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arresto-manetteFerrovie della Calabria esprime apprezzamento per l’operato dei Carabinieri della Stazione di Casali del Manco che attraverso un’attività di indagine ed appostamenti, nella notte compresa tra il 3 e 4 febbraio, hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, una persona che stava sottraendo gasolio dai serbatoi degli autobus aziendali in sosta presso la Stazione FdC di Serra Pedace.

Dopo aver costruito una recinzione dell’area di sosta, risolvendo temporaneamente la problematica di una serie precedenti di furti analoghi, oltre ad interessare i carabinieri, Ferrovie della Calabria si è prontamente attivata avviando l’iter per installare un impianto di videosorveglianza che sarà realizzato a brevissimo termine.

Si ringrazia il Comandante della Stazione dei Carabinieri per l’impegno profuso e per il risultato ottenuto che, oltre ad evitare un danno economico alla Società, ha consentito il regolare svolgimento del servizio di Trasporto Pubblico Locale programmato, a beneficio dei residenti del comprensorio.

Cosenza, 30 gennaio 2021

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La notizia è di venerdi mattina, ma abbiamo atteso che venisse confermata dalle autorità di Pubblica sicurezza.

Un fermo è scattato venerdi su Campora San Giovanni, da parte dei Carabinieri di Amantea alla guida del Maresciallo Munafò, per una donna del luogo di 41 anni, imprenditrice ed incensurata, l'accusa, in attesa di giudizio, è pesante detenzione e spaccio di droga oltre che furto aggravato di energia elettrica.

 

La stessa donna, pare che fosse da tempo sotto controllo da parte delle forze dell'ordine, poiché più di un sospetto era in mano alla locale Caserma dei Carabinieri di Amantea.

Cosi venerdi mattina i militari, assieme ai colleghi di Paola, hanno fatto scattare l'operazione di perquisizione alla ricerca di droga e denaro.

 

Dalle operazioni di perquisizione della abitazione della donna e della attività commerciale, dalla stessa gestita, è scaturita anche una denuncia per furto di energia elettrica, poichè i militari hanno trovato una cassetta di derivazione della pubblica energia elettrica modificata e e danneggiata, dalla quale, di fatti, partivano delle diramazioni abusive, considerate,  dai tecnici dell'enel intervenuti, molto pericolose per se e per gli occupanti della abitazione.

 

La donna è stata associata al carcere femminile di Castrovillari, in stato di fermo, alla donna sono stati sequestrati denaro contante per circa €10,000,00 e droga, del tipo cocaina, per circa 3.000,00 euro, sono stati sequestrati anche numerosi cellulari e diverse schede telefoniche, oltre che due bilancini di precisione e materiale di scarto per il confezionamento delle dosi.

 

Dalla conferenza stampa di sabato mattina abbiamo appreso che sono in corso ulteriori accertamenti in merito al fermo della donna, non si escludono, di fatti, nuove misure di perquisizione in abitazioni collegate alla donna ed ai propri contatti.

 

 

 

Pubblicato in Cronaca

Si è finalmente conclusa la drammatica storia degli abusi commessi dal prete su una bambina di 12 anni

Non voleva più che il prete la molestasse, così ha registrato con il telefonino gli incontri tenuti col sacerdote nella canonica della parrocchia raccogliendo elementi rilevanti che hanno portato all’arresto dell’uomo.

 

 

 

 

Ha fatto tutto da sola la bambina di 12 anni vittima degli abusi del prete don Michele Mottola, parroco a Trentola Ducenta (Caserta) fino al maggio di quest’anno, poi sospeso dalla diocesi di Aversa.

Nei suoi confronti è stato avviato un processo canonico concluso finalmente con l’arresto del prete.

La Polizia di Stato ha infatti arrestato, su ordine del Gip del Tribunale di Napoli Nord, don Michele Mottola della parrocchia di Trentola Ducenta per abusi su una minore di 12 anni che frequentava la chiesa.

Era stata la Diocesi di Aversa a inviare la prima segnalazione alla Procura guidata da Francesco Greco sui presunti abusi commessi dal prete, che nel maggio scorso era stato sospeso dal servizio.

