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lungomare amantea A12Mobilitazione cittadina per il progetto del  lungomare cittadino.

Alcune volte è decisamente costruttivo tornare indietro con la mente, vedere quali erano i nostri pensieri e le nostre azioni cinque o dieci anni fa vedere dove si è arrivati e da dove si è partiti.

In questa nuova rubrica siamo tornati a 5 anni fa amministrazione Sabatino nasce il comitato lungomare, un bel comitato, una bella iniziativa ma durata il soffio di una balena.

Sulla regia del progetto di ristrutturazione del lungomare di Amantea si era mobilitata la cittadinanza per la questione lungomare.

Nacque così il “Comitato Lungomare”, le tue aspettative vennero deluse  quando l’amministrazione comunale guidata da Monica Sabatino, in carica dal maggio 2014, decise di devolvere il finanziamento di 2,5 milioni di euro (mutuo contratto per il lungomare) verso altre opere cittadine.

A seguito della decisione dell'ente da più parti della cittadina, la società civile, le associazioni, i movimenti, dell’imprenditoria, si mobilitarono progressivamente al fine  analizzare  la questione lungomare e di confrontarsi circa la decisione presa dall'amministrazione comunale sulle conseguenze per il futuro del turismo e dell’economia di Amantea.

Le decisioni prese dall’amministrazione comunale Sabatino furono quindi quelle di destinare questo mutuo alla realizzazione di opere alternative al lungomare ovvero : ponte sul torrente Colongi euro 1.400.000; allargamento via Neto e via Po euro 550.000; adeguamento passerella sul torrente Catocastro euro 200.000; cavalcavia per accesso al mare a Campora S.G. euro 250.000.

L’allora Amministrazione motivò la diversa destinazione del mutuo con l’indisponibilità di gestire il progetto nell’area indicata per il lungomare Amanteano. Al contempo per la cirtadinanza ritenette comunque strategico e  necessario un nuovo investimento per lungomare e tento di forzare l'Amministrazione al fine di adoperarsi presso il Demanio al fine di procedere al più presto all’acquisizione dell’area.

La decisione di variazione di destinazione dei soldi dal lungomare ad altre opere generò un crescente e variegato disagio sociale che trovò il suo ovvio compimento in una forma associativa che raccolse i vari orientamenti sull’argomento.

Giovedì 9 aprile 2015 fu così costituito il “Comitato Lungomare” con la specifica finalità di aprire un fronte di sensibilizzazione collettiva sulla importante opera programmata e disattesa e, in generale, sui conseguenti indirizzi nella gestione del territorio.

A titolo prettamente cronistico il comitato nominò come coordinatore/portavoce Antonio Perricone, ad onor del vero i promotori dell’iniziativa, sfociata poi nel comitato, ebbero un confronto aperto con l'allora amministrazione comunale,  oggi il risultato di quelle scelte è quello che vediamo, alcune opere realizzate di quelle scelte dall'allora amministrazione altre non furono realizzate.

Oggi vedere il lungomare in condizioni di abbandono ed in stato di decadimento duole e vedere la stampa del progetto, del come doveva essere rattrista l'animo di ogni cittadino.

Pubblicato in Cronaca

ministeroAmantea = città mafiosa, così lo ribadisce lo stato italiano.

È di ieri sera la notizia, apparsa sul sito istituzionale del governo, dello scioglimento del Consiglio Comunale del Comune di Amantea, anche se in onore del vero un Consiglio Comunale Amantea non l'aveva già da più di 15 giorni.

Tante le domande che ci affollano la mente, come si è potuti arrivare a ciò, forse è la domanda più ricorrente.

Di seguito il testo, apparso sul sito istituzionale del governo, dove la Ministra Lamorgese, ha proposto è fatto deliberare lo scioglimento del Consiglio Comunale del Comune di Amantea.

DELIBERAZIONI A NORMA DEL TESTO UNICO DEGLI ENTI LOCALI

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, a seguito di accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267), ha deliberato lo scioglimento per diciotto mesi del Consiglio comunale di Amantea (Cosenza) e il contestuale affidamento dell’amministrazione dell’ente a una Commissione di gestione straordinaria.

