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Noi calabresi paghiamo sempre le solite scelte sbagliate della politica calabrese, quali sono gli ATO corrispondenti ai territori delle province.

Province come quella di Cosenza che sono quasi una regione o più grandi

Come se fosse possibile mettere d’accordo 150 sindaci della provincia di Cosenza.

Sindaci che nemmeno si conoscono.

 

 

 

Sindaci dello Ionio e del tirreno.

Sindaci del pollino e della sila.

Come se fosse logico, facile, possibile inviare i rifiuti a 100-150 km di distanza

Era ben prevedibile che si corresse il rischio che i rifiuti restassero per strada.

Ma la cosa più vergognosa è che nessuno rileva e rivela il fallimento totale della politica regionale.

Non solo nella provincia di Cosenza (che è il caso più grave ed emblematico) ma in tutta la regione.

Troppo comodo tentare di inviare i rifiuti verso siti lontani.

La gente doveva e dovrebbe essere educata a capire che i rifiuti appartengono ai territori che li producono, così da essere istintivamente spinti a fare una raccolta differenziata altissima, correndo il rischio di mantenere nel proprio territorio i propri rifiuti

Ed è forse ridicolo che si tenti di risolvere il problema andando domani 12 settembre dal prefetto Paola Galeone.

Siamo in piena emergenza rifiuti, non basta correre per evitare che i rifiuti restino in strada.

Occorre ridurre le dimensioni degli ATO.

E’ inevitabile .

Che ognuno conservi ed elimini la propria spazzatura.

Pubblicato in Paola

L’ex direttore direttore generale di Calabria Verde Furgiuele è un fiume in piena e racconta ai magistrati di Catanzaro la lottizzazione dell’agenzia regionale.

Ecco cosa scrive Alessia Truzzolillo su Ilcorriere dellacalabria.

 

“«Nei distretti si governano gli operai e si diventa soggetto politico». I “capi” scelti da Oliverio e il “no” di Pignanelli a Rizzo, che «disse di essere stato minacciato»

Catanzaro. Chi governava gli operai, nei distretti dell’azienda regionale “Calabria Verde”, acquisiva potere, diventava soggetto politico, diventava interlocutore privilegiato dei Comuni.

Per questo motivo la nomina di responsabile nei distretti poteva scatenare una vera e propria guerra, con tanto di minacce.

Il racconto viene dalla viva voce di Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’ente strumentale della Regione Calabria, oggi commissariato e sotto la lente della magistratura.

«Tutti i nomi dei responsabili dei distretti che io ho insediato, negli undici distretti territoriali, me li ha dati tutti il presidente (della Regione, ndr), tranne Rizzo che ho nominato io, infatti me lo ha fatto cacciare, non lui ma Pignanelli (Gaetano Pignanelli, capo di Gabinetto della giunta Oliverio, rinviato a giudizio nell’inchiesta su Calabria Verde condotta dalla Procura di Castrovillari, ndr), cioè lo ha costretto alle dimissioni, perché io non l’ho cacciato, anzi l’ho tenuto Rizzo, credo di avere qui le delibere».

Paolo Furgiuele parla con i magistrati di Catanzaro.

Ha buona memoria ma anche carte e documenti. È indagato in tutti e tre i tronconi dell’inchiesta che riguarda i presunti illeciti commessi nella gestione dell’azienda responsabile degli interventi sul territorio nel campo della forestazione e della difesa del suolo.

Due procedimenti sono seguiti dalla Procura di Catanzaro e uno da quella di Castrovillari. Furgiuele parla, soprattutto a partire dal 10 novembre 2016, e le indagini si aprono a nuovi scenari: dopo l’utilizzo illecito dei fondi del Por 2007-2013, usati per pagare gli stipendi di un numero esorbitante di dipendenti, e gli illeciti sui tagli boschivi, il nuovo capitolo, sul quale sta investigando la Guardia di finanza, riguarda le assunzioni “pilotate” politicamente. Tra gli indagati, tutti per abuso d’ufficio, c’è anche il governatore in carica, Mario Oliverio.