«Lasciami stare, non mi devi più toccare», è una delle frasi emblematiche che la piccola ha registrato mentre parlava con il prete; «è solo un gioco, non facciamo niente di male» sono le altre significative parole pronunciate invece dal sacerdote e finite nelle registrazioni consegnate dai genitori della bimba nel maggio scorso ai poliziotti del Commissariato di Aversa e fatte ascoltare alla diocesi, che ha subito sospeso don Michele dal servizio, informando la Procura di Napoli Nord. Nel frattempo gli investigatori della Polizia di Stato guidati da Vincenzo Gallozzi hanno raccolto anche delle testimonianze.

Il cerchio sulla ricostruzione della vicenda si è chiuso con l’incidente probatorio che ha messo vittima e carnefice uno di fronte all’altro; la coraggiosa bambina ha confermato che gli abusi andavano avanti da tempo, mentre don Michele si è difeso dicendo che la minore stava farneticando.

Intanto i genitori della bimba si sono rivolti al programma tv “Le Iene” perché la vicenda venisse fuori in tutta la sua drammaticità.

Pubblicato in Italia

Il materiale restituito ai legittimi proprietari.

Gli attrezzi da scasso recuperati

ROSETO CAPO SPULICO – 8 nov. 19 - I militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Montegiordano, nel corso di controlli mirati in materia di contrasto ai traffici illeciti, effettuati sulla S.S. 106 Jonica, nei giorni scorsi, in località Roseto Capo Spulico, hanno tratto in arresto il trentaduenne B.I.J., di nazionalità rumena, per ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale.

Una pattuglia di militari, intenta a svolgere servizio di Istituto volto al controllo del territorio, ha intimato l’alt a un camion e ad un’autovettura che viaggiavano, a poca distanza l’uno dall’altra, in direzione nord.

I due uomini a bordo del camion hanno bloccato bruscamente il mezzo, a poca distanza dal posto di blocco, e si sono dati a precipitosa fuga, riuscendo a scavalcare l’attigua cancellata che separa l’arteria stradale dalla linea ferroviaria. Favoriti dalla scarsa visibilità notturna, i fuggitivi sono riusciti a far perdere le proprie tracce.

L'uomo alla guida dell’autovettura, contestualmente, ha effettuato una repentina e pericolosa inversione ad “U”, imboccando una vicina traversa, rivelatasi senza uscita.

L'uomo, quindi, è sceso dall’auto cercando di darsi alla fuga, ma è stato prontamente raggiunto e fermato dai finanzieri.

I successivi accertamenti hanno consentito di acclarare che, sia il camion che l’auto, erano stati oggetto di furto nei giorni antecedenti.

A bordo dell'auto è stato trovato un “mini quad”, anch’esso oggetto di furto, quattro fusti in metallo della capacità di 300 litri cadauno, cinquanta taniche di grossa capacità, una motopompa, tre passamontagna e diversi arnesi da scasso (mazza, piccone, tronchesi e pinze) occorrenti, con ogni probabilità, per trafugare gasolio presso aziende agricole.

Il responsabile è stato, pertanto, tratto in arresto, in flagranza, per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione e, dopo la redazione degli atti, su disposizione del Pubblico Ministero di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, immediatamente rimesso in libertà, in attesa della fissazione dell’udienza di convalida.

Sottoposto a sequestro quanto rinvenuto sugli automezzi e restituiti i veicoli ai legittimi proprietari.

Miocomune

Pubblicato in Calabria

I carabinieri della Stazione di Aiello Calabro hanno condotto un servizio coordinato di controllo del territorio a largo raggio, avente come riferimento i centri urbani di Aiello Calabro e Cleto.

Forte impulso è stato dato alle attività di repressione dei reati contro il patrimonio.

In tale contesto i militari hanno arrestato un 60enne del posto: l’accusa è di furto aggravato di energia elettrica.

 

Le attività di controllo, condotte dai militari con l’ausilio di personale accertatore della Società Enel Energia, hanno consentito di cristallizzare la presenza di un’anomalia sulla linea elettrica servente un magazzino, ubicato nel centro cittadino di Aiello Calabro, nella disponibilità dell’uomo ed al cui interno erano stati installati alcuni macchinari professionali per la lavorazione del ferro.

