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Continua la moria e lo spiaggiamento di capodogli.

L’ultimo è stato trovato spiaggiato nel comune tra San Lucido e Torremezzo di Falconara Albanese.

Ma tra Paola e San Lucido è stata trovata anche una gabbia per l’allevamento di tonni.

In entrambi i casi si tratta, probabilmente, del risultato dell’ultima mareggiata che si è abbattuta sul Tirreno ed in particolare sulla costa tirrenica.

Le altissime onde possono aver sganciato la gabbia ed averla trasportata fino a noi.

Da dove sia pervenuta è difficile saperlo.

Possibile che sia giunta dalla vicina Sicilia vista la direzione dei marosi.

E le potenti onde possono avere spinto il capodoglio contro gli scogli provocando la incredibili ferite che sarebbero state la causa della sua morte.

Dai primi accertamenti effettuati dal veterinario dell’Asp di Cosenza, infatti, si evince che potrebbe essere morto da almeno dieci giorni.

A segnalarne la presenza intorno alle 8.00 di stamattina è stato un passante che ha allertato la Guardia Costiera di Cetraro immediatamente intervenuta sul posto.

Sono immediatamente intervenuti anche i carabinieri.

Il sindaco di San Lucido, date le avverse condizioni del mare, ha emesso un’ordinanza per interdire l’accesso all’area per evitare che i curiosi potessero avvicinarsi al cetaceo ed essere travolti dalle alte onde.

L’esemplare era enorme. Circa 10 metri. Di sesso maschile.

Sarà ben difficile rimuoverlo.

Molto logico, inoltre, che la carcassa di Capodoglio sia il derivato della pastura dei tonni lasciati liberi dopo lo sganciamento della gabbia.

Non sono ancora noti i risultati delle indagini specialistiche da parte della dottoressa Giglio del Centro spiaggiamento cetacei di Montepaone.

Pubblicato in Paola

Ecco quanto comunica, in una nota, la sezione vibonese del Wwf che segnala lo spiaggiamento di un esemplare morto di capodoglio.

«Triste Natale per gli amanti del mare e dei suoi abitanti, specialmente se a perdere la vita è uno degli animali più straordinari che popolano le immensità degli abissi».

Si tratta in particolare di un giovane Capodoglio di 6,5 metri di lunghezza ritrovato lunedì pomeriggio in località “Michelino” del comune di Parghelia, con la coda quasi recisa da un cappio di cordame e lembi di rete da pesca.

A fornire per primo la segnalazione, il coordinatore regionale di “Wwf Young”, Domenico Aiello, che ha prontamente avvisato la Guardia Costiera di Vibo Valentia e il responsabile del settore conservazione del Wwf Vibonese , Pino Paolillo.

Secondo il Wwf , sulla base dei primi accertamenti, si tratterebbe di un esemplare di circa due anni e del peso approssimato di 2,5-3 tonnellate : si consideri infatti che già al momento del parto, il neonato misura intorno ai 4 metri e può pesare fino a 800 chilogrammi.

La morte dello sfortunato cetaceo dovrebbe risalire a pochi giorni prima dello spiaggiamento.
«Già pochi mesi fa – ricorda la nota - il mare vibonese aveva regalato ad alcuni diportisti le immagini straordinarie di alcuni capodogli, e di altri grandi cetacei, dai globicefali alle balenottere comuni, oltre alle evoluzioni acquatiche di branchi di delfini “Stenelle”.

Questa volta però un’ulteriore riprova della ricca biodiversità del nostro mare è arrivata purtroppo in modo tragico». 

Paolillo ha ricordato in particolare diversi spiaggiamenti di Capodogli registrati negli anni passati nel Golfo di Sant’Eufemia e nel vibonese, da Lamezia a Curinga, da Pizzo, a Briatico, fino a Capo Vaticano e Nicotera.

In particolare ricorda che lo scheletro di un giovanissimo capodoglio spiaggiatosi in località “Colamaio” di Pizzo il 9 luglio del 1995, è conservato presso il Museo Ittico di Pescara.

Sempre per rimanere in campo cetologico, molti a Pizzo ricordano lo spiaggiamento di una giovane Balenottera comune, morta nella baia della “Seggiola” il 20 settembre del 1987 e il cui corpo venne seppellito nei pressi della Foce del Fiume Angitola. 

Diversi anche i salvataggi di individui finiti nelle reti da posta derivanti, già vietate, note come “spadare”, condotti da personale della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Vibo in collaborazione con il Wwf, a cominciare da quello “storico” avvenuto la mattina del 5 luglio del 1987 sulla spiaggia di Falerna, per continuare con quelli eccezionali verificatisi a pochi giorni di distanza nelle acque paolane del giugno del 1997.

«Sulle cause della morte – conclude la nota - e su molti altri aspetti di tipo genetico, parassitologico e tossicologico indagheranno ora gli esperti degli Istituti di zooprofilassi , mobilitati per l’occasione».

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