Calabria Verde nasce con la legge regionale 25 del 16 maggio 2013 e riunisce i compiti che furono dell’azienda Forestale della Regione Calabria (A.Fo.R.) e dalle Comunità montane soppresse e poste in liquidazione. Insomma, nasce prima dell’elezione del governo Oliverio, eletto a novembre 2014. Ma con l’insediarsi di Oliverio non c’erano ancora dei responsabili per i distretti, spiega Furgiuele. C’erano dei responsabili pro tempore, provvisori.

GLI APPETITI SUL SETTORE FORESTAZIONE Per nominare i responsabili degli 11 distretti calabresi Furgiuele racconta che nel gennaio 2015 porta un elenco con gli aventi titolo ad un incontro col governatore, gli dice che farà una procedura di interesse, avverte che parteciperanno tutti ma quelli aventi titolo sono quelli riportati nell’elenco. Cosa risponde il governatore secondo il racconto di Furgiuele?
 «E lui mi dice: “Fammi vedere… no, metti a questo qua, poi questo qua, poi questo qua… tutti”». Secondo l’ex dg è tutto riscontrabile. «Se lei vede tutti quei nomi – spiega – sono tutti scritti al Partito democratico, ex partito… sono storici…». Ma c’è un dato che emerge sugli altri agli occhi degli investigatori: nei distretti tutti vogliono andare a ricoprire l’incarico all’ufficio Forestazione.
«E perché praticamente là si governano gli operai – risponde Furgiuele – … governare gli operai significa poter diventare soggetto politico perché chi governa gli operai interloquiva nella migliore delle ipotesi con i Comuni per poter favorire qualche Comune, i lavori, iniziative o cose del genere». La pratica, spiega Furgiuele, è vietata «perché il finanziamento che deriva dai 130mila euro del governo prevede altri tipi di lavori e (gli operai, ndr) non possono andare nei Comuni». Per farlo bisognerebbe «fare delle convezioni ad hoc e i Comuni devono pagare e invece questo non succede», spiega l’ex dg. «C’era chi aveva la velleità di governare operai, quindi crearsi un suo spazio di potere… come posso dire? … attraverso la gestione degli operai, e chi invece aveva interesse alla gestione del patrimonio forestale, che è cosa diversa. Io ho sempre cercato qui di spiegare. Cioè il core business dell’azienda era la gestione, la manutenzione straordinaria del bosco e la sua certificazione, che è la vera ricchezza calabrese sulla quale ho puntato e sono rimasto inascoltato».

LE DIMISSIONI DI RIZZO E LE MINACCE È lungo e serrato il confronto con gli investigatori per capire in quali distretti Furgiuele avesse subìto pressioni per la nomina dei responsabili e in quali avesse agito liberamente. Naturalmente non passa inosservato il distretto 5, San Giovanni in Fiore, paese d’origine e feudo elettorale di Oliverio. Qui vengono indicati i nomi di Cava, Luigi Rizzo e Antonietta Caruso. Tutti, tranne Rizzo, era stati indicati dal presidente. È proprio Rizzo che Pignanelli avrebbe costretto alle dimissioni. Il capo di Gabinetto di Oliverio, dopo la nomina, non ci sta e chiama il direttore generale: «Perché hai nominato Rizzo? Là c’era Zaccaro». Furgiuele tenta con una bugia: «Me l’ha detto il presidente». Ma Pignanelli non la beve e allora il burocrate di Calabria Verde ammette: «Sì, l’ho nominato io, ma ti sembra normale che io non possa avere una persona dell’azienda che mi riferisce quello che succede sul distretto?».

«Sì, ma Rizzo non è dei nostri…», risponde Pignanelli.

Nelle conversazioni che Furgiuele riporta, questa espressione – “è dei nostri, non è dei nostri” – torna spesso, come se si trattasse di un circolo chiuso.