Il tutto attraverso il materiale innesto di un by-pass sulle cablature di connessione al contatore stesso.

L’estensione delle attività di verifica anche all’abitazione di residenza del 60enne ha consentito di accertare che, anche in quel caso, era stato installato un altro bypass per l’approvvigionamento di corrente elettrica da un diverso contatore.

Il personale della Società di erogazione, constatando la pericolosità dei dispositivi installati, sta procedendo a quantificare il valore del patrimonio energetico illecitamente sottratto.

L’uomo, terminate le formalità di rito, su disposizione del Sostituto procuratore di turno presso la Procura della Repubblica di Paola, Esposito è stato posto in libertà in attesa del giudizio di convalida dell’arresto.

L’arresto è stato convalidato dal Gip Elia.

Aiello Calabro.31 ott. 19

Pubblicato in Campora San Giovanni

Una 12enne è stata adescata tramite un social network e poi indotta ad effettuare una videochat erotica: per questo un uomo di 33 anni, residente a Cosenza, è stato arrestato dalla Polizia postale con l’accusa di stalking, atti sessuali e violenza su minore.

L’uomo ha costretto la bambina a nuove e più esplicite videochiamate con la minaccia di rendere pubbliche le sue immagini nude.

 

 

A scoprire tutto e poi a denunciare è stata la madre della vittima.

L’arresto è stato disposto dal gip del Tribunale di Cosenza su richiesta della Procura.

Le indagini sono scattate dopo la denuncia della madre della bambina.

L’uomo, dopo avere carpito la fiducia della sua vittima, secondo quanto emerso dalle indagini, l’ha convinta ad avviare videochiamate erotiche costringendola a ripeterle con la minaccia di divulgare i video più compromettenti.

La dodicenne è sprofondata in un grave stato di ansia e ha iniziato a non mangiare arrivando al punto di pensare di togliersi la vita.

All’uomo, destinatario in passato di provvedimenti di altre Procure per lo stesso tipo di reati, è stato sequestrato materiale informatico. S’indaga dunque su possibili altre vittime

tgcom24.mediaset.it

COSENZA – Non mangiava più e meditava l’estremo gesto.

Una ragazzina di 12 anni è stata allontanata dalla trappola in cui era finita attraverso le chat di Instagram.

Ieri personale della sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Cosenza ha arrestato e tradotto nel carcere di via Popilia un 33enne residente a Mendicino.

Si tratta di S.P., accusato di atti sessuali con minore, violenza sessuale aggravata e stalking. L’uomo indagato per aver adescato la dodicenne cosentina attraverso i social network, per poi indurla a posare in video dal contenuto erotico, è stato intercettato grazie alla denuncia sporta dalla famiglia della ragazzina a luglio.

Già noto alle forze dell’ordine per aver in passato costretto sotto minaccia minorenni di altre regioni d’Italia a masturbarsi in chat, la sua vicinanza geografica alla vittima risultava estremamente pericolosa e preoccupante.

Dopo un primo approccio su Instagram era riuscito a carpire la fiducia della 12enne che, verosimilmente ammaliata dai suoi modi accattivanti, è stata convinta a fare ciò che lui le chiedeva di fronte alla webcam. Da questo momento la vita della giovane era diventata un incubo. Il 33enne, dopo averla filmata, la minacciava di continuo di divulgare il video sul web se non si fosse prestata nuovamente a masturbarsi in chat. La piccola spaventata e angosciata è stata avvolta da uno stress tale che le impediva di mangiare, ossessionata dalle richieste dell’uomo e dall’idea del suicidio unica strada che in quel momento intravedeva per porre fine al turbinio di intimidazioni a cui era sottoposta. Confidandosi con la madre, ha quindi aperto un varco verso la sua libertà assicurando l’uomo alla giustizia.