Pubblicato in Politica

Ancora una volta un cittadino della nostra amata e cara Amantea è al centro di una inchiesta giudiziaria e i giornali on line del cosentino e calabrese hanno dato la notizia in bella evidenza nelle prime pagine a carattere cubitale.

Non si tratta, però, questa volta per ragioni amministrative o politiche, per voti di scambio, per tangenti, per corruzione o robe varie.

 

Questa volta si è trattato, secondo gli inquirenti, di una truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in commercio, calunnia e tentata estorsione.

Secondo l’accusa commerciavano finto olio biologico, in realtà ottenuto mediante l’impiego di fertilizzanti e pesticidi vietati.

Con queste gravi accuse sono finiti in carcere Franco La Rupa e il figlio Antonio.

Sono stati anche conquistati i beni.

Una riflessione è d’obbligo.

Se il maggiore indiziato che è Franco La Rupa non avesse ricoperto in passato, ormai molto lontano, alcune cariche istituzionali, la stampa, la televisione e i media non avrebbero dato grande rilievo alla cosa.

Ma Franco La Rupa ha ricoperto la carica di Sindaco della città di Amantea e la carica di Consigliere della Regione Calabria con l’Udeur di Mastella.

Ogni qual volta i giornali scrivono di Franco La Rupa ripetono come un mantra che è stato Sindaco di Amantea e Consigliere Regionale e aggiungono poi che è stato condannato per voto di scambio.

E a tutti i costi vorrebbero coinvolgere l’Amministrazione Comunale che non centra affatto.

Ma cosa centra, mi chiedo, la condanna inflittagli per presunti voti di scambio con l’odierna carcerazione per truffa, per frode in commercio e per l’acquisto di un immobile in quel di Serra Aiello?

Subito il Web si è scatenato e i commenti anche sarcastici non si sono sprecati.

Qual è la marca dell’olio?

Come si chiama l’azienda agricola?

Volevano investire nell’accoglienza?

Quanto ancora ci vuole per rendersi conto di che business immenso e becero c’è dietro la macchina della solidarietà.

Io lo costringerei ad usare il suo olio finché campa.

Sono anni che io non compro olio prodotto nel Sud, proprio per questa ragione idem per la mozzarella di bufala.

Quando avvengono frodi sull’olio grandi articolini e nessun nome di marchi o indicazioni per i consumatori sui prodotti da evitare.

Meritano la galera a vita, oltre che alla confisca di tutti i loro beni.

Ecco, per colpa di qualcuno,il nostro olio extra vergine calabrese, ottimo direi, è messo sotto inchiesta.

I nostri uliveti coltivati con amore e dedizione danno ottime olive, poi raccolte a mano e trasportate in cestelli di vimini al frantoio

Dal frantoio esce un olio genuino e possiamo tranquillamente acquistarlo e usarlo nelle nostre cucine.

Pubblicato in Primo Piano

L’operazione è scattata stamattina ed è stata ribattezzata “Mosca bianca”.

In manette è finito l’ex consigliere regionale ed ex sindaco di Amantea.

Nuove accuse nei confronti di Franco La Rupa

Commercializzava falso olio biologico ottenuto con prodotti chimici e fitosanitari, reimpiegava i proventi della frode per acquistare un immobile oggetto di un’asta fallimentare e per finanziare un centro d’accoglienza per migranti.

Sono le accuse mosse nell’ambito dell’indagine coordinata dal Procuratore della Repubblica di Paola, dott. Pierpaolo Bruni e dai Sostituti Procuratori dott.ssa Maria Francesca Cerchiara e dott.ssa Teresa Valeria Grieco, finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, che hanno portato all’arresto, in carcere, e al sequestro preventivo, nei confronti dell’ex consigliere della Regione Calabria oltre che ex sindaco del comune di Amantea, Franco La Rupa, e del figlio Antonio, indagati per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode nell’esercizio del commercio, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, calunnia e tentata estorsione.