E nonostante Furgiuele si imponga per Rizzo, le ripercussioni del circolo chiuso cadono sulla testa del dipendente che ad un certo punto sente il desiderio di dimettersi perché, dice al dg, «mi creano problemi, c’è un brutto ambiente».

Alla fine Rizzo, il 6 luglio 2015, mentre hanno inizio le «questioni» sulle concessioni dei tagli boschivi (che vedranno poi indagato il capo di Gabinetto del governatore, ndr), si dimette.

«Clima poco collaborativo, altamente conflittuale», scrive nella propria lettera di dimissioni e alle insistenze di Furgiuele replica: «No, dottore, io sono stato minacciato».

Rizzo avrebbe rivelato di essere stato minacciato da Caligiuri «quello là che sta al dipartimento».

Il dipendente non dice altro, non spiega quali siano state le minacce e a cosa si riferissero ma, giura Furgiuele, «prima, quando lo avevo nominato, era felicissimo di poter tornare a lavorare vicino a casa».

Una conclusione amara, direte voi.

Si, ne siamo consapevoli, ma come cambiarla rispetto alla infelicissima posizione del governatore Mario Oliverio sulla tariffa dei rifiuti.

Non bastavano i soli comuni?

Ricordiamo che dalla relazione della Corte dei Conti per il 2015 mentre l’aumento medio nazionale è stato del +9,29%, in Calabria è stato del +18,29%.

Ma dobbiamo anche ricordare che ci sono regioni e regioni. Per esempio nel 2015 l’Umbria ha aumentato le tariffe del 45% ed il Trentino le ha ridotte del 40%!!

Dovunque resta in piedi il principio “Chi inquina paga” , quel principio che ha portato ad avere anche noi forme di raccolta differenziata finalizzata proprio alla riduzione della spazzatura ed alla sua qualificazione

Ora in Calabria questo principio viene compromesso proprio dalla giunta regionale.

La giunta , assente- guarda caso - l'Assessore alle Politiche dell'Ambiente Antonella Rizzo,con delibera n. 344 del 25 luglio scorso, ha disposto un radicale cambiamento che penalizza i comuni virtuosi e favorisce i comuni che non raggiungono risultati ottimali.

Una delibera che ci ha fatto chiedere, intanto, se Oliverio si legga le carte che firma e di capire quali siano i suoi obiettivi.

Vuole annullare i migliori comuni migliori, le migliori aziende, i migliori amministratori localied i cittadini più civili?

Ma è questo il modo di fare turismo?

Vuole forse una Calabria ancora più sporca?

E così dopo la levata di scudi di tanti sindaci e della stessa ANCI ecco il solito passo indietro di Oliverio.

La Giunta sospende la rimodulazione tariffa rifiuti.

Una sospensione a tempo. Valida cioè fino al 30 novembre"nelle more di valutare, previo interpello delle amministrazioni comunali, termini e modalità per una sua eventuale modifica"..

Come al solito alla regione la confusione regna imperterrita

Il Presidente Oliverio ha proposto l'istituzione di una commissione mista, composta da Anci e tecnici del Dipartimento Ambiente, i cui lavori dovranno concludersi entro il prossimo 10 novembre per trovare una soluzione condivisa in ordine alla problematica della nuova tariffa, tenendo nella dovuta considerazione la virtuosità raggiunta dai Comuni che fanno registrare elevati livelli di raccolta differenziata

Tra questi Amantea.

Continuiamo però a non capire chi la regione intenda favorire .

Sappiamo solo che vuole penalizzare i migliori comuni migliori, le migliori aziende, i migliori amministratori locali ed i cittadini più civili.

Ed è una vergogna!

Ndr . Ma una domanda la vogliamo fare ad Oliverio ed alla Rizzo: Come faranno i comuni a definire le tariffe per il 1018 in questa vergognosa incertezza?

Ed una anche a questa misteriosa Europa( che la brexit sia una opportunità anche per noi?):Perché non difende il principio WChi inquina paga”?

La foto è della serie#unvammazzatitantuvinciusempriu#

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