L’attività investigativa ha portato gli agenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Cosenza ad individuare l’indirizzo dell’uomo che aveva più profili Instagram di cui però nessuno corrispondeva alla sua vera identità. L’analisi tecnica delle tracce informatiche ha consentito di intercettarlo. I software hanno rivelato come fosse proprio il 33enne di Mendicino ad assillare la ragazzina e sottoporla a vessazioni ‘virtuali’ che hanno indotto il Gip Gallo a disporre la custodia cautelare in carcere. Diverso il materiale pedopornografico ritrovato nei dispositivi in uso all’indagato. Immagini, video e conversazioni che sono ora al vaglio degli inquirenti al fine di individuare se vi siano ulteriori vittime che possano essere cadute nella stessa trappola della dodicenne cosentina.

quicosenza.it

Pubblicato in Cosenza

Rapporti sessuali con minorenni comprati a Mileto, Zungri, Briatico e Parghelia. Con l’ex parroco di Zungri coinvolti un pensionato ed un bulgaro, mentre altri vibonesi si trovano sotto processo

Ecco il giro che ha coinvolto don La Rosa

Coprono un arco temporale che va dal gennaio al febbraio 2016, con specifici episodi di corruzione di minore e prostituzione minorile che sarebbero avvenuti a Zungri, Briatico, Mileto, Parghelia e Vibo, le contestazioni mosse nell’inchiesta “Settimo cerchio” che ha portato oggi in carcere don Felice La Rosa, 43 anni, di Calimera (frazione di San Calogero), ex parroco di Zungri. La pena complessiva e definitiva per l’ex sacerdote ammonta a due anni e quattro mesi, ma il residuo da scontare è pari ad un anno ed un mese di reclusione. L’inchiesta della Squadra Mobile di Vibo Valentia ha permesso di fare luce su un giro di prostituzione minorile e corruzione di minore aggravata, portando alla luce uno spaccato del Vibonese ai più sconosciuto. Insieme all’ex sacerdote, infatti, nella medesima vicenda giudiziaria sono rimasti coinvolti e condannati in via definitiva anche il pensionato Francesco Pugliese, 66 anni, di Zungri (2 anni e 8 mesi) e Miroslaev Iliev, cittadino bulgaro di 31 anni, (5 anni e 6 mesi di reclusione e già detenuto). Quali pene accessorie, don Felice La Rosa e Francesco Pugliese sono stati interdetti in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente la tutela e la curatela e da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o strutture pubbliche o private frequentate abitualmente da minori. I tre condannati dovranno altresì risarcire le parti civili. Il parroco ed il pensionato avrebbero avuto rapporti sessuali con minorenni – reclutati dal bulgaro Miroslaev Iliev – dietro pagamento di 50 euro a prestazione. Venti euro sarebbero state trattenute dal bulgaro e 30 dal ragazzo minorenne. [Continua dopo la pubblicità]

L’inchiesta che ha portato stamane in carcere l’ex parroco non è però la sola che lo vede coinvolto insieme ad altri soggetti del Vibonese. La sua posizione rimane infatti stralciata per altra vicenda giudiziaria per la quale la Procura di Catanzaro ha già da tempo avanzato richiesta di rinvio a giudizio, ottenendola in ordine ad altre tre posizioni. In questo caso, per don Felice La Rosa la nuova accusa è quella di detenzione di materiale pedopornografico in ingente quantità, realizzato utilizzando minori di 18 anni. Sul suo telefonino, sequestrato il 16 novembre 2016, gli investigatori hanno infatti trovato 132 immagini pedopornografiche.