L’olio tutt’altro che “bio”

In particolare, l’attività d’indagine, svolta dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Paola e della Tenenza di Amantea, ha consentito di raccogliere un grave quadro indiziario nei confronti degli indagati (padre e figlio, entrambi residenti nel comune di Amantea) i quali, nell’esercizio di un’azienda agricola, hanno commercializzato kg. 41.860 di olio dichiarato essere falsamente proveniente da agricoltura biologica in quanto ottenuto mediante l’impiego di fertilizzanti e pesticidi vietati in tale tipologia di produzione agricola.

Gli indagati, infatti, tramite attestazioni mendaci ed occultamento delle fatture di acquisto dei prodotti chimici non ammessi che venivano sistematicamente utilizzati nei campi, traevano in inganno l’organismo certificatore del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, ottenendo da quest’ultimo il rilascio dell’attestato di operatore agrobiologico, grazie al quale potevano immettere sul mercato il falso olio biologico traendone un profitto pari a più di 150.000 euro, oltre che percepire specifici contributi dall’Unione Europea e dalla Regione Calabria per un ammontare di circa 114.000 euro.

Con i soldi del falso olio acquista all’asta un immobile a Serra d’Aiello

Il profitto dei suddetti reati, tramite una serie di operazioni finanziarie abilmente concepite al fine di dissimularne l’origine delittuosa, è stato poi reimpiegato per l’acquisto di un compendio immobiliare sito nel comune di Serra d’Aiello (CS), avvenuto nell’ambito di un’asta fallimentare. Le indagini condotte, inoltre, hanno permesso di ricondurre la proprietà di fatto sia dell’azienda agricola, che degli immobili successivamente acquisiti, all’ex consigliere regionale, già colpito in passato da misura di prevenzione patrimoniale.

In particolare, è stato sottoposto a sequestro il 50% di un complesso immobiliare sito nel comune di Serra d’Aiello (CS) nonché denaro ed altre utilità nella disponibilità degli indagati.

È prevista una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Paola, sita in Paola (CS) Via G. Falcone e P. Borsellino n. 9, alle ore 10:00 di oggi 20 dicembre 2019, alla quale interverranno il Dott. Pierpaolo Bruni, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Paola (CS) ed il Col. Danilo Nastasi, Comandante Provinciale Guardia di Finanza Cosenza.

Quicosenza.it

Ma è sempre tempo di pace e di accordi.

Nessun politico amanteano ha ancora annunciato la sua formale candidatura alle prossime elezioni regionali.

Non sappiamo quale significato abbia questo ritardo.

Una cosa però ci sembra certa ed è quella che Amantea senza un valido numero di validi candidati perderebbe il suo antico ruolo e scomparirebbe, e non solo, nella politica regionale.

 

E’ vero che Amantea ci sembra sempre più isolata nel panorama politico regionale e tirrenico ma le mancate candidature amanteane sarebbero la dimostrazione del tombale fallimento della politica locale e del basso tirreno cosentino.

Vediamo solo piccoli segni di politica regionale.

Abbiamo sentito dire di incontri tra i probabili o possibili candidati amanteani alle prossime regionali con “altri uomini politici portatori di consensi elettorali”.

Questi incontri sono la dimostrazione che Amantea non ha più uomini politici rappresentativi.

E’ finito il tempo dei Pirillo e dei La Rupa.

Ed ancora più è finito il tempo dei partiti che riuscivano a concentrare voti sulle loro espressioni.

Quanto prima vi diremo chi sono i candidati alle regionali tra cui scegliere il proprio.

Una cosa però ci sembra importante ed è quella che gli amanteani non si “vendano” ai candidati di altri paesi, abbandonando la città al suo amaro destino.

