde l’esercizio provvisorio lasciando così la patata bollente al prossimo governatore che potrà operare solo per dodicesimi.

E senza dimenticare che la Regione è stata già “avvisata” il 23 ottobre scorso dalla Corte dei conti che ha evidenziato un buco di 266 milioni di euro.

Ecco perché Oliverio impegna ottantamila euro per cinque convegni“da svolgersi nella giornata del 9 dicembre 2019, in contemporanea, nei comuni di Squillace, Corigliano-Rossano, Pizzo, Scilla e Santa Severina, in location da definire”.

Rosso Calabria si chiama l’iniziativa, una campagna finalizzata a valorizzare le produzioni viticole locali.

E non è certamente incolpevole Oliverio se la Calabria ha il reddito pro capite più basso d’Italia( se non dell’Europa) sideralmente più basso delle altre regioni italiane ed europee.( Banca d’Italia Economie regionali L’economia della Calabria Numero 18 - giugno 2019)

Ed ancora non è incolpevole Oliverio se la Calabria insieme con la Puglia è la regione con il maggior numero di disoccupati

Ed inoltre non è certo incolpevole Oliverio se la calabria ha la peggiore sanità italiana

Potremmo continuare a lungo

Chiudiamo con una riflessione: che i calabresi che hanno avuto benefici da Oliverio lo votino pure, ma che nessuno pensi che “palla palla” possa dare posti di lavoro e prebende nel 2020 perché non sarà certamente governatore .

Gratteri a parte………..

Pubblicato in Calabria

Catanzaro - La Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio del presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, accusato di abuso d'ufficio e corruzione.

 

 

 

La richiesta riguarda l'inchiesta "Lande desolate" su alcuni appalti gestiti dalla Regione Calabria.

Dall'inchiesta sono emersi presunti illeciti, in particolare, nella gestione da parte della Regione Calabria degli appalti riguardanti l'aviosuperficie di Scalea, l'ovovia di Lorica e il rifacimento di Piazza Bilotti, l'unica delle tre opere pubbliche che é stata portata a termine.

L'inchiesta, nel dicembre 2018, aveva portato al'emissione a carico di Oliverio di un provvedimento di obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, dove risiede, poi revocato dalla Corte di cassazione.

Il rinvio a giudizio é stato chiesto anche per l'ex vicepresidente della Regione Calabria, Nicola Adamo, e per la moglie di quest'ultimo, Enza Bruno Bossio deputata del Pd, accusati di corruzione.

L'udienza preliminare é stata fissata per il 17 ottobre.

Tra gli indagati nell'inchiesta ci sono anche l'ex sindaco di Pedace (Cosenza), Marco Oliverio, e l'imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri.

Quest'ultimo, secondo l'accusa, avrebbe beneficiato di trattamenti di favore da parte della Regione Calabria in relazione alla realizzazione delle tre opere pubbliche oggetto dell'inchiesta, ottenendo stati d' avanzamento ed i relativi finanziamenti cui non avrebbe avuto diritto.

Martedì, 09 Luglio 2019 07:58

Pubblicato in Calabria

Hai visto mai che davvero Minniti diventa segretario del PD?

Saremmo finiti!

Lui non ubbidisce ai nostri ordini, non fa nulla per realizzare i nostri desideri, per garantire i nostri bisogni.

E poi lui è vicino ai servizi segreti ed a lui non si può nascondere nulla.

Saprebbe tutto e sapendo tutto non ci farebbe fare passi avanti.

Dovremmo emigrare!

Meglio Nicola Zingaretti. E’ più flessibile. Non conosce la Calabria. Potremmo continuare ad esserne i padroni.

Sembra un discorso plausibile e possibile.

Ed allora Oliverio dà il benservito a Minniti.

L'ex Ministro degli interni presenta il suo libro a Cosenza nella sala degli specchi della Provincia presente Franco Iacucci, Presidente della provincia Bruzia, il quale, invece, ha già dichiarato la sua adesione alla candidatura di dell'ex Ministro degli Interni

Oliverio e Nicola Adamo gli danno il benservito facendo circolare un documento di adesione alla candidatura di Nicola Zingaretti.

Il benvenuto a Marco Minniti, in Calabria per la presentazione del suo libro, i big storici del PD calabrese lo danno facendo partire un documento da far sottoscrivere ai segretari circoli a sostegno della candidatura alle primarie di Nicola Zingaretti.