A giudizio è invece nuovamente finito Miroslaev Iliev con l’accusa di prostituzione minorile aggravata per aver reclutato, favorito, sfruttato ed organizzato la prostituzione di un 16enne dietro la corresponsione di somme di denaro o altra utilità. Con tali condotte avrebbe avviato il ragazzo minorenne al meretricio consentendo a Mariano Mamone, 56 anni, di Parghelia (anche lui rinviato a giudizio) di consumare con il minore rapporti sessuali in cambio di denaro dai 25 sino a 50 euro. Le condotte sarebbero avvenute dall’estate del 2015 sino all’estate del 2016 a Zungri ed a Parghelia. Stessa accusa di aver compiuto atti sessuali con il medesimo straniero minorenne, dietro somme di denaro sino a 50 euro, anche quella mossa dalla Procura di Catanzaro nei confronti di Luciano Restuccia, 54 anni, nativo di San Calogero ma residente a Mileto, pure lui rinviato a giudizio. La contestazione riporta quale luogo di commissione Mileto, dall’ottobre del 2015 all’ottobre del 2016. Mariano Mamone è anche accusato di aver tentato di compiere atti sessuali su altri due ragazzi stranieri minorenni che però avrebbero opposto un rifiuto alle avances. I fatti al centro delle contestazioni si sarebbero verificati in questo caso a Zungri nei mesi di giugno e settembre del 2016.

Sospeso “a divinis” dal vescovo Luigi Renzo, don Felice La Rosa è stato ordinato sacerdote nel 2002. E’ stato parroco di Zungri per 11 anni ottenendo l’elevazione a “Santuario mariano” della locale chiesa dedicata alla Madonna della Neve, istituendo poi il “Premio mariano” e dando ospitalità alla missione dei padri francescani minimi. Sua la decisione di fondere l’oro della Madonna della Neve per far realizzare una corona, decisione contrastata da una parte della popolazione che si è costituita persino in un comitato. Nel dicembre del 2008, Vincenzo Grasso, dopo aver ucciso due cugini e sparato contro uno scuolabus a Briatico, si consegnò proprio a don La Rosa prima che arrivassero i carabinieri.

Da il Vibonese Di G. B. -

Pubblicato in Basso Tirreno

Si era introdotto furtivamente all’interno di un ex Istituto scolastico in disuso.

Dopo aver scavalcato la recinzione stava facendo man bassa di fili elettrici.

Lo hanno sorpreso gli Agenti della Polizia di Stato che lo hanno arrestato.

I cittadini, accortisi che un soggetto si era introdotto furtivamente nell’edificio, hanno informato la Sala Operativa del Commissariato di Polizia di Stato di Lamezia Terme.

In pochi minuti sul posto sono giunti i poliziotti della Volante che nel seminterrato hanno colto in flagranza di reato l’uomo intento a sradicare i fili elettrici dalle varie canaline.

Alla vista degli Agenti il 30enne si è dato precipitosamente alla fuga scagliando loro contro un groviglio di fili che aveva già prelevato.

Prontamente bloccato ha opposto resistenza dimenandosi e scalciando, ma per lui sono scattate le manette.

Durante la perquisizione personale, oltre al documento di identità, è stato rinvenuto il provvedimento precettivo di Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di Lamezia Terme, emesso nel gennaio di quest’anno.

Il materiale elettrico che era stato asportato dall’uomo è stato sequestrato.

Condotto negli Uffici del Commissariato, l’uomo B.D., 30enne lametino, è stato arrestato per i reati di furto aggravato e resistenza a Pubblico Ufficiale e, su disposizione del P.M. di turno, posto ai domiciliari.

Nell’udienza con rito direttissimo, il Giudice ha convalidato l’arresto e disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Un ladro si introduce nell’abitazione di un’anziana e dopo averla strattonata e minacciata la rapina.

Individuato ed arrestato dalla Polizia Di Stato

Nel pomeriggio di ieri, a conclusione di una serrata attività di indagine, personale della Squadra Mobile

 

ha dato esecuzione all’Ordinanza di applicazione della Misura della Custodia Cautelare in carcere, emessa in data odierna dal G.I.P. presso il Tribunale di Cosenza, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un giovane, G.D.V., 40enne di Cosenza, per i reati p. e p. dagli artt. 628 n. 3 bis e 3 quinquies (rapina) e 614 c.p. (violazione di domicilio).

Questi i fatti.

La mattina dello scorso 22 dicembre, personale della Polizia di Stato interveniva in un condominio di questa Piazza Zumbini dove poco prima un ignoto malfattore si era introdotto nell’abitazione di un’anziana e dopo averla strattonata e minacciata le aveva sottratto il denaro custodito in casa, calandosi subito dopo dal terzo piano dello stabile grazie a una tenda in stoffa e dandosi infine alla fuga.