Pubblicato in Politica

aloisioCi vuole una bella faccia tosta e una mancanza totale di pudore per continuare a raccontare frottole ai cittadini di Amantea. Ma sono queste evidentemente le migliori doti che può offrire alla città l’oramai fallimentare giunta della Lista azzurra.
Ma andiamo con ordine.
Il mio allontanamento della maggioranza non è dipeso da nessuno ma è stata una mia autonoma decisione di cui ne vado fiero. Non potevo più condividere un’azione amministrativa definita da tantissimi cittadini come la più negativa di tutti i tempi. Ricordo poi che la legge non prevede alcuna procedura di allontanamento dalla maggioranza di un suo componente. Ma questi amministratori pur di prendere in giro il prossimo inventano di tutto e di più.
Ho deciso di passare in minoranza in quanto ho potuto toccare con mano le nefandezze amministrative di cui si sono resi protagonisti gli amministratori comunali della lista azzurra in questi due anni circa di governo della città. La lista è lunga, ma cercherò di essere sintetico citando le più significative.
Da due anni sono alle prese con il riequilibro di bilancio e a tutt’oggi non sappiamo ancora quando si arriverà finalmente a questo importante risultato. Nei due anni non hanno mai reso noto alla città lo stato dell’arte sull’iter di approvazione del bilancio stabilmente riequilibrato. In tal senso, le uniche notizie in possesso dei cittadini sono quelle relative alle bocciature dell’ipotesi di bilancio approvate dal Consiglio comunale e quelle riguardanti i continui richiami e le innumerevoli osservazioni che il Ministero dell’Interno ha inoltrato agli amministratori comunali. E’ questo il modo di tenere fede ai principi di trasparenza?
Scrive poi l’Amministrazione comunale della forte carenza di personale in essere nel nostro Comune ma allo stesso tempo autorizza il distacco del ragioniere in altro Comune per due giorni a settimana proprio nel momento in cui ci sarebbe da lavorare di più nel Comune di Amantea per superare la fase dissesto finanziario. E che dire del fatto che non si riesce a garantire nel nostro Comune neanche i servizi primari. E’ questa una sana gestione amministrativa? E’ questo il modo di lavorare in favore della città con maggiore speditezza amministrativa?
Scrive ancora l’Amministrazione comunale che il sottoscritto speculerebbe in modo scorretto sulle vicende che hanno interessato la città negli ultimi giorni. Ma la commissione d’accesso è giunta al Comune perché l’Amministrazione comunale di Amantea è stata estratta a sorte o perché le forze dell’ordine hanno ritenuto esserci fatti accaduti in questi due anni che necessitano di attenta valutazione? E questi fatti sono stati oggetto di attenta valutazione da parte del Sindaco, della sua Giunta e della sua maggioranza? Speriamo che il Ministero dell’Interno non dia al Comune di Amantea una duplice bocciatura, sul bilancio e sull’esito delle verifiche della commissione d’accesso. Questo si, cara amministrazione comunale, sarebbe un unico caso in Italia!
Il consigliere di minoranza Robert Aloisio

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menichino 5stelleATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02698

Dati di presentazione dell'atto

Legislatura: 18

Seduta di annuncio: 160 del 10/04/2019

Ex numero atto

Precedente numero assegnato: 5/00870

Firmatari

Primo firmatario: NESCI DALILA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/04/2019

Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SAPIA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2019
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2019
D'IPPOLITO GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2019

Destinatari

Ministero destinatario:

  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE

Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 10/04/2019

Stato iter:

IN CORSO

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02698

presentato da

NESCI Dalila

testo di

Mercoledì 10 aprile 2019, seduta n. 160

  NESCI, SAPIA, PARENTELA e D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-16060 del 27 marzo 2017, si rappresentava che, nel gennaio 2017, Pietro Dattilo iniziò ad Amantea (Cosenza) l'attività da revisore dei conti municipali, prendendo cognizione, per quanto apparso in un articolo del gennaio 2017 sulla testata web «Tirreno news», «delle riserve poste dalla Corte dei conti sui bilanci consuntivi del 2011-2012», in cui si legge – a pagina 5 – di uno stato di «deficitarietà strutturale», che il ripetuto e ampio ricorso all'anticipazione di cassa «rivela una situazione patologica che deve essere affrontata e risolta senza indugio e che non può protrarsi a tempo indeterminato» e che, «anche in sede di controllo sui rendiconti 2008 e 2009, sono emerse criticità in merito al riconoscimento di ingenti debiti fuori bilancio dal parte del Comune» amanteano, per il quale, con successiva deliberazione commissariale, è stato dichiarato lo stato di dissesto finanziario;