Più che un benvenuto, dunque, appare un benservito.

Mario Oliverio ancora fa finta di essere defilato, ma i suoi più fidati collaboratori hanno già cominciato a contattare i segretari per le firme.

Eminenza grigia del benservito a Minniti, estensore del documento pro Zingaretti, Nicola Adamo, già intervenuto per raffreddare i bollenti spiriti dei 50 sindaci sottoscrittori del sostegno a Marco Minniti.

Pubblicato in Cosenza

"Pd alla resa dei conti: Adamo elimina (anche) Giudiceandrea

Quando è guerra è guerra. E in guerra vince chi spara di più. E a sparare contro Giudiceandrea, così come vi avevamo annunciato, è Luigi Guglielmelli.

 

 

Che si aggiunge alla già folta schiera di cecchini che Nicola Adamo ha mobilitato contro di lui.

Nicola ha deciso che Giudiceandrea non deve più far parte della loro paranza perché non lo ritiene affidabile.

E se si vuole ricandidare a consigliere regionale è meglio che inizi a cercarsi un altro partito da sfruttare.

Tanto, dice Nicola, Giuseppe è abituato a saltare fossi.

Perché il nostro prossimo candidato a consigliere regionale già c’è.

Ed è Luigi Guglielmelli.

Il perché Nicola abbia deciso di schierare le sue truppe in assetto di guerra contro Giudiceandrea è intuibile: impossessarsi totalmente di quel che resta del PD in Calabria, lasciando “dentro” solo coloro i quali hanno giurato obbedienza a lui e a Palla Palla.

E Giudiceandrea, che ha pretese di poltrone e velleità politiche varie, non rientra nell’idealtipo di Nicola.

C’è da scommetterci che dietro la ferma volontà di Nicola di dar battaglia a Giudiceandrea, c’è anche lo zampino di Ferdinando Aiello.

Che tanto si era speso per far eleggere Giudiceandrea in consiglio regionale.

Una “cortesia” che Giudiceandrea non ha mai ricambiato.

Tant’è che una volta eletto non c’ha pensato su due volte a mollare Aiello, pugnalandolo alle spalle.

Per meglio sistemare il suo culo sulla poltrona.

Lo scopo di Nicola e Palla Palla è quello di formare un bel gruppone di fedeli cagnolini, senza oppositori interni, e giocarsi quei pochi voti clientelari che gli sono rimasti alle prossime regionali, con la speranza di conquistare qualche nicchia di potere che gli permetta di sopravvivere ancora un altro po’.

E quei pochi voti clientelari che sono rimasti non bastano più per sistemare tutti. E le scelte si impongono.

Ecco perché Giudiceandrea, capito questo, tenta la sortita televisiva convinto, nella sua infinita stupidità, di impressionare Nicola e Madame Fifì, e di costringerli quantomeno ad una contrattazione.

Non capendo invece di aver fornito l’assist giusto a Nicola, che ora può accusarlo di mettere in cattiva luce il PD con le sue esternazioni personali non concordate con il partito, per dare il via al plotone di esecuzione.

Insomma Giudiceandrea, per Nicola, è nu lignu stuartu che è meglio abbandonare al proprio destino.

Porta sulu problemi. E di questo dovrà farsene una ragione anche Palla Palla che, se costretto a scegliere tra Nicola e Giudiceandrea, non potrà far altro che abbandonare il suo servo sciocco al proprio destino. Con la scusa di: “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.

Di fare la sparata da Giletti non gliela aveva ordinato il medico.

L’attacco di Guglielmelli è mirato. Sa dove colpire.

E spara centrando il bersaglio della vera ragione del fare politica di Giudiceandrea: il denaro. E dice: se Giudiceandrea è così interessato a far risparmiare i cittadini abolendo i vitalizi ai consiglieri, come mai non scioglie il suo gruppo in consiglio regionale “Democratici e Progressisti”, di cui è il presidente, che costa alla collettività quasi 200mila euro all’anno, ed è attualmente composto da due persone? Che utilità ha mantenere questo gruppo in consiglio?

La risposta è semplice dice Guglielmelli: mantenere la gestione dei fondi destinati ai gruppi. Altro che lotta alla casta!