Gli accertamenti della Squadra Mobile partivano dal rinvenimento, sul solaio dell’atrio esterno del condominio, di un documento di identità appartenente ad un noto pregiudicato cosentino e proseguivano attraverso l’acquisizione di tutti i filmati dei sistemi di videosorveglianza della zona.

In effetti dalle immagini acquisite emergeva inconfutabilmente come l’uomo che si era dato alla fuga fosse proprio il pregiudicato di cui sopra, intestatario del documento di identità rinvenuto.

Le fonti di prova venivano così raccolte e compendiate in un’informativa di reato alla locale Procura della Repubblica, guidata dal Procuratore dott. Mario Spagnuolo, che dopo averle attentamente valutate ha richiesto ed ottenuto al Giudice per le Indagini Preliminari un provvedimento di applicazione di misura cautelare che è stato eseguito nel pomeriggio odierno mediante sottoposizione dell’uomo alla custodia cautelare in carcere.

Foto dal web

Pubblicato in Cosenza

Con l'accusa di corruzione e abuso d'ufficio, i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Trapani, hanno arrestato all'alba di oggi il vicesindaco di Erice Salvatore Angelo Catalano, che è ai domiciliari. L'arresto è avvenuto nell'ambito di una inchiesta condotta dai carabinieri sulle vicende amministrative del piccolo Comune di Erice. Nei giorni scorsi sono stati anche sequestrati atti e documenti.

 

Le indagini "hanno permesso di accertare", come afferma il Gip nel provvedimento, “una pluralità d'illeciti attuati da Catalano, con spregiudicatezza e disprezzo verso l'amministrazione d'appartenenza, derivante dal fatto che, essendo ormai abituato al potere ed a servirsi del proprio ruolo, ha realizzato interessi personali e privati, ritenendosi al di sopra della legge, tanto da non temere verifiche e controlli”. In queste condotte illecite, "ricorrendo all'inganno e mettendo in secondo piano il pubblico interesse, in concorso con taluni appartenenti all'amministrazione comunale ericina, nonché alcuni consiglieri comunali, Catalano manipolava imprenditori che, pur di accaparrarsi appalti per conto dell'amministrazione, distoglievano risorse pubbliche per gli interessi personali di Catalano o per quelli di taluni consiglieri comunali vicini allo stesso".

Alcuni imprenditori, "a discapito di altri", erano soliti "aggiudicarsi direttamente lavori pubblici con assegnazione diretta, giustificata da una situazione di disagio e d'urgenza, artatamente predisposta per l'occasione". "In particolare, Catalano, abusando della sua funzione, esercitava pressioni sul dirigente del settore lavori pubblici al fine di far aggiudicare i lavori di manutenzione della rete di illuminazione pubblica ad un'impresa, dallo stesso sponsorizzata, in spregio ai doveri di imparzialità e buona amministrazione e al principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti", scrive il gip.

In un'altra occasione, Catalano "su istigazione di un consigliere comunale, violando i suoi doveri d'imparzialità e buona amministrazione ed invadendo la competenza dei dirigenti amministrativi, esercitava poteri che non gli competevano, dando disposizioni ad un imprenditore titolare di un'impresa, che stava eseguendo lavori per l'amministrazione ericina in tutt'altra zona del territorio comunale, di interrompere quei lavori e realizzare opere di abbattimento di una barriera architettonica presente nello spazio di marciapiede antistante il bar di proprietà di un congiunto del consigliere comunale, facendo sostenere l'intero importo al Comune", come scrive ancora il gip del Tribunale.

"La contropartita al solerte operato di Catalano era stata poi determinata dal consigliere comunale che, pur avendo un impedimento fisico, era stato immancabilmente chiamato a votare a favore del “piano rifiuti” predisposto in quel periodo dall'amministrazione comunale". "Atto questo di particolare valenza politica per la maggioranza di governo dell'Ente", dice il giudice. Catalano, espletate le formalità di rito, è stato sottoposto agli arresti domiciliari, con l'utilizzo del braccialetto elettronico, presso la propria abitazione a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.

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