tali accertamenti della Corte rivelano una gestione nebulosa, anche per quanto riguarda il personale, si legge a pagina 17 della relativa deliberazione n. 293/2012;

nella citata interrogazione si riassumeva che, da atti della regione Calabria e del comune di Amantea, risultano, rispettivamente, liquidazioni e pareri favorevoli per attività di volontariato dell'associazione «Il sorriso», colpita da informazione antimafia che ne ipotizza possibili condizionamenti mafiosi e influenze di Franco La Rupa, già sindaco di Amantea, su cui il provvedimento riporta un quadro indiziario di suggellato rapporto con l'organizzazione criminale;

in un articolo del 17 ottobre 2018, apparso sulla testata on line Corriere della Calabria, si riferisce di sei sequestri di beni per un valore totale di oltre 14 milioni di euro, 9 dei quali sarebbero riconducibili all'ex consigliere regionale ed ex sindaco di Amantea Franco La Rupa, condannato per scambio elettorale politico-mafioso;

le suddette misure patrimoniali hanno riguardato complessivamente sedici persone, tra esponenti di spicco e soggetti considerati contigui alle cosche di ’ndrangheta dei Cerra-Torcasio-Gualtieri e dei Giampà di Lamezia Terme, ai Gallace-Gallelli di Guardavalle e agli Anello di Filadelfia;

nel giugno 2017, il consigliere comunale di Amantea, Marcello Socievole, fu arrestato, nell'ambito di un'inchiesta della procura di Paola che ottenne la stessa misura cautelare per lo stesso La Rupa, per voto di scambio, tentata estorsione e tentata violenza privata, sicché il sindaco Mario Pizzino gli ritirò la delega speciale ai fondi comunitari, alle energie rinnovabili, ai mercati e alle infrastrutture sportive, che gli aveva affidato;

in un corposo dossier – predisposto dalle consigliere comunali di Amantea del Movimento 5 Stelle, Francesca Menichino e Francesca Sicoli, e trasmesso alla prefettura di Cosenza in data 22 agosto 2017 – sulle difficoltà di bilancio del comune di Amantea, pure contenente elementi sui rapporti politici locali, emerge, stando a un appello elettorale ivi contenuto, che la «Lista Azzurra» a sostegno del candidato sindaco Mario Pizzino, attuale primo cittadino del comune di Amantea, fu ispirata dal suddetto La Rupa, il che appare confermato da ricostruzioni giornalistiche presenti nello stesso dossier;

stando agli elementi qui riassunti e alla luce dei provvedimenti riguardanti il La Rupa, a giudizio degli interroganti appare urgente verificare, tramite accesso ex articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, se sussistano elementi tali da valutare lo scioglimento dell'ente per eventuali infiltrazioni mafiose –:

se il Governo non intenda promuovere d'urgenza l'accesso al comune di Amantea ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali e apposite verifiche, per quanto di competenza, sulla situazione finanziaria dell'ente, alla luce del dissesto in atto.
(4-02698)

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signorelliALTRO CHE LOTTA AL MALAFFARE....
Il DICIASSETTESIMO CANDIDATO DELLA LISTA AZZURRA SBANDIERATO DALLO STESSO PIZZINO dai palchi elettorali portava un nome ed un cognome: FRANCO LA RUPA.
Parecchi candidati della lista AZZURRA, nonché il Sindaco PIZZINO, hanno avuto il sostegno elettorale da parte di LA RUPA e la COMMISSIONE D'ACCESSO avrà sicuramente modo di portare alla luce tutto ciò che PIZZINO E SOCI sono stati CAPACI DI FARE pur di VINCERE quella competizione elettorale e non solo...
Un FUNZIONARIO della PREFETTURA come MARIO PIZZINO non doveva assolutamente stringere accordi con SOGGETTI SOCIALMENTE PERICOLOSI....
ALLA FACCIA DELLA LEGALITÀ....
Si apre un altra pagina di BUIO PROFONDO PER LA NOSTRA AMATA AMANTEA....
Siete stati in grado in 2 anni di far insediare un ispettore della CORTE DEI CONTI, la COMMISSIONE D'ACCESSO ANTIMAFIA e, a breve, quasi certamente, un COMMISSARIO STRAORDINARIO PER LA MANCATA APPROVAZIONE DELL' IPOTESI DI BILANCIO....
UN SINDACO E UNA GIUNTA SENZA PRECEDENTI....
Questa È STORIA.....
POVERA CITTÀ.....