Guglielmelli svela a chi ha ancora qualche leggerissimo dubbio sulle qualità politiche del comunista col culo degli altri, la vera natura politica di Giudiceandrea: garantire a se stesso e alla sua cerchia, benessere e privilegi, amministrando, oltre il suo già lauto stipendio, altre forme di economia, che la carica di consigliere comporta.

Ma la sua parabola politica finisce qui. Mettersi contro Nicola non è cosa di tutti, men che meno di un Giudiceandrea qualsiasi. Nicola ha già sentenziato: Giudiceandrea e Guccione sono fuori, e questo è già nei fatti.

Non resta che “ratificarlo”. Ma non tutti i mali, a volte, vengono per nuocere. Chiusa una porta si apre un portone.

E il portone per Giudiceandrea potrebbe essere proprio Guccione. Una loro eventuale alleanza potrebbe, in qualche modo, disturbare il manovratore.

E non è detto che ciò non accada.

Chi guerra!

Da Iacchite - 11 aprile 2018

 

Pubblicato in Calabria

Parte l’assemblea regionale del Pd a Lamezia.

Ed arriva il j’accuse di Carlo Guccione

«Oliverio si ricandida? Questa decisione ci allontana ulteriormente dalla società, rischiamo di arrivare al 10%».

Critiche anche a Magorno: «In questi anni non è stato il segretario: ha fatto il vigile urbano tra le varie correnti»

Guccione ha anche detto «Dobbiamo tornare a parlare con la società»

Poi ha aggiunto « Prima del congresso dobbiamo avviare una fase costituente, attraverso una conferenza programmatica e incontri nelle periferie della Calabria e laddove c’è disagio».

Viene da pensare che secondo Guccione PD sia l’acronimo di Partito del Disagio!

Poi la forte affermazione che il Pd «non ha un progetto, ed è per questo che abbiamo perso».

E sempre secondo Guccione il voto del 4 marzo «è un avviso di sfratto a Oliverio», che ha incassato anche una «sconfitta sonora sulla sanità».

«Se uno promette di incatenarsi e poi non lo fa – ha aggiunto -, la gente ci delegittima».

Infine il consigliere del Pd ha concluso «Avrei voluto che Magorno e gli altri segretari di federazione si fossero presentati a questa assemblea da dimissionari.

Magorno in questi anni non è stato il segretario: ha fatto il vigile urbano tra le varie correnti.

Ora il Pd deve verificare se può ancora assolvere la funzione per la quale è nato».

Da tutt’altra parte Nicola Adamo che ha rotto il silenzio nel corso dell’assemblea regionale del partito. Un ragionamento a tutto campo, il suo, durante il quale ha analizzato la situazione del Pd ma anche lo stato della Regione guidata da Oliverio.

Adamo ha difeso Oliverio e Renzi affermando : «Non l’ho mai amato, ma teniamoci caro questo 18% ottenuto alle elezioni e tentiamo di salvare l’unico leader che abbiamo».

H poi attaccato Carlo Guccione affermando che «Non c’è più la vecchia Regione del “one to one”, quella in cui ogni politico coltivava il suo orticello, Oliverio ha avviato un ciclo di cambiamento che non ha pari nella storia del regionalismo. L’alternativa a lui è Mario Occhiuto? Io credo che la partita sia tra noi e i 5 stelle»

Quanto alla giunta tecnica, a parere di Adamo la composizione rispetta i dettami della riforma approvata a inizio legislatura e che separa la parte politica dalle competenze dell’esecutivo.

«Il fatto che non si conoscano i nomi degli assessori non è un male, è un bene», ha sottolineato.

Adamo ha poi negato un suo ritorno in campo: «Non sono interessato a incarichi istituzionali o di partito. Mi sono dimesso dall’attività in prima persona, ma non mi dimetto dalla passione politica».

I fine la provocazione di creare una sorta di lista di proscrizione dei dirigenti dem: «Facciamo l’elenco di chi non ha votato per il Pd. È questo il vizio che il partito deve superare».

Ndr : Beh devono essere stati in parecchio visti i risultati ottenuti in Calabria dal PD! E ci saranno delle profonde ragioni! Ragioni che se non eliminate possono dare ragione a Guccione.

Una sola domanda.

Ma esiste ancora la legge in Calabria?

E se esiste perché non interviene per porre fine a queste situazioni?

Cosa ci riferiamo ?

Semplice all’articolo postato da Iacchitè oggi 2 dicembre http://www.iacchite. com/ falsi-precari-allasp-il-patto-di-potere-tra-gli-uomini-di-adamo-e-gentile/.

Delle due l’una: o si tratta di diffamazione o si tratta di verità. E comunque sia secondo noi la magistratura dovrebbe dire la sua!

“Le assunzioni dei 135 falsi precari presso l’Asp di Cosenza nell’imminenza delle elezioni regionali del 2014, almeno per quanto riguarda il Comune di Maierà, sono tutte illegittime in quanto sono scaturite da una legge che è tutto un programma.

E’ la Legge Regionale n. 1 del 13 gennaio 2014 “Indirizzi volti a favorire il superamento del precariato” di cui al D. L. 31 agosto 2013 n. 101 convertito in legge 30 ottobre 2013, n. 125, integrata dalla L. R. n. 12 del 7 luglio 2014 “Interpretazione autentica dell’art. 1 comma 6 e dell’art. 4 della L. R. 13 gennaio 2014 n. 1…”.

Gli assunti di Maierà, che è la città dell’ex sindacalista della Cgil Franco Mazza, l’inventore dell’ormai famoso elenco, arrestato lo scorso anno, non possedevano i requisiti di cui alle leggi citate e anche e soprattutto delle L. R. nn. 15/2008, 28/2008 e 8/2010 che facevano espresso riferimento ai cinquantenni espulsi dal mondo del lavoro ed a disoccupati di lungo termine.

Ebbene, è bastato fare un controllo all’INPS per i nominativi inseriti per rimanere esterrefatti dalle illegalità perpetrate.

Tonino-e-Pino-GentileChi ha iniziato a gestire tutto (lo abbiamo scritto più volte) nel 2010 è stato Franco Mazza, fedelissimo di Nicola Adamo, avvalendosi del benestare della giunta comunale di Maierà dell’epoca, composta dall’ex sindaco Giovanni Forte, gentiliano di vecchia data, dall’ingegnere Ivano Russo, ex assessore (anche lui fedelissimo di Nicola Adamo) e dall’ex assessore Riccardo Benvenuto.

Questi personaggi hanno iniziato a stilare la graduatoria di questi fannulloni e l’attuale sindaco Giacomo De Marco (sempre amico del potente di turno), per non essere da meno, ha continuato modificando l’elenco, trovando la mediazione con Forte e Russo, attuali consiglieri di minoranza, per arrivare alla versione finale.

La signora LUCIA CRUSCO, cognata di Franco Mazza, per aver sposato il fratello Giuseppe, nonché nipote dell’allora sindaco Giovanni Forte, non ha nessun requisito che la fa rientrare nella casistica degli aventi diritto.

Il signor MARIO CRUSCO, fratello della suddetta Lucia, quindi nipote dell’ex sindaco Forte e cognato del fratello di Franco Mazza, la scorsa estate ha addirittura lavorato, regolarmente assunto, presso l’Hotel Baia di Diamante…

La signora MARIAROSARIA CASELLA di Diamante, oltre ad essere imparentata con l’attuale moglie del segretario regionale del PD Ernesto Magorno, è anche la moglie dell’ex assessore Ivano Russo. E non ha nessun requisito che la possa far entrare in quell’elenco, nel quale invece risulta.

Il signor ROBERTO LISERRE è cognato dell’attuale sindaco di Maierà Giacomo De Marco, il quale non ha perso tempo a trarre vantaggio dalla vittoria modificando l’elenco. Liserre fino a poco tempo fa lavorava, regolarmente assunto, al Consorzio di Bonifica Valle del Lao di Scalea.

La signora ANNA DE MARCO è moglie di Gianfranco Ritondale, operaio Afor oggi Calabria Verde, tirapiedi dell’ex assessore Riccardo Benvenuto. E non ha nessun requisito.

E ancora: il signor OTTAVIO PIGNATARO, figlioccio di cresima del Mazza, che ha lavorato fino ad agosto 2014, regolarmente assunto, all’Holiday Beach di Cirella percependo successivamente persino l’indennità di disoccupazione. Eppure faceva parte dell’elenco dei falsi precari…

E l’elenco si conclude con altri clienti degli amministratori di Maierà: Pablito Sandalo, Stefania Gaglianone, Giovanni Ritondale e Adele Candia, tutti senza requisiti.