Pubblicato in Politica

E’ una Amantea fortemente perplessa quella che stamattina ha accolto la notizia che la Cassazione ha annullato, con rinvio, il provvedimento, emesso, i primi di agosto 2017, dal Tribunale della Libertà di Catanzaro, di scarcerazione di Franco La Rupa e Marcello Socievole che erano stati arrestati il 22 luglio del 2017.

Mancavano secondo il Tribunale della Libertà di Catanzaro i gravi indizi di colpevolezza e quindi la necessità delle esigenze cautelari.

Ed in particolare, secondo il collegio cautelare, ma anche secondo gran parte della comunità, Socievole, se fosse stato eletto, avrebbe potuto intervenire sulla decisione riguardante l’affidamento del servizio di gestione dell’asilo comunale ma non sulle determinazioni dell’aggiudicatario della gara.

Ed invece il ricorso del PM Pierpaolo Bruni ed il pronunciamento della Cassazione che ha imposto un nuovo pronunciamento da parte di diversa sezione del Tribunale della Libertà di Catanzaro.

La intera comunità si chiede, comunque, se davvero i due politici amanteani dovranno rientrare in carcere o se, anche, in caso di pronuncia a loro sfavorevole, non sia ritenibile più giusta una pena meno afflittiva.

Ecco cosa scrive Cosenza Channel:

“La procura di Paola ottiene l’annullamento (con rinvio) del provvedimento disposto dal Riesame di Catanzaro nei confronti di Marcello Socievole e Franco La Rupa, precedentemente arrestati dal gip di Paola e poi scarcerati per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza, e quindi, delle esigenze cautelari circa l’inchiesta sul presunto voto di scambio e tentata estorsione ai danni del vice sindaco di Serra d’Aiello e della sua compagna di vita.

La Suprema Corte di Cassazione infatti ha accolto in toto il ricorso avanzato dall’ufficio inquirente, coordinato dal procuratore capo Pierpaolo Bruni, evidenziandone in punta di diritto le motivazioni che hanno portato ad impugnare il provvedimento di scarcerazione del Tdl di Catanzaro.

PRIMA IL RIESAME. Il Tribunale di Catanzaro aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare, argomentando che i consigli e le sollecitazioni rivolte al vice sindaco di Serra d’Aiello da La Rupa, alla presenza e nell’interesse di Socievole, al fine di garantire la prosecuzione del rapporto di lavoro della moglie era insuscettibile di integrare la minaccia costitutiva degli illeciti ascritti in quanto la cessazione o prosecuzione del rapporto non dipendeva né da La Rupa né da Socievole (assessore in pectore del ramo) poiché gli stessi non avevano il potere di interferire o condizionare le scelte della società incaricata della gestione.

In particolare, secondo il collegio cautelare, Socievole, se fosse stato eletto, avrebbe potuto intervenire sulla decisione riguardante l’affidamento del servizio di gestione dell’asilo comunale ma non sulle determinazioni dell’aggiudicatario della gara.

Inoltre, l’ordinanza cautelare aveva messo in dubbio che Fabio Innocenti potesse essersi sentito minacciato dai contenuti del colloquio intercorso con La Rupa e da Socievole sia in considerazione del suo ruolo di vicesindaco di un Comune vicino, in quanto tale consapevole che «“la situazione lavorativa della compagna.. non avrebbe potuto subire ripercussioni negative per effetto di decisioni politiche dell’amministrazione comunale di Amantea”», sia perché, ove effettivamente intimorito, Innocenti avrebbe dato immediata notizia del colloquio alle forze dell’ordine e non al candidato a sindaco del Comune di Amantea, Tommaso Signorelli. Di conseguenza il Tribunale escludeva la ravvisabilità degli estremi di cui all’art. 87 L. 86/1960, ipotizzando la più lieve fattispecie di cui all’art. 86 e disponendo l’annullamento dell’ordinanza».

IL RICORSO DI BRUNI. La procura di Paola, invece, deduceva la violazione di legge e l’illogicità e contraddittorietà della motivazione in quanto il Tribunale del Riesame ha ritenuto che i condizionamenti, i consigli e le sollecitazioni rivolte dagli indagati a Fabio Innocenti non assurgerebbero a minacce idonee ad integrare i delitti ascritti in via provvisoria, trascurando di considerare che – secondo i principi fissati dalla giurisprudenza di legittimità – l’idoneità della minaccia deve essere valutata con giudizio ex ante, considerando le circostanze di tempo e di luogo nonché le condizioni e situazioni personali dei destinatari sicché è del tutto incongruo ritenere che la minaccia della perdita del posto di lavoro non possa costituire in un contesto particolarmente disagiato un incisivo strumento di coartazione dell’autodeterminazione della vittima, tenuto conto – nella specie – delle dichiarazioni in tal senso rese sia da Innocenti che dalla moglie.

Secondo la procura di Paola era, inoltre, contraddittorio ed illogico il richiamo dell’ordinanza impugnata alla mancata tempestiva denuncia dell’accaduto da parte di Innocenti giacché questo elemento rafforza la tesi dell’esatta percezione dell’intimidazione dal momento che proprio per timore di ritorsioni il vice sindaco di Serra d’Aiello non segnalò immediatamente l’accaduto alle forze dell’ordine. Infine, la procura di Paola aveva osservato che anche se rispondesse al vero che l’indagato una volta eletto non avrebbe avuto potere d’incidere sulla prosecuzione del rapporto di lavoro della persona offesa, la difforme prospettazione operata nel corso del colloquio registrato e riversato in atti integrerebbe comunque la fattispecie ex art. 87 Dpr 570/60 poiché la disposizione sanziona anche colui che con notizie false, artifizi o raggiri ovvero con qualunque mezzo illecito atto a diminuire la libertà degli elettori esercita pressioni nei loro confronti.

LA CASSAZIONE. Il ricorso merita di essere accolto perché «la minaccia non costituisce l’unica modalità strumentale attraverso la quale può realizzarsi la coartazione degli elettori e rientrava nei poteri del giudice del riesame l’eventuale riqualificazione del fatto sub a), declinato dalla pubblica accusa nel senso dell’uso di minacce onde costringere la Damiano e i familiari a votare in favore di Socievole e della lista elettorale d’appartenenza del medesimo. Infatti, come rilevato dalla procura di Paola, il contestato art. 87 sanziona chiunque usa violenza o minaccia ad un elettore, od alla sua famiglia, per costringerlo a firmare una dichiarazione di presentazione di candidatura o a votare in favore di determinate candidature, o ad astenersi dalla firma o dal voto, o con notizie da lui riconosciute false, o con raggiri o artifizi, ovvero con qualunque mezzo illecito, atto a diminuire la libertà degli elettori, esercita pressioni per costringerli a firmare una dichiarazione di presentazione di candidatura o a votare in favore di determinate candidature, o ad astenersi dalla firma o dal voto».

Per gli ermellini la motivazione del Riesame risulta illogica e contraddittoria, in quanto «esclusa l’idoneità delle minacce – opta in maniera ipotetica per la residuale configurabilità del reato di corruzione elettorale, pur avendo riconosciuto che “non vi è (e non potrebbe esservi) incertezza alcuna, alla luce delle chiare e non suscettibili di diversa interpretazione, dichiarazioni che La Rupa ha rivolto ad Innocenti sul futuro lavorativo della convivente, in punto di interferenza e condizionamento del voto amministrativo che erano chiamati ad esprimere la stessa moglie e i suoi genitori nella competizione elettorale del giugno 2017..”».