Una situazione che dev’essere perfettamente uguale per tutti gli altri inseriti nell’elenco.

Corruzione sfacciatamente dilagante, dunque, che finalmente la magistratura sta iniziando a perseguire per come avrebbe dovuto fare già da molto tempo.”

NdR. Solo Adamo e Gentile? Ci sembra che manchi qualcuno!

Pubblicato in Calabria

Si scioglie come una bolla di sapone al sole l’ultimo troncone della inchiesta Why not.

La famosa inchiesta per far luce sugli appalti pubblici truccati e sui politici che ‘regalavano’ posti di lavoro.

Il PM aveva richiesta l’ assoluzione per l’ex vice presidente della Regione Calabria, Nicola Adamo, e per i due ex assessori, Ennio Morrone e Dionisio Gallo, mentre aveva chiest condanna a due anni per gli altri due imputati, Franco Morelli e Giancarlo Franzè.

Alla fine una sola condanna ; quella a carico di Giancarlo Franze’, coordinatore del consorzio Brutium, l’impero economico riconducibile ad Antonio Saladino, il principale indagato dell’inchiesta.

Una pena di due anni e sei mesi.

 

Parliamo di un società che sarebbe stata utilizzata per assumere personale ‘fidato’ e fare incetta di fondi pubblici e comunitari con il beneplacito dei politici più in vista della Regione Calabria.

Una ipotesi in Calabria molto attendibile ma difficilmente dimostrabile

Ed infatti sono stati assolti per non aver commesso il fatto i politici calabresi Nicola Adamo (ex vicepresidente Regione Calabria), Franco Morelli (ex consigliere regionale), Dionisio Gallo ed Ennio Morrone (ex assessori regionali).

 

L’accusa contestava che politici e dirigenti avrebbero commesso una serie di reati contro la pubblica amministrazione per aggiudicarsi appalti dalla Regione promettendo posti di lavoro in cambio di cospicui pacchetti di voti.

L’ inchiesta prese le mosse nel 2006 e venne promossa dal pm Luigi De Magistris.

Il gup Abigail Mellace scagiono’ completamente 17 persone , mentre 27 imputati furono rinviati a giudizio.

Poi l’impugnazione della Procura generale con un ricorso alla Cassazione

Oggi, invece, la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Catanzaro.

Ora non resta che aspettare eventuali altri gradi di giudizio.

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Carlo Guccione, Nino De Gaetano, Nicola Adamo e Pietro Giamborino rompono gli indugi e sferrano un'offensiva inedita contro il capogruppo Sandro Principe ancora in carica, a più di un mese dalla lettera con cui l'ex sindaco di Rende annunciava di voler abbandonare l'incarico.

Ecco la nota:

“Prendiamo atto delle dimissioni di Principe

Prendiamo atto che con l’intervista odierna l’on. Principe affermi di volersi dimettere da Presidente del Gruppo Consiliare del PD.

Finora si è tentato di dire che la dichiarazione di disponibilità a lasciare l’incarico fosse ben altra cosa dalle dimissioni.

Insomma, si sosteneva la disponibilità a mettersi da parte ma, al tempo stesso, continuare ad esercitare pienamente la funzione di capogruppo.

Nell’ultima riunione di Gruppo tale tema interpretativo è stato oggetto del dibattito con riferimento alla lettera aperta che Principe ha scritto dopo la sua nomina nella Direzione nazionale del PD.

Nonostante fosse stata unanimemente richiesta la lettura di questa missiva ai fini di una giusta e coerente interpretazione abbiamo dovuto, purtroppo, però, prendere atto che di questa lettera non c’era più traccia.

Il Gruppo non ne è stato ancora investito.

Rimane ancora forte il sospetto che si confidi in un’azione dilatoria per la convocazione sine die della prossima riunione che al primo punto all’ordine del giorno prevede l’esame della lettera e le conseguenti determinazioni da parte dell’organismo consiliare.

Bando, dunque, al gioco delle tre carte. E’ certo che finora non è stato consentito al Gruppo di eleggere il nuovo Presidente.

Sbaglia Principe, poi, a ritenere che con i comunicati e le dichiarazioni stampa si possa garantire l’adeguatezza della iniziativa politica rispetto a quanto richiesto al PD difronte al fallimento di Scopelliti.

Il carattere delle manifestazioni sulla sanità e sui ritardi dell’A3, infatti, è dettato proprio dalla necessità di dover coprire un grave vuoto di iniziativa da parte del gruppo e di dover contrastare il limite dell’inciucio e del trasversalismo che ha contraddistinto in qualche caso la posizione del PD in Consiglio Regionale.

E’ per questo che intendiamo ribadire la richiesta di immediata convocazione del gruppo per la elezione del nuovo Presidente al fine di mettere in atto un efficace e credibile programma di opposizione di fine legislatura.

Carlo Guccione, Nino De Gaetano, Nicola Adamo, Pietro Giamborino

Pubblicato in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo la nota dei consigliere regionali del PD Nicola Adamo e Demetrio Naccari Carlizzi

La critica all’ANAS per i ritardi sui lavori dell’Autostrada è da tempo oggetto di un impegno unitario e condiviso delle rappresentanze istituzionali del PD.

Tutti ricordano, del resto, il convegno, svoltosi lo scorso 11 luglio a Cosenza, sulle “bugie di Ciucci sull’A3 “, introdotto da Carlo Guccione e concluso da Sandro Principe.

All’ANAS non si contestano i mancati finanziamenti ma la gestione dei fondi finanziati o l’organizzazione dei lavori di ammodernamento dell’A3.

E’ di conoscenza scolastica che la competenza di finanziare la realizzazione delle opere di questo asse autostradale è dello Stato. Ben altro, però, sono i ritardi e la lievitazione dei costi che si registrano nella realizzazione dell’opera.

E’ stato lo stesso Presidente Ciucci insieme a Scopelliti a chiedere scusa per i ritardi e promettere ai cittadini che i cantieri sul tracciato calabrese si sarebbero conclusi entro la fine dell’anno 2013.

Oltretutto anche l’azienda, nel replicare ieri alla protesta dei Consiglieri regionali del PD, tenta di giustificare ma non spiega le ragioni dei ritardi.

E’ fuorviante, pertanto, una polemica speciosa tesa a differenziare i ruoli del Governo da quelli dell’ANAS con il fine di minimizzare le responsabilità gestionali.

Sarebbe doloso se il PD fosse omissivo e non chiedesse che nelle sedi istituzionali e governative al livello regionale e nazionale si desse conto sui ritardi ed anche sulle ragioni tecniche e sulle modalità giuridiche che hanno presieduto diversi atti di contenzioso e “riserve” sfociati in remunerativi lodi arbitrali.

Insomma, Ciucci dovrebbe dare adeguate e trasparenti informazioni sulla conduzione delle relazioni industriali tra l’ANAS ed i general contractors .

Non è esagerato affermare che le risorse aggiuntive impiegate per queste pratiche potevano essere quasi sufficienti a finanziare i lavori ancora da svolgere.

E’ in questo contesto che potrebbero essere stati generati i ritardi che hanno provocato danni alla economia e alla vivibilità ambientale della Calabria e lucrosi vantaggi alle grandi imprese del nord.

Ancor di più, non è ammissibile che si criminalizzino le imprese calabresi che sono state destinatarie delle briciole ed utilizzate come pretesto, a volte ingiustamente anche in nome dell’antimafia , per giustificare elevatissimi costi non preventivati e notevoli ritardi che ancora oggi appaiono ingiustificati.

E’ ora che la si smetta di continuare a prendere in giro i calabresi ed è per questo che le dimissioni di Ciucci costituirebbero una prima doverosa risposta al fine di ridare credibilità alle istituzioni.

Come PD non rinunceremo in sede di Consiglio regionale ad incalzare l’azienda autostradale a fare chiarezza sulle questioni sollevate ed al tempo stesso a sollecitare una efficace attuazione e potenziamento dei programmi relativi alla rete viaria di propria competenza.

Reggio Calabria, 4 gennaio 2014

I Consiglieri regionali PD

                                                                                              Nicola Adamo

                                                                                              Demetrio Naccari Carlizzi

Pubblicato in Reggio Calabria
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