Tra le frasi contestate vi è quella in cui marito e moglie si sentono dire che «“è un peccato che tu per votare l’amico, voglio dire fai compromettere il posto di lavoro alla futura moglie tua”… “e tu invece devi fare cinque e uno perché Marcello gli ha dato il posto…. quando siamo in amicizia divido quando per esempio Marcello Socievole deve andare un’altra volta a rinnovare il contratto alla futura moglie tua che dividiamo (…)?”».

In conclusione, analizzando la posizione dell’ex consigliere regionale, la Cassazione evidenzia che «l’affermazione che La Rupa, sponsor della Lista Azzurra, e il coindagato Socievole, candidato destinato in caso di elezione al ruolo di assessore con competenza sui servizi pubblici, non avrebbero avuto in ogni caso potere decisionale in ordine alle sorti del rapporto di lavoro della Damiano è ampiamente contrastata dai contenuti della conversazione registrata e poggia su dati meramente formali che trascurano le massime d’esperienza in relazione alla permeabilità degli appalti di servizi a logiche di potere, soprattutto in ristretti contesti ambientali ad alto tasso di disoccupazione».

Dunque ora un nuovo Riesame per La Rupa, difeso dall’avvocato Gregorio Barba, e Socievole, difeso dall’avvocato Nicola Carratelli. (Antonio Alizzi)

Posted Antonio Alizzi by Redazione Cosenza Channel venerdì, 23 novembre, 2018

Pubblicato in Politica

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota stampa:

“Quello che è successo nei giorni scorsi in Calabria riguardo al sequestro milionario di beni provenienti da attività malavitose è importantissimo”.

Lo affermano con forza tutti i portavoce calabresi del M5s, presenti nei Comuni, nel Parlamento nazionale ed in quello europeo.

“L’azione svolta dalla magistratura e dalla Guardia di Finanza è encomiabile perché in una terra come la Calabria impoverita dalla criminalità organizzata, togliere ai colpevoli la disponibilità dei loro patrimoni è un’azione fondamentale”.

“La parte più rilevante di questo sequestro, oltre 9 milioni di euro- affermano le consigliere comunali M5s di Amantea Francesca Menichino e Francesca Sicoli - riguarda il politico amanteano Franco la Rupa e il suo patrimonio che le autorità hanno ritenuto sproporzionato rispetto ai redditi lecitamente guadagnati: la villa sul mare, 13 appartamenti, 32 terreni, un’azienda agricola, 3 veicoli, rapporti bancari, finanziari, assicurativi, mezzo fabbricato dell’ex Istituto Papa Giovanni XXIII e un bar, l’unico bar vicino al polo scolastico di Amantea, al quale il dirigente scolastico ancora consente la vendita in esclusiva dei prodotti per la ricreazione degli studenti.

Come ha potuto l’ex sindaco di Amantea ed ex consigliere provinciale e regionale accumulare tale tesoro? Adesso dovrà spiegarlo dettagliatamente al giudice, altrimenti tali beni saranno definitivamente confiscati e restituiti al pubblico patrimonio.”

“La commistione tra potere politico e mafioso è un flagello che ha impoverito i calabresi a vantaggio delle organizzazioni criminali e di politici collusi.

Non è possibile che mentre il popolo calabrese è tra i più poveri d’Italia e d’Europa, chi occupa cariche politiche approfitti della propria posizione per arricchire il personale patrimonio mentre le istituzioni pubbliche ed i cittadini s’impoveriscono.

Franco La Rupa, condannato in via definitiva per voto di scambio politico-mafioso, è il prototipo della politica che va debellata in Calabria, per restituire dignità e sviluppo a questa terra - affermano tutti i portavoce calabresi, e aggiungono insieme alle due consigliere amanteane - la sua presenza nel Comune ha segnato l’inizio di un declino amministrativo e morale che si può ritrovare con chiarezza nel dissesto che oggi mortifica i cittadini di Amantea.

Il sindaco Pizzino che da funzionario della prefettura ha dichiarato pubblicamente in campagna elettorale di ispirarsi a Franco La Rupa e che alla sua scuola negli anni si è politicamente formato, governando con lui la città- conclude la delegazione M5s- abbia la decenza di rassegnare le dimissioni